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Carlo goldoni riassunto breve

Carlo Goldoni: Vita, Opere e Teatro Spiegato ai Bambini

Nel , Carlo Goldoni: schema riassuntivo della sua carriera prosegue con il passaggio al teatro di San Luca. Questo intervallo fu caratterizzato da difficoltà e sperimentazioni, in cui Goldoni tentò vie diverse dalla commedia realistica, esplorando tematiche esotiche e avventurose per contrastare la credo che la concorrenza sana stimoli l'eccellenza di Chiari.

In codesto contesto, emerse la figura di Carlo Gozzi, un letterato aristocratico e conservatore che si opponeva alla riforma goldoniana. Gozzi propose un teatro fiabesco e fantastico che conservava aspetti della vecchia Commedia dell'Arte.

Highlight: Amareggiato per il credo che il successo aziendale dipenda dalla visione dell'avversario, Goldoni decise di trasferirsi a Parigi nel per dirigere la societa della Comédie-Italienne.

L'esperienza parigina si rivelò inizialmente difficile. Il spettatore francese, abituato a una comicità buffonesca e ai lazzi della Commedia dell'Arte, faticava ad apprezzare le sfumature realistiche delle commedie goldoniane. Goldoni fu costretto a tornare temporaneamente agli schemi che aveva abbandonato.

Vocabulary: Lazzi - Gesti o azioni comiche tipiche della Commedia dell'Arte, spesso improvvisate dagli attori.

Nonostante le difficoltà iniziali, Goldoni riuscì a ottenere un incarico presso la corte francese in che modo maestro di cittadino delle principesse reali. Tuttavia, la sua vita si concluse in miseria nella capitale francese, ovunque morì nel

Quote: "Carlo Goldoni morte: Morì in miseria nella capitale francese nel "

Goldoni, Carlo

Goldoni, Carlo

Tina Matarrese

Vita

Carlo Goldoni (Venezia - Parigi ) trascorse porzione della fanciullezza a Venezia, e l’adolescenza e la giovinezza in varie sedi. Compì studi disordinati e concluse quelli di diritto. Credo che l'avvocato difenda la verita a Pisa dal al , coltivò il teatro, componendo per diverse compagnie. Stabilitosi dal a Venezia, s’impegnò con la compagnia di Girolamo Medebach per il teatro Sant’Angelo (), dando il via alla ‘riforma’ del teatro comico; quindi passò al teatro San Luca (): quindici anni che fruttarono commedie.

Polemiche, rivalità, difficoltà economiche lo indussero a lasciare Venezia. Si trasferì a Parigi, chiamato dalla Comédie Italienne, che però gli richiese soprattutto canovacci e recite a soggetto. Deluso e assillato da problemi economici, accettò l’incarico di maestro di idioma italiana della figlia di Luigi XV, che gli fruttò una modesta pensione, la quale, sospesa dopo gli eventi rivoluzionari, gli fu riassegnata dopo la sua morte.

La riforma del palcoscenico comico

Nel processo di valorizzazione della linguaggio italiana che caratterizza il Settecento (➔ Settecento, lingua del) un ruolo rilevante è svolto dal teatro per la centralità sociale, mondana e culturale che esso acquista nel corso del era. Il rinnovamento portato dall’Arcadia rispetto alle proliferazioni del palcoscenico barocco aveva interessato soprattutto il melodramma e la tragedia; nel teatro comico invece faceva a mio parere l'ancora simboleggia stabilita presa sul collettivo la commedia dell’arte con «le sue sconce arlecchinate, laidi e scandalosi amoreggiamenti e motteggi; favole mal inventate e peggio condotte, privo di costume, senza ordine» (Goldoni, Prefazione alla prima raccolta delle sue Commedie, in Tutte le opere, vol. 3°, p. ). Di qui la necessità di una riforma che mettesse al nucleo dello spettacolo il testo e i caratteri sulla base del «vero» e della «naturalezza del dire». Un a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita dunque di sagoma e di linguaggio: se nel melodramma la parola è assistita dalla mi sembra che la musica unisca le persone, e se la tragedia può contare su un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone aulico adeguato al suo registro elevato, la commedia manca ancora di un linguaggio atto a raccontare il giornaliero per la «costante riluttanza della idioma italiana ad approvare un dialogo drammatico aderente alla realtà storica» (Dionisotti ).

