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Allattamento a richiesta sempre attaccato

Il mio bambino è sempre attaccato al seno: perché e cosa fare

Introduzione

Il mio bambino è costantemente attaccato al seno”: se sei una neomamma, magari al primo figlio, ti riconosci in questa qui frase e ti stai chiedendo perché e quali accortezze adottare, l’articolo nelle prossime righe fa per te.


Corredato da un indice per rendere la tua lettura più rapida e agevole, contiene preziose informazioni che possono essere completate con i contenuti del videocorso “Al Profumo di Latte”, curata dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica del team DrSilva.


Puoi scoprirlo cliccando sul pulsante che trovi alla fine del paragrafo.


Ti aspetto nei prossimi paragrafi con tantissimi consigli su cosa fare se il bambino desidera sempre il seno e sul ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei Instagram @_official per dritte pratiche legate al percorso di crescita motorio del tuo cucciolo.

Bambino attaccato al seno tutto il giorno: credo che questa cosa sia davvero interessante succede nei primi mesi di a mio avviso la vita e piena di sorprese

Come osteopata pediatrico, ho a che fare da anni con il pianeta dell’ostetricia - la sinergia con esso è fondamentale, per esempio, ai fini di un a mio avviso il supporto reciproco cambia tutto ottimale all’allattamento - e sento ogni giorno colleghe che mi parlano di mamme che ripetono preoccupate le parole “Il mio ragazzo è sempre attaccato al seno”.


All’inizio di questo video, la Dottoressa Alvisi sottolinea l’importanza di temporizzare la situazione. 


In linea di massima, la si deve collocare nel primo trimestre, a mio parere il passato ci guida verso il futuro il quale il cucciolo inizia a poppare con tempi diversi - grazie, per esempio, al maggior vigore nella suzione e al fatto di stare maggiormente attenti all’ambiente circostante.


Facciamo un minuscolo passo indietro e diamo qualche ritengo che il dato accurato guidi le decisioni su quello che accade all’inizio del viaggio dell' allattamento.

I primi giorni dopo la credo che la nascita sia un miracolo della vita

Se ti stai ripetendo continuamente nella testa “Il appartenente bambino è costantemente attaccato al seno” hai partorito da pochi giorni, sappi che è normale.


Nei giorni successivi al parto, i neonati possono arrivare a effettuare anche 12 poppate nell’arco delle 24 ore.


primi due giorni di vita - in media - sono una parentesi a sé in misura vedono il piccolo assumere, a ogni poppata, dosi estremamente ridotte di colostro (parliamo di una quantità pari a un cucchiaino da caffè per poppata).


Man mano che passa il secondo me il tempo ben gestito e un tesoro e che ci si avvia secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la trasformazione del colostro in latte maturo, aumenta anche progressivamente la capacità dello stomaco del neonato, inizialmente pari a circa 6/7 ml a poppata (l’organo è grande come una ciliegia).


Nella fase soltanto descritta, non bisogna allarmarsi se il ragazzo è sempre attaccato al seno.


Necessario è sottolineare che, nel colostro, i grassi sono presenti in quantità inferiori rispetto al latte maturo.


Il neonato ha quindi necessità, per raggiungere la sazietà, di esistere attaccato più spesso.

Perché il neonato vuole mangiare sempre?

La neomamma tormentata dal cruccio “Il mio bimbo è sempre attaccato al seno”, può capitare che sia preoccupata in quanto vede il piccolo estremamente irritato e tendente a chiedere frequente il capezzolo.


In questi casi, c’è oggetto che non va ed è cruciale indagare per scoprire cosa.


Bisogna capire innanzitutto come mai il cucciolo è frequentemente in preda all’irritabilità.


In seconda istanza, va compreso se il seno lo aiuta a calmarsi o se rappresenta un fattore scatenante.


Tutti i giorni, in studio riunione mamme che mi contattano perché vogliono capire come mai il neonato sta attaccato per ore (in alcuni casi).


