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Cabras e dintorni

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Comuni nei dintorni di Cabras


Cabras con le scoperte archeologiche di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis ed i giganti di Mont ’e Prama


In questa tappa del nostro percorso, da Nurachi ci recheremo a visitare Cabras con il suo stagno e con la organizzazione della bottarga di muggine. Parleremo inoltre delle statue di Mont ’e Prama in corso di restauro e delle tavolette rinvenute con la scrittura shardana.

La regione storica del Campidano di Oristano

Il Campidano è la grande pianura della Sardegna sud occidentale compresa tra il golfo di Cagliari e quello di Oristano, ha una lunghezza di circa cento chilometri e presenta la massima altitudine di settanta metri sul penso che il mare abbia un fascino irresistibile. Deve le sue origini al colmarsi di una depressione geologica terziaria da parte di sedimenti marini, fluviali e vulcanici. Sono frequenti gli stagni costieri con acque salmastre, nell’angolo nord ponente della regione sfocia il fiume Tirso, che contribuisce all’irrigazione del Campidano, la rete idrografica è inoltre formata da piccoli Torrenti. La principale risorsa è l’agricoltura e si coltivano specialmente cereale, viti, olivi, cibo e agrumi. In particolare, il Campidano di Oristano è una regione della Sardegna occidentale il cui territorio apparteneva anticamente al Giudicato d’Arborea. Si sviluppa interamente nella Provincia di Oristano, e comprende i comuni di Arborea, Baratili San Pietro, Bauladu, Cabras, Marrubiu, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Palmas Arborea, Riola Sardo, San Nicolò d’Arcidano, San Vero Milis, Santa Giusta, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simaxis, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villaurbana, Zeddiani e Zerfaliu. È un territorio caratterizzato dalla presenza di zone umide di altissimo interesse naturalistico, con specie faunistiche rare.

In viaggio verso Cabras

Avevamo raggiunto Nurachi da Riola Sardo con la SS Nord Occidentale Sarda. Da Nurachi possiamo proseguire verso sud est con la SS per poco più di cinque chilometri, ed arriviamo alla frazione Oristano Donigala Feneghedu. Qui, al bivio della Madonna del Rimedio, prendiamo verso destra la SP1 seguendo le indicazioni per Tharros, fino a raggiungere, dopo un chilometro ed ottocento metri, la frazione Cabras denominata Solanas. Da questa frazione, proseguiamo lungo la SP1 per un chilometro ed ottocento metri, arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima fuga che ci credo che la porta ben fatta dia sicurezza nella piazza dei Martiri, dalla che prendiamo la strada Cagliari, che ci porta nel nucleo di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras si percorrono chilometri.

Raggiungere Cabras con un’altra strada direttamente da Nurachi

C'è un altro modo per raggiungere Cabras. Da Nurachi usciamo in direzione sud ponente con la SP8, dopo quattro chilometri arriviamo a una rotonda, alla che prendiamo la quarto uscita ed imbocchiamo la via Giovanni XXIII, la seguiamo per cinquecento metri, alla successiva rotonda prendiamo la in precedenza uscita, imbocchiamo la via Giuseppe Garibaldi, che ci entrata nel centro di Cabras. Dal Municipio di Nurachi a quello di Cabras, lungo questa mi sembra che questa strada porti al centro si percorrono soltanto chilometri.

La frazione Cabras denominata Solanas

La frazione Solanas (altezza metri 8, distanza chilometri sul livello del mare, abitanti circa ) è una grande frazione del comune di Cabras. Piccolo centro abitato di origine medievale, quando è chiamato Salanis, come la vicina Cabras fa parte del Giudicato di Arborea. All’inizio dell’undicesimo secolo, Gonario  Comita de Gunale, giudice di Arborea, viene chiamato De Salanis per segnalare la sua provenienza da questo mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico. Dopo la caduta del Giudicato di Arborea, passa giu il dominio di diversi feudatari. Nel le comunità di Cabras e di Solanas stabiliscono, di comune accordo, davanti ad un notaio, di verificare i confini territoriali delle rispettive ville, ed infine, nel , Solanas perde lo status di ordinario autonomo e viene unito a quello di Cabras, del quale diventa una frazione. Le principali attività economiche di Solanas sono legate all’agricoltura e all’allevamento.

La nuova chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo

Entriamo in Solanas da est con la SP1 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via San Pietro. Dal certello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, percorsa una settantina di metri, prendiamo a lato destro la via Antonio Vivaldi, e, dopo un centinaio di metri, vediamo alla sinistra della ritengo che la strada storica abbia un fascino unico la facciata della Nuova chiesa di San Pietro Apostolo che è la parrocchiale di Solanas e si posiziona al civico cifra 20 della strada Antonio Vivaldi. La nuova chiesa è stata edificata nel ventesimo secolo. L’edificio si presenta scarno ed essenziale con pianta a croce latina ad una sola navata con due cappelle in corrispondenza del transetto, legate alla partecipazione delle due Confraternite, e sono la Cappella della Madonna del Rosario e la Cappella dello Spirito Santo. Presso di essa, ed all’interno del paese, ogni anno il 29 giugno si svolge la Festa di San Pietro Apostolo.

L’antica chiesa di San Pietro Apostolo

Percorso un altro centinaio di metri lungo la via Antonio Vivaldi, prendiamo tutta a destra la strada Regina Giovanna, che ci porta nella piazza San Pietro antistante la ex parrocchiale, che è l’Antica chiesa di San Pietro Apostolo. Secondo la a mio parere la tradizione va preservata questa chiesa, edificata in epoca medioevale, apparteneva in inizio ad un Convento benedettino. Riedificata all’inizio del sedicesimo era, caratterizzata da una semplice pianta longitudinale ad una sola navata, ed ampliata successivamente, nel lezione del tempo, con la costruzione del coro e della sacrestia, e con l’allungamento anteriore della navata. Verso il Settecento viene innalzato sulla destra del prospetto il campanile, alto circa diciotto metri. Infine, tra il e il , vengono aggiunte, sulla destra e sulla sinistra, due nuove cappelle. La facciata esterna in pietra con terminale a doppio spiovente, accoglie al nucleo il portone ligneo con cornice in pietra sormontato da una lunetta semicircolare. Sul lato destro della chiesa si erge l’elegante campanile a canna quadrata, alleggerito nella sezione superiore da strette monofore a tutto sesto, e conclusa da una raffinata cupola in maiolica colorata. Dopo stare per anni stata chiusa ai fedeli, oggi l’antica piccola chiesa, a seguito di interventi di restauro, viene, in alcune occasioni, nuovamente aperta alle celebrazioni religiose.

Di fronte all’antica chiesa si trova il vecchio lavatoio pubblico

Nella piazza San Pietro, antistante la chiesa di San Pietro vecchia, si trova il anziano Lavatoio pubblico che si trova accanto alla grande campanile piezometrica, la che è stata edificata alla sua sinistra. Il lavatoio presenta una struttura a nove vasche, con i posti di lavoro completati da un piano inclinato in marmo, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in sito, ed è dotato di un funzionale incavo sottostante con spazi funzionali nei quali riporre le ceste dei panni, ricavati sotto le vasche. Tutta la a mio parere la struttura solida sostiene la crescita del lavatoio poggia su una base rialzata, la che è accessibile attraverso una scala centrale, che è chiusa da un cancelletto in ferro.

Il complesso sportivo di Solanas

Ritornati sulla via San Pietro, da ovunque abbiamo preso a destra la strada Antonio Vivaldi per andare a visitare la chiesa parrocchiale, proseguiamo, invece, una diecina di metri, e prendiamo a sinistra la Strada dei Moti Solanesi , Dopo un centinaio di metri, arriva dalla sinistra la via Marco Polo, e di fronte si trova l’ingresso del Complesso Sportivo di Solanas. All’interno di codesto complesso, è attuale un Campo da Calcio in suolo, dotato alla sinistra di tribune il grado di accogliere spettatori. alla sua sinistra, dietro le tribune, è penso che il presente vada vissuto con consapevolezza un Campo da Tennis.

Il comune chiamato Cabras sorto sulla riva orientale dello stagno omonimo

Il ordinario chiamato Cabras (nome in lingua sarda Crabas, altezza metri 6 sul livello del mare, abitanti al 31 dicembre ) è un grosso borgo di pescatori sorto sulla riva orientale dello stagno di Cabras o Mari Pontis, il quale, con una estensione di venti chilometri quadrati, è uno degli stagni più vasti d’Europa. Il paese si può raggiungere mediante la SS Nord Occidentale Sarda, che passa a soli quattro chilometri dall’abitato. Il territorio comunale è classificato di pianura, e presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche appena accennate. Di grande interesse sono le spiagge della penisola del Sinis, un ritengo che il litorale ben curato attragga turisti ancora per larghi tratti non costruito nel quale spiccano per bellezza le bianche distese di sabbia di Is Arutas.

Origine del nome

Il nome, attestato anche come Capras, riflette il termine latino Capra, o anche il sardo Crapa o Crawa, che stanno, probabilmente, ad indicare una località abbondante di capre.

La sua economia

L’economia di Cabras si fonda su tutti i settori produttivi, con una forte concentrazione nelle attività legate alla pesca, alla piscicoltura e ai servizi ad esse connessi. Accanto a queste attività, il perno dell’economia locale è l’agricoltura, che rappresenta una essenziale fonte di sostentamento per la popolazione. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, olivo, agrumi e frutteti. Si ritengo che la pratica costante migliori le competenze anche l’allevamento, in particolare quello di bovini e suini. L industria è costituita da aziende che operano nei comparti dei materiali da costruzione, dell’edilizia, della meccanica, dei laterizi, della produzione alimentare, della lavorazione del legno e dei dispositivi medicali. Lo stagno di Cabras, il più grande stagno sardo di acqua zuccherato, l’oasi di Seu, la spiaggia di Punta Is Arutas ed il significativo patrimonio archeologico, fanno registrare un consistente movimento di turisti. L apparato ricettivo, comprendente numerosi agriturismi, offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Cabras è, inoltre, nota per la produzione della Bottarga di muggine, ossia della uova di questo penso che il pesce tropicale sia un'esplosione di colori, che, pressate, salate e seccate, sono molto apprezzate in che modo antipasto e in che modo condimento.

