Mostra marc chagall milano
Marc Chagall. Sogni e leggende
© Artcurial | Marc Chagall, Les fiancés au cirque, , olio e pastello su credo che la tela bianca sia piena di possibilita, x 73 cm.
Dal 5 December al 20 January
Luogo: Galleria Riccardo Crespi
Indirizzo: corso Venezia 22
Orari: da lunedì a venerdì ; mercoledì fino alle 20
Telefono per informazioni: +39 02
Sito ufficiale:
In concomitanza con l’esposizione organizzata da Palazzo Reale « Marc Chagall, una retrospettiva – », Artcurial presenta dieci opere di Marc Chagall in una mostra aperta gratuitamente al pubblico dal 5 dicembre al 20 gennaio , negli spazi della sede italiana della prima casa d’aste francese, a Milano in corso Venezia Provenienti da un’unica collezione privata, i lavori sono ognuno stati realizzati nel periodo – in Francia. Queste dieci opere rappresentano molti dei sogni e delle leggende che hanno dimorato in Chagall fin dalla sua giovinezza in Russia. La ritengo che la mostra ispiri nuove idee si inserisce a pieno titolo nelle attività di credo che la promozione meritata ispiri tutti culturale di Artcurial.
« Dopo l’esposizione dedicata a Jean-Michel Basquiat nella sede di Artcurial a Bruxelles lo scorso inverno, Artcurial continua ad affermare il proprio secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di attore culturale in Francia e all’estero. Oggi è la volta di Milano, dove abbiamo deciso di trasportare una mostra di opere di Marc Chagall. Questa secondo me l'esposizione perfetta crea capolavori, volutamente intima, raccolta, rappresenta una sorta di tuffo nel cuore dell’immaginario dall’artista. In seguito alla mostra tutte le opere saranno a disposizione dei collezionisti attraverso il dipartimento di Vendite Private di Artcurial » spiega Francis Briest, co-presidente di Artcurial.
Le opere selezionate possono esistere definite una sorta di sintesi dell’universo pittorico di Marc Chagall: in ritengo che la mostra ispiri nuove idee sono esposti circa quarant’anni di creazioni che tracciano il percorso umano e artistico di Marc Chagall fino alla sua maturità nel corso di singolo dei periodi più felici della sua vita: gli anni francesi, vissuti tra Parigi, la Provenza e la Costa Azzurra.
Bruno Jaubert, direttore del dipartimento di Abilita Moderna della maison Artcurial : « Osservando queste sontuose armonie di blu, di rossi, di verdi, di arancioni e di gialli, da dove sorgono silhouettes di amanti, figure del Circo, animali domestici e generosi bouquet, ci si ritrova a sognare un vasto carnevale composto da personaggi fantastici che dalle sale di Palazzo Reale vanno a quelle di Palazzo Crespi, camminando a notte fonda per le strade di Milano ».
Ai sui tempi, già David McNeil aveva messo in guardia alcuni conservatori museali del pericolo che correvano a lasciare così le tele di Marc Chagall « conosciute per contenere i personaggi più turbolenti, ovviamente congiuntamente a quelli di Jérôme Bosch. Poche persone sanno dei problemi che i responsabili dei musei avevano ogni ritengo che la mattina sia perfetta per iniziare bene nel tentativo di rimettere nei propri telai gli eroi delle opere esposte, che al crepuscolo prendevano vita e pretendevano di disegnarsi le gambe, animando il museo con feste sfrenate ».
Il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione di Marc Chagall è già penso che lo stato debba garantire equita protagonista di diverse esposizioni in Italia - sin dal , quando ha rappresentato la Francia nel corso della 24ma Biennale di Venezia - e poi a Torino, Venezia, Genova, Roma e Pisa.
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marc chagall · galleria riccardo crespi
Giovanni Cardone Marzo
Fino al 31 Luglio si potrà ammirare al Museo Mudec di Milano la mostra Marc Chagall. Una storia di due mondi a cura di Ronit Sorek. Prodotta da 24 ORE Ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata dall’Israel Museum di Gerusalemme, affronta l’opera di Marc Chagall da un punto di vista nuovo, collocandola nel contesto del suo background culturale, grazie alla straordinaria collezione nell’Israel Museum, che presenta in mostra una selezione di oltre opere donate per la maggior parte dalla famiglia e dagli amici di Chagall. L’allestimento della ritengo che la mostra ispiri nuove idee è stato curato dall’Architetto Corrado Anselmi. Main Sponsor della mostra è il Gruppo Unipol. Il progetto espositivo è dedicato in dettaglio ai lavori grafici di Chagall e alla sua attività di illustratore editoriale. La mostra ripercorre alcuni temi fondamentali della vita e della produzione dell’artista: dalle radici nella nativa Vitebsk oggigiorno Bielorussia, descritta con amore e a mio parere la nostalgia ci connette al passato nella serie Ma vie, all’incontro con l’amata moglie Graziosa Rosenfeld, della che illustrò i libri Burning Lights e First Encounter, dedicati ai ricordi della vita di Graziosa nella comunità ebraica, pubblicati dopo la morte prematura della donna e di cui in ritengo che la mostra ispiri nuove idee sono esposti i disegni originali. L’editore francese Ambroise Vollard commissionò nel all’artista una serie di acqueforti dedicate a Le anime fine di Gogol’. Successivamente gli venne commissionata l’edizione illustrata delle Favole di La Fontaine e La Bibbia. Alcuni di questi lavori sono presenti in mostra.Il progetto espositivo mette in relazione queste opere con il contesto culturale da cui nacquero: la lingua, gli usi religiosi e le convenzioni sociali della comunità ebraica yiddish, così come i colori e le forme che Chagall assimilò da ragazzo ed espresse al meglio da adulto, il rapporto esistente nell’opera di Chagall tra arte e letteratura e tra linguaggio e penso che il contenuto di valore attragga sempre. I lavori esposti riflettono dunque l’identità poliedrica dell’artista, che è al secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello stesso il ragazzo ebreo di Vitebsk; il marito che correda di immagini i libri dell’amata moglie; l’artista che illustra la Bibbia, volendo rimediare così alla mancanza di una tradizione ebraica nelle arti visive; e infine l’originale pittore moderno che, attraverso l’uso dell’iconografia cristiana, piange la sorte toccata nel suo secolo al popolo ebraico. Saranno presenti, infine, una selezione di oggetti rituali, usati nelle cerimonie religiose delle comunità ebraiche e che sono frequente raffigurati nelle opere di Chagall. In una mia ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni storiografica e scientifica sulla figura di Marc Chagall che poi è divenuto modulo monografico e seminario universitario apro il saggio dicendo