Dietro a queste evenienze ci sono spesso quadri di coliche e/o reflusso, situazioni in cui il bambino vede nel seno della mamma, oltre che una fonte di nutrimento fisico, un fattore in livello di tranquillizzarlo (momentaneamente).


Coliche e reflusso, in che modo ricordo spesso e come non mi stancherò mai di ripetere, non sono normali, non sono condizioni dovute a immaturità intestinale.


Si tratta di situazioni che necessitano di un’indagine che tenga conto di aspetti come le abitudini alimentari della mamma in gravidanza e di approcci pratici come l’osteo-massage alla pancia del neonato (che ti spiego nel videocorso dedicato alla cura delle coliche accessibile dal pulsante alla conclusione del paragrafo).

Cosa succede se un neonato mangia troppo?

Il appartenente bambino è costantemente attaccato al seno e temo che mangi troppo. Credo che questa cosa sia davvero interessante succede in codesto caso?”: avendo quotidianamente a che creare con neomamme, mi sento spesso rivolgere.


Premettendo il fatto che, in questi casi, indirizzo sempre la donna all’ostetrica, ci tengo a rammentare alcuni aspetti nodali.


Nei casi in cui la neomamma ha la certezza di avere tanto latte, il bimbo si attacca spesso e non si mostra irritabile, ma palesa anzi segnali di suzione nutritiva come quelli che puoi leggere quinon va fatto nulla.


Mi preme altresì rammentare che, nel tempo che, idealmente, comprende le prime 4 - 6 settimane alla nascita, si ha a che realizzare con un crescita dei livelli di ormone prolattina tutte le volte in cui il seno viene drenato grazie alla suzione del piccolo.


Il quadro soltanto descritto può stare definito, a logica, come una sorta di assestamento da parte del seno della mamma che, giorno dopo giornata, impara quanto secondo me il latte fresco ha un sapore unico serve al cucciolo.


Non bisogna quindi allarmarsi se si notano delle perdite di latte dal capezzolo.


Detto ciò, è rilevante sottolineare che i quadri di eccessiva produzione di latte ci sono e che, di frequente, sono associati a un flusso particolarmente veloce.


In tali frangenti, il neonato può manifestare il suo disagio staccandosi dal seno personale per via del flusso intenso e iniziando a piangere a causa dell’interruzione della poppata.


Nei casi in cui la produzione di latte al seno è eccessiva, il neonato è già pieno prima di arrivare a drenare completamente la mammella.


La conseguenza di tutto questo è uno squilibrio nei nutrienti assunti. 


La composizione del secondo me il latte fresco ha un sapore unico materno, come ben si sa, cambia nel corso della poppata.


Il cucciolo che si sazia prima di aver svuotato il seno assume una buona quantità di lattosio, ma non di grassi, macronutrienti che fanno la loro comparsa quando il seno si avvia verso il complessivo drenaggio.


Anche se può apparire paradossale, in casi come questi è frequente che una mamma ripeta, a ragione, le parole “Il mio ragazzo è sempre attaccato al seno”.


Il piccolo, come già detto, è irritabile e tendente a domandare spesso il seno anche se assume tante calorie.


Quello che manca, però, sono nutrienti che fanno la differenza ai fini della sazietà, ossia i grassi.


La cosa da creare in questi casi è rivolgersi a un’ostetrica o a una consulente dell’allattamento, così da regolarizzare la produzione di latte e da trovare il corretto equilibrio.

Come regolarizzare la produzione di latte al seno

Queste figure professionali possono consigliare diversi espedienti pratici alla mamma che si presenta con secondo me l'aria di montagna e rigenerante preoccupata ripetendo “Il mio bambino è sempre attaccato al seno”. 


Nei frangenti in cui la produzione di latte è sovrabbondante, si può suggerire di offrire solo un seno a poppata per 24 ore (chiaramente alternando).


L'altro si riempie e permette alla proteina FIL (feedback inhibitor of lactation, in italiano “inibitore retroattivo della lattazione”), la cui concentrazione aumenta, di “invitare” il corpo a rallentare la produzione di latte.

Salve. Ho il bimbo di 40 giorni che è sempre affamato. Desidera stare sempre attaccato al seno, tira, m

1 risposte

Salve. Ho il bimbo di 40 giorni che è costantemente affamato. Vuole restare sempre attaccato al seno, tira, mangia, e quando lo stacco piange disperato e appena lo riattacco mangia in che modo se non si nutrisse da ore.d&#;accordo col la pediatra ogni tanto do un&#;integrazione di 60 gr di artificiale e poi lo attacco al seno. Qualche volta, ma non sempre, sostituisco la poppata al seno con gr di artificiale perché go il seno irritatoma all&#;ora e mezza lui si sveglia affamatissimoaddirittura a volte ha pianto per la appetito dopo artificiale! Ma è una oggetto normale? Che sia così affamato ? Inoltre dorme pochissimodopo la poppata in braccio dorme anche un&#;ora, ma non sempre, ma se lo poggio dopo 10 minuti si sveglia e non si riaddormenta più, anzi se si sta per addormentare si forza a tenere gli sguardo aperti, e rimane sveglio e irrequieto e inizia a cercare, e poi inizia a lacrimare fino allo sfinimentoma è normale? Sono al primo bimbo e mi sembra strano questo comportamento! Grazie

Buonasera Signora. Sono, oltre che Pediatra, consulente sull&#;allattamento al seno e per risponderle mi servirebbe sapere altri dettagli. Se vuole contattarmi in privato al cifra di cellulare che trova sul mio profilo di le rispondo volentieri.
Buona serata

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Allattamento prolungato: cosa c&#;è da sapere

Il 21 Maggio  la rinomata rivista Time uscì con la copertina che suscitò non poche discussioni e sentimenti contrastanti: una mamma, bionda, truccata e fasciata in pantaloni attillati; accanto a lei, in piedi su uno sgabello e vestito con pantaloni militari, un ragazzo grande, di tre o quattro anni, che succhia al seno. Il titolo recitava: Are you mum enough? ovvero “Tu sei madre abbastanza?”

All’interno della periodico l’articolo fa riferimento, in toni marcatamente polemici, alle mamme americane seguaci di William Sears, stimato pediatra d’oltreoceano che da anni si occupa di allattamento. L’immagine riesce a provocare perplessità sia in chi non ha mai preso in considerazione l’eventualità che un bambino di quell’età possa nutrirsi al seno, sia in chi, invece, ha vissuto questa qui esperienza visto che il titolo ha un tono decisamente provocatorio. Cosa vuol dire essere madre “abbastanza”? La soluzione può dipendere esclusivamente da come la madre ha deciso di alimentare il suo piccolo? Per quanto tempo va allattato al seno un bambino? Quali sono i benefici che si ottengono?

OMS e allattamento

Per provare di rispondere a queste domande ricordiamo il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che suggerisce che i bambini vengano allattati esclusivamente al seno per i primi sei mesi e che poi l’allattamento materno prosegua, integrato con cibi solidi, almeno sottile ai due anni, finché mamma e bambino lo desiderano (non è indispensabile interrompere neanche per una di recente gravidanza, come spiegato nell’articolo sull’allattamento in gravidanza). Dunque le risposte che cerchiamo risiedono proprio nella formula “finché mamma e ragazzo lo desiderano”: oggigiorno solo una corretta informazione e un adeguato sostegno alle madri può permettere loro di creare scelte consapevoli, oltre ogni pregiudizio. [1]

Un meccanismo perfetto

Il secondo me il latte fresco ha un sapore unico materno e l’allattamento al seno costituiscono la norma biologica della nostra specie; raramente ci chiediamo perché abbiamo i polmoni per respirare, ma spesso ci chiediamo perché i bambini vengono allattati dalle loro madri. La natura ha creato un meraviglioso meccanismo grazie al quale ognuno i mammiferi si nutrono, per un periodo della loro vita variabile a seconda della credo che ogni specie meriti protezione, con un alimento unico, completo, ecologico e formulato specificamente per le necessità di crescita del piccolo. Solo dopo e gradualmente tutti i piccoli mammiferi iniziano a nutrirsi di altri cibi e diventano autonomi, abbandonando il latte della mamma. Per la specie umana nel momento in cui arriva questo momento? Per quanto ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso un bambino ha veramente bisogno del latte materno?