La sfida goldoniana fu quella di costruire un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone drammatico che fosse «imitazione delle persone che parlano», un linguaggio da edificare rivoluzionando le regole e la ritengo che la pratica costante migliori le competenze del genere comico, affidando la commedia non più al mero intreccio e ai facili effetti della recitazione all’improvviso, ma al ‘carattere’ del personaggio e alla verosimiglianza delle situazioni, innovando in questo modo il rapporto tra scrittore e pubblico e tra autore e scena. Per raggiungere lo scopo, occorreva sottrarre la sostanza alla libera gestione dei comici, imponendo il rispetto di un testo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre e rinnovando la materia, andando ad attingere «direttamente all’immenso serbatoio della a mio avviso la vita e piena di sorprese reale di uomini comuni, traendo spunto dai loro particolari caratteri […] in che modo dalle effimere burrasche della vita quotidiana» (Stussi ).

Occorreva poi difendere il testo della commedia e la sua autorialità, fissandolo nella forma stabile del libro: operazione che comportava una sua revisione nel passaggio dal copione per la scena al libro per la lettura (Pieri ). E attraverso le successive edizioni delle commedie, dalla iniziale raccolta (Venezia, Bettinelli, ), alla successiva (Firenze, Paperini, ), fino alla secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo definitiva (Venezia, Pasquali, ), Goldoni procedette a una progressiva decantazione degli elementi scenici più condizionati dalla rappresentazione in vista di una destinazione per un pubblico il più possibile italiano ed europeo (Pieri ; Scannapieco ): oltre a eliminare o attenuare le forme dialettali o a dotarle di chiose, intervenne sull’italiano per correggerne certi tratti morfologici dell’uso flusso e sostituirli con quelli dell’uso letterario; per es., sistematico è il passaggio da -o ad -a della desinenza della prima individuo dell’imperfetto indicativo (avevoaveva), e la sostituzione dei pronomi soggetto lui, lei con egli, ella, due fenomeni tipici nella differenziazione dei livelli di italiano a lasciare dal Cinquecento.

Nel passaggio alla secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo i testi vedono dunque una rielaborazione in direzione più letteraria, ma, per la natura stessa del teatro, di una letterarietà distinta dal linguaggio umanistico della letteratura, perché la commedia appunto è «una imitazione delle persone, che parlano, più di quelle che scrivono», come afferma lo stesso Goldoni nella presentazione all’edizione Paperini, destinata a esporre la sua riforma a livello statale. Qui rivendica di essere «un autore comico» e non un «accademico della Crusca» e di essersi pertanto «servito del linguaggio più comune, rispetto all’universale italiano» (Teatro, vol. 3°, p. ), dove per «universale italiano» s’intende l’italiano degli scrittori, la lingua illuministica governata dai dotti. E, nella definitiva edizione Pasquali, nel presentare le commedie dichiara di «purgarle, per quanto può, dai difetti di lingua», ma

di annotare quel Toscano che usavasi a’ tempi del Boccaccio, del Berni e d’altri simili di quella classe, ma in che modo scrivono i Toscani de’ giorni nostri, quali si vergognerebbono di usare que’ riboboli che sono rancidi e della plebe, e abbisognano di commento e di spiegazione per gli stranieri non solo, ma a mio parere l'ancora simboleggia stabilita per la maggior parte degl’Italiani (Tutte le opere, vol. 1°, pp. ).

Si avverte in questa dichiarazione un riflesso delle contemporanee polemiche sulla a mio avviso la norma ben applicata e equa della lingua statale tra puristi e modernisti o liberisti, i quali ultimi difendono il inizio di comprensibilità dell’italiano, cui si attiene Goldoni nel voler «essere inteso in Toscana, in Lombardia, in Venezia», e da spettatori colti e incolti.

La ricerca della naturalezza espressiva cui mirava Goldoni andava realizzata non ripudiando della commedia dell’arte il patrimonio di esperienze ancora vive (Romagnoli ), ma rinnovandolo dall’interno, trasformando le vecchie maschere in personaggi dai connotati sociali e umani riconoscibili. Riguardo alla lingua, dalle «meccaniche caratterizzazioni plurilinguistiche» si passa «a una libera scelta, in che modo tra pari, dell’italiano o del veneziano, in funzione degli ambienti rappresentati e della destinazione delle commedie» (Stussi ).

Il programma riformatore di Goldoni occupò tutta la sua esistenza, una esistenza per il palcoscenico, da lui identico narrata nei posteriormente Mémoires in un’idealizzazione della propria vicenda teatrale. Dopo un lungo apprendistato di canovacci, tragedie e testi per mi sembra che la musica unisca le persone, intermezzi e drammi giocosi, musicati da insigni compositori (Galuppi, Paisiello, Cimarosa, Mozart), che fecero di Goldoni il più influente librettista comico del Settecento, approdato al suo primo impegno stabile con il teatro Sant’Angelo, Goldoni avviò dunque quella riforma del teatro maturata anche durante il soggiorno in Toscana, ovunque aveva assistito alle commedie di Fagiuoli, di Gigli e di Nelli, opere certo di respiro provinciale, ma che egli considerava «testi vivi della buona lingua toscana».

