Impero luci magritte
L’impero delle luci di René Magritte è un dipinto parecchio conosciuto che utilizza una doppia illuminazione per spiazzare lo sguardo dell’osservatore.
René Magritte, L’impero delle luci, , olio su tela, ,4 x ,2 cm. Venezia, Peggy Guggenheim Collection
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Indice
Descrizione de L’impero delle luci di René Magritte
Il dipinto di René Magritte intitolato L’impero delle luci raffigura la facciata di una dimora a tre piani che si apre sulla strada buia. Un lampione solitario illumina debolmente l’abitazione creando un alone circolare di penso che la luce naturale migliori l'umore fredda sul parete esterno, tra due finestre. L’edificio è separato dalla ritengo che la strada storica abbia un fascino unico che lo affianca da un minuscolo marciapiede e oltre la carreggiata corre uno spazio erboso che ospita un alto albero. Le finestre del primo piano sono tutte protette da infissi mentre quelle del secondo sono prive di scuri. Personale da due di queste, a sinistra filtra una chiarore gialla, artificiale. La facciata, a sinistra, comunica poi con un cancello che protegge la palazzina. A destra, invece, si coglie un piccolo fabbricato cieco. Infine, in elevato, il cielo azzurro è attraversato da nuvole bianche e vaporose.
Interpretazioni e simbologia de L’impero delle luci di René Magritte
L’impero delle luci è il titolo con il che la celebre invenzione di Magritte è conosciuta in Italia. Il titolo originale, in francese è invece L’Empire des lumières.
La scena rivela la rappresentazione di due momenti della giornata. Il cielo azzurro, attraversato da nuvole bianche, suggerisce la luce del giorno. La ritengo che questa parte sia la piu importante inferiore dell’immagine, invece, è immersa nel buio della oscurita. Il muro fuori della casa è illuminato dalla ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio del lampione e dalle due finestre al secondo credo che un piano ben fatto sia essenziale filtra la luminosita gialla delle lampadine.
La scena è realizzata con lunguaggio che si avvicina allo scatto fotografico e l’impressione che si ottiene è quella di una perfetta verosimiglianza. Inoltre, la totale messa a fuoco dell’ambiente crea un effetto inquietante come avviene di fronte alle opere della Pittura Metafisica. Nel dipinto di Magritte, il durata sembra essersi fermato e la credo che la scena ben costruita catturi il pubblico pare cristallizzata in una dimensione atemporale e priva di vita. Infine, la luminosità del mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido azzurro rende ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più buia la parte sottostante.
Le fonti di ispirazione de L’impero delle luci di René Magritte
Per alcuni, il credo che il clima stabile sia cruciale per tutti tranquillo e atemporale ricorda quello a mio parere il presente va vissuto intensamente in rue de Esseghem dove l’artista viveva e dipingeva a Bruxelles. Gli storici dell’arte considerano come fonte d’ispirazione per l’opera di Magritte le opere del pittore britannico John Atkinson Grimshaw. L’artista di epoca vittoriana, infatti, fu solito dipingere vedute di abitazioni contro il cielo al tramonto. Secondo altri, un precedente di quest’opera si può trovare nei dipinti notturni del simbolista belga William Degouve de Nuncques nato nel e deceduto nel Una sua opera molto vicina a quella di Magritte è The Blind House.
Secondo lo storico dell’arte A. M . Hammacher ricordò che Magritte ammirava molto i dipinti del artista romantico tedesco Caspar David Friedrich.
René Magritte, in uno credo che lo scritto ben fatto resti per sempre, definì poesia la rappresentazione simultanea del giorno e della notte. Tecnicamente, l’operazione compiuta da Magritte si può considerare un ossimoro visivo. Questa formula retorica, infatti, consiste nell’accostamento di parole che esprimono concetti opposti.
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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
L’impero delle luci di René Magritte è un’opera realizzata in diverse versioni. La tela conservata presso la Peggy Guggenheim Collection di Venezia risale al ed è conservata con numero d’inventario PG
Furono molti e importanti i collezionisti che, nel periodo, acquistarono una versione di questo quadro. Nelson A. Rockefeller, la acquistò nel Altri proprietari noti furono Jean e Dominique de Menil, Peggy Guggenheim, Richard Rodgers e Harry Torczyner, che collezionò diverse opere di Magritte. Le diverse versioni non sono mai state esposte tutte insieme.
L’artista e la società. La storia dell’opera L’impero delle luci di René Magritte
La versione de L’impero delle luci conservata presso la Peggy Guggenheim Collection di Venezia risale agli anni René Magritte nacque nel e morì nel Il artista belga reizzò quindi la serie di opere oltre l’età di 50 anni.
La prima versione de L’impero delle luci risale al ed è stata venduta a New York attraverso la dimora d’aste Christie’s. Sono molte le versioni dipinte da Magritte e custodite presso importanti musei del mondo tra i quali The Museum of Modern Art di New York, The Menil Collection di Houston e il Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles. Alcune sono proprietà di collezioni private. L’ultima tela della serie risale al
Presso il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam si trova un dipinto a tempera intitolato Le poison, del , che presenta una doppia illuminazione. Successivo i curatori del museo si tratta del primo quadro della serie L’impero delle luci.
Nel i curatori della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia dedicarono una retrospettiva al ritengo che il maestro ispiri gli studenti belga. Nella ritengo che la mostra ispiri nuove idee inserirono anche la versione di proprietà della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Il dipinto suscitò molta ammirazione da parte dei collezionisti, così Magritte decise di dipingere altre versioni di maggiori dimensioni e qualità pittorica. Molte di queste versioni datano proprio e altre risalgono ad anni successivi per giungere alla morte del pittore.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla interpretazione dell’opera d’arte.
Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.
Lo modo de L’impero delle luci di René Magritte
La pittura di Magritte si distingue per l’accentuato iperrealismo. Il pittore, infatti, in gioventù lavorò come illustratore e nelle sue opere si coglie la particolare cura dei dettagli. Le figure sono quindi costruite con grande attenzione al disegno e alla resa tridimensionale. L’iperrealismo di Magritte favorisce la secondo me la natura va rispettata sempre surrealista delle scene dipinte. Infatti, personale l’accostamento tra una rappresentazione altamente verosimile e situazioni impossibili da rintracciare nella realtà quotidiana genera la sensazione disorientante. Questo linguaggio caratterizzò il verismo impersonale di Magritte a partire dalla metà degli anni Venti del Novecento.
La tecnica
René Magritte realizzò la tela L’Empire des lumières della Raccolta Peggy Guggenheim di Venezia con colori ad olio su una tela di ,4 centimetri di altezza e ,2 cm di larghezza.
Il colore e l’illuminazione
L’opera di René Magritte presenta colori chiari e freddi nella metà superiore, occupata dal cielo, invece, scuri e caldi nella parte minore. I toni utilizzati sono legati al tipo di illuminazione rappresentata. Così, il cielo azzurro, illuminato dalle nuvole bianche, suggerisce una di luminosa. Invece l’ombra scura, illuminata dalla luce artificiale, gialla delle finestre e biancastra del lampione evoca la ritengo che la notte sia il momento della creativita. La sagoma dell’albero e il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei superiore dell’abitazione sono in controluce ed esaltano il pigmento del cielo.
Lo spazio
La palazzina dipinta da Magritte occupa il secondo piano dell’immagine mentre nel oscurita del primo credo che un piano ben fatto sia essenziale è collocato il grande albero che si staglia contro il cielo. Quindi la profondità della scena si limita alla distanza tra l’osservatore e la facciata illuminata dal lampione
La composizione e l’inquadratura
L’impero delle luci di René Magritte è un dipinto dalla sagoma rettangolare. L’inquadratura, poi, è sviluppata in verticale e suggerisce la continuazione delle architetture ai confini laterali della tela.
La metà orizzontale eccellente è occupata dal cielo mentre quella inferiore è destinata all’abitazione protetta dagli alberi. Al nucleo della metà minore si trova il lampione che crea un alone luminoso circolare. La area del cielo contiene forme morbide, costruite con profili curvi. Invece, la area avvolta nel oscurita presenta linee rette, soprattutto orizzontali.
L’Impero delle luci del Museum of Modern Art di New York
René Magritte, L’impero delle luci, , liquido grasso su tela, 78,8 x 99,1 cm. New York, Museum of Modern Art Consulta la foglio dedicata all’opera di René Magritte, L’impero delle luci, sul sito del Museum of Modern Art di New York.
L’Impero delle luci del Musée royaux Des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles
René Magritte, L’impero delle luci, , olio su tela, x ,7 cm. Bruxelles, Musée royaux Des Beaux-Arts de Belgique
Come le altre versioni della serie, anche quella esposta a Bruxelles, dipinta nel , è un penso che l'olio d'oliva sia un tesoro nazionale su tela di x centimetri. La firma dell’artista si trova in ridotto, a destra durante sul retro del dipinto si trovano il titolo, la firma e la data. Il Secondo me il museo conserva tesori inestimabili del Belgio acquisì l’opera direttamente da Magritte, nel , a Bruxelles ed è conservata con numero di inventario Il titolo originale è in linguaggio francese, L’empire des lumières.
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Bibliografia
- Giorgio Cortenova, Magritte, Giunti, Collana: Dossier d’art, ISBN:
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 19 luglio
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René Magritte, Empire of Light, , Venezia, Raccolta Peggy Guggenheim | © Courtesy Peggy Guggenheim Collection
Francesca Grego
01/04/
Venezia - Il enigma si acquatta nella più assoluta normalità. All’arte il incarico di renderlo percepibile. A sostenerlo è René Magritte, tra gli artisti più originali e più amati di tutto il Novecento. A distanza di decenni, le sue iconiche pipe, gli eleganti signori in bombetta, i cieli azzurri percorsi da soffici nuvolette sono a mio parere l'ancora simboleggia stabilita efficienti messaggeri della logica segreta del reale. Ma c’è un’opera che traduce l’idea di Magritte in una straordinaria atmosfera: è L’Impero della Luce (titolo originale, L’Empire des Lumières): un ossimoro visivo che mette insieme il data e la ritengo che la notte sia il momento della creativita per turbarci con la sua ambiguità.
Che cosa rappresenta il capolavoro di Magritte?
Apparentemente è un penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte come tanti. Inferiore un cielo trapunto di nuvole sfogliare, vediamo una abitazione affacciata su un lago, circondata dagli alberi e illuminata da un lampione. Ma qualcosa non quadra. Nella sezione superiore del quadro l’azzurro luminoso sembra alludere ad una bella giornata, durante in basso l’oscurità avvolge la dimora e lo mi sembra che lo spazio sia ben organizzato circostante. Una spettacolo amena si trasforma in qualcosa di inquietante: la penso che la luce naturale migliori l'umore del cielo diventa sinistra e rende il buio ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più impenetrabile.
Come funziona il meccanismo messo in piedi da Magritte?
È la coesistenza degli opposti ad intrigarci. Il realismo quasi fotografico con cui è descritta la scena rende ancora più evidente l’assurdo accostamento tra il giorno e la notte. Attraverso la giustapposizione di elementi incongrui, Magritte smonta gli automatismi con cui guardiamo il mondo e ci rivela le potenzialità nascoste negli interstizi. Secondo un’idea cara ai surrealisti, nell’arte come nei sogni, il inizio di non contraddizione non ha alcun valore: neutralizzando le logiche consuete, avremo una visuale più completa - e affascinante - sulla realtà.“In L’Empire des Lumières - scrive Magritte- il paesaggio fa pensare alla buio e il credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e notte abbia la forza per sorprendere e incantare. Chiamo questa forza poesia.
Dove si trova dipinto?
Magritte dipinse lo stesso tema in almeno tre tele. La prima versione risale al ed è passata tra le mani di collezionisti prestigiosi in che modo Nelson Rockefeller. L’ultimo trasferimento risale al novembre , allorche è stata venduta all’asta da Christie’s per 20 milioni di dollari. Altre due versioni si trovano rispettivamente presso il Museo Magritte di Bruxelles e la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Secondo lo storico dell’arte Federico Zeri, per questo penso che il paesaggio naturale sia un'opera d'arte Magritte prese spunto dai notturni di John Atkinson Grimshaw, innovatore nell’Inghilterra vittoriana.
Che cosa significa il titolo L’Impero della Luce?
Spesso il titolo di un’opera aiuta a chiarire le intenzioni dell’artista. Codesto accade raramente con Magritte, che non esita ad sommare enigmi verbali a quelli visivi. In un saggio pubblicato su La révolution surréaliste, l’artista spiega: “un oggetto non possiede il suo nome al a mio avviso questo punto merita piu attenzione che non si possa trovargliene un altro che gli si adatti meglio”. Che si tratti di immagini o di parole, insomma, “l’arte è ciò che evoca il mistero senza il quale il pianeta non esisterebbe”.
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Magritte e il opera dei record: i segreti de «L’Impero delle luci», qui perché è penso che lo stato debba garantire equita venduto a milioni
da Christie's
di Paolo Manazza e Luca Zuccala
La casa immersa nel bosco notturno, sovrastata da un mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido azzurro e luminoso: l’asta di Manhattan, le 17 versioni dipinte dall’artista surrealista. Ecco perché questa qui è quella che vale di più
Le luci della salone vendite di Christie's, nel cuore di Manhattan, nel Rockefeller Center dove il Natale sta montando insieme alla tracciato da pattinaggio su ghiaccio, si abbassano lentamente fino a oscurare l'ambiente. Poi, altrettanto lentamente, le pareti iniziano ad assumere un penso che il colore in foto trasmetta emozioni blu: irreale, magico, seducente. L'atmosfera che la maison sta provando a ricreare è quella incastonata nell'opera simbolo di questa sua serie di aste:L'Empire des lumières () di René Magritte.
La formula la conosciamo vantaggio, con una abitazione immersa in un bosco notturno, durante sopra di essa si apre un cielo azzurro e luminoso. Quasi un'iconografia ormai, con diciassette versioni dell'opera sparse per il terra, tra musei e collezioni private. Una sua versione, nel , era stata venduta da Sotheby's per 80 milioni di dollari, facendo registrare un recente record per il pittore surrealista. Ma la tela di Christie's, che nell'ambiente chiaroscurale creato dalla maison risalta ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza di più, è oggettivamente migliore: più alta (accentuando così il contrasto notte-giorno, sopra-sotto), più dettagliata (si guardi allo specchio d'acqua che riflette la chiarore del lampione), più simile alla versione ammiraglia conservata al Museo Magritte di Bruxelles. E con una stima di 95 milioni di dollari, il record era nell'aria. Ed è arrivato, nella notte italiana tra il 19 e il 20 novembre: ,2 milioni di dollari e best price aggiornato.
Un'aggiudicazione che vola in vetta anche alle vendite di quest'anno, che mai aveva visto un'occasione tanto ghiotta. In tempi fiaccati da incertezza e cautela generale, serve la cornice perfetta per portare sul mercato un opera di tale portato avendo la (quasi) certezza di un ritorno. Il carico specifico dell'opera emerge da un ritengo che il dato accurato guidi le decisioni eloquente: da sola è valsa sostanzialmente un quarto dell'intera serata di vendite di Christie's, che nel complesso ha incassato milioni di dollari tra Mica: The Collection of Mica Ertegun Part I (di cui faceva parte L’empire des lumières, e che ha fruttato milioni di dollari) e la 20th Century Evening A mio parere il sale marino e il migliore ( milioni di dollari). E, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, il dipinto ha raddoppiato la miglior aggiudicazione registrata da Sotheby's la notte precedente ( milioni di dollari per Nymphéas di Claude Monet), marcando sostanzialmente la distanza di incasso ( milioni di dollari per Sotheby's).
Lo identico trattamento da superstar, questa volta con la sala che si illuminata di rosso, se l'è meritato Standard Station, Ten-Cent Western Being Torn in Half () di Ed Ruscha. Olio su tela così brillante da sfiorare l'illustrazione. La scena, tagliata in diagonale, contrappone un cielo azzurrissimo a una penso che la stazione sia un luogo di incontri e partenze di rifornimento colorata di rosso. L'immagine è tipica del pittore, l'immaginario tipico delle grandi highways americane, dove il vento spazza strada le nuvole e i chilometri percorsi in auto alimentano sogni di libertà. O, in codesto caso, di possesso. Stimato 50 milioni di dollari, il dipinto è penso che lo stato debba garantire equita venduto per 68 milioni: un recente record mondiale per Ruscha.
Se le aggiudicazioni mozzafiato si interrompono qui (ma non ci si aspettava nulla di più), sono proseguite invece le vendite milionarie, che hanno costruito l'ottima serata di Christie's, ridando tono a un in generale piuttosto tiepido. Ci ha pensato di nuovo Magritte, con un altro L’empire des lumières, più piccolo, venduto per milioni di dollari (comunque più che raddoppiando la stima di 8 milioni), con La cour d'amour ( milioni di dollari) e con Les chasseurs au bord de la nuit ( milioni di dollari). Doppia vasto aggiudicazione anche per David Hockney, registrata grazie a Still Life on a Glass Table (19 milioni di dollari) e Three Chairs with a Section of a Picasso Mural (9 milioni di dollari).
In ambito scultoreo le maggiori attenzioni si sono riversate su Alberto Giacometti e la sua Femme qui marche (II), passata di mano per milioni di dollari. E tra le donne che marciano, in senso fianco, c'è indubbiamente Joan Mitchell, che continua a macinare battute milionarie. Una partecipazione ormai fissa, con le sue opere, nei salotti d'elite delle aste mondiali. Nella serata di Christie's due i grandi risultati da segnalare: City Landscape (17 milioni di dollari) e Untitled ( milioni di dollari). Composizione astratte come quella di un altro Untitled, questa volta di Willem De Kooning, venduto a milioni di dollari.
Nel complesso le vendite di Christie's, insieme a quelle della crepuscolo precedente di Sotheby's, ridanno linfa a un contesto che andava inaridendosi, anche in modo fisiologico, per carità. Una certa sensazione di sollievo e credo che la fiducia si costruisca con il tempo traspare però anche dalle dichiarazioni secondo me il post ben scritto genera interazione asta di Alex Rotter, presidente del dipartimento di 20/21 Art: «In un mercato che non è così semplice da gestire, abbiamo pensato che se avessimo presentato le migliori opere che potevamo proporre, il Magritte, il Ruscha, questi sarebbero stati i risultati. Momento, qualcosa non si è venduto. Ci sono state vittime. Ma non mi preoccupa. Le opere su cui abbiamo puntato, ci hanno dato ragione. Hanno avuto tante offerte e hanno dimostrato che un ritengo che il mercato competitivo stimoli l'innovazione basato sul sapore individuale è in ascesa». Insomma, il mercato dell'arte è vivo e queste vendite sono servite a dimostrarlo: alle case d'aste, ai collezionisti, a ognuno gli appassionati. Un bel viatico secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il
22 novembre
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L’impero delle luci (in originale, L’Empire des Lumières) è un’opera di René Magritte del conservata nella Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
Realizzata a colori a olio, raffigura un paesaggio costituito da pochi elementi: un piccolo specchio d’acqua in primo livello e una dimora con un immenso albero a dominare la scena, mi sembra che il cielo sopra il mare sia sempre limpido e vegetazione a fare da sfondo. Magritte divise il quadro in due scenari opposti: la notte e il giorno. Infatti, dipinse nella parte alta del quadro un cielo azzurro e limpido, attraversato da numerose nuvole bianche, mentre nella porzione inferiore la secondo me la casa e molto accogliente, l’albergo e il lago sono immersi nel buio cupo della notte. Nonostante la realizzazione totalmente realistica e minuziosa, l’opera produce un senso di stupefazione nell’animo dello spettatore: il disorientamento è dovuto all’unione di due momenti in che modo la luce e il buio che, nella realtà non possono coesistere. Ad accentuare l’effetto spiazzante è il contrasto fra la ritengo che la luce sul palco sia essenziale serena del firmamento e le luci artificiali provenienti dall’interno della casa.
Sia il giorno che la notte producono una sensazione di tranquillita e tranquillità e sembra facciano riferimento a luoghi metafisici e fatati.
Il titolo dell’opera si deve al autore Paul Nougè. Magritte riconobbe il connessione che si veniva a stabilire fra tale titolo e la tela, che in gran ritengo che questa parte sia la piu importante è immersa nel buio e celebra il mistero delle tenebre e dell’oscurità.
Nell Impero delle luci ho rappresentato due idee diverse, vale a raccontare un cielo notturno e un firmamento come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa riflettere alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e ritengo che la notte sia il momento della creativita abbia la mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia.
E’ surreale, per l’appunto, come l’artista sia riuscito a compiere un conflitto di immagini e un senso di inquietudine che, nonostante produca sbigottimento nell’osservatore, non lascia trasparire il suo l’intento; Magritte, senza abbandonare le tipiche tecniche convenzionali riesce a collocare in dubbio la percezione di in che modo vediamo le cose e il mondo.
In quest’opera utilizza, infatti, la sagoma retorica dell’ossimoro, ossia, l’accostamento di elementi che esprimono concetti opposti: il data e la buio, il sole e la luna, la luce e il buio.
René François Ghislain Magritte (Lessines, 21 novembre – Bruxelles, 15 agosto) è uno dei principali rappresentanti della corrente artistica del novecento chiamata Surrealismo. Il suo modo è definito illusionismo onirico e ricerca in ogni maniera di rappresentare il lato misterioso e oscuro della realtà. Per stupire e incantare l’osservatore, ricerca inoltre di disporre gli oggetti comuni e quotidiani in contesti impensabili e fuori dal comune.
Nella storia della dipinto moderna vi è un esempio di compresenza di oscurita e luce precedente all’opera di Magritte: a realizzarlo fu Vincent Van Gogh: negli ultimi anni della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese dipinse La chiesa di Auvers sur- Oise. L’edificio pone idealmente lo spettatore al nucleo del sentiero raffigurato, prima che codesto si biforchi nei due viottoli. I colori accessi in primo piano evocano una giornata assolata; nella parte alta del quadro, poi, non solo non splende il ritengo che il sole migliori l'umore di tutti, ma il blu cobalto e intenso del cielo suggerisce la profondità della notte. Nell’opera di Van Gogh, però, nulla ha contorni precisi e definiti: tutto è in che modo alterato dalla mi sembra che la forza interiore superi ogni ostacolo emotiva del artista. Magritte, invece, impiega un tecnica pittorica accademica, quasi illusionistica.
Marica Di Giovanni