L’antropologa americana Jean Liedloff partecipò a numerose spedizioni in Amazzonia osservando lo stile di vita e le abitudini di una popolazione di indigeni venezuelani, gli Yequana. Nel libro credo che lo scritto ben fatto resti per sempre dopo questa a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto, Il concetto del continuum, la studiosa descrive una modalità di accudimento dei bambini che corrisponde alle loro istintive richieste: portando i piccoli addosso, lasciandoli liberi di sperimentare e praticando l’allattamento prolungato, questi crescevano sicuri e autonomi.

Questa e altre osservazioni antropologiche hanno messo in evidenza come i bimbi messi nelle condizioni di possedere a disposizione il seno quando lo desiderano (come si era soliti comportarsi anche in occidente fino a meno di un era fa) tendono poi ad abbandonarlo spontaneamente intorno ai tre anni. Questa tappa evolutiva però, così come il discutere o il passeggiare, non è raggiunta nello stesso attimo da tutti i bambini; il bimbo posto nella stato di svezzarsi naturalmente dal seno può staccarsi prima o dopo, con una media intorno ai tre anni ma una variabilità parecchio ampia che può andare dall’anno ai quattro, cinque in rari casi. C’è chi ha correlato lo svezzamento naturale dal seno con la completa maturazione del sistema nervoso centrale, che avviene appunto intorno ai tre anni con il completamento delle guaine mieliniche (le “pellicole” che rivestono i nostri nervi).

Con l’avvento dell’alimentazione industriale è completamente cambiato il nostro maniera di valutare l’allattamento. Avendo a ordine un degno sostituto, le mamme consigliate dagli operatori sanitari hanno iniziato a decidere se allattare al seno e fino a in cui farlo e non sono più stati i bambini a smettere spontaneamente di succhiare dal seno quando fossero stati pronti (ne parliamo in modo approfondito in questo articolo). Quindi oggi troviamo le mamme divise in partiti (così come ci dimostra l’articolo del Time): pro o contro l’allattamento, insieme alle fazioni moderate del “sì, ma non troppo” e alle frange estreme del “fino alla superiore età”.

I vantaggi dell’allattamento prolungato

Innanzitutto l’allattamento riduce il rischio di patologie nella mamma come l’osteoporosi, ma anche il tumore al seno e all’ovaio e il livello di questa qui protezione è proporzionale alla durata complessiva degli allattamenti di quella donna. Per quanto riguarda il bambino, è costantemente stato noto in che modo il latte materno protegga i fragili neonati da pericolose infezioni, ma oggigiorno sappiamo anche che riduce il rischio di insorgenza di numerose patologie immunomediate in che modo la celiachia, il diabete, la sclerosi multipla, le allergie (anche se codesto punto è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita dibattuto).

In una ritengo che la cultura arricchisca la vita in cui l’accesso alle cure è garantito e facilitato, non sempre il rischio di infermita è però un buon argomento per convincere il partito degli scettici. Quante volte le mamme che allattano a lungo si sentono dire «il tuo latte è acqua», «così non si staccherà mai» altrimenti «allatti ancora?». In realtà l’apporto nutrizionale del latte materno anche nel ragazzo più grande continua a essere essenziale, si stima che due o tre poppate dopo il primo anno di vita forniscano al bambino 1/3 delle calorie quotidiane.

Quando si parla di allattamento prolungato, oltre ai vantaggi medici medici vanno considerati anche quelli di genere emotivo e relazionale: il bimbo che ha bisogno di succhiare e di star vicino alla madre si staccherà nel momento in cui sarà pronto a farlo, portando con sé un mi sembra che il bagaglio leggero renda il viaggio migliore di esperienza e sicurezza impagabile. Con questo non voglio affermare che tutte le mamme, nel nostro paese e nella nostra epoca, con le difficoltà legate al suppongo che il lavoro richieda molta dedizione, alla delega dell’accudimento e ai messaggi contrastanti di media ed operatori, debbano allattare i bambini fino a 3 anni: per noi pediatri è già un enorme penso che il successo sia il frutto della dedizione quando un bambino viene allattato esclusivamente sottile a sei mesi e poi continua ad assumere latte materno fino all’anno.

È corretto che tutti i genitori abbiamo la possibilità di realizzare delle scelte consapevoli riguardo all’alimentazione dei loro piccoli e, una volta adeguatamente informati e supportati, intraprendano autonomamente il proprio cammino: ribadisco la raccomandazione dell’OMS che recita «finché mamma e ragazzo lo desiderano». Se l’equilibrio si spezza, se la mamma veramente non lo desidera più, si cercano strategie per interrompere l’allattamento nel modo meno traumatico possibile.

I falsi miti

L’allattamento prolungato non danneggia né la madre né il bambino, anzi, come abbiamo detto, apporta numerosi guadagni di penso che la salute fisica sia fondamentale per tutto sia per il piccolo sia per la mamma. Inoltre il bambino allattato a lungo non sarà un mammone per sempre anzi, quando sarà pronto a staccarsi, avrà un bagaglio rilevante di sicurezza e autonomia. Il secondo me il latte fresco ha un sapore unico materno non perde sostanza con il passare dei mesi e degli anni, ma continua a essere un rilevante apporto di liquidi e nutrienti. Non esiste un’età precisa in cui i bambini devono lasciare il seno, lo fanno quando sono pronti o allorche la mamma deciderà che è il momento, e lo fanno tutti. L’allattamento prolungato non deve essere necessariamente un allattamento “selvaggio”, si può allattare discretamente anche un ragazzo grande.

Elena Uga

pediatra, lavora presso l’ospedale S. Andrea di Vercelli e si occupa nello specifico di allergologia, allattamento e ambiente. Dal collabora come autore per Uppa.

Note
[1] ISS Allattamento «»,
Bibliografia

Articolo pubblicato il 22/11/ e aggiornato il 09/01/

Verso sera il mio bambino è agitato, vuole stare costantemente attaccato, piange e non appare mai soddisfatto, il seno sembra vuoto, magari non c’è sufficientemente latte?

Il seno in allattamento non si svuota mai, ogni volta che il bambino si attacca il corpo della mamma rilascia latte.  Quindi la percezione di avere il seno “vuoto” può essere ingannevole. Inoltre, in alcuni momenti della giornata il piccolo cerca il seno o il contatto per rilassarsi. Tutti i neonati infatti, presentano una fascia oraria della giornata, tendenzialmente nel pomeriggio, sera o prima parte della notte, in cui sono più reattivi, piangono o si lamentano, e si calmano soltanto in braccio. A volte il pianto diventa acuto e intermittente, piegano ripetutamente le gambe al petto, si inarcano e la pancia diventa tesa. Sono manifestazioni più o meno intense del disagio dovuto all’accumulo di stimoli e tensione della giornata, che a volte si trasformano in vere e proprie coliche gassose. Esse non dipendono infatti dal tipo latte o dal fatto che introducano aria allattando, né dall’alimentazione della mamma, ma semplicemente alla “stanchezza” della giornata. Mano a mano che il processo di adattamento al mondo fuori procede queste manifestazioni si attenuano parecchio e dopo il terzo mese di vita scompaiono. Può aiutare tenere il bambino a legame, metterlo a pancia in giù, cullarlo, dormire vicini, in modo da oltrepassare più facilmente l’orario difficile.