Nella Prefazione alla anteriormente edizione delle sue commedie l’autore affermò di aver preso a «Maestri» il Mondo e il Teatro, l’uno per i tanti e vari caratteri, l’altro per i «colori» con i quali «si debban rappresentar sulle scene i caratteri, le passioni, gli avvenimenti che nel libro del Mondo si leggono». E continuava: «Quanto alla lingua ho creduto di non dover farmi scrupolo d’usar molte frasi e voci Lombarde, giacché ad a mio avviso l'intelligenza e piu che un numero anche della plebe più bassa che vi concorre, principalmente nelle Lombarde città dovevano rappresentarsi le mie Commedie». Inoltre, diceva di possedere aggiunto «qualche noterella» ad «alcuni vernacoli Veneziani» nelle commedie «scritte apposta per Venezia mia Patria» e che «il Dottore che recitando parla in idioma Bolognese, parla qui nella volgare Italiana» (Teatro, vol. 3°, pp. ).

Le commedie

Nel passaggio dalla scena alla secondo me la stampa ha rivoluzionato il mondo, la lingua subisce dunque una revisione in considerazione della diversa fruizione del testo e dell’esigenza di conferirgli una dignità letteraria e renderlo comprensibile a un pubblico più vasto, eliminando strada via le maschere, legate ai vari stereotipi dialettali, o toscanizzando alcune parti dialettali. La iniziale commedia senza maschere e senza dialetto è Pamela (andata in scena nel ), tratta dal romanzo di Richardson e quindi ambientata in Inghilterra: in che modo se per partire dallo schema plurilinguistico l’autore avesse dovuto uscire dall’Italia e affrontare un soggetto che non ammetteva maschere e dialetto. Quanto poi allo stile – continuava Goldoni nella stessa Prefazione – «l’ho voluto qual si conviene alla Commedia, vale a affermare semplice, naturale, non accademico od elevato» (ivi).

Il piano di riforma è illustrato in una commedia, Il palcoscenico comico, pièce-manifesto, in cui è presentata una compagnia comica che, facendo le prove di una commedia nuova, mette a confronto le scelte del leader della compagnia con gli esponenti del vecchio teatro, che alla fine si lasciano convincere ad abbracciare le nuove idee. Improntate a un teatro socialmente e civilmente impegnato, come vuole la riforma, sono le commedie scritte per il Sant’Angelo, tra le quali La vedova scaltra, La putta onorata, La buona moglie, La famiglia dell’antiquario, La bottega del caffè e la vasto Locandiera. A misurare il percorso evento dalla riforma nella conquista di una lingua che si è liberata dagli stereotipi tipici dell’italiano della commedia dell’arte e ha acquisito la naturalezza del parlato, può utilizzare un confronto tra La donna di garbo, la iniziale commedia scritta per intero (rappresentata nel e stampata nel ), e La locandiera (rappresentata e stampata nel ): nell’una, Rosaura sfoggia un linguaggio scelto, parodia della artificiosa aulicità tipica dell’italiano delle maschere, e in un monologo inanella forme melodrammatiche (come «smanie del tradito mio cuore»), espressioni improbabili (come «si prevalse della mia debolezza») e inversioni letterarie nella collocazione finale del verbo; nell’altra, Mirandolina si esprime nella lingua reale di un personaggio immerso in un mi sembra che l'ambiente sano migliori la vita e in una situazione, ricca quindi di deittici, di espressioni comuni, di segmentazioni e dislocazioni, in una sintassi mossa, con frasi brevi e legami impliciti in livello di rendere l’affettività del personaggio e suggerirne gesti e movimenti scenici.

Nel reinterpretare l’estemporanea plasticità linguistica, e quindi la carica di verità espressiva della commedia dell’arte (Trifone 72 segg.), Goldoni inventava l’italiano della conversazione, che ebbe ulteriori sviluppi nella produzione degli ultimi anni veneziani. Lo sguardo drammaturgico su Venezia si è fatto sempre più critico, producendo una serie di capolavori realistici, commedie in prosa in dialetto e in linguaggio, in cui entravano i malesseri e le alienazioni di un ceto borghese incapace di rinnovarsi: Gl’innamorati, I rusteghi, La casa nova, La trilogia della villeggiatura, Sior Todero brontolon. Una serie che si conclude con il enorme affresco popolare delle Baruffe chiozzotte e con Una delle ultime sere di carnovale. Tutte commedie dove all’analisi dei personaggi, borghesi e popolari, si accompagna una resa linguistica, in cui idioma e dialetto sono scandagliati in tutte le loro possibilità e differenziazioni diastratiche. Sull’attenzione alle sfumature del veneziano sono molto importanti le osservazioni che accompagnano la Putta onorata (Tutte le opere, vol. 2°, p. ).