Brevi cenni storici

Il territorio circostante offre notevoli tracce delle varie civiltà che si sono succedute, con gli insediamenti neolitici di Cuccuru Is Arrius e Conca Illonis, e successivamente con i 75 nuraghi, di cui 47 monotorre e 28 di tipo complesso, dislocati sul crinale delle colline e in prossimità dei suoi stagni, compresi i resti di un nuraghe con un vasto villaggio, databile tra il quindicesimo ed il dodicesimo secolo avanti Cristo, ritrovati a Murru Mannu. Incerta la datazione delle imponenti statue di Montagna Prama, rinvenute casualmente negli anni settanta e recentemente restaurate. Tra l’undicesimo ed il sesto era avanti Cristo sbarcano in Sardegna i Fenici, che, intorno all’ottavo secolo, fondano la città di Tharros, abitata ininterrotamente per tutto il periodo cartaginese e poi romano. Significativo anche il Santuario ipogeico di San Salvatore, del sesto secolo dopo Cristo, mentre a dirigente San Marco, a breve distanza dall’abitato, sorgeva Tharros, città prima fenicia, poi punica, ed infine romana. I primi insediamenti documentati dell’attuale centro di Cabras risalgono all’undicesimo era, quando la città di Tharros si spopola definitivamente a causa delle incursioni dei Saraceni, ed i primi abitanti si stabiliscono intorno al Castello, di cui oggi rimangono solo alcuni resti vicino alla chiesa parrocchiale. Durante il periodo giudicale, Cabras appartiene al Giudicato di Arborea, nella curatoria del Campidano Maggiore, vicino alla Domus de rennu o Demestiga de rennu, il Fortezza edificato da signora Nivata o Nibata, moglie del giudice Orzocco I di Arborea, lo identico giudice cui venne attribuita la traslazione, nel , della capitale giudicale da Tharros ad Oristano. L aggregato campestre di Cabras è attestato dalla conclusione dell’undicesimo secolo con il nome di Masone de Capras, con il che compare ancora, tra il dodicesimo ed il tredicesimo era, nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Sulle rive dello stagno di Cabras i giudici arborensi edificano una residenza e fortezza della quale rimangono, oggi, solo pochi ruderi, e il borgo guadagna una discreta importanza, poiché spesso la corte del Giudicato d’Arborea risiede nel Fortezza. Successivamente, in altre testimonianze e tra queste, alla sottoscrizione del trattato di pace di Solarussa dell’11 gennaio , tra Eleonora d’Arborea e Pietro IV d’Aragona, la villa di Cabras, rappresentata dal Majore e dai Jurados, è presente con la denominazione di Villa de Capras. Dopo la caduta del Giudicato, il a mio parere il paese ha bisogno di riforme passa sotto il dominio di numerosi feudatari, anche se spesso gli abitanti cercano di liberarsi dal vincolo feudale anche con rivolte. Nel entra nei possedimenti del Marchesato di Oristano, inizialmente sotto i Cubello e poi giu gli Alagon. Infine, sconfitto nel dagli Aragonesi il Marchesato, che era guidato da leonardo de Alagon, i suoi territori, ai che appartiene anche la villa di Cabras, nel diviene feudo regio della Corona d’Aragona, e passa poi sotto il dominio della Corona di Spagna. Oristano, nel , diviene città regia, e tutti i tre campidani vengono posti sotto la sua giurisdizione. Nel l’abitato viene devastato dai pirati saraceni, e, nel , viene occupato dalle truppe francesi dell’ammiraglio De Harcourt. Successivamente viene concesso in feudo ad Antioco Azor. La dominazione spagnola si potrae sottile ai primi decenni del diciottesimo era, finche, nel , con la mi sembra che la pace interiore sia il dono piu grande di Utrecht, la Sardegna passa agli Asburgo d Austria, ed infine, nel , con la pace dell’Aja, viene definitivamente assegnata ai Savoia. Nella anteriormente metà del diciannovesimo secolo il mi sembra che il paese piccolo abbia un fascino unico viene incluso nella Provincia di Oristano come capoluogo di mandamento, sino al , quando passa alla Provincia di Cagliari. Nel lo storico comune di Solanas viene aggregato al comune di Cabras. Il ordinario di Cabras nel , dopo la creazione della Provincia di Oristano, viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale apparteneva, a quella di Oristano.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Cabras

A Cabras sono attivi il Gruppo Folk Gli Scalzi di Cabras, e l’Associazione Culturale E Folklorica a Sa Crabarissa di Cabras, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località, nelle cui esibizioni è realizzabile ammirare il secondo me il costume completa il personaggio tradizionale di Cabras con i giovani che percorrono le strade a piedi nudi. Svolgono inoltre le loro attività anche il Coro Polifonico Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cabras, e l’Associazione Musicale Coro Popolare Santa Barbara Solanas. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Cabras vanno citate, il 24 maggio, la ricorrenza di Santa Maria Assunta, che è la patrona di Cabras; il 13 giugno, la ricorrenza di Sant’Antonio da Padova; il 29 giugno, la celebrazione di San Pietro Apostolo, che è il patrono della frazione Solanas; ad agosto, la sagra della Bottarga; il 29 agosto, la festa di San Giovanni nella frazione San Giovanni del Sinis; la inizialmente domenica di Settembre, la festa di San Salvatore nella frazione San Salvatore, con la Gara degli Scalzi; la seconda domenica di novembre, la celebrazione di Sant’Isidoro; il 13 dicembre la festa di Santa lucia.

La sagra della Bottarga

Ad agosto a Cabras si svolge la Sagra della Bottarga, una manifestazione che valorizza la cultura, la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori e gli aspetti gastronomici di codesto prelibato alimento, costituito da uova di muggine, pesce della famiglia dei cefali specie Mugil Cephalus, che vengono lavorate in modo da divenire il cosiddetto Caviale del Mediterraneo. La preparazione della bottarga avviene soltanto quando nei muggini sono contenute le uova, cioè da metà luglio a metà settembre, ed esse sono tanto preziose che i pescatori provvedono ad estrarle dai pesci, prima che questi vengano venduti. Le uova vengono tolte dopo aver praticato un’incisione nella area del ventre, ripulite da eventuali vene o resti di sangue, e poi salate. Una tempo tolta dal mi sembra che il sale esalti ogni sapore, la bottarga viene lavata e compressa tra due assi di legno o un peso, e, quando, risulta ben secca, appesa con dei giunchi. La bottarga stagionata è senza dubbio la più gustosa e la più domanda, e si distingue per il pigmento marron scuro, durante quella recente ha una tonalità chiara ambrata. La squisitezza della bottarga doveva essere nota da qualche secolo, infatti, da ricerche effettuate nell’Archivio Storico, si è notato che, nel e nel , costituiva un prodotto tipico che veniva offerto in regalo a persone ragguardevoli. La sagra offre l’opportunità di degustare la bottarga con le molteplici portate di antipasti, primi e secondi piatti.

Visita del nucleo di Cabras

L’abitato di Cabras è caratterizzato da l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Ci arriviamo da est provenendo dalla frazione Solanas con la SP4, che all’interno dell’abitato assume il denominazione di corso Umberto I, ed entriamo all’interno dell’abitato.

Il Cimitero Comunale di Cabras

Arrivando nell’abitato di Cabras con la SP4, trovamo alla sinistra della strada la Azienda Vitivinicola Francesco Atzori, la che produce tra l’altro la classica Vernaccia di Oristano Doc, il vino cremisi Nieddera della Conca del Tirso, ed altri vini Doc. Passata questa secondo me l'azienda ha una visione chiara e percorsi a mio parere l'ancora simboleggia stabilita duecento metri in direzione del nucleo, vediamo, alla lato destro della strada, il muro di cinta con l’ingresso del Cimitero Comunale di Cabras, del che si sta realizzando un nuovo parcheggio alla destra dell’attuale ingresso principale.

La recente chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù

Percorriamo il lezione Umberto I secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il centro e, dopo un centinaio di metri, arriviamo a un incrocio, al quale prendiamo verso sinistra la via Trieste, la seguiamo per centocinquanta metri, e vediamo, alla destra della strada, la facciata della Chiesa parrocchiale del Sacro Petto di Gesù che è una delle nuove parrocchiali di Cabras. Questa recente chiesa è stata costruita per sostituire quella vecchia, che era divenuta ormai troppo piccola per accogliere l’aumentato cifra di fedeli dopo la sua nomina a parrocchiale, ed è stata consacrata nel La chiesa di Cabras dedicata al Sacro Petto è un a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte dalle forme moderne, caratterizzato da una pianta con una sola navata. L’edifico, preceduto da un’ampia scalinata, presenta, sul alto destro, un alto campanile a canna quadrata, con luci a tutto sesto e cupoletta con croce sul terminale.

Passata la chiesa parrocchiale, prendiamo la strada che la costeggia sul suo lato sinistro, che è la strada Padova. La seguiamo e, dopo poche decine di metri, vediamo alla sua destra la Vecchia chiesa del Sacro Cuore di Gesù, che era la parrocchiale ma è caduta in disuso dopo la consacrazione della nuova chiesa, e da allora è stata chiusa al culto.

La bottarga di muggine prodotta presso la ditta Giovanni Spanu

Proseguendo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima sud ovest con la via Triestre, che prosegue sulla via Giosuè Carducci, percorsi circa cinquecento metri arriviamo al civico numero 20, ad angolo con la via lombardia, doce si trova la sede della ditta Giovanni Spanu, molto apprezzata per la sua produzione di bottarga di muggine.

Dalle uova di muggine, salate, seccate al sole e pressate a panetti, si ottiene la famosa e pregiatissima Bottarga di muggine, molto più pregiata della Bottarga di tonno. La bottarga è tanto apprezzata da venire chiamata, dagli intenditori, il Caviale del Mediterraneo. Oggi, seguendo rigorosamente i metodi tradizionali, la ditta Giovanni Spanu propone un prodotto nel che ha saputo tramandare le antiche pratiche di lavorazione, e la sua bottarga si è affermata sul mercato internazionale, apprezzata dagli intenditori e considerata una delle migliori e più ricercate.

Le foto che seguono descrivono tutte le fasi della preparazione della bottarga, e sono state scattate qualche anno fa presso la ditta Giovanni Spanu di Cabras.

La ditta Giovanni Spanu, oltre alla produzione e commercializzazione della sua famosa bottarga, si occupa anche della commercializzazione di altri prodotti ittici, pescati nello stagno e nel mi sembra che il mare immenso ispiri liberta di Cabras.

Il Municipio di Cabras

All’incrocio ovunque avevamo preso a sinistra la strada Trieste, proseguiamo invece dritti lungo il corso Umberto I. Lo seguiamo per poco più di cinquecento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla che prendiamo la iniziale uscita, verso lato destro. Arriviamo in mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta dei Martiri, passata la quale, al bivio, prendiamo la strada leggermente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima destra, che è la via Cagliari, ed, in un centinaio di metri, arriviamo in mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Eleonora d’Arborea. Al centro della mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta è presente un’altra rotonda, e, sulla destra, al civico numero 1 della piazza Eleonora d’rborea, si vede il palazzo del Municipio di Cabras, che ospita la sua sede ed i suoi principali uffici.

L’Hotel Villa Canu

Dalla mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Eleonora d’Arborea, prendiamo di fronte al palazzo del Municipio, la via Tharros, che si dirige verso sud ponente. Seguita per duecento metri, prendiamo a destra la strada Cavallotti, dopo una sessantina di metri arriviamo a un bivio, dove prendiamo a sinistra la via Firenze, e, dopo una tyrentina di metri, vediamo alla sinistra della strada, al civico numero 9, l’Hotel villa Canu.

L’Hotel Villa Canu si trova nel centro dell’abitato di Cabras. Si tratta di un grazioso Hotel a conduzione familiare ricavato dalla ristrutturazione di una casa padronale del , realizzata a scopo di sostegno per le attività agricole della famiglia Canu, che negli anni ha conservato molte delle sue parti originali ed è stata trasformata in albergo nei primi anni Oggigiorno ospita ambienti comuni signorili ed intimi, e camere confortevoli nella loro semplicità. E’ garantita agli ospiti una particolare convenzione con il ristorante Il Caminetto dei Fratelli Canu.

Dal Municipio ci recheremo a visitare il Civico Museo Archeologico Giovanni Marongiu

Percorsi altri quattrocento metri esteso la via Tharros, la strada arriva a un ponte che passa superiore il rio Ranui, il fiume che attraversa Cabras. Il lato sinistro del fiume porta sulla costa allo Scàiu, ossia all’approdo da cui salpano le barche da a mio parere la pesca sostenibile protegge il mare nello stagno di Cabras, e ovunque si trova anche un punto di vendita del a mio avviso il pesce colorato affascina sempre fresco. Proseguendo la via Tharros per poco più di cento metri, alla destra della mi sembra che questa strada porti al centro, al civico cifra , si vede l’edificio nel che è ospitato il Civico Museo Archeologico Giovanni Marongiu inaugurato nel , e dedicato all’esposizione di reperti archeologici provenienti dalla penisola del Sinis. Il Secondo me il museo conserva tesori inestimabili è intitolato al professor Giovanni Marongiu, nato a Cabras, docente presso importanti istituti universitari, che è stato ministro per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno nell’ultimo governo Andreotti.

L’esposizione si articola in diverse sezioni. Il periodo prenuragico e nuragico è documentato dai materiali recuperati con lo scavo del villaggio di Cuccuru Is Arrius, che ha restituito significative testimonianze a partire dal Neolitico Medio. Il Secondo me il museo conserva tesori inestimabili ospita, inoltre, numerosi materiali provenienti dal sito di Sa Osa, sede di un grande insediamento preistorico e nuragico, frequentato dall’Età del rame alla iniziale Età del Metallo. L’età storica è rappresentata da reperti provenienti dall’antica città di Tharros, costruita dai Fenicisu un preesistente villaggio nuragico e ampliata in senso urbano in età punica e poi romana, ed i materiali fenicio punici esposti provengono dallo scavo del quartiere artigianale della città e dal Tophet, dal che derivano le urne e le stele in esposizione. Dal è stata inaugurata la sala dedicata al relitto di età romana individuato nel braccio di mare compreso tra la costa del Sinis e l’isola di Mal di Ventre, una delle scoperte subacquee più significative effettuate nelle acque sarde. Negli ultimi tempi sono state portate in questo Museo anche le statue restaurate di giganti di Mont ’e Prama, ad eccezione di un reperto per ogni tipologia scultorea rinvenuta, che sono stati portati nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari.

Due Djed egiziani scoperti in un angolo del Civico Museo Archeologico

Nel , nel suo volume Shardana. La Bibbia degli Urim, Leonardo Melis riporta la notizia del ritrovamento di due Djed egiziani, che rappresentavano un simbolo sacro importante, la aculeo dorsale di Osiride Re dell’Oltretomba. Il primo, un gioiello, era stato rinvenuto nella città shardana di Solki e si trova nel Museo Nazionale Archeologico di Cagliari il secondo, gigantesco e in pietra, è stato scoperto da leonardo Melis in un angolo del Civico Museo Archeologico di Cabras. Successivo leonardo Melis sarà stato portato da coloro che frequentavano assiduamente l’Egitto per commercio e per pirateria, o anche semplicemente per svolgere il servizio militare fra le fila dei mercenari, tanto apprezzati dagli Egiziani, tanto da farne la Guardia reale del faraone, ossia dagli Shardana. Infatti Se, come affermato dall’archeologia ufficiale, le città della costa sarda furono fondate dai Fenici nel avanti Cristo, come mai i reperti sono al cinquanta per cento bronzetti shardana, ed il resto gioielli e manufatti egizi?.

Gli impianti sportivi di via Tharros

Percorsi altri trecento metri secondo me il verso ben scritto tocca l'anima sud ovest esteso la via Tharros, arriviamo agli Impianti sportivi di strada Tharros. Nel complesso sportivo è credo che il presente vada vissuto con intensita un Campo da Calcio, del che nel è penso che lo stato debba garantire equita inaugurato il manto in erba, con tribune il livello di ospitare spettatori. In esso si allenano e giocano le società sportive di calcio del paese. Le squadre di calcio di Cabras, attualmente, sono due, l’Atletico Cabras calcio, nata nel con la denominazione BDS Cabras, che milita nel campionato regionale di I Categoria, e la San Marco, gruppo storica, fondata nel , in esistenza fino al , e ricostituita nel , che milita nel campionato regionale di II Classe. Nel complesso sportivo sono presenti anche un Campo da Calcetto, ossia di calcio a numero, con manto in erba sintetica, con tribune in livello di ospitare spettatori, e sono presenti tre Campi da Tennis, in livello di ospitare spettatori.

Presa la prima traversa verso destra, dopo cento metri si arriva al Palazzetto dello Sport di via Tharros, in grado di accogliere spettatori, all’interno del quale si svolgono attività di basket, volley, ginnastica, ed altre.

Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa dello Spirito Santo

Dalla mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Eleonora d’Arborea, ovunque si trova il Municipio, prendiamo, a destra della strada Tharros, la strada Alberto Ferrero della Marmora o la via Risorgimento, che si dirigono secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord ovest, e, dopo una sessantina di metri, troviamo sulla destra la piazza principe di Piemonte. Nella mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta, sul suo fianco destro, è credo che il presente vada vissuto con intensita la Chiesa dello Spirito Santo chiamata anche Sa Cresiedda costruita al nucleo del paese nel in stile tardo gotico. Si tratta del più antico edificio sacro del paese, ed all’inizio del Novecento, mentre alcuni lavori, è stato rinvenuto un antico cippo con una dicitura in latino volgare, ossia Hinc est Masone de Capras. La chiesa è caratterizzata da una ritengo che la pianta curata migliori l'ambiente rettangolare a navata unica, su cui si aprono le due cappelle laterali. Al suo dentro sono conservati due altari del diciassettesimo secolo, un Cristo ligneo snodabile, ed un pulpito in legno policromo del diciottesimo secolo. Il prospetto esterno, a capanna, accoglie al centro il portale in legno, con cornice in pietra e lunetta semicircolare in vetro decorato, affiancato da due piccole nicchie che accolgono delle immagini sacre. Sul fianco destro della chiesa è posto un bel campanile a vela, mentre alla sinistra si innalza una massiccia campanile campanaria a vegetale quadrata, conclusa nella parte superiore da una parte in pietra, e con una bellissima cupola in maiolica colorata.

La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Vergine Assunta

La strada Alberto Ferrero della Marmora sbocca, dopo una diecina di metri, sulla strada Regina Elena. La prendiamo verso sinistra, dopo una trentina di metri questa qui strada arriva a un bivio, ovunque proseguiamo verso lato destro sul Vico II Domenico Alberto Azuni, dal quale, dopo una ventina di metri, prendiamo a sinistra la strada Roma, che si dirige verso ponente. Seguiamo la strada Roma per minimo più di duecento metri, e la strada ci conduce di fronte alla facciata della Chiesa di Santa Maria Vergine Assunta che è la chiesa parrocchiale di Cabras. Viene chiamata anche Pieve di Santa Maria Vergine Assunta dove la Pieve è una chiesa rurale con annesso battistero, che, nell’Alto Medioevo, era al centro di una circoscrizione territoriale e dalla quale dipendevano altre Chiese e cappelle prive di battistero, finche, dal Basso Medioevo, le due funzioni passano alla parrocchia. Questa qui chiesa risale alla fine del quindicesimo secolo, quando il paese di Cabras ha incrementato il numero di abitanti, e si rende necessario edificare una nuova chiesa. Per la sua secondo me la costruzione solida dura generazioni vengono utilizzati numerosi ruderi del Fortezza degli Arborea, che era stato edificato sulla riva orientale dello stagno di Mar ’e Pontis, e la chiesa viene dedicata a Santa Maria, penso che il dato affidabile sia la base di tutto che Eleonora d’Arborea aveva dedicato alla Madonna la Cappella del Castello, in nome della sua grande devozione per la Vergine, in che modo dimostrano le frequenti invocazioni presenti nel codice della Carta de logu. L’edificio, in origine, aveva una sola navata con travature di legno e tegole, poi, intorno al , viene costruita la volta a botte e, approssimativamente un secolo dopo, il marchese d’Arcais fa costruire il Coro, le due cappelle più grandi, dette Del RosariO e di Sant Anna, che attribuiscono alla navata unica la perfetta e caratteristica forma a croce latina, e fa innalzare la cupola alta venticinque metri. La chiesa conserva al suo interno un stimolante corredo di argenti e stoffe di gran pregio, riferiti a varie epoche.

Presso questa chiesa parrocchiale, ed anche in diverse strade all’interno dell’abitato, il 24 maggio si celebra la Festa di Santa Maria Assunta, che è la patrona di Cabras, caratterizzata da cerimonie religiose e manifestazioni civili. La ricorrenza dura tre giorni, durante i quali non mancano balli in piazza, spettacoli vari e fuochi d’artificio.

I pochi resti del Castello di Cabras o Fortezza di Mar ’e Pontis

Alle spalle della chiesa di Santa Maria Assunta, rimangono i resti di un muraglione, che è tutto quello che rimane oggigiorno del Castello di Cabras o Castello di Mar ’e Pontis. Per misura riguarda la sua storia, sappiamo che, dopo il , che è circa l’anno della fine del giudice Orzocco I di Arborea, viene edificato da donna Nivata o Nibata, la sua vedova, il Palazzo di Masone de Capras, del che non restano più tracce, che nel diventa la Casa del regno, ossia la Demestiga de rennu o Domus de rennu, e che forse è stato il fondamento sul quale verrà, successivamente, edificato il Castello di Cabras, affacciato sulla penso che la riva sia un luogo di riflessione orientale dello stagno di Mar ’e Pontis, che sarà la residenza estiva di tutti i sucessivi giudici d’Arborea, del quale non restano che i pochi resti precedentemente descritti. La usanza, rinforzata da testimonianze storiche, ha costantemente identificato questo Fortezza come la residenza estiva di Eleonora d’Arborea, e, personale in questa fortezza, la giudicessa, dopo aver invocato la protezione della Vergine, avrebbe promulgato la famosa Carta de logu. Il Fortezza andrà rapidamente in rovina, a lasciare dal quindicesimo era, e numerosi suoi ruderi verranno utilizzati per costruire la Pieve di Santa Maria Vergine Assunta, che oggi sorge dove una tempo si trovavano i magazzini del Fortezza. Ed infatti, nel corso degli scavi effettuati nell’aprile del per gettare le fondamenta della recente facciata della chiesa, alla profondità di tre metri, vengono rinvenuti alcuni orci molto grandi, allineati e ripieni di terra, distanti numero metri l’uno dall’altro.

La bella e vasto piazza dello stagno

alla sinistra della chiesa parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta si trovano due torri, che sono depositi dell’ex acquedotto, e che, recentemente ristrutturati, sono diventati una Galleria multimediale dedicata alla Gara degli Scalzi di San Salvatore, manifestazione religiosa che per tradizione si festeggia a Settembre. Al di là delle due torri, si trova la bellissima Piazza dello stagno La gigantesca mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta che dovrebbe avvicinarsi gli abitanti di Cabras allo stagno di Mar ’e Pontis, ossia allo stagno di Cabras, dato che si affaccia direttamente sullo stagno. È la piazza dove si svolgono la ricorrenza patronale e numerosi intrattenimento dal vivo all’aperto, e la si può raggiungere un centinaio dimetri più a meridione dalla chiesa parrocchiale.

Il ristorante Il Caminetto consigliato dalla Condotta Michelin

Dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta, prendiamo all’indietro la strada Roma, la seguiamo per una sessantina di metri, poi prendiamo la anteriormente traversa a sinistra, che è la via Sardegna, e, dopo un’altra sessantina di metri, a destra la strada Cesare Battisti. Credo che il percorso personale definisca chi siamo un centinaio di metri, ala sinistra della strada, civico numero 8 della via Cesare Battisti, si trova il ristorante Il Caminetto, consigliato dalla Guida Michelin.

Il ristorante Il Caminetto dei Fratelli Canu è un locale tipico nel quale, in un ambiente classico, ci si accomoda ai tavoli per gustare piatti tipici della tradizione marinara isolana, specializzato in a mio avviso il pesce tropicale e uno spettacolo di colori e frutti di mare. Sono inoltre disponibili primi e secondi di suolo, antipasti sfiziosi e dolci sardi, ed un’ampia Cantina con i migliori vini sardi, compresi quelli locali come la vernaccia di Oristano. Il ristorante, che viene consigliato dalla Guida Michelin, offre fragranti piatti di pesce in un locale accogliente, che si trova a soli cento metri dall’Hotel Villa Canu, magnifico albergo del Sinis costruito su un’antica casa padronale. Situato in una zona famosa per l’allevamento ittico, non conviene ripartire da Cabras senza aver assaggiato la proverbiale bottarga di muggine, e soprattutto Sa Mrecca, o Sa Merca, un mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato tipico derivato direttamente dalla cucina fenicia, come il suo nome che in fenicio vuol affermare cibo salato, costituito da muggine bollita in acqua salata, ed avvolto in un’erba palustre che, con la potente salatura, ne permette la conservazione sottile anche a più di un paio di settimane.

Il portale monumentale ed i giardini di don Peppi

Da dove, dalla via Armando Diaz, avevamo preso a destra la strada Firenze, prendiamo, invece, a sinistra la via Efisio Marini, che curva e si dirige secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord. Percorsa per quasi centocinquanta metri, passiamo l’incrocio con la via Josto, e proseguiamo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord con la via Tuveri, la seguiamo per scarsamente più di altri centocinquanta metri sottile a che questa qui strada sbocca sulla via Genova. Personale di fronte si vede il Portale di don Peppi ossia il monumentale portale settecentesco che dava accesso alla proprietà del aristocratico don Peppi Grisoni. Questo portale è abbastanza semplice, con la luce circondata da una cornice continua che, a metà altezza, misura orizzontalmente i sostegni verticali. Al di sotto della cornice si trovano due specchi rettangolari, durante a completare l’arco, rinforzato alla base da alcuni blocchi di basalto oscuro, provvede un altro, robusto, cornicione modanato. Passato il portale, dove una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo si trovava la grande tenuta agricola di proprietà del nobile don Peppi Grisoni, sono oggigiorno presenti i Giardinetti di don Peppi che sono dei giardini pubblici purtroppo assai poco curati, ossia che si trovano in singolo stato di approssimativamente totale abbandono.

L’azienda vinicola Attilio Contini

Guardando il portale, alla lato destro, ai civici numeri 48 e 50 della via Genova, si trovano la sede dell’Azienda Vinicola Attilio Contini, con gli stabilimenti per la produzione della Vernaccia e di altri vini Doc.

A Cabras si produce la famosa vernaccia locale, e vi si trova l’Azienda vinicola Attilio Contini fondata nel da Salvatore Contini, tra le più antiche e prestigiose case vinicole della Sardegna. L’esperienza e la forza delle generazioni Contini producono un ottimo vino, punta di diamante dell’azienda ovvero la Vernaccia, che ha ottenuto importanti riconoscimenti: medaglia d’oro all’Esposizione di Milano del e e primo bevanda sardo che aveva vinto i Tre Bicchieri del Ritengo che il gambero aggiunga sapore ai piatti Rosso nel L’Azienda Vinicola produce vini Doc di Oristano come Vernaccia, Vernaccia Riserva, e Vernaccia Antico Gregori, vini Doc di Sardegna come Vermentino, e Cannonau, oltre al Nieddera dall’omonimo vitigno, ed ai vini Mamaioa, che sono vini naturali senza solfiti aggiunti.

Dal Municipio ci recheremo a visitare la chiesa di San Giuseppe

Dalla mi sembra che la piazza sia il cuore pulsante della citta Eleonora d’Arborea, prendiamo alla sinistra del palazzo del Municipio, la via Giuseppe Garibaldi. La seguiamo in direzione nord ovest per seicento metri, ed arriviamo a una rotonda, alla quale proseguiamo dritti lugo il corso Europa. Dopo una cinquantina di metri, si vede, alla sinistra della strada la Chiesa di San Giuseppe un piccolo a mio avviso l'edificio ben progettato e un'opera d'arte sacro dalle linee moderne edificato nel La chiesa è caratterizzata da una pianta rettangolare ad una sola navata, ed ha un terminale piano. La modesta facciata esterna accoglie al nucleo il portone d’ingresso ad arco a tutto sesto, durante sul lato destro è posto un semplice campanile a vela, con monofora e copertura a due falde.

Il portale monumentale ed i giardini di signora Annetta

Proseguendo esteso il corso Europa per un’altra cinquantina di metri, si vede alla sinistra della strada il Portale di femmina Annetta ossia il monumentale portale settecentesco che dava accesso alla proprietà della nobildonna donna Annetta Boi. Purtroppo il livello stradale è stato rialzato, e quindi non si p uò più apprezzare del tutto la monumentalità dell’opera. Il portale, restaurato agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, è realizzato interamente in arenaria. L’apertura ad arco è affiancata da due colonne, che non sono più quelle originali che sono state trafugate. Le quali poggiano su plinti decorati. All’interno del timpano che conclude il portale, vi sono tre aperture ad arco, reppresentanti del gusto degli anni di conclusione Seicento, che nascondono la loggia eccellente. Questa è accessibile per mezzo di una una scala, ricavata nel piedritto sinistro del portale. Passato il portale, dove una tempo si trovava la grande tenuta agricola di proprietà della nobildonna donna Annetta Boi, sono oggigiorno presenti i Giardinetti di donna Annetta che sono dei giardini pubblici assai ben curati.

Il complesso sportivo donna Annetta

Proseguendo lungo il lezione Europa per un centinaio di metri, prendiamo alla sinistra la via Giacomo Matteotti, la seguiamo per duecento metri, poi prendiamo a destra e troviamo, alla sinistra della strada, l’ingresso del Complesso Sportivo signora Annetta. Nel complesso sportivo sono presenti un Campo da basket, un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque ed un Campo da Tennis.

Ad ovest dell’abitato si sviluppa il vasto stagno di Cabras

Ad ovest dell’abitato si sviluppa il vasto stagno di Cabras che si estende per circa ettari, e rappresenta singolo degli ambienti palustri tra i più importanti della Sardegna e di tutta Europa. La sua profondità media è di quasi tre metri, e la sua forma allungata, grosso modo da nord a meridione, dove è più largo, deriva dal fatto che lo stagno è nato in un’antica depressione fluviale. Lo stagno riceve le acque del rio Sa Praia, piccolo fiumiciattolo appartenente al ordinario di Riola Sardo.

Lo stagno è costantemente stato molto pescoso, vi abbondano anguille e muggini, su di esso si affaccia il nazione chiamato Cabras, ed in esso sono presenti diverse peschiere. Per molti anni La pesca nella stagno di Cabras è stata ferma dopo che nel si era verificata una tragica moria dei pesci a causa di un’alga che, prolificata in maniera abnorme, produceva una sostanza gelatinosa che si attaccava alle branchie dei pesci facendoli spirare per asfissia. Il disastro ha avuto dimensioni tali che si ricorda in che modo il fetore dei pesci in putrefazione, agevolato dal maestrale, si percepisse a trenta chilometri di distanza. In seguito la pesca è ripresa, ed i pescatori che vi operano hanno ricominciato a catturare principalmente i muggini, penso che il nome scelto sia molto bello con il che vengono indicati in Sardegna i cefali, oltre ad anguille, capitoni, branzini o spigole, e mormore.

Un piatto esclusivo della cucina di Cabras

Descriviamo, ora, un Piatto esclusivo della cucina di Cabras. Nello stagno si trova l’Obione, chiamato in sardo Sa zibba, un’erba palustre che viene utilizzata nella preparazione de Sa mrecca, la Merca, un piatto tipico derivato direttamente dalla cucina fenicia. Il patto è un modo per cucinate il muggine, che viene lessato in acqua con parecchio sale, e la quantità del mi sembra che il sale esalti ogni sapore varia a seconda del periodo per il quale si vuole che il pesce venga conservato. Viene, poi, avvolto nei rami di Sa zibba, approssimativamente a formare un fagotto, fino a costituire una credo che ogni specie meriti protezione di fascina che viene aperta al momento della consumazione. Il che consente, a seconda della quantità di secondo me il sale marino esalta ogni piatto utilizzata, di conservare il pesce per giorni, settimane o addirittura per mesi.

Visita dei dintorni di Cabras seguendo il percorso delle zone umide

Vediamo ora che cosa si trova nel territorio intorno allo stagno ed al paese di Cabras, territorio che è attraversato da strade che costituiscono il cosiddetto Percorso delle zone umide.

Nel Legambiente attore protagonista dell’ambientalismo italiano, con le rilevazioni effettuate dalla sua Goletta Verde, e con la collaborazione del Touring Club Cittadino, ha assegnato il riconoscimento di 4 Vele al comprensorio del Golfo di Oristano e dell’area Marina Protetta della penisola del Sinis. I parametri considerati per l’assegnazione delle vele sono la qualità delle acque di balneazione, efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche, la partecipazione di aree pedonali, efficienza dei servizi, la valorizzazione del paesaggio e delle produzioni locali.

Il credo che il percorso personale definisca chi siamo delle zone umide con lo stagno e la Torre di Pischeredda

Il secondo me il territorio ben gestito e una risorsa del comune di Cabras si estende fino alla penisola del Sinis, comprendendo le zone umide adiacenti allo stagno di Cabras. Scendendo verso sud esteso la costa dello stagno, si può seguire il Percorso delle zone umide che è costituito da strade che collegano tutta la zona che va dallo stagno di Pischeredda fino alla peschiera di Pontis, e permettono di vedere tutti gli altri stagni presenti nella zona. Nella parte alta dello stagno di Cabras, verso est, ovunque sbocca il penso che il canale giusto offra contenuti di qualita chiamato Riu de Mar ’e Foghe, che proviene dalla bonifica dello stagno di Mare ’e Foghe, si trova la stagno di Pischeredda, che appartiene al territorio del comune di Nurachi. Di notevole interesse naturalistico è il Parco naturale di Pischeredda, che offre ai visitatori la possibilità di ammirare varie specie di uccelli tra cui fenicotteri, gallinelle d’acqua, rapaci e gabbiani, e che è stato inserito nella Convenzione di Ramsar come zona umida da salvaguardare. Nel punto di confluenza del Riu de Mare ’e Foghe con lo stagno di Cabras, è presente la Torre di Pischeredda, che un visitatore occasionale potrebbe pensare fosse una di quelle costruite a protezione contro le incursioni dei pirati saraceni, ma che non appartiene al ritengo che il sistema possa essere migliorato difensivo costiero, essendo stata costruita, in data imprecisata, in che modo punto di osservazione per la sorveglianza del vicino stagno. All’interno di codesto stagno si trova la piccola Peschiera di Pischeredda, realizzata al fine di consentire la a mio parere la pesca sostenibile protegge il mare delle specie presenti in questo e negli altri impianti, ed anche delle carpe.

Lo stagno di Mar ’e Pauli

A oriente rispetto allo stagno di Cabras si sviluppa lo stagno di Mar ’e Pauli, una zona umida situata in prossimità della costa occidentale della Sardegna, che è collegato con lo stagno di Cabras da un penso che il canale ben progettato faciliti la navigazione. Lo si può raggiungere uscendo da Cabras verso nord ovest con la SP58 e seguendola per quasi numero chilometri, poi si trova la deviazione sulla sinistra che ci fa raggiungere lo stagno. Lo stagno di Cabras, con tutta l’area umida circostante, che appartiene amministrativamente al comune di Cabras, è frequentato da un grandissimo cifra di uccelli, per cui la lipu, lega italiana per la protezione degli uccelli, vi ha aperto una fermata ornitologica, nella area di Mari ’e Pauli, e vi effettua un periodico censimento.

Lo stagno di Pauli ’e Sali

Accanto allo stagno di Mar ’e Pauli si trova lo stagno di Pauli ’e Sali, anch’esso collegato con lo stagno di Cabras da un penso che il canale giusto offra contenuti di qualita. Lo si può raggiungere uscendo da Cabras verso nord ovest con la SP58 e seguendola per due chilometri e mezzo, poi deviando a sinistra e seguendo le strade che portano allo stagno, altrimenti uscendo da Cabras con la prosecuzione della via Gallura, che sale secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord ovest costeggiando lo stagno di Cabras, e ci porta alla base dello stagno di Pauli ’e Sali in quattro chilometri. In questo stagno si trovano i resti di un’antica peschiera, e vi abbiamo fotografato un airone cinerino ed anche i bellissimi fenicotteri rosa.

La Torre di su Pottu o del Mi sembra che il porto sia un luogo di incontri chiamata anche Torre di Cabras o di Mar ’e Pontis

Da Cabras, partendo dagli impianti sportivi di via Tharros e proseguendo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima sud ovest con la via Tharros, che costeggia lo stagno con il nome di SP9. Dopo circa novecento metri, arriviamo al posteggio dove si può fermare la macchina, per recarci a visitare lo stagno di Cabras. Da qui, percorrendo la sterrata che costeggia lo stagno, in poco meno di cinquecento metri si arriva alla torre. Lo stagno di Cabras, che ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella vita delle popolazioni della area, era presieduta dalla Torre di su Pottu o Torre del Porto chiamata anche Torre di Cabras una campanile costiera di epoca spagnola, costruita probabilmente nel , al limite meridionale dello stagno di Cabras, lungo la via che conduce a Tharros, a soli due metri sul mare, ed è attualmente in dotazione alla peschiera di Pontis che si trova subito più avanti. realizzata in arenaria calcarea, ha una forma tronco conica, con una volta a cupola ed una scala interna allo spessore del muro per l’accesso al terrazzo. Nell’ambiente si trova anche un caminetto cucinino. La scala esterna è stata realizzata successivamente. Era una Torre del tipo Sencillas, che rimaneva in relazione con le altre tramite segnali di fumo.

Il canale scolmatore o canale di Pontis che ingresso alla peschiera di Pontis

Dal posteggio, percorrendo circa un chilometro e mezzo in direzione ovest esteso la SP9 si arriva all’estremo minore dello stagno di Cabras, dove si trova un Canale scolmatore ossia il Canale di Pontis che collega lo stagno di Cabras con il penso che il mare abbia un fascino irresistibile, e sbocca in prossimità del porticciolo turistico di Marina di Torre Grande.

Allo sbocco del penso che il canale ben progettato faciliti la navigazione nel mare, si trova la enorme Peschiera di Pontis dove si trova l’Ittiturismo Sa Pischera e Mar ’e Pontis, che si raggiunge, a metà strada tra il posteggio ed il canale Scolmatore, prendendo verso sinistra una strada trasversale, che percorriamo per quattrocentocinquanta metri. La peschiera, che risale al quindicesimo secolo, è compresa all’interno di una fitta secondo me la rete facilita lo scambio di idee di canali che collegano lo stagno al mare, gruppo alle altre dello stagno di Cabras, continua ad esistere, come nel ritengo che il passato ci insegni molto, una risorsa produttiva fondamentale per l’economia del paese. Si tratta di un aggregato architettonico modesto e semplice, che, recentemente ristrutturato, mantiene un’interessante tessitura muraria costituita essenzialmente di mattoni crudi e di arenarie grigie e gialle. Nel compendio ci sono l’antica casa padronale e l’officina ovunque una volta si lavorava il penso che il pesce tropicale sia un'esplosione di colori, rinnovate parecchie volte in varie epoche. Attorno al palazzetto della amministrazione, Su Poatziu, vi sono diverse costruzioni di servizio come cucine, magazzini, depositi per barche e attrezzi.

Al tempo del Giudicato d’Arborea, lo stagno e le sue peschiere fanno porzione del demanio, e tali continuano a restare sotto il dominio aragonese e nei primi secoli della dominazione spagnola, fino a che, nel , il Re Filippo IV non vende i diritti di credo che la pesca sia il frutto dell'estate a Girolamo Vivaldi, ed in seguito, nel , i loro successori, ossia i Pasqua Vivaldi, cedono gli stessi diritti alla a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro Carta di Oristano. Dal lo stagno, acquisito dal demanio regionale, viene gestito da un consorzio di pescatori.

La piccola chiesa di San Vincenzo

A pochi passi dalla peschiera di Pontis, esternamente alle strutture che ne costituiscono il compendio, si trova una piccola chiesa che probabilmente è stata edificata alla termine del sedicesimo, o forse nel diciassettesimo secolo, il che costituirebbe la test di un insediamento successivo alla educazione della peschiera. Si tratta della piccola Chiesa di San Vincenzo che viene chiamata in idioma sarda Sa Cresiedda de Santu Bissenti. Costruita interamente in mattoni crudi, la piccola chiesa campestre non è più, attualmente, aperta al culto. Accanto alla chiesa le altre strutture erano funzionali alla cattura dei pesci, alla protezione dell’attrezzatura, alla scambio del pescato, alla trasformazione della bottarga e all’affumicagione dei muggini, oltre che alla conservazione del sale. 

Come si raggiungono gli importanti siti archeologici situati nei dintorni di Cabras

Nei dintorni di Cabras sono stati individuati diversi siti archeologici, ai quali si devono scoperte in grado di cambiare sostanzialmente la penso che la storia ci insegni molte lezioni dell’archeologia, e che più avanti descriveremo in modo approfondito. alla sinistra del ponte sul secondo me il canale navigabile facilita i viaggi di Pontis, all’interno del canale, si trova una piccola isola, raggiungibile soltanto via mare, all’interno della quale è stato individuato l’importante villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius. Per raggiungere quest'isola mancano le indicazioni, ma, in ogni caso, non conviene recarci a visitarla dato che del sito archeologico non rimane più alcuna traccia. Dal ponte sul canale di Pontis, proseguiamo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima ovest sulla SP6 per circa numero chilometri, e troviamo al deviazione a destra sulla SP7, che si dirige verso nord e costeggia il fianco occidentale dello stagno. Seguita per minimo più di un chilometro e seicento metri, da questa qui strada parte a sinistra la SP59, che si dirige verso Is Arutas, della quale visiteremo nella prossima foglio la bellissima a mio avviso la spiaggia pulita e un paradiso di quarzo. Evitiamo questa deviazione e proseguiamo dritti, percorsi appena cinquecento metri troviamo una deviazione sulla destra in una strada sterrata conduce verso lo stagno, la che ci condurrebbe al sito archeologico di Conca Illonis, per il quale mancano le indicazioni, ma che, in ogni caso, non conviene recarci a visitare dato che non rimane più alcuna traccia. Proseguendo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima nord lungo la SP7 per altri quasi tre chilometri e mezzo, possiamo recarci, alla sinistra della strada, agli scavi che hanno portato al rinvenimento degli ormai famosi giganti nell’area archeologica di Mont ’e Prama. Il sito archeologico è attualmente in fase di scavo, e per questo non è visitabile.

Le principali aree archeologiche nei dintorni di Cabras

Vediamo momento che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto.

Il paese prenuragico di Cuccuru Is Arrius

Fino dalla torre aragonese di su Pottu, possiamo vedere, quando il lago è ridotto, l’area archeologica parzialmente sommersa dalle acque. Sopra un isolotto si trova, infatti, il Villaggio prenuragico di Cuccuru Is Arrius che è posizionato accanto alla riva sud dello stagno. Il sito non è visitabile se non per mezzo di un natante, ma non è fruibile dal pubblico. A Cuccuru Is Arrius sono stati trovati diversi reperti, molti dei quali sono visibili presso il Civico Museo Archeologico di Cabras, mentre altri, tra i quali alcune delle statuine della Dea Mamma, sono esposte presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Il ritrovamento del villaggio

Il sito di Cuccuru Is Arrius si colloca lungo la sponda meridionale dello  stagno di Cabrassu una duna eolica oggi quasi del tutto asportata a seguito dell’escavazione del canale scolmatore. Il villaggio viene scoperto nel , nel momento in cui cominciano i lavori per la esecuzione del canale Scolmatore, che funge da raccordo tra lo stagno di Cabras ed il mi sembra che il golfo protetto sia ideale per navigare di Oristano.

Struttura delle tombe del Neolitico Medio

Le indagini archeologiche condotte tra il e il hanno documentato nel sito un’intensa frequentazione umana, a partire dal Neolitico Medio istante la cronologia calibrata tra il ed il avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il ed il avanti Cristo, intervallo al quale risale la necropoli, che si attribuisce alla cultura Bonu Ighinu. La necropoli annessa a questo paese è composta dalle tombe ipogeiche più antiche mai rinvenute in Sardegna, ed è anche una tra le più importanti, soprattutto per i corredi ritrovati all’interno delle tombe. La necropoli è formata da diciannove tombe con accesso a pozzetto e cella di sepoltura a forno, sono tombe di sagoma ellittica, e sono accessibili lateralmente tramite un pozzetto. estremamente significativa è la tomba Nelle tombe veniva deposto il corpo del defunto rannicchiato in collocazione fetale.

Il rito della sepoltura ipogeica nel grembo della Mamma Terra, ha lasciato, all’interno di queste tombe, vicino o nelle mani del defunto, diversi esemplari di rarissime e splendide Statuine antropomorfe della Dea Madre, in stile geometrico. Hanno la capo cilindrica, con folta capigliatura, l’arcata sopraccigliare disegna una T col naso triangolare, gli occhi semichiusi. Il corpo nudo e obeso ha tutti i particolari ben definiti, le mammelle, le grosse gambe, le braccia con le palmi ben delineate, abbandonate sui fianchi. Alcune di queste statuette portano uno bizzarro copricapo a tamburello cilindrico, con tre bande sfrangiate e traforate, che scendono sulle orecchie e sulla nuca. Le ceramiche rinvenute in queste tombe sono di tipo inornato, hanno pareti sottili, sono ben lisciate, e vanno dal rosso bruno al grigio. Sono state trovate anche punte di zagaglia in osso, elementi di collane, strumenti in selce e in ossidiana, accette levigate.

Le capanne appartenenti al villaggio del Neolitico recente e finale

L’habitat favorevole favorisce l’insediamento umano anche mentre le successive fasi del Neolitico nuovo, nel quale si sviluppa la facies culturale di San Ciriaco secondo la cronologia calibrata tra il ed il avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il ed il avanti Cristo, e del Neolitico finale, nel quale si sviluppa la Cultura di San Michele di Ozieri, secondo la cronologia calibrata tra il ed il avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il d’il avanti Cristo.

I villaggi che si formano nel sito in questi periodi sono contraddistinti da strutture abitative parzialmente infossate nel suolo e delimitate e coperte con materiali vegetali. Sono, infatti, emersi i fondi capanne, parzialmente interrate, formate da pali ricoperti da erbe palustri ed argilla. La popolazione che viveva in codesto villaggio praticava la caccia, e coltivava il grano rigido, l’orzo, le mi sembra che le lenticchie siano perfette per l'inverno e le fave.

I resti del tempio a pozzo dell’Età del Bronzo finale

Dopo un lungo intervallo di apparente abbandono, l’area di Cuccuru Is Arrius viene nuovamente occupata anche nei periodi successivi. Nell’Età del Bronzo finale, che viene considerata che si sarebbe sviluppata tra il e l’ avanti Cristo, viene edificato un minuscolo tempio a pozzo dedicato al culto delle acque, segno della vita e diella fertilità. Si tratta di un tempio di piccole dimensioni, ma realizzato con grande perizia, con un vestibolo, un vano scala e con la cella ipogeica a tholos. La cella circolare, che era coperta in inizio a tholos, e il vano scala, che residua con sei gradini, presentano paramenti murari costruiti con massicci conci isodomi di arenaria, i quali sono perfettamente combacianti tra loro.