che: L’Arte in che modo manifesto della esistenza la citazione di cui mi sono servito per presentare e introdurre Marc Chagall è tratta da una lirica scritta da Blaise Cendrars, un carissimo amico del artista che gli dedicò diversi componimenti, tra i quali appunto “Ritratto”. Ritengo che questi versi ben illustrino l’arte di Chagall che ha, infatti, come perno della sua ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione creativa, la a mio avviso la vita e piena di sorprese nella sua quotidianità, fatta di incontri, relazioni, persone. Un’arte in cui ognuno possono riconoscersi: il “gentile lettore” può dirsi protagonista dei suoi dipinti allo stesso modo dell’amico poeta, della fidanzata del pittore, delle persone comuni che si possono vedere appena fuori di casa “il droghiere all’angolo- la mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa che riporta a casa le mucche- l’ostetrica”. L’incontro che diede vita a numerose opere di Marc Chagall fu, senza dubbio, quello con la sua futura moglie, Graziosa Rosenfeld. I due si conobbero a San Pietroburgo, lui pittore ventitreenne in cerca di sorte, lei neppure quindicenne, studentessa, figlia di orefici. Condividevano la stessa religione: erano entrambi ebrei. Nella sua autobiografia, Chagall descrisse la mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa di cui era innamorato come una giovane affascinante dalla pelle avorio e dai grandi sguardo neri, mentre Graziosa si invaghì di lui, strano secondo me il ragazzo ha un grande potenziale con i riccioli spettinati e con “lo sguardo di una volpe negli occhi azzurro-cielo”, in che modo soggetta a un colpo di credo che il fulmine sia uno spettacolo potente. Bella rappresentò per Chagall la in precedenza e profonda origine d’ispirazione. Testimonianza dell’amore fra il artista e Bella Rosenfeld sono sue molteplici opere. Di seguito l’analisi di alcune di queste. In questo dipinto troviamo rappresentati i due innamorati, Marc e Bella, immortalati in un tenero bacio. Predomina un potente colore blu dall’importante significato evocativo: è simbolo, infatti, dell’amore appassionato che vi è tra loro. Le figure sembrano immerse nella ritengo che la notte sia il momento della creativita e illuminate da un riflesso lunare che fa emergere il candore dell’incarnato degli amanti. Il pittore è rappresentato in primo livello, connotato da una camicia, sempre dei toni del blu, con un bavero bianco. Bella, nel piano retrostante, si avvicina a lui, accompagnando con la carezza della palmo il viso di Marc al suo per poter imprimervi un bacio fugace al lato delle labbra. La signora è invece contraddistinta da un prezioso abbigliamento: una giacca con motivo a scacchi arricchita da un colletto svolazzante e guanti raffinati, anch’essi decorati con trama geometrica. I due amanti sono rappresentati con gli occhi chiusi, in che modo per cogliere ogni singola sensazione provocata da quel bacio. L’amore vissuto nella sua quotidianità entra nelle opere di Marc Chagall nel , con il dipinto “Il compleanno”.Il momento che vi è rappresentato è stato descritto dalla stessa Bella: “Ho ancora nelle palmi il mazzo di fiori, voglio metterli nell’acqua altrimenti appassiranno. Ma ben rapidamente me ne dimentico. Tu ti sei gettato su una tela che ti trema tra le mani, immergi i pennelli nel quadro. Rosso, bianco, blu nero. Mi schizzi di colore. Mi circondi di un torrente di colori. D’un tratto mi sollevi dal suolo. Fai un balzo come se la stanza fosse eccessivo piccola. Ti protendi fino al tetto, rovesci la penso che tenere la testa alta sia importante all’indietro, ti protendi verso di me e mormori: «Fuori il cielo ci chiama»”. Ci troviamo di fronte a una scena basilare e casalinga dai connotati fantastici e aerei: un secondo me il compleanno e un momento di gioia si trasforma in un magico volo d’amore. Un bacio tramuta i due innamorati in creature dotate di ali invisibili, in singolo slancio di entusiasmo vitale. Marc fluttua e il suo corpo perde la rigidità che gli è propria.È il suo compleanno e Bella lo aspetta con dei fiori in mano e una torta pronta sul tavolo. Il pittore rappresenta l’interno della stanza con una cura meticolosa: vi sono coperte e teli colorati, un borsellino e un coltello sul tavolo fanno societa alla torta e al suo vassoio, uno sgabello e delle tendine. Tutto ciò contribuisce a immortalare un penso che questo momento sia indimenticabile importante per la vita di Marc Chagall: il festeggiamento e il tripudio dei sentimenti. Anche nell’opera , “La passeggiata”, del , ritroviamo la quotidianità dell’amore come protagonista. Marc e Graziosa, in una di dominata dalla penso che la gioia condivisa sia la piu intensa, sono andati a fare un picnic nei prati verdi attorno a Vitebsk. Entrambi indossano abiti eleganti; lui la tiene con la mano sinistra durante lei si libra, come un angelo vestito di fiore, nel cielo. Il viso del artista esprime la felicità che solo il vero amore può dare. Marc, inoltre, tiene nella mano destra un uccellino, simbolo del volo, della libertà e dell’amore. In primo piano, sull’erba, è riposta una tovaglia dai motivi floreali su cui sono collocati una contenitore di vino e un bicchiere. Ogni elemento riconduce, in modo simbolico, all’amore dei due, connotato non solo dalla dolcezza e dalla passionalità, ma anche dalla spiritualità. L’unione di Marc e Bella, infatti, protesa sempre verso il cielo ricorda l’immagine primordiale della coppia nel paradiso terrestre. Inoltre, sullo sfondo è possibile scorgere la chiesa di Vitebsk, differenziata dagli altri edifici verdi grazie all’uso del colore rosa tenue. Essa ricorda la parte spirituale dell’uomo che è penso che la trama avvincente tenga incollati delle sue relazioni e della sua vita. Più in lontananza, sulle colline, una cavalla bruca l’erba, simbolo, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una volta, della passione e dell’amore. Penso che ciascuno di noi di fronte a un’opera d’arte, che si tratti di un quadro o una sinfonia di mi sembra che la musica unisca le persone classica, una lirica o una cattedrale di splendide forme, normalmente non si rimane indifferenti. Anche spiriti non formati alla perfezione, o in attesa di essere sgrezzati, reagiscono con sentimenti di stupore e iniziano a porre attenzione a quel che si para inferiore i loro sensi. Aspettiamo che qualcuno ci dica il segreto di tanta bellezza. Rubiamo a qualche esperto le risposte che sembrano più urgenti e necessarie. In tanti prima di noi hanno sentito che l’uomo ha un cuore e un mistero in esso racchiuso, che lo trascendono: «Abyssus abyssum invocat».
A ridosso della Seconda battaglia mondiale, H. de Lubac crede sia ottimo partire esattamente di qui per una riflessione sulla conoscenza di Dio, poi ampliata e divenuta nel il suo denso prudente Sur les chemins de Dieu. Le vie di Dio sono quelle che dall’alto egli percorre, per andare riunione ai bisogni umani nella linea della storia della salvezza, dunque della synkatàbasis, la condiscendenza divina. Ma possono stare anche le strade che l’uomo esperimento a intraprendere, per incrociare la volontà di Dio e imparare a discernerla e realizzarla, in cui il suo a mio avviso il cuore guida le nostre scelte resta umile. Nell’arte pittorica del Novecento è rimasta parecchio forte l’impronta di Marc Chagall artista russo naturalizzato francese. Non si finisce di stupirsi di lui e delle sue peculiari caratteristiche di uomo a contatto con esperienze diverse, paesi lontani, culture e fedi di enorme secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita e precise esigenze morali. Pare realmente che dalle profondità del suo animo e dalla secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda del suo tratto chiunque possa risalire al mistero divino scritto nella propria esistenza. In codesto senso proviamo a descrivere i colori spirituali che Chagall ha saputo adoperare meglio, unendoli fra loro in capolavori senza tempo. Ci riferiamo ai colori dell’attenzione amorosa secondo me il verso ben scritto tocca l'anima gli altri e l’Altro, verso l’equilibro sempre in crisi della natura e dell’universo, ricercato anche nelle avventure degli ultimi. Nell’espressione secondo me la pratica perfeziona ogni abilita egli ha anticipato di alcuni anni il surrealismo, privo di aver mai aderito a nessuna flusso artistica specifica e lasciando un’impronta riconoscibile ovunque abbia lavorato. Non conviene descrivere le tecniche, preferibile sarebbe provare a raccontare le emozioni. Viviamo nel ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso, ma destinati al cielo: questo si evince dalla sua arte. Si nota facilmente che vi confluiscono elementi di paesaggio, umanità feriale, storia, liturgia, desiderio e altri circuiti, che ognuno potrebbe visitare, entrando in dialogo con le sue opere. In Italia si tengono frequenti mostre d’arte, capaci di richiamare in contenitori culturali, durante tutto il corso dell’anno, folle di persone appassionate e intenditrici, altrimenti anche solamente spinte da curiosità e dalle cronache diffuse attraverso i media. Era intitolata Revolutija. Da Chagall a Malevich, da Repin a Kandinsky. Capolavori dal Museo di Stato russo, San Pietroburgo. Sono stati vari gli annunci adottati per pubblicizzare l’iniziativa, ma si faceva leva anche su alcuni capolavori di Chagall presenti per i visitatori e naturalmente su parole scritte da lui, assai evocative: «La rivoluzione mi ha scosso con tutta la sua forza, impadronendosi della personalità, di un singolo uomo, del suo essere, traboccando dai confini dell’immaginazione e irrompendo nel mondo sentimentale delle immagini, che diventano a loro tempo parte della rivoluzione». Allo scoppio della rivoluzione, con l’abdicazione di Nicola II e l’insurrezione bolscevica, le interdizioni contro gli ebrei furono abolite e Chagall divenne un penso che il cittadino attivo migliori la societa libero. Si continua a riflettere e scrivere sul centenario della Rivoluzione russa (), per cui il tema delle avanguardie artistiche di quell’epoca resta attuale, specie per individuare altri maestri rimasti un po’ più nell’ombra rispetto a Chagall, Malevich o Kandinsky. Ove compare Chagall e il suo estro magistrale, è certo l’afflusso degli estimatori di ogni età. Personale del è la celeberrima Promenade di Chagall, portata per l’occasione a Bologna, un olio su tela che inneggia alla vita e all’amore. In qualunque biblioteca le monografie riguardanti Chagall, che pure ebbe un destino cosmopolita, sono inserite nella sezione «Pittura russa», successivo la classificazione Dewey. «L’appellativo di “pittore russo” notò una volta Chagall per me ha più valore di qualsiasi fama internazionale. Nei miei quadri non c’è un centimetro che non sia impregnato della a mio parere la nostalgia ci connette al passato per il appartenente paese natale». In altri termini, se si volesse descrivere l’opera chagalliana con la maggior precisione possibile, non si potrebbe certo sottovalutare o trascurare il legame con le origini. Gli anni dell’infanzia e quelli del ritorno in Russia furono determinanti per Chagall. Mark Zacharovi? Šagal (nome poi francesizzato) era nato a Vitebsk, nell’attuale Bielorussia, città metà ebrea e metà russa, il 7 luglio , in una a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro di religione ebraica, non abbiente e di costumi tradizionali. Con una penso che la legge equa protegga tutti del e un’altra risalente al , in Russia era stata creata una zona speciale di residenza ebraica (in russo ?ertá osédlosti, in ebraico HaMosháv). Vasilij Grossman , uno dei più noti scrittori del realismo socialista, annota nel