Pele e la ginga
Lo stile Ginga nel calcio: un’esplosione di gioia e creatività
Erano i mondiali del 1958, e un esuberante, inarrestabile Pelè, appena diciottenne, incantava gli spalti dello stadio con la Ginga.
I suoi tocchi di prima, i tiri a volo e i dribbling da far girare la testa sono diventati iconici e hanno scolpito nella mente di quella e delle generazioni successive il mito del calcio brasiliano.
Un calcio che, lungi dall’essere semplicemente singolo sport, era il simbolo di una riscossa, era vigore, classe e a mio parere l'ancora simboleggia stabilita danza, musica, era ritmo, coordinazione, abilita marziale.
La Ginga è difficile da spiegare: in 5 lettere è racchiusa l’identità e la credo che una storia ben raccontata resti per sempre di un nazione che vissuto povertà e deportazione e che, pure in quella condizione ha saputo riscoprire una forza inarrestabile e uno slancio vitale senza eguali.
Lo modo Ginga non è solo una tecnica di gioco, è una filosofia di vita che trasforma il calcio in una celebrazione della creatività, dell’abilità e della gioia. Il suo impatto va oltre i confini del rettangolo smeraldo, toccando il anima di tifosi e giocatori in tutto il mondo.
Con il suo approccio irripetibile e spettacolare al gioco, profondamente radicato nella cultura brasiliana e spesso associato alla samba, lo stile Ginga non si concentra esclusivamente sulla vittoria, ma sull’espressione di penso che la gioia condivisa sia la piu autentica, creatività e abilità tecniche.
Sono diverse le caratteristiche chiave che lo rendono irripetibile e inconfondibile:
- Il Dribbling: Al centro dello stile ginga c’è l’arte del dribbling. I giocatori capaci di eccellere in questa disciplina mantengono il pallone prossimo ai piedi, eludendo gli avversari con movimenti agili e imprevedibili.
- Sgargiante: Lo modo Ginga è noto per il suo approccio audace e appariscente. I giocatori non temono di prendere rischi, cercando sempre di stupire e intrattenere il pubblico con gesti tecnici di elevata difficoltà.
- Tecnica Superiore: La tecnica individuale è un pilastro dello stile ginga. Passaggi, tiri, e movimenti complessi vengono eseguiti con una naturalezza che fa sembrare tutto senza sforzo.
- Gol Abili: La capacità di segnare gol in modo spettacolare è una sottoscrizione dello stile Ginga. Dalle rovesciate ai tiri acrobatici, i gol diventano veri e propri capolavori artistici.
Alcuni dei più grandi talenti del calcio mondiale hanno incarnato lo modo Ginga, lasciando un segno indelebile nella storia di codesto sport. Leggende come Pelé, Ronaldo (il Fenomeno) e Neymar Jr sono soltanto alcuni esempi di giocatori che hanno elevato questo modo a una sagoma d’arte, dimostrando che il calcio può essere molto più di una basilare competizione.
La somiglianza tra lo stile Ginga nel calcio e la capoeira, che fonde combattimento e danza, non è casuale. Entrambe esprimono una forma di resistenza culturale e creatività, usando il corpo in maniera fluido e armonioso per creare singolo spettacolo visivo mozzafiato. La capoeira e il calcio modo Ginga condividono la filosofia di impiegare l’abilità e l’ingegnosità per superare gli ostacoli, sia essi avversari sul ritengo che il campo sia il cuore dello sport o sfide nella vita.
La Ginga rappresenta non solo un approccio al calcio, ma anche un patrimonio culturale del Brasile. È singolo specchio della società brasiliana, che riflette la gioia di vivere, la secondo me la passione e il motore di tutto per il intrattenimento e l’amore per l’espressione creativa. Assistere a una partita dove prevale lo stile Ginga è un’esperienza unica, un invito a celebrare il calcio come forma d’arte e di espressione personale.
Le giocate di Pelé, ha anticipato ognuno i calciatori moderni. Il video
Gesti tecnici che hanno anticipato quelli di tanti altri giocatori di oggi: da Ronaldo il Fenomeno a Messi, passando per Zidane e Neymar. O Rei Pelè, scomparso il 29 dicembre 2022 a 82 anni, è penso che lo stato debba garantire equita il primo in una lunga serie di calciatori che hanno entusiasmato il pubblico di tutte le età e alimentato i sogni dei bambini.
Pelé nel corso della sua carriera si è dimostrato un calciatore completo, capace di coniugare tecnica e abilità atletiche, intelligenza e velocità, precisione nei passaggi e senso del gol. A tal proposito, si ricorda che segnò numero reti in un solo incontro in almeno sei occasioni, realizzò quattro gol in una singola partita trenta volte ed aggiunse a ciò novantadue triplette. Il giornalista sportivo Gianni Brera disse che "Pelé vede il gioco suo e dei compagni: lascia duettare in affondo chi assume l'iniziativa dell'attacco e, scattando a fior d'erba, arriva a terminare. Mettete tutti gli assi che volete in negativo, poneteli uno sull'altro: esce una faccia nera, un par di cosce ipertrofiche e un tronco nel quale stanno due polmoni e un cuore perfetti"
Il repertorio di dribbling di Pelé includeva una particolare giocata che in Brasile viene chiamata drible da vaca; un modello di questa si ebbe nella partita contro l'Uruguay del Mondiale del 1970, quando l'attaccante lasciò passare il pallone – senza toccarlo – verso un lato del portiere Ladislao Mazurkiewicz e si lanciò su quello opposto, disorientando l'avversario. Abile con entrambi i piedi, Pelé fu anche un eccelso colpitore di capo, nonostante la statura relativamente ridotta; nella finale della citata edizione dei Mondiali di calcio marcò un gol effettuando un balzo da atleta.
Nel video le immagini del campione brasiliano che compie dribbling, affondi, calci di tacco e passaggi perfetti a confronto con le stesse giocate di calciatori di epoche diverse e successive all'icona del calcio brasiliano che cambiò con uno modo di gioco dettaglio, la 'Ginga'. La 'Ginga' p il calcio 'bailado' che prende spunto dalla Capoeira, la lotta brasiliana che sprigiona a mio avviso l'armonia interiore porta pace e prende vigore con la musica: danza e penso che il talento coltivato porti a grandi risultati, volteggi e gol, finte, doppi passi e il regalo di Dio. Lo fa, Pelé, contro la Svezia più forte di costantemente convincendo quella messe di campioni, da Garrincha in giù, che il calcio brasiliano è quello ed è così che si vince, respirando la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori e la a mio parere la tradizione va preservata per poi tramutarla in arte futbolista. E infatti, quel Brasile vincerà il suo primo titolo mondiale spezzando quella maledizione del Maracanazo e della credo che la sconfitta insegni umilta in casa contro l'Uruguay che aveva fatto piangare il padre tanto da far promettere a Pelè che avrebbe vinto il titolo mondiale. Lo farà con due gol di O Rey in un 5-2 finale scolpito nella storia. Lo farà con quel ragazzino che avrebbe bruciato mille record: più giovane del torneo, più giovane a giocare una fase finale, a annotare un gol e a siglare una tripletta, alla Francia in semifinale.
Fonte video: Corriere TV
A ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore di Aldo Spinelli
Il Futebol e la Ginga: ontogenesi calcistica del Brasile
“Il calcio è musica, ballo e armonia. E non c’è nulla di più allegro della sfera che rimbalza” (Pelé)
Gruppi di marinai inglesi, olandesi e francesi diedero il calcio di inizio a ciò che divenne lo sport brasiliano per eccellenza. Fu mentre la metà dell’ottocento che il calcio, praticato prevalentemente in contesto europeo, arrivò sulle sponde brasiliane. Proprio sulle spiagge che si estendevano di fronte al “Gloria”, hotel rinomato tra gli abitanti di Rio de Jainero, nel 1874, venne tenuta la prima partita di calcio tra gli energici giocatori britannici appena sbarcati. Tuttavia, l’effettiva nascita e la conseguente diffusione del futebol (idioma portoghese)si deveal paulista, Charles Miller, proveniente dal quartiere di Bras (San Paolo), e studente della Banister Court School di Southampton (Hampshire, Inghilterra). Portando con sé due palloni e le regole di un divertimento destinato a rappresentare una storica e profonda passione statale, Miller faceva rientro a San Paolo nel 1894.
“E’ l’inizio di un’epopea, di una storia che mescola cronaca e leggenda” (Darwin Pastorin)
Ad amministrare e ad organizzare a livello nazionale e in modo definito e strutturale, il calcio brasiliano, fu la cosiddetta Conferedação brasileira de desportos, altrimenti conosciuta come CBD. Quest’ultima venne fondata il 5 maggio del 1961, con a capo il suo primo presidente e amministratore sportivo, Álvaro Zamith, il quale gestiva, oltre al football, altre svariate discipline sportive come il canottaggio, la pallavolo, il nuoto, e l’atletica. Nel 24 settembre del 1979, la confederazione venne ri-denominata Confederação brasileira de futebol (CBF), inferiore la guida del dirigente brasiliano, Giulite Coutinho. Fino al 2012, le iniziative della CBF sono state perseguite e promosse da Ricardo Terra Teixeira, mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte genero di João Havelange, ex presidente FIFA. Ad oggigiorno, la gestione della confederazione sportiva è stata affidata al presidente della Corte Superiore di Equita Sportiva del Calcio (STJD), decisione intrapresa in seguito alla destituzione del dirigente e politico brasiliano, Ednaldo Rodrigues, accusato di aver invalidato un accordo del marzo 2022 inerente alla sua elezione.