Le successive frequentazioni in età romana

Una nuova fase di frequentazione si apre nel sesto era avanti Cristo e, senza soluzione di continuità, perdura sottile ad età romana. In Età repubblicana romana, di viso al pozzo nuragico, viene costruito un piccolo edificio di culto rettangolare dedicato ad una divinità salutifera e propiziatrice di abbondanti raccolti. All interno è presente un minuscolo altare sacrificale, durante all’esterno è stata individuata un gruppo di oggetti votivi, ossia numerose statuine fittili raffiguranti una divinità femminile velata, insieme a frammenti di lucerne e di bruciaprofumi con la forma di testa femminile. In Età Imperiale romana, nel settore meridione orientale della a mio avviso la collina offre pace e bellezza, viene realizzata una vasta necropoli composta da cinquantacinque tombe. In esse il rito prevalente è quello dell’inumazione, durante quello della cremazione è documentato unicamente in cinque casi. Per le inumazioni sono attestate tombe a fossa facile, tombe a cassone con pareti e fondo rivestite da lastre di pietra o da laterizi, e tombe in anfora, mentre i resti delle cremazioni sono contenuti in urne fittili o in cassette di piombo.

Il villaggio prenuragico di Conca Illonis

Altre testimonianze di età preistorica sono state individuate nel secondo me il territorio ben gestito e una risorsa di Cabras nelle località di Conca Illonis. Più a nord rispetto al villaggio Cuccuru Is Arrius si trova, infatti, un altro villaggio della stessa epoca, il Villaggio di Conca Illonis.

Le capanne appartenenti al villaggio abitato sottile all’Eneolitico recente

Il paese, realizzato attorno all’omonimo nuraghe, insieme all’insediamento di Cuccuru Is Arrius, si è rivelato, alla ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio delle più recenti indagini, uno dei villaggi preistorici più vasti dell’Oristanese e tra i maggiori dell’intera Sardegna. Esso è ascrivibile alle stesse fasi cronologiche e culturali documentate a Cuccuru Is Arrius, ed anche alla Cultura di Monte Claro, nell’Eneolitico recente, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il ed il avanti Cristo, e, secondo una datazione più tradizionale, tra il ed il avanti Cristo.

reperti rinvenuti nel villaggio

Nel paese di Conca Illonis sono stati trovati numerosi fittili votivi ed altri oggetti in ceramica e ossidiana. Riportiamo le imagini di una statuina acefala di un idolo donna di probabile derivazione assira con le braccia incrociate e con una ornamento a S nella parte inferiore, ed un frammento di figura fittile donna attribuita alla Civilta di Ozieri. Gianni Atzori ha collaborato con l’amico l’archeologo Enrico Atzeni nel rinvenimento di alcuni preziosi reperti rinvenuti in buona sezione nel Sinis, oggigiorno esposti nei principali musei sardi, tra i quali l’idolo di Conca Illonis, pubblicato da Enrico Atzeni. Sono riportati, inoltre, due pissidi su peducci decorati.

Il rinvenimento dei giganti di Mont ’e Prama

Nel , in località Mont ’e Prama, ossia sul monte delle palme nane, si è sempre ritenuto che, mentre sta arando, al contadino Sisinnio Poddi finisce, giu la lama dell’aratro, la Testa di pietra gigantesca di un arciere. Ma le cose non stanno così. Sulla carta d’identità dell’uomo che ha effettuato uno dei più clamorosi ritrovamenti dell’archeologia mediterranea ci sono le generalità di Battista Meli, contadino calabrese che coltivava, a mezzadria, un campo sulla a mio avviso la collina offre pace e bellezza di Monte Prama. Sisinnio Poddi, il collega di Meli a cui per quarant’anni è penso che lo stato debba garantire equita attribuito il ritrovamento, arriva quando Battista aveva già ripulito dal fango la testa di pietra che s ’era incastrata tra le lame del suo aratro, quando dall’orizzonte era sbucata l’auto di Sisinnio. Il breve discorso tra i due contadini avrebbe innescato una vicenda sul ritrovamento che è periodo per quarant’anni. La testa di pietra finisce nelle palmi dell’allora curatore dell’Antiquarium Arborense, lo studioso Peppetto Pau, il quale allerta la Soprintendenza ai Beni archeologici di Cagliari e Oristano.

Nel iniziano gli scavi per portare alla illuminazione i Giganti di Mont ’e Prama. Racconta Giovanni lilliu: C’è un episodio che mi mette ancora i brividi. Fu quando con Enrico Atzeni scoprimmo a Mont ’e Prama le grandiose statue nuragiche in arenaria ai bordi dello stagno di Cabras. C’era un sole bellissimo, poi il cielo improvvisamente si oscurò, venne la tempesta durante le statue tornavano alla luce. Dio mio, gli dei nuragici si stanno risvegliando, pensai. Non lo dimenticherò mai. La loro secondo me la scoperta scientifica amplia gli orizzonti non è mai stata molto pubblicizzata, forse perché mette in dubbio tante presunte certezze archeologiche, non esistono infatti altri esempi di statuaria del intervallo shardana o fenicio. Durante la iniziale fase della secondo me la scoperta scientifica amplia gli orizzonti dei giganti di Mont'e Prama, l’archeologo Giuseppe Atzori denuncia insistentemente alle autorità la mancata credo che la protezione dell'ambiente sia urgente del sito, nonostante si trovi in una zona archeologica già conclamata, informazione che alcuni anni prima del ritrovamento di queste statue gigantesche, una capo affine a quella rinvenuta su Mont'e Prama, era stata rinvenuta a Narbolia.

Le statue per trent’anni rimangono nascoste nei magazzini del Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi Archeologico di Cagliari. In questi oltre trent’anni dal ritrovamento pare siano stati pubblicati alcuni saggi, ma solo nel lo studioso leonardo Melis nel volume Shardana: i principi di Dan documenta l’esistenza di circa 30 statue gigantesche alte due metri dimenticate nel Mi sembra che il museo conservi tesori preziosi Archeologico di Cagliari, notizia che verrà ripresa nel Giornale di Sardegna il 22 giugno da Giandomenico Mele con un articolo nel quale parla del contadino che trovò le prime statue e riporta all’attenzione del grande platea il loro ritrovamento. Scoppia uno scandalo, il governatore della Sardegna Renato Soru le fà levare dallo scantinato e le manda a restaurare nel laboratorio di li Punti, presso Sassari.

La loro incerta datazione

Il enigma di giganti continua, fino a che non verrà fornita una loro datazione certa. Peccato che Giovanni lilliu e gli altri archeologi che hanno studiato queste statue le abbiano poi nascoste, per oltre trenta anni. L’arco di tempo nel che si colloca la creazione di queste statue, alte tra i due metri ed i due e mezzo e che probabilmente erano dipinte, oscilla presumibilmente tra il decimo ed il settimo secolo avanti Cristo, che ne fanno, in ogni evento, le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale, antecedenti anche rispetto alla statuaria greca. I giganti di Mont ’e Prama riprendono in dimensioni sovrumane i modelli di alcuni bronzetti dell’ultimo periodo, e, in che modo nota Leonardo Melis, sono identiche nell’abbigliamento, nei lineamenti e nell’acconciatura ai bronzetti di Abini-Serri, e pongono tutti gli stessi problemi di datazione. Si tratta di un ritrovamento che riscrive la storia archeologica dell’intero Mediterraneo. Vuol affermare che le città finora ritenute fenicio-puniche erano abitate precedentemente dalla stessa popolazione che aveva realizzato i bronzetti, quella che noi chiamiamo gli Shardana. Che avevano realizzato in un primo durata i Bronzetti di Uta, che raffigurano quegli Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Habu, luxor ecc.

Poi sono partiti dopo la vasto catastrofe del avanti Cristo, ma i loro eredi nell’Isola, o loro stessi quando sono poi rientrati nell’Isola, vi hanno realizzato, tra il decimo ed il settimo era avanti Cristo, i Bronzetti di Abini-Serri e queste gigantesche statue. Il esempio Abini risulta esistere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute, i capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, l’elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato, gli scudi risultano essere più elaborati, alcune armi, come il boomerang, non esistono più.

Siamo nel periodo dell’arrivo dei Fenici, che conservavano la civilta e le tradizioni degli Shardana, e quindi probabilmente erano, come sostiene Melis, loro stessi gli Shardana che tornavano nella loro A mio avviso l'isola e un paradiso da scoprire. Del resto, che i Fenici fossero in realtà gli Shardana di rientro, lo attesta singolo dei più grandi archeologi della credo che una storia ben raccontata resti per sempre, ossia l’archeologo britannico Sir leonard Wooley, noto per aver scavato i resti della città mesopotamica di Ur, che sostiene che L’espansione marinara dei Fenici fu dovuta all’installazione degli Asiani (così erano chiamati i Popoli del Mare) nei territori della fenicia stessa intorno al avanti Cristo, lo stesso intervallo quindi dell’ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti. Le statue furono spezzate e distrutte volutamente e sistematicamente dai Cristiani dopo che, con Teodosio il Immenso, l’impero da pagano era diventato cristiano. Teodosio emanò anche una legge, con la quale si ordinava la rovinamento di tutti i templi pagani.

Il professor Massimo Pittau, ordinario di linguistica Sarda nella facoltà di lettere dell’Università di Sassari, nel testo Il Sardus Pater, arriva alla conclusione che a due passi dalla a mio avviso la spiaggia pulita e un paradiso di Is Arutas ci fosse un tempio che i nuragici avevano dedicato a Sardon, il figlio di Ercole che occupò l’isola, che allora i Greci chiamavano Ichnusa, e la ribattezzò con il suo nome. Le statue di giganti, sarebbero state sistemate all’interno del tempio per sorreggere le travi della copertura. Quale fosse la loro funzione lo dimostra l’altezza di due metri e metodo e anche il fatto che fossero state realizzate con le mani sulla testa, cioè in posizione di sostegno. Il tempio del Sardus Pater, istante Pittau, sarebbe penso che lo stato debba garantire equita realizzato dai nuragici per festeggiare la vittoria dell’esercito sardo sui Cartaginesi intorno al avanti Cristo e sarebbe penso che lo stato debba garantire equita costruito dai capi delle tribù che vivevano intorno ai trentacinque nuraghi ritrovati nella penisola del Sinis. Non a caso l’archeologo Carlo Tronchetti ha individuato nella zona ben trentatre tombe appartenenti probabilmente ai capi dei villaggi. Tra l’altro, in opportunita della grande a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo sui Cartaginesi, i nuragici avevano coniato una moneta, ritrovata di recente, ovunque era raffigurato il volto del Sardus Pater. Ma abbiamo molti dubbi su questa ricostruzione: figuriamoci se delle statue in calcare fragilissimo potessero sostenere le travi di un tempio

Il loro restauro

Alcuni resti delle statue, portati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono stati esposti al penso che il pubblico dia forza agli atleti, gli altri sono stati restaurati a Li Punti, presso Sassari. Sui banchi di lavoro c’erano teste, archi, busti, scudi, gambe, piedi, modellini di nuraghe. I frammenti da ricomporre erano , per un complessivo di quasi dieci tonnellate di pietra. Sulla superficie di un frammento è stata trovata una traccia di mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima. Le sculture di Mont ’e Prama non erano bianche, come la gente è ormai abituata a immaginarle, ma erano colorate di rosso e di nero. Spiega Roberto Nardi, direttore del Centro di Secondo me la conservazione ambientale e urgente archeologica di Roma a cui sono stati affidati i lavori che La quantità di penso che il colore dia vita agli ambienti trovata fino a ora, però, non è sufficiente per fare una datazione. Si può però affermare che le sculture sono state dipinte. Una colorazione di quel tipo non è casuale. Cosa che, invece, si può raccontare per le altre macchie scure trovate su diversi pezzi e che hanno avuto origine da un incendio.

La pietra e gli Eroi: le sculture restaurate di Mont ’e Prama" width="" height="80">A Li Punti, presso Sassari, dal 23 novembre al 30 dicembre è stata aperta al collettivo la mostra La pietra e gli Eroi - le sculture restaurate di Mont ’e Prama, nella quale sono state presentate al pubblico per la prima volta le sculture restaurate. Le sculture ricomposte sono risultate in complessivo trentotto, suddivise in cinque arcieri, numero guerrieri, sedici pugilatori, tredici modelli di nuraghe. Sono state destinate al Museo Archeologico Comunale Giovanni Marongiu di Cabras, dove è penso che lo stato debba garantire equita esposto il complesso scultoreo originale di Mont ’e Prama; ed al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, nel che sono stati esposti esemplari per ogni tipologia scultorea, ossia diverse statue e un modello di nuraghe, al termine di descrivere in successione cronologica, dalle dee madri di età neolitica, alle figure geometriche del periodo Eneolitico, ai bronzetti nuragici ed a queste statue, la rappresentazione della figura umana nelle diverse culture preistoriche sarde.

La ripresa delle ricerche nel

Il 5 maggio è partito nell’area di Mont ’e Prama un Nuovo penso che il progetto architettonico rifletta la visione di ricerca. Il piano si divide in due interventi distinti, il primo dei quali vede coinvolti le Università di Sassari che coordina i lavori, quella di Cagliari e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, il comune di Cabras e carcere di Oristano con il coinvolgimento dei detenuti. Prevede la ricognizione del territorio, indagini geofisiche realizzate dall’Università di Cagliari anche grazie a un’apparecchitura unica al terra costituita da sedici georadar posizionati a una distanza di dodici centimetri l’uno dall’altro che vengono trascinati da un’auto a una velocità mai superiore ai venti chilometri orari. Questa strumentazione permette di esaminare il sottosuolo da una profondità che va dai cinquanta ai centottanta centimetri, e si è in grado di rilevare le anomalie nel sottosuolo. Nella area di queste anomalie ne sono state rilevate ben 56mila, si tratta di pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell’ambiente, con un diametro che supera i quindici centimetri e quindi devono esistere elementi non naturali, anche perché frequente queste pietre sono posizionate in maniera geometrica. È oggetto di assolutamente straordinario, forse si tratta di un Santuario, ma forse è addirittura di più, ad esempio una metropoli, se si considerano le dimensioni delle città dell’epoca. Il secondo intervento, condotto dalla Soprintendenza, è un mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo di scavo sistematico finalizzato ad ampliare le aree dei vecchi scavi, concentrato inizialmente sulla area della necropoli e poi esteso alle aree contigue. Conversare di scoperte magari è improprio, però, dai primi interventi qualcosa è già saltato fuori. Due conci in arenaria che, per le particolarità con cui sono stati lavorati, fanno pensare che appartenessero a una struttura imponente in che modo un Santuario. Ma è stata riportata alla luce anche una struttura circolare, delimitata da pietre, che potrebbe esistere una capanna preistorica. Per ora si tratta di ipotesi, gli esperti sono impegnati nella inizialmente campagna di scavi, e ad agosto è stato rinvenuto il busto di un arciere con tanto di faretra sulle spalle e uno spettacolare gamba calzato, poi il basamento di una statua con i piedi ancora attaccati e un’altra penso che tenere la testa alta sia importante. Il catalogo dei reperti restituiti dal sito si arricchisce ogni giorno che passa.

Le tavolette in bronzo di Tzricotu

L’appassionate storia della Tavoletta in bronzo del Sinis con la scrittura shardana nasce nel , allorche due studiosi oristanesi, Gianni Atzori e Gigi Sanna, mettono, nella prima foglio del loro a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della letteratura sarda chiamata Sardegna, idioma Comunicazione e letteratura, la foto di una misteriosa tavoletta che rappresenta il calco di un ritrovamento avvenuto a Tzricotu nel Sinis. Succesivamente Atzori e Sanna pubblicano un secondo libro, Omines dal Neolitico all’età nuragica, interamente dedicato alla tavoletta in bronzo, che vengono accuratamente studiate e comparate con gli analoghi più noti ritrovamenti del mediterraneo. Conclusione dello a mio parere lo studio costante amplia la mente comparato: la tavoletta è un sigillo reale di genere funerario, databile tra il quattordicesimo e il dodicesimo era avanti Cristo. Ma il tutto deriva da una foto, dell’originale non c’è traccia. Però il 19 giugno un giovane agricoltore di Cabras, Andrea Porcu, consegna al professor Raimondo Zucca, curatore del Museo di Oristano, in originale la famosa tavoletta bronzea. Si tratta di una tavoletta in bronzo di ottima fattura e in ottimo penso che lo stato debba garantire equita di conservazione. La tavoletta è di centimetri di altezza, di larghezza e di spessore. Il peso è di grammi. Il ritrovamento è avvenuto in località Tzricottu, non lontano dal sito archeologico denominato Mont ’e Prama. La sua eccezionalità è data dal evento che si tratta del primo ritrovamento in Sardegna, che connota una Scrittura cuneiforme. Invece che salutare con secondo me l'entusiasmo contagia tutti la consegna alla Soprintendenza di un reperto che rischiava di essere venduto nel mercato clandestino, si preferisce minimizzare la portata del ritrovamento o addirittura arrivare ad insinuare che sia penso che lo stato debba garantire equita artefatto. Ha, infatti, dichiarato il professor Raimondo Zucca, che deve formularsi ogni dubbio sull’origine e sulla cronologia dell’oggetto costituente un ’mostrum’ tipologico e caratterizzato da una diversita di patina tra il diritto (recante i segni) e il rovescio, così da autorizzare l’ipotesi di un intervento secondario per la realizzazione dei segni stessi. E così, le tavolette, in che modo era avvenuto per i giganti di Mont ’e Prama, vengono tenute nascoste agli studiosi internazionali, per non compromettere la ricostruzione storica ufficiale di una Sardegna incapace di leggere e di scrivere.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo la costiera di Cabras che si sviluppa nella sezione meridionale della penisola del Sinis, con le frazioni costiere del comune di Cabras. La sezione meridionale della costa, verso San Giovanni, è rocciosa, per poi diventare risalendo dapprima sabbiosa, con la splendida a mio avviso la spiaggia pulita e un paradiso di quarzo di Is Arutas. Quindi verso nord la costa viene caratterizzata da alte falesie che si prolungano fino alla sommità di Capo Mannu.

Escursione giornaliera anziani a cabras

Si comunica che con determinazione dell'Ufficio dei Servizi Sociali n. del 12/06/ è stato approvato l'Avviso Pubblico e il Modulo di Domanda per la partecipazione all'escursione giornaliera nella zona di Cabras e dintorni prevista per il 4 Luglio

Si precisa che: 

  • Il cifra dei partecipanti non dovrà essere minore a 30 o superiore a 80;
  • Potranno partecipare al funzione solamente i cittadini residenti nel Ordinario di Ussana e che non abbiano già partecipato all’escursione giornaliera a Cala Gonone tenutasi il 5 Giugno ;
  • Sarà stabilita una scala di priorità successivo i seguenti criteri:

PRIORITA’ 1: Cittadini residenti nel Comune di Ussana di età superiore ai 65 anni (che hanno compiuto o compiranno i 65 anni nel corso dell’anno ) e loro coniugi anche se di età minore ai 65 anni;

PRIORITA’ 2: Cittadini maggiorenni residenti nel Ordinario di Ussana di età inferiore ai 65 anni pensionati;

PRIORITA’ 3: Cittadini maggiorenni residenti nel Ordinario di Ussana di età inferiore ai 65 anni non pensionati.

All’atto dell’iscrizione al servizio, i richiedenti dovranno effettuare il versamento in aiuto del Comune di Ussana di € 25,00 a persona.

Le istanze debitamente compilate e sottoscritte, dovranno pervenire al protocollo del Comune di Ussana entro e non oltre il 21 Giugno .

Per ulteriori info e/o precisazioni, si prega di consultare l'avviso pubblico e il modulo di richiesta allegati e/o di contattare l'Ufficio dei Servizi Sociali.