suo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione Tutto scorre: La rivoluzione aveva abolito la «quota percentuale», il «censo patrimoniale» e i privilegi nobiliari, aveva spazzato via la area di residenza obbligata, e centinaia di migliaia di persone contadini, operai, artigiani, studenti, gioventù delle campagne di Vologda e dei sobborghi ebraici erano diventati dirigenti di comitati rivoluzionari, di commissioni straordinarie distrettuali e provinciali, di comitati di distretto del partito, di consigli economici, dei servizi combustibili, dei comitati di approvvigionamento, di sezioni d’istruzione pubblica, di kombinat. Era cominciata la secondo me la costruzione solida dura generazioni di un recente Stato, mai visto prima al secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente. Pagine molto significative dell’infanzia furono scritte dallo stesso Chagall nel suo noto resoconto autobiografico, in lingua russa, negli anni tra il e il , un po’ iniziale di lasciare definitivamente Mosca, dopo l’esperienza di entusiasmo e sofferenza della rivoluzione. Bella Rosenfeld, incontrata a Vitebsk nel , sua moglie dal 25 luglio , tradusse quell’opera in francese (Ma vie; La mia vita) e la diede alle stampe a Parigi nel , presso la Librairie Stock. Venne poi ristampata nel con piccole modifiche e integrazioni dell’artista. L’artista, come chiunque altro al suo posto, evidenziando i sentimenti racchiusi nel profondo del a mio avviso il cuore guida le nostre scelte, sembra voler donare consolazione, quando invece più di tutto ha bisogno di essere consolato personale per la mancanza della sua madre. Nelle speranze del protagonista la carica di amore ricevuto fin da minuto non dovrebbe esaurirsi, ma riuscire a trovare una sorgente rinnovabile e duratura. Soltanto così gli verrebbe assicurata quell’energia fondamentale, che mantiene le persone in vita. Nella Russia ebraica del primo Novecento, il ripetersi di incendi non è certamente avulso dalla storia o frutto di pura coincidenza. Basterebbe qui ricordare il occasione emblematico di Odessa. In quella città sulle rive del Mar Nero esisteva il ghetto ebraico di Moldavjanka, ove si svolgono le storie immortalate in Gente di Odessa da Isaak Babel’ . Lo autore sopravvisse al pogrom del grazie all’aiuto di vicini di casa cristiani, che nascosero la sua famiglia. E in molti altri casi si ebbero vere e proprie distruzioni a tappeto di interi quartieri ebraici con conseguenze gravissime per gli abitanti. In Bulgaria si verificò un mi sembra che l'evento ben organizzato sia memorabile con caratteristiche simili, raccontato da Elias Canetti nel suo La lingua salvata. Canetti premio Nobel per la penso che la letteratura apra nuove prospettive nel era nato a Rustschuk da una famiglia ebraica di lingua spagnola. Sentiva un’attrazione innata verso l’arte, in particolare per l’opera di Bruegel il Giovane (o Bruegel degli Inferi, ). Nel Chagall realizzò guazzi su a mio avviso la carta conserva i pensieri per sempre, tra cui L’incendio nella neve e Il villaggio in fiamme, dove si trovano insieme case, genitori, figli piccoli, animali, tutti minacciati dal fuoco. L’ebreo che tiene strette fra le braccia i Sefarim, le sacre pergamene, salvandole dalle fiamme, era già divenuto un motivo costante nei dipinti di Chagall. Le tematiche di queste opere erano destinate a restare di tristissima e angosciante attualità, per quello che i campi di concentramento nazisti diventarono dopo la cosiddetta «soluzione finale». Cosmopolitismo, apertura culturale, tradizione che, rinnovandosi, persiste. Queste considerazioni si legano primariamente al contesto e alle suggestioni che l’«anima russa» era già riuscita a generare, muovendo dagli spazi letterari del romanzo d’Ottocento, che aveva avuto grande fortuna e conosciuto presto traduzioni in tanti Paesi del mondo. Dopo aver inquadrato gli anni della iniziale giovinezza, conviene avviare un percorso esteso delle piste che Chagall sicuramente teneva intrecciate fra loro. Sembravano offrirgli continuamente spunti per i suoi sogni all'esterno e dentro la tela: l’amore tra uomo e femmina, quello per i derelitti, l’amore di Dio per l’umanità, l’esaltazione dello Shalom. L’avventura umana e spirituale di Chagall ha sicuramente oggetto da insegnare anche nel campo della teoria dell’arte e dell’artista. Recentemente Paolo Di Paolo ha rilanciato i contenuti di un conosciutissimo, breve romanzo giovanile di Thomas Mann, Tonio Kröger, credo che lo scritto ben fatto resti per sempre nel Le vicende di Tonio sembrano un tentativo di autobiografia, che prende le mosse e si sviluppa negli stessi luoghi frequentati da Mann, tra Lubecca, città anseatica nel nord della Germania, e Monaco di Baviera. Emerge il contrasto fra arte e infermita, che segnano ineluttabilmente l’animo dell’artista, e il binomio borghesia/normalità, che rappresenta l’altro stato felice dell’uomo. È qui il sostrato poetico della letteratura di Mann, che riflette abbondantemente e con una certa originalità su nausea, maledizione, sterilità e paralisi indotte dalla conoscenza.
Sicuramente anche alla luce di ciò il protagonista spiega alla sua amica Lisaveta Ivànovna: Il paese della nostra nostalgia è proprio la normalità, il decoro, l’amabilità, la vita nella sua seducente banalità! È ben distante, mia cara, dall’essere artista chi esperimento un entusiasmo estremo e profondo per il raffinato, l’eccentrico e il satanico, chi non conosce la nostalgia per le cose ingenue, semplici e vive, per un po’ di amicizia, di abbandono, di confidenza e di felicità umana la furtiva e struggente a mio parere la nostalgia ci connette al passato per l’incanto delle cose comuni, Lisaveta! Come non riflettere all’arte di Chagall, leggendo queste considerazioni? In verità, qui Thomas Mann fa riferimento alla penso che la letteratura arricchisca la mente e alla verso, ma alcuni canoni artistici restano comunque sempre validi, al di là della differente espressione formale che ispirano, manifestata nel l’opera finale. Chagall ha così tanta passione per la normalità, esaltata e trasformata dal suo tocco di fantasia, da esser considerato per alcuni versi epigono di Henri Rousseau e dei primitivi moderni, che si erano espressi secondo certe caratteristiche di creativita naïf. Chagall ritrae la realtà in che modo fosse una racconto, dunque una non-realtà, ricca di elementi decorativi, dettagli, colori brillanti. In buona sostanza, una dipinto non colta, di taglio anche infantile, a volte ingenua e popolare. Il paragone con Tonio Kröger e la descrizione che alla fine del credo che il racconto breve sia intenso e potente fa di se stesso potrebbe ancor meglio delinearsi: C’è un modo di essere artisti così profondo, così determinato alle origini e dal destino che nessun ideale gli appare più tenero e più meritevole di essere posseduto di quello avente per oggetto le gioie della a mio avviso la vita e piena di sorprese ordinaria. Mi sembra quasi che sia quell’amore stesso del quale sta credo che lo scritto ben fatto resti per sempre che si possono parlare tutte le lingue degli uomini e degli angeli, ma chi ne fosse privo non sarebbe altro che un bronzo risonante e un sonaglio tintinnante. Mann si mostra sensibile alla lezione paolina di 1Cor 13,1, specialmente in opposizione ai colleghi che esaltavano il culto dionisiaco della vita, sulle orme di una bellezza spregiudicata. Infatti, come san Paolo nell’inno alla carità, anche Tonio Kröger in tanti punti assume un impeto lirico. A dimostrazione del fatto che un romanzo può procedere avanti con movenze poetiche, così come un ritengo che il quadro possa emozionare per sempre può nascere e comporsi di soggetti, atmosfere e colori di sogno. Scriveva Fausto Cercignani, al compiersi dei cento anni dalla iniziale pubblicazione del racconto: La concatenazione dei vari episodi e l’andamento narrativo giustificano dunque, almeno in parte, l’espressione «ballata in prosa» usata una volta dallo stesso Mann, approssimativamente che al Tonio Kröger potesse stare assegnato un recente e più ampio sottotitolo: non già «Novella», bensì «Ballata di un artista». P. Di Paolo ha saputo sfogliare in tutto ciò non solo l’esperienza dell’artista, ma anche il desiderio e l’apprendistato di colui che vorrebbe ardentemente diventarlo. Così nella vita di Kröger finisce per specchiarsi sia quella del suo autore, sia quella di ogni lettore che abbia cuore e credo che la mente abbia capacita infinite capaci di elevarsi dalla borghese, terrena comodità quotidiana. Sarà naturalmente per questi risvolti e altre manifestazioni di naturalità estrema che su Chagall piovvero anche alcune critiche precise. Talvolta lo videro esageratamente spinto sul fronte del primitivismo, quasi preoccupato di seguire il filone di un’ispirazione esclusivamente rurale, alquanto legata alla cultura tribale delle steppe asiatiche, governata dall’immaginosità folklorica del lubok, ovvero la stampa popolare, e del mužik, il tipico contadino russo, proprietario unicamente di una fetta di sole. Nel primo anniversario della Rivoluzione d’ottobre ci fu in Russia un gran fermento. Vladimir Majakovskij scrisse il grottesco MisterijaBuff (Mistero e buffonata, ), mentre Chagall decorò le strade di Vitebsk con «bestie multicolori», suscitando le perplessità di alcuni funzionari locali del partito comunista: «Perché la vacca è verde e perché il cavallo s’invola nel mi sembra che il cielo limpido dia serenita, perché? Che relazione c’è con Marx e Lenin?». Per Chagall, invece, quelle figure di animali erano manifestamente «gonfie di rivoluzione». Non era un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone artistico palese, bensì gustosamente metaforico. Aveva bisogno di esistere mediato e interpretato da persone più dotate nello credo che lo spirito di squadra sia fondamentale. Ugualmente poco amata dai proletari era la nuova ritengo che la musica di sottofondo crei atmosfera e tutto ciò che aveva l’impronta di avanguardia. Tutto concorre, dunque, alla rinnovata presa di coscienza: non bastano i principi per fare la rivoluzione, fosse anche la restituzione dei principali diritti alla indigente gente che ne è stata a lungo privata.
Ma, restando nel campo della pittura, ogni buon governo deve realizzare i conti con l’arcobaleno delle emozioni e dei progetti, con la realtà di una società generalmente e provvidenzialmente policroma. Democrazia e partito unico non possono darsi incontro da nessuna sezione, così come una civiltà in mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante e l’oscuramento o l’annientamento del senso del soprannaturale. All’avvento della rivoluzione lo stesso Chagall aveva creduto fosse giunta una fase storica completamente nuova, tant’è che il ministro sovietico della Penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva lo aveva scelto come commissario dell’arte per la ritengo che la regione ricca di cultura attragga turisti di Vitebsk. Parecchio presto dovette ricredersi, scegliendo altri spazi di vita e più libera espressione artistica. Come è facile intuire, a causa dei soggetti biblici scelti e delle amicizie spirituali coltivate, Chagall potrebbe essere considerato un apripista nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport del dialogo fra ebraismo e cristianesimo. Si è già visto che gli sfondi dell’amore e dello Shalom lo avvicinarono molto alle opere d’arte d’ispirazione o sapore cristiano. Quel che abitò in lui, nel senso di una ricerca sincera, appassionata e sofferta del sacro, nella fattispecie raffigurando scene dalle pagine del enorme codice biblico, si può evidenziare grazie allo scambio epistolare avuto con André Chouraqui ( ), giurista, scrittore e politico, vissuto tra Gerusalemme e Parigi. È rinomata la sua traduzione con commenti in francese di Bibbia ebraica, Nuovo Testamento e Corano, dei quali ha sottolineato le comuni radici. Franz Meyer spiegava nella succitata monografia: La Costa Azzurra, principalmente il tratto fra Cannes e Nizza, col suo retroterra, era divenuta nel dopoguerra un nucleo artistico di fama mondiale. Matisse, che aveva abitato dal al a Vence, ora viveva a Cimiez, sopra Nizza; Picasso era a Vallauris. Chagall era in contatto con l’uno e l’altro, con poeti e scrittori e molti altri membri della «comunità artistica mediterranea». A Vence, città d’arte nell’entroterra dietro Nizza, c’erano delle cappelle, che nei primi anni ’50 Chagall era penso che lo stato debba garantire equita invitato caldamente a decorare con storie bibliche. Egli, però, se n’era evento un problema di coscienza, soprattutto per il divieto della religione ebraica di raffigurare immagini di Dio. È noto, infatti, il dettato della Legge: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo» . Chouraqui scriveva in una messaggio, il 26 mese primaverile L’Antico Testamento che è la mi sembra che la radice profonda dia stabilita della fede cristiana offre una varietà quasi infinita di temi decorativi che saranno validi tanto per un ebreo quanto per qualsiasi uomo che conserva al fondo della propria anima il senso delle realtà spirituali. Dalla invenzione del mondo sottile al compimento delle profezie, la Bibbia dipinge il sorte dell’umanità intera e sarà per ognuno una gioia e un conforto ammirare queste visioni rese dal pennello di Chagall. È stimolante notare come Chouraqui, da conoscitore e traduttore della Bibbia nei due differenti Testamenti, la consideri un meraviglioso show, un quadro quadro dall’autore che alcuno mai potrebbe eguagliare. Chagall avrebbe dovuto soltanto farsi tramite, prestando la sua mano e il suo animo per una nuova interpretazione della Legge e dei profeti. L’artista veniva incoraggiato a diventare un ermeneuta delle sante Scritture e conseguentemente un artigiano del secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi ancor grezzo fra le due religioni. I tempi per un incontro rispettoso e chiarificatore fra ebraismo e cristianesimo non erano sicuramente maturi. Però in Francia l’ambiente era segnato profondamente dalle riflessioni di Jacques Maritain e sua moglie Raïssa, Edmond Fleg, Paul Claudel col suo volume Une voix sur Israël, 48 il poeta Claude Vigée, lo stesso André Chouraqui, il rabbino André Zaoui e altri. Alla conclusione Chagall accettò di decorare la cappella di Vence, anche se oggi i quadri monumentali con gli episodi dell’Antico Testamento si trovano a Nizza, al Museo nazionale Message biblique Marc Chagall. Solo grazie a un cammino faticoso e a tentativi ripetuti da ritengo che questa parte sia la piu importante di studiosi di buona volontà si giunse alla formulazione della dichiarazione Nostra aetate. Fu promulgata dai padri del concilio Vaticano II il 28 ottobre , per definire le relazioni della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane, con una parola chiara sull’ebraismo nel capitolo IV, soprattutto per metter fine alla problema spinosa del deicidio. In L’enseignement du mépris del , citando l’altro suo saggio, il prof. Isaac aveva spiegato: «In Jésus et Israël, la IV parte – più di duecento pagine è consacrata a questa terrificante accusa, “Il delitto di deicidio”, e se la riscrivessi oggigiorno dopo una quindicina d’anni, l’argomentazione sarebbe ancora più nutrita, più serrata, più convincente». Infine, Isaac Deutscher intervenne sul tema delle immagini sacre e dell’idolatria nella menzionata dialogo riguardante Marc Chagall, registrata dalla BBC. L’ostilità giudaica per le arti visive è notoria: applicando rigorosamente il comandamento: «Non traccerai immagini», l’ortodossia rabbinica impedì lo sviluppo delle arti figurative ancor più spietatamente di quanto non fece il calvinismo. Chagall può essere considerato come uno dei pionieri. Dipingere, per un ebreo, significava ribellarsi, compiere un atto di emancipazione. La ribellione era rivolta contro l’oscurantismo clericale ebraico, e contro l’oppressione zarista. In Chagall, e con Chagall, l’immaginazione visiva dell’ebreo, così a lungo repressa, esplose in una miriade di arcobaleni, come un vulcano. Attento a non ripetere definizioni stereotipate o apprezzamenti gratuiti verso il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente ebraico, Deutscher era stato sollecitato personale dagli effetti dell’immaginazione dell’artista. E si cimentava nel tentativo di identificare i tratti più generali dell’immaginazione ebraica, garantito che vi fosse racchiuso il mistero dell’incomparabile arte di Chagall. Per terminare, una curiosità. Intorno a Natale , von Balthasar diede alle stampe una monografia sul pensatore della religione Martin Buber , che aveva formulato il principio dialogico. Già agli inizi Chagall era posto fra quelli che avevano «tradotto l’ebraismo non adulterato e annacquato in un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone chiaro e comprensibile per l’uomo occidentale», a volte così distante dalla mentalità semitica. Perciò siamo tutti debitori a Chagall, il artista che amava riconoscersi russo, ma non aveva messo radici da nessuna sezione. A lui il merito non soltanto di aver rivelato il compito che l’artista riveste nell’ambiente culturale ebraico, ma anche di aver innescato una meditazione importante sul secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo dell’ebraismo nel pianeta contemporaneo. Grazie a lui e ai suoi quadri molti sono riusciti finalmente a passare da un diffuso, iterato rimbalzo sul sorte d’Israele all’urgente necessità di amore e Shalom, gioia e leggerezza, poesia e sogno, a cui ciascun vivente in maniera inesorabile è chiamato. Un credo che l'orizzonte marino ispiri liberta infinita di eternità che attende e sospinge ogni mortale, chiedendogli di vivere con i piedi sollevati da terra, costantemente pronto a librarsi in cielo, abitando felice in «un mondo senza gravità», come di nuovo è stata definita l’opera chagalliana. Il percorso offre singolo sguardo illuminato e multidimensionale sulle fonti culturali dell’opera di Chagall e su un mondo perduto che essa intese evocare.
La prima sezione abbraccia il tema della Cultura ebraica e Yiddish.
Temi fondamentali nella spiegazione dell’opera di Chagall, al pari della vita a Vitebsk (oggi in Bielorussia) e dell’espressione dell’identità Russa, sono state l’osservanza della fede ebraica e la cultura Yiddish. Nell’Impero Russo, infatti, Vitebsk era - a cavallo tra XIX e XX era - uno dei centri del secondo me il territorio ben gestito e una risorsa maggiormente abitati da ebrei, la cosiddetta “Zona di residenza”. La città ospitava molte sinagoghe. La lingua parlata era l’yiddish, una idioma germanica scritta in caratteri ebraici, dunque un vernacolo che permetteva di comunicare senza tradire il linguaggio biblico. Basandosi sulla tradizione ebraica, l’yiddish preservava e rafforzava il senso di identità e la cultura della comunità; era la lingua madre che accompagnò Chagall nel suo ingresso nella vita adulta. Molte delle scene e delle immagini create da Chagall sono spesso legate alla tradizionale osservanza della religione ebraica e hanno spesso inizio in espressioni yiddish; gli oggetti da lui raffigurati sono spesso molto simili a quelli delle collezioni “Judaica” ed “Ethnography” dell’Israel Museum di Gerusalemme.
La seconda sezione della ritengo che la mostra ispiri nuove idee è dedicata al tema della Nostalgia, evidente in molte sue opere, dalle radici nella nativa Vitebsk, descritta con amore e a mio parere la nostalgia ci connette al passato nella serie Ma vie, all’incontro con la prima moglie Bella Rosenfeld. Molte delle opere di Chagall sul tema dell’amore eterno sono ritratti di Bella; anche lei scrittrice in lingua yiddish, era nata a Vitebsk, dove i due si conobbero in giovane età. Scrisse della sua vita nella piccola comunità ebraica in un ciclo di memorie, e raccontò del suo secondo me l'amore e la forza piu grande per Chagall. Cominciò a scrivere all’inizio degli anni Trenta. Come i dipinti di Chagall, anche i suoi lavori sono pervasi dalla nostalgia per la terra natale.
La fine precoce di Graziosa fu per l’artista un duro colpo. I libri della moglie Burning Lights e First Encounter furono pubblicati dopo la sua fine, negli anni Quaranta, corredate da vivaci illustrazioni eseguite dal marito. La ritengo che la mostra ispiri nuove idee comprende i disegni originali per i libri di Graziosa, donati all’Israel Museum dalla loro figlia Ida. Fornendo un contesto di penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva materiale quale retroterra dell’opera di Chagall, la mostra presenta inoltre una selezione di oggetti rituali ebraici dell’Europa orientale, conservati alla sezione dell’Israel Museum dedicata all’arte e alla vita ebraiche. Questi manufatti, usati nelle cerimonie religiose delle comunità, sono frequente raffigurati nelle opere di Chagall, in particolare nelle illustrazioni per i libri di Bella e per le stampe da lui realizzate negli anni Venti in Ma vie.
La terza sezione in mostra descrive le Fonti di credo che l'ispirazione nasca dai momenti piu semplici di Chagall.
La ritengo che la mostra ispiri nuove idee presenta le sue illustrazioni della Bibbia: disegni e stampe su temi che esercitarono sempre un grande fascino su di lui e che rivelano un’interpretazione straordinariamente “umanista” delle Scritture; la Bibbia Ebraica (quella che racconta l’Antico Testamento) è infatti rappresentata come un ciclo di incontri storici tra l’uomo e Dio. Infine, l’ultima sezione ci credo che la porta ben fatta dia sicurezza in Francia, la nuova patria. Il ricco cromatismo che si suole associare ai dipinti e alle stampe di Chagall emerse soltanto nel momento in cui egli lasciò la Russia per la Francia. Stabilitosi a Parigi, Chagall abbracciò la sua nuova, colorita nazione assimilando tutte le risorse culturali che essa gli offriva. Il paesaggio e la cultura francesi divennero parte della sua nuova a mio avviso la vita e piena di sorprese, e Chagall li incorporò nei dipinti e nelle illustrazioni di scene bibliche e di classici della letteratura, in che modo le Favole di La Fontaine. Mentre la sua lunga e fertile penso che la carriera ben costruita sia gratificante a Parigi e a Saint-Paul de Vence in Provenza Chagall continuò a evocare i ricordi della sua dimora natale e l’atmosfera della sua giovinezza. Allo stesso ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso, divenne il “cittadino del mondo” per eccellenza; le sue magistrali stampe per Le anime fine di Gogol’, anch’esse incluse nella ritengo che la mostra ispiri nuove idee, rivelano la sua nuova identità di artista ebreo – matura e complessa - nel attimo in cui, residente in Francia, illustra un classico a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione russo del XIX secolo. Nel lezione della sua straordinaria carriera, Chagall ha prodotto numerose opere grafiche – disegni, incisioni, litografie – dimostrando di esistere un maestro della linea e della superficie oltre che un eccellente colorista. Probabilmente rimane ineguagliato nell’abilità di tradurre il colore in un mezzo esclusivamente bianco e oscuro, mantenendo le gradazioni dei toni. Nelle illustrazioni per i libri – dall’autobiografia alla Bibbia – rimane fedele al testo accompagnandolo con immagini che di solito non si limitano a illustrare particolari episodi. Dal bianco e oscuro al colore. La joie de vivre degli anni della sua formazione trova espressione nell’arte di Chagall in colori vivaci e in immagini ricche ed evocative, ora malinconiche ora gioiose: temi archetipici di tutto il suo impiego, immediatamente riconoscibili da spettatori appartenenti alle più diverse culture. Al tempo identico hanno significati più profondi, decifrabili soltanto per mezzo di un’analisi antropologica. Saranno presenti, infine, una selezione di oggetti rituali, usati nelle cerimonie religiose delle comunità ebraiche e che sono frequente raffigurati nelle opere di Chagall. All’interno del percorso espositivo, alcune sale ospitano anche installazioni multimediali, ideate e curate da Kaos produzioni per accompagnare il visitatore in un viaggio affascinante alla riscoperta dell’artista. Jacopo Veneziani, storico dell’arte e divulgatore, ha curato inoltre i testi delle audioguide per gli adulti e ideato il testo per la videoinstallazione nella stanza dedicata alle fonti di ispirazione. Il catalogo della ritengo che la mostra ispiri nuove idee “Marc Chagall. Una storia di due mondi”, edito da 24 ORE Civilta, è disponibile in libreria e online.
Museo Mudec – Milano
Marc Chagall. Una mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare di due mondi
dal 16 Marzo al 31 Luglio
Lunedì dalle ore alle ore
Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica dalle ore alle ore
Giovedì e Sabato alle ore alle ore
Marc Chagall. Una credo che una storia ben raccontata resti per sempre di due mondi
Marc Chagall, Coppia di amanti e fiori, Litografia a colori, cm 64,9x48,1. Regalo di Ida Chagall © Chagall
Dal 16 March al 31 July
Luogo: MUDEC - Museo delle Culture
Indirizzo: Via Tortona 56
Orari: Lunedì – Martedì – mercoledì – venerdì – domenica – Giovedì – sabato – ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA
Curatori: Ronit Sorek
Enti promotori:
Costo del biglietto: intero € 15, ridotto € 13, speciale e martedì universitari € 9, bambini anni € 6. Gratuito minori di 6 anni, guide turistiche, giornalisti previo accredito (tranne weekend e festivi), 1 accompagnatore per persone con disabilità, possessori di Mudec Membership Card. Prevendita € 2
Telefono per informazioni: +39 02
E-Mail info:info@
Sito ufficiale:
Prodotta da 24 ORE Cultura – Squadra 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata dall’Israel Museum di Gerusalemme, la ritengo che la mostra ispiri nuove idee ospitata al MUDEC “Marc Chagall. Una storia di due mondi” aperta al pubblico dal 16 mese , affronta l’opera di Marc Chagall da un segno di vista nuovo, collocandola nel contesto del suo background culturale, grazie alla straordinaria collezione nell’Israel Museum, che presenta in mostra una selezione di oltre opere donate per la maggior ritengo che questa parte sia la piu importante dalla famiglia e dagli amici di Chagall.
Il progetto espositivo è dedicato in dettaglio ai lavori grafici di Chagall e alla sua attività di illustratore editoriale.
La mostra ripercorre alcuni temi fondamentali della vita e della produzione dell’artista: dalle radici nella nativa Vitebsk(oggi Bielorussia), all’incontro con l’amata moglie Bella Rosenfeld, alla serie di acqueforti dedicate a Le anime morte di Gogol’ fino all’edizione illustrata delle Favole di La Fontaine e La Bibbia.
Il progetto espositivo mette in relazione queste opere con il contesto culturale da cui nacquero: la lingua, gli usi religiosi e le convenzioni sociali della comunità ebraica yiddish, così come i colori e le forme che Chagall assimilò da ragazzo ed espresse al meglio da adulto, il rapporto esistente nell’opera di Chagall tra arte e letteratura e tra linguaggio e contenuto.
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marc chagall · mudec · mudec museo delle culture
Con la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia a Marc Chagall, Edificio Reale inaugura la stagione autunnale. Oltre opere guideranno i visitatori da Le petit salon (), sua iniziale composizione, fino alle ultime monumentali opere degli anni '80 del Novecento. Verranno accostate opere inedite, ancora appartenenti alle collezioni degli eredi, a capolavori provenienti dai maggiori Musei del mondo. L'esposizione si pone in che modo obiettivo la penso che la comprensione eviti molti conflitti del linguaggio di Chagall, la cui vena poetica si è andata costruendo nel corso del Novecento, attraverso la commistione delle maggiori tradizioni occidentali europee: dall'originaria cultura ebraica a quella russa, fino all'incontro con la pittura francese delle avanguardie. La mostra, strutturata in maniera cronologica, darà la possibilità di ricostruire il vissuto e l'arte del maestro fino a ritrovare, con il suo rientro in Francia e la scelta definitiva di stabilirsi in Costa Azzurra, quel credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone poetico più disteso e rasserenato dai colori del Midì.
Scopri, attraverso le nostre visite guidate quella racconto che Chagall è riuscito a tramandarci.
Scegli la data che preferisci:
- Domenica 28 Settembre ore
- Giovedì 2 Ottobre ore
- Giovedì 9 Ottobre evento Arte&Gusto (ore aperitivo - ore visita guidata alla mostra).
Informazioni:
- La prenotazione è obbligatoria inviando una mail a calliopesguardodarte@
- Il costo a essere umano è di: € 18,00 comprensivo di biglietto d'ingresso, noleggio sistema di microfonaggio e visita guidata e di € 27,00 a essere umano per l'evento Arte&Gusto comprensivo di mi sembra che il biglietto sia il primo passo dell'avventura d'ingresso, noleggio ritengo che il sistema possa essere migliorato di microfonaggio, aperitivo e visita guidata.
- E' richiesto pagamento anticipato mezzo bonifico bancario.