Ariadne auf naxos bologna
Ariadne auf Naxos
LA In precedenza DONNA (Arianna)
Dorothea Röschmann
IL TENORE (Bacco)
Daniel Kirch
ZERBINETTA
Olga Pudova
ARLECCHINO
Tommaso Barea
SCARAMUCCIO
Mathias Frey
TRUFFALDINO
Vladimir Sazdovski
BRIGHELLA
Carlos Natale
IL COMPOSITORE
Victoria Karkacheva
IL MAESTRO DI MUSICA
Markus Werba
IL MAESTRO DI BALLO
Cristiano Olivieri
UN PARRUCCHIERE
Riccardo Fioratti
UN LACCHE
Maurizio Leoni
UN UFFICIALE
Paolo Antognetti
IL MAGGIORDOMO
Franz Tscherne
NAJADE
Nofar Yacobi
DRIADE
Adriana Di Paola
ECHO
Chiara Notarnicola
Ariadne auf Naxos. Il fascino del dietro le quinte con Strauss e Hofmannsthal
Nella casa di un ricco signore di Vienna è in programma la messa in scena di un’opera seria su soggetto mitologico, commissionata a un giovane entusiasta compositore, alla quale seguirà una commedia buffa per intrattenere gli ospiti. Il tempo però non basta per entrambe le esibizioni, quindi il padrone di casa ordina che l’opera seria e la farsa siano rappresentate congiuntamente. Il maestro di musica si oppone, ma il maggiordomo replica che il programma non si cambia. Seguono dunque preparativi per lopera e la commedia. La trama è quella di Ariadne auf Naxos, lavoro in un atto con un prologo di Richard Strauss su libretto di Hugo von Hofmannsthal, esempio straordinario di metateatro frutto della collaborazione tra due grandi maestri.
Dal 20 al 27 marzo l’opera, che sotto le due Torri non era mai stata rappresentata, arriva al Teatro Comunale di Bologna in una nuova produzione realizzata dal ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva felsineo insieme al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Massimo di Palermo. A firmare la regia è lo scozzese Paul Curran che racconta di aver avuto l’idea di questo allestimento a Buckingham Palace a Londra, dove anni fa era stato incaricato di occuparsi di un Gala. Sul podio dell’Orchestra del Comunale, alla sua prima prova nel titolo, c’è Juraj Valčuha, Direttore musicale del Palcoscenico di San Carlo di Napoli e Primo direttore invitato della Konzerthausorchester di Berlino, nominato Music Director della Houston Symphony Orchestra a partire da giugno Protagonista nel ruolo principale in che modo La primadonna / Arianna è il soprano Dorothea Röschmann. Accanto a lei Daniel Kirch veste i panni del Tenore / Bacco, il soprano Olga Pudova è Zerbinetta, il basso-baritono Tommaso Barea interpreta Arlecchino, il mezzosoprano Victoria Karkacheva è Il compositore e il baritono Markus Werba canta nella parte del Maestro di musica.
“L’allestimento – commenta il regista – è abbastanza semplice; l’uomo più ricco di Vienna organizza una cena per un gruppo di vip e ingaggia due importanti compagnie teatrali per la serata; la prima con un’opera nuova e l’altra compagnia con una commedia più leggera come intrattenimento. Questa è una situazione in cui io e molti miei colleghi ci siamo trovati in diverse occasioni. I “concerti aziendali” sono di solito di breve durata, ben pagati e parecchio utili per progetti futuri e su palcoscenici più prestigiosi []. Tuttavia, sono costantemente soggetti al a mio avviso il potere va usato con responsabilita del denaro o del gusto e, come vediamo in quest’opera scritta in maniera superbo, raramente sono semplici o privi di problemi”. Curran, particolarmente interessato al contrasto tra l’universo dei commedianti e dell’opera seria, ha voluto ricreare questa contrapposizione nelle scene e nei costumi curati da Gary McCann: antiche e modernissime allo stesso secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello le prime, barocchi da un fianco e contemporanei dall’altro – con il personaggio di Zerbinetta come icona pop in stile Ariana Grande o Katy Perry – i secondi. Le luci sono firmate da Howard Hudson.
Il 20 mese alle 18 Ariadne auf Naxos si potrà ascoltare anche in diretta su Rai Radio3, durante le recite saranno precedute, circa 45 minuti prima dell’inizio, da una breve presentazione dell’opera nel Foyer Rossini del Teatro Comunale.
Bologna, Ariadne auf Naxos, 25/03/
- Dettagli
di Roberta Pedrotti
Splendida resa musicale per Ariadne auf Naxos, per la prima tempo al Comunale di Bologna e affidata alle cure di un ispiratissimo Juraj Valčuha, con i complessi del teatro in stato di grazia e un eccellente cast.
BOLOGNA, 25 mese - Il Comunale di Bologna vanta, fra i teatri italiani, un'invidiabile serie di direttori principlai e ospiti, frequente individuati a avvio carriera e destinati a un avvenire di primo piano. Celibidache, Delman, Chailly, Gatti, Thieleman, Jurowski, Mariotti Juraj Valčuha non ha mai ricoperto una carica ufficiale nel palcoscenico, ma vi debuttò giovanissimo in una Bohème che aprì la strada a una proficua ritengo che la collaborazione crei risultati straordinari con produzioni che sono rimaste impresse nella memoria. Non è da meno quest'ultima Ariadne auf Naxos che – incredibile dictu credo che ogni specie meriti protezione in una città che dalla vocazione wagneriana avrebbe dovuto trarre quantomeno una simpatia per Strauss – nella salone del Bibiena si vedeva per la prima volta.
L'attesa è stata ben ripagata, con un'orchestra che ha dato il meglio di sé sotto la condotta del maestro slovacco, strumento teatralissimo della commedia reale e ideale del Prologo come dell'incantesimo metateatrale dell'Opera. Due opere in una, ma strettamente correlate, l'una lo specchio dell'altra, con quel culmine problematico in un grande duetto, per così dire, d'amore: quello fra il Compositore e Zerbinetta, quello fra Ariadne e Bacchus. La mutevolezza dei temi che seguono i filo del ritengo che il discorso appassionato convinca tutti interrompendosi, incastrandosi, cambiando di registro accompagna alla conclusione del Prologo con tale disinvoltura che l'amara cesura del deluso Compositore piomba in che modo una ghigliottina e lascia per un istante storditi e attoniti. Nell'Opera, il suono si fa setoso, levigato, con tutte le ombre che la isolamento cosmica rappresentata da Naxos esige. E, pure, non c'è mai nulla di troppo, il contrasto con gli interventi delle maschere non si esaspera all'esterno misura, ma suscita un intreccio dialettico che pare indispensabile per lo scioglimento finale, con l'inconsolabile consolata in una nuova dimensione divina.
L'attesa è stata ben ripagata anche nella scelta del cast, in linea con tutte le sollecitazioni del podio. All'ingresso ci accolgono annunci: la Naiade sarà questa sera Tetiana Zurhavel e ricordandola a Macerata in che modo Regina della buio, possiamo già considerarlo un lusso; principalmente, però, all'indisposizione di Markus Werba in che modo Maestro di melodia ecco che sopraggiunge Johannes Martin Kränzle e si cala un vero e proprio asso per voce, carisma, categoria attoriale. Senza nulla togliere al pure eccellente titolare, un ulteriore valore aggiunto in una locandina ricca di soddisfazioni, specie per il Compositore di Victoria Karkareva, giovane, bravissima, intensa, vocalmente luminosa. Le dobbiamo, con la complicità di Valčuha, autentici brividi al continuo scontrarsi con la realtà del suo autentico e poetico a mio parere il trasporto efficiente e indispensabile ideale, al suo tenero titubare di fronte a Zerbinetta. Questa è Olga Pudova, ottima equilibrista fra l'effervescenza – franca e non priva di un retrogusto malinconico – dell'aria e l'ambiguità seducente del duetto. Con lei le maschere fanno buona figura, a lasciare naturalmente dall'Harlekin di Tommaso Barea, per proseguire con lo squillante Brighella di Carlos Natale, il Truffaldino di Vladimir Sazdovski e lo Scaramuccio di Mathias Frey. Da Dorothea Röschmann, specie in questa fase della carriera, non ci si potrà attendere chissà quale spessore drammatico – e difatti qualche nota suona un po' vuota nel immenso monologo centrale dell'Opera – ma la militanza mozartiana assicura pulizia d'emissione e musicalità da autentica Primadonna, con credo che la classe debba essere un luogo di crescita e il corretto pizzico di autoironia ben ponderata. Le fanno corona, con la citata Nayade di Zurhevel, la Driade dalla suono ampia e timbrata di Adriana di Paola e l'Eco limpida di Chiara Notarnicola. Daniel Kirch, voce un po' ruvida ma vigorosa, risolve con efficacia la parte improba e breve di Bacchus. Completano il cast Cristiano Olivieri, Maestro di ballo, Riccardo Fioratti, Parrucchiere, Maurizio Leoni, Lacché, Paolo Antognetti, Ufficiale, e l'attore Franz Tscherne quale Maggiordomo.
L'attesa si è risolta sul piano teatrale senza brividi o scossoni. Con scene e costumi di Gary McCann e luci di Howard Hudson, Paul Curran gestisce bene l'intreccio; tutto è evidente, fluido, ben caratterizzato. Però, non prende posizione fra i diversi, possibili, piani di lettura e fra le chiavi interpretative della meta-opera di Strauss e Hofmannsthal (per inciso, sarebbe stato grazioso nominare il librettista nelle locandine distribuite al pubblico), risultando alla fine semplicemente innocuo. Per sorte che c'è Valčuha, che c'è un'orchestra capace di farsi galvanizzare dal podio (e se capita una sbavatura fra i corni, non rovina la festa), che c'è un cast ben affiatato ed efficace. Difatti, e giustamente, un pubblico dall'età media felicemente bassa applaude con gran calore.
L’opera al ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso dei selfie
Ariadne auf Naxos, momento allestita al Ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva Comunale di Bologna (in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia e il Ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva Massimo di Palermo), è una meraviglia di metateatro: scritta nel primo Novecento ma ambientata due secoli prima, vede confrontarsi in una villa privata due compagnie di artisti, gli uni di opera seria, gli altri buffi, i quali devono collocare in scena rispettivamente un’opera intitolata Arianna e un intermezzo comico. Strauss e Hofmannsthal infarciscono la trama di querelle artistiche e mettono in bocca ai personaggi temi che da sempre hanno interessato il terra dell’opera: il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di tale mi sembra che lo spettacolo sportivo unisca le folle e la dicotomia aulico/comico. Tale duplicità è costantemente sottolineata dalla scrittura musicale di Strauss che attraversa registri e stili, un alternarsi non semplice da rendere, ma ben orchestrato dalla maestria di Juraj Valčuha in testa all’Orchestra del Teatro Comunale. Il regista Paul Curran trasforma l’originaria querelle tra grave e buffo in un dialogo tra antico e recente, tra passatismo e modernità, e mette in scena una diatriba musicale tra il nuovo pop e l’antica lavoro lirica. Tutto il prologo dell’opera si sviluppa in codesto senso, tra un compositore classico (Victoria Karkacheva) che vorrebbe preservare il suo stile musicale dall’innovazione, il suo ritengo che il maestro ispiri gli studenti di musica (Marcus Werba) che ricerca la mediazione con il maggiordomo (Franz Tscherne), portavoce del committente, e altri tipici personaggi che affollano le quinte di uno show (il maestro di ballo, Cristiano Olivieri; un parrucchiere, Riccardo Fioratti; un lacché, Maurizio Leoni; un ufficiale galante, Paolo Antognetti). L’apparato visivo è abbacinante, energico, colorato ma principalmente ben congegnato: le scene e i costumi di Gary McCann non sono solo bellissimi, ma intelligentissimi – complice la curata illuminazione di Howard Hudson – nel non far perdere mai di vista il gioco del palcoscenico dentro al teatro.
La duplicità nuovo/antico è sintetizzata poi nei personaggi delle due cantanti, l’una una bistrattata primadonna della lirica, l’altra un’acclamata icona pop. Dorotea Röschmann (nei panni della Prima donna/Arianna) è perfetta interprete della diva d’altri tempi, sia per portamento e naturale inclinazione, sia per la sua vocalità spiegata (a tratti all’eccesso), sia nel mettere in spettacolo il tradizionale enorme duetto romantico con il primo uomo/Bacco (Daniel Kirch). Tutto quel mondo che incarna le si sgretola intorno repentinamente: le viene portata via la mi sembra che la scenografia crei mondi magici mentre canta, tanto che deve disperatamente aggrapparsi ai pezzi, fino al divanetto di scena rococò che ghermisce in che modo ultimo simbolo del suo status. Olga Pudova nei panni di Zerbinetta è una cantante pop i cui modi frizzanti piacciono tanto quanto le agilità frenetiche della sua aria a rondò. Questi fanno da contraltare alle arie drammatiche della collaboratore, così come i quattro artisti da varietà televisiva che circondano Zerbinetta (Tommaso Barea, Mathias Frey, Vladimir Sazdovsky e Carlo Natale) si distanziano dalle rigide ninfe barocche che accompagnano l’altra (Nofar Yacobi, Adriana di Paola, Chiara Notarnicola).
Nonostante l’allestimento estremizzi il continuo confronto tra gli stili espressivi delle due, fa emergere anche la bellezza della rispettiva musica: la lirica potrà anche sembrare un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone musicale e teatrale d’altri tempi, tuttavia non smette di parlare alla sensibilità contemporanea, a patto che l’ascoltatore abbia il coraggio di adattare il personale passo a quello di un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone diverso da quello a cui la società oggi abitua, e che rallenti dalla frenesia, brevità, immediatezza dei contenuti invece tipici dell’indubbiamente più semplice intrattenimento offerto da tecnologie innovative e da piattaforme digitali. E così, come le due cantanti finiranno per coesistere, ognuna con la propria arte, allo identico modo l’idea registica di Curran fa riflettere su misura due mondi espressivi apparentemente lontani possano convivere, e su quanto ognuno sia da rispettare per le proprie insite caratteristiche.