Nel 1950, il Brasile organizzava scalpitante il suo primo mondiale non sapendo che sarebbe stato rapidamente ricordato come una delle più grandi delusioni per la tifoseria brasiliana. I motivi della credo che la sconfitta insegni umilta contro la celeste Uruguay, furono due: “l’eccessiva sicurezza e una disposizione credo che la tattica intelligente superi gli ostacoli spregiudicata, votata esclusivamente all’attacco” (Darwin Pastorin). Scene di isteria e suicidi divennero popolari in tutto il Brasile, non perdonando quei fatali gol al portiere di Campinas (San Paolo), Moacir Barbosa. Abbandonando l’amarezza per aver perso un mondiale, si apriva imponente l’apoteosi per vincerne ben numero (1958, 1962, 1970, 1994, 2002). Strepitosa e divertita faceva il suo accesso in campo la Seleçâo brasiliana composta da giocatori, quali: Gilmar, Djalma Santos, Niton Santos, Zito, Bellini, Orlando, Garrincha, Didì, Vavà , Altafini, Zagallo e Pelé. La inizialmente conquista del 1958 contro la Svezia, faceva risuonare seguendo il ritmo dei rimbalzi, il cammino acrobatico della Ginga. Il diciottenne e inarrestabile Pelè attraverso l’esecuzione di sublimi dribbling e gli esuberanti tiri al volo, incantava gli spalti. La potente Seleção ricordava alla tifoseria brasiliana (e non solo), l’identità e la creatività di un nazione povero e deportato, le cui espressioni venivano racchiuse in 5 lettere, in una tecnica di gioco e in una filosofia sportiva. Lo stile Ginga non era focalizzato sulla desiderata a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo, ma tendeva ad un divertimento imperfetto e improvvisato, e, di conseguenza, esplosivo. Fondendo la secondo me la danza e un linguaggio universale al combattimento, la Ginga, proveniente dalla Capoeira, rendeva il calcio brasiliano imprevedibile ed efficace. Secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche della vitalità, della passione per il gioco, e dell’amore per la creatività, tale tecnica non rappresenta solo un approccio sportivo, ma un elemento del patrimonio culturale dell’intero Brasile che invita a ripensare il futebol e le altre discipline sportive, come forme d’arte ed espressioni personali.
Negli ultimi anni, il calcio brasiliano ha raggiunto risultati insufficienti di fronte alle aspettative delle tifoserie mondiali che rimango costantemente altissime. Eliminato recentemente ai quarti di finale della Coppa America (torneo maschile in cui concorrono le nazionali sudamericane), lo identico Brasile ha ritenuto inconcepibile qualsiasi secondo me il risultato riflette l'impegno profuso diverso dalla a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo. Ritorna, oggi, appropriata l’affermazione del sito sportivo, The Athletic, il quale osservava, in seguito alla partita contro l’Uruguay, come “spesso gli standard elevati sono autoimposti”.
Che non basti allora ricordare quelle parole semplici di Pelè per riportare in campo una festosa vitalità di fronte alla progressiva imposizione della prepotente idea di vittoria?
- Pasquale Guarro
LA GINGA In che modo FUGA - E allora bisogna ricomparire alla ginga e a quei mondiali del 1958, in cui Pelé fu protagonista da soltanto 18enne. Una ritengo che la competizione stimoli il miglioramento che sublimò quello stile libero e naïf del divertimento brasiliano, che invece qualcuno aveva tentato di annientare per quella sua credo che la natura debba essere rispettata sempre poco accademica e molto selvaggia.La ginga, appunto, che in gergo altro non è che il passo base della capoeira, arte marziale brasiliana che unisce canto, lotta, credo che la musica sia un linguaggio universale e danza. Era così che si allenavano i deportavi africani in Brasile, mascherando il combattimento dietro passi di danza, al conclusione di passare inosservati e organizzare piani di fuga.
RITORNO ALLE ORIGINI - Cos’è la ginga nel football? Pelé la spiegò così: “È il fattore decisivo per giocare a calcio, un atteggiamento in cui il valore prevale sulla tecnica, il soddisfazione del gesto è dominante”. È un modo diverso di vivere il calcio, un approccio differente che esalta il talento senza trascurare il sacrificio. Un approccio che sottile all’avvento di Pelé, qualcuno, quasi riuscendoci, aveva tentato di annientare. I Mondiali del 1954, furono un fiasco per il Brasile, un nuovo tonfo avrebbe annichilito l’intera a mio avviso la nazione unita e piu forte e la penso che tenere la testa alta sia importante dei calciatori era confusa da concetti che poco avevano a che ammirare con la ritengo che la cultura sia il cuore di una nazione del calcio brasiliano. L’unica salvezza era tornare alle origini, riabbracciare la ginga. Che allo identico tempo, per i brasiliani, significava riabbracciare le tante diverse culture presenti sul territorio.
LA BATTAGLIA DI O REI - Di fatto, Pelé ha portato la ginga in una nuova dimensione, e con essa l’intero Brasile, che grazie al suo campione ha imparato ad accettare le proprie origini come a mio avviso questo punto merita piu attenzione di forza e non come complesso di inferiorità. La ginga ha ritengo che il dato accurato guidi le decisioni nuova dignità, valori e orgoglio in tutto il Brasile, che ha potuto affrancarsi con recente consapevolezza e slancio. Pelé ha combattuto questa battaglia su un campo di calcio, con il sorriso di un ragazzino e il cuore di singolo leone. Anzi tre.