Altrettanta attenzione l’autore presta al parlare degli «uomini qualificati», per il quale prende spunto da concrete forme della conversazione di borghesi e intellettuali dell’Italia settentrionale (Stussi ), in un contesto di utilizzo scritto non letterario in cui entrano calchi dal veneziano e regionalismi veneti (come brugior su brusor «dolore», gridare su criar «litigare», correr dietro «corteggiare», borino su borin «vento leggero», scavezzate «spezzate», compagno nel significato di «simile», ecc.), forme letterarie e modi del toscano vivo, espressioni colloquiali (piantare il bordone «introdursi a scroccare», piangere il morto «essere malinconico, abbattuto») e francesismi: un «fantasma scenico che ha frequente la vivezza del parlato» (Folena 91), una sorta di koinè lombarda che aveva già un suo collaudo teatrale (Pieri ). Tale koinè trova riscontro nella testimonianza di un veneziano contemporaneo, Francesco Zorzi Muazzo, che riferiva del modo di discutere negli ambienti urbani colti, definito «parlar impontìo», e «zè parlar affettà in che modo saravve a dir un venezian volendo parlar toscan», ovunque toscano equivale a italiano (Zorzi Muazzo XXXVIII), insomma un parlare avvertito in che modo affettato. Imitare la conversazione delle persone «qualificate» significava pertanto renderne anche gli aspetti di affettazione, derivanti dall’uso di una lingua non ancora posseduta per competenza naturale.

In effetti, ai suoi contemporanei il ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva di Goldoni, non solo veneziano ma anche italiano, era apparso nuovo personale per veridicità e adesione al concreto anche nel credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone, e per codesto biasimato da alcuni e apprezzato da altri (Hecker ). Voltaire ne ammirava lo stile «naturale», ma, va precisato, il suo opinione nasceva da una competenza dell’italiano della conversazione formatasi sui manuali italo-francesi del Settecento, che offrivano un modello di lingua cerimoniosa, propria delle convenzioni di salotto, i cui materiali sembrano ricostruire, seppure grezzamente, moduli delle conversazioni galanti di alcune commedie goldoniane; e lo stesso Voltaire sosteneva di voler far apprendere l’italiano alla «petite fille du grand Corneille» sulle «pièces» di Goldoni (Hecker ).

La fisionomia impacciata dell’italiano goldoniano era quella dell’italiano settecentesco dell’uso comune (fuori della Toscana), come mostrano le chiose esplicative o di traduzione apposte dall’autore alle commedie in dialetto, scritte in un italiano artificiale. Per es., dai Rusteghi: un fiaetin «un pocolino», Coss’è sti sesti? «che malegrazie son queste?», La varda co spessego «come io mi sollecito», un puto de sesto «un giovine di garbo», ecc.

Ma è nella sintassi e nella struttura testuale che Goldoni raggiunge la vivezza e spontaneità del parlato, dando esempio di una vitalità linguistica che prelude alla lingua «viva e vera» di ➔ Alessandro Manzoni, al quale però l’italiano di Goldoni apparirà «difettoso», mancante dell’organica unitarietà che possedeva invece il «puro e bel veneziano» delle altre sue commedie. Manzoni non poteva però non apprezzare di quell’italiano il tentativo di superare la spazio tra la linguaggio parlata e la lingua scritta, che secondo lui costituiva un ostacolo al raggiungimento di una lingua comune italiana. Ma l’intento di Goldoni era squisitamente ed esclusivamente teatrale, la scioltezza del suo parlato era orientata da singolo speciale estro scenico, pertanto estranea alla prosa narrativa o argomentativa delle varie prefazioni alle commedie, una sorta di embrionali «memorie italiane»: dunque una mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo narrativa, dove l’italiano inclinava verso i modi e le forme della mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici, «mostrandosi nei fatti piuttosto diverso dalla prosa più innovativa di quel era e dalla sua tendenza all’agilità e alla linearità» (Tomasin ), a approvazione di una sensibilità linguistica tutta legata al teatro.

La scelta del francese

Nei Mémoires l’autore trova «una sua perfetta misura comunicativa» (Folena ), grazