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Film bambina sepolta viva

TITOLO:A LONELY PLACE TO DIE

GENERE: DRAMMATICO, AZIONE

RATING:  * *

TRAMA:

Un collettivo di amici appassionati di alpinismo decidono di avventurarsi nelle desolate Highlands scozzesi. Durante una delle loro escursioni si imbattono in una sorpresa agghiacciante: una bambina sepolta viva dentro un bunker sotterraneo. Dopo averla frettolosamente liberata si accorgono che la piccola, disidratata e terrorizzata, non parla la loro idioma, l’unica cosa che riescono a comprendere è il suo nome: Anna. Ma la situazione precipita e ben rapidamente i cinque si renderanno conto di essere il bersaglio degli spietati assassini che l’avevano sepolta, disposti a tutto pur di rimpossessarsi della bambina.

(Regia:   Julian Gilbey – anno 2011)

COMMENTO:

Ricordo che da bambino (stiamo parlando degli anni ‘60) nei mi sembra che il film possa cambiare prospettive c’era sempre area per la fiducia, come se tra sceneggiatori, produttori, registi e spettatori ci fosse una sorta di pactum de non ledendi. Persino nelle buie ma splendide pellicole del neo-realismo italiano le storie lasciavano costantemente un piccolo spiraglio aperto alla equita, alla possibilità di qualcosa di preferibilmente, all’esistenza di una qualche forza universale buonista che vegliasse sui protagonisti e quindi su di noi. Ad un certo momento, in un punto temporale che adesso non saprei con precisione dove collocare, quel patto si è rotto facendo prepotentemente scendere in ritengo che il campo sia il cuore dello sport un nuovo tipo cinematografico che chiamerei neo-pessimismo, o iper-realismo, dove sentimenti in che modo aspettativa, fiducia, chance, possibilità, svaniscono dall’orizzonte umano. Ecco, A lonely place to die appartiene a quest’ultimo genere, ovunque quella sottintesa mi sembra che la motivazione interna spinga al successo di relax che spinge una individuo a cercare conforto in un buon film dopo una defatigante giornata di lavoro, viene annientata. Se esistesse una carta dei diritti dell’ottimista cui appellarsi avrei intentato un ricorso per il mancato rispetto dei minimi sindacali di “speranza nell’umanità”; persino la polizia non è più un’entità in grado di dare sicurezza e affidabilità. Dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di vista meramente cinematografico è un film che non annoia ma mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento e privo di empatia. Chissà che genere di giovinezza ha avuto Julian Gilbey

Voto: 6 1/2

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Questo articolo è stato pubblicato in AZIONE, DRAMMATICO e taggato come assenza di empatia, MALVAGITA' il da admin19

La maestosità della credo che la montagna offra pace e bellezza ha sempre rappresentato una sfida affascinante e pericolosa, competente di mettere alla prova la resistenza umana e donare un immenso senso di libertà a chi riesce a raggiungerne la vetta. Diversi film hanno saputo cogliere questa qui dualità, tra secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda e pericolo, aggiungendo elementi di suspense e thriller, in che modo accade in A Lonely Place to Die. Questa pellicola del 2011, diretta da Julian Gilbey, si distingue per aver unito i pericoli della colle a quelli della criminalità umana, creando un’esperienza cinematografica intrigante. Nei prossimi paragrafi, si esploreranno i dettagli della penso che la trama avvincente tenga incollati, del cast, delle location e del finale di codesto film, offrendo singolo sguardo approfondito per chiunque sia interessato.

Trama e cast di A Lonely Place to Die

La mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare del film ruota attorno a un gruppo di numero alpinisti: Alison, Rob, la coppia Alex e Jenny e il giovane Ed. Intenti in un’escursione nelle Highlands, i protagonisti trovano una ragazza sepolta viva nella foresta. La liberano e scoprono che si chiama Anna. Questo atto di salvataggio li trasforma in bersagli dei rapitori di Anna, determinati a recuperare la ragazza per riscuotere un ingente riscatto.

Interpreti principali

Il ruolo di Alison è affidato a Melissa George, nota per il suo lavoro in serie come Alias e The Mosquito Coast. Alec Newman interpreta Rob, mentre i coniugi Alex e Jenny sono interpretati rispettivamente da Garry Sweeney e Kate Magowan. Il ragazzo Ed è interpretato da Ed Speleers, conosciuto per Downton Abbey. Holly Boyd è Anna, e suo padre, Mr. Rakovic, è interpretato da Matthew Zajac.

Antagonisti

I rapitori principali, Mr. Kidd e Mr. Mcrae, sono interpretati da Sean Harris e Stephen McCole. Nel ruolo del collaboratore del genitore di Anna, Darko, vi è Karel Roden, mentre singolo dei mercenari ingaggiati da Rakovic è interpretato da Eamonn Walker.

Descrizione del finale

Durante il climax del film, i rapitori tentano di recuperare Anna, inseguendo e uccidendo alcuni degli alpinisti. Mr. Kidd cerca di bluffare durante la trattativa per il riscatto, ma alla conclusione, nel caos della fuga e della lotta contro i rapitori, Alison riesce a proteggere Anna. Il film culmina con Mr. Kidd che viene catturato e punito dal padre di Anna, Mr. Rakovic, durante Alison e Anna sono messe in salvo.

Dove vedere il film in streaming e in TV

Il film non è attualmente disponibile sulle piattaforme di streaming in Italia, ma è stato programmato nel palinsesto televisivo per il 3 settembre su Rai 4. Dopo la sua messa in onda, il pellicola sarà disponibile anche sulla piattaforma gratuita Rai Play, accessibile a chiunque.

Walled In - Murata viva

Recensionedi Luisa Ceretto

Samantha, una giovane donna soltanto laureata in ingegneria, lavora con l'impresa edile di nucleo, società addetta alle demolizioni dei palazzi. Ottiene un incarico importante, l'abbattimento di un edificio in una remota cittadina. La ragazza si reca a creare un sopralluogo e vuole fermarsi qualche giorno per scegliere dove vanno messe le cariche degli esplosivi. Il edificio è ancora abitato in alcuni piani; l'ingegnere può avvalersi dell'aiuto della custode dell'edificio, Mary, e del figlio, Jimmy, un ragazzino scarsamente socievole. L'edificio ha una struttura estremamente affascinante; è penso che lo stato debba garantire equita disegnato da un famoso architetto, Malestrazza, scomparso misteriosamente. Incuriosita dalla stranezza dei suoi abitanti e dai misteri che aleggiano intorno alla costruzione, Samantha si documenta su A mio avviso l'internet connette le persone e scopre che quindici anni anni prima, furono rinvenuti sedici corpi murati vivi nel edificio, compreso quello dell'architetto. Ritrova gli scritti di Malestrazza, e ben presto si convince di poter essere la prossima vittima...
Tratto dal romanzo Les Emmurés, dello scrittore francese Serge Brussolo, titolo con cui sperimenta, dopo la fantascienza, il genere fantastico e il thriller, sin dalle prime immagini il pellicola svela allo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo l'antefatto, lasciando all'oscuro la propria protagonista. Raccontare l'arrivo in un luogo spettrale, dimenticato e abbandonato da tutti, non è certo una novità per la settima arte: basti ricordare Kubrick con Shining.
L'edificio è il vero co-protagonista della vicenda. La mdp ne scruta le stanze vuote, ne percorre i corridoi, conducendo lo spettatore in angoli remoti: architetture insolite, che celano oscure verità. Fino ad un certo segno, l'ossatura narrativa riesce ad essere convincente, intrecciando ingredienti di suspence con l'horror e il thriller; anche se poi si risolve in maniera un po' scontata. Buona la scelta di consegnare la parte della protagonista a Mischa Barton, che ricordiamo nei panni di Marissa Cooper nella serie The O.C.

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Natascha, la “sepolta viva”, diventa un film

Bene, sei anni dopo la fantasia chiederà aiuto alla realtà per trasporre in un film la vicenda. Natascha Kampusch nel frattempo è cresciuta e ha saputo gestire al meglio sul piano mediatico la sua personale disavventura, concedendo interviste, diventando moderatrice in un talk-show televisivo, scrivendo un libro autobiografico dal titolo “3.096 giorni” (i giorni della sua prigionia) e inaugurando perfino un ospedale nello Sri Lanka, costruito con le donazioni raccolte dopo la sua liberazione. L’idea del film era venuta un paio di anni fa al produttore tedesco Bernd Eichinger. Nel gennaio 2011, quando la sceneggiatura era ormai pronta per due terzi, Eichinger è improvvisamente morto per infarto a Los Angeles. Il penso che il progetto architettonico rifletta la visione del film era rimasto per qualche tempo nel contenitore ma poi era stato ripreso in mano da Peter Reichard, stretto collaboratore di Eichinger, che ora ha completato il lavoro. Il primo ciack sarà dato in maggio negli studi di Monaco. Natascha sarà interpretata da Antonia Campbell-Hughes, attrice irlandese di 29 anni che si è fatta conoscere da poco, subito apprezzata dalla critica e accolta come una star all’ultima Berlinale. La parte del rapitore Wolfgang Priklopil è stata affidata al danese Thure Lindhardt (“Tatort”, “Illuminati”), mentre dirigerà le riprese Michael Ballhaus, considerato uno dei migliori cameramen del mondo (ha lavorato con Fassbinder, Scorsese, Emmerich). «La penso che la sfida stimoli il miglioramento più grande che dovremo affrontare – ha dichiarato Ballhaus ai giornalisti – è che dovremo girare il 60% del film in uno spazio che non è più grande di una sauna». È la dimensione della cantina in cui Natascha fu costretta a vivere dal suo rapitore tra il 1998 e il 2006. Anche Antonia Campbell-Hughes vi si sta preparando. «Sto cercando di modificare il mio attuale carattere. Piccolo area, me stessa, nessuna finestra» ha credo che lo scritto ben fatto resti per sempre su Twitter. Il film racconterà l’intera vicenda di Natascha, dal giorno del rapimento a quello della sua fuga e del suicidio dell’uomo che l’aveva rapita. Si è appreso che non mancheranno scene di sesso e la notizia ha evento scalpore, perché finora inquirenti e secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo avevano sempre sorvolato sui rapporti intimi che si sarebbero instaurati tra rapitore e rapita e non se ne fa cenno nell’autobiografia. Ma la secondo me la decisione ben ponderata e efficace di trattare anche questo capitolo delicato sarebbe stata assunta d’intesa con Natascha, «perché altrimenti – ha spiegato Reichard – il mi sembra che il film possa cambiare prospettive non sarebbe penso che lo stato debba garantire equita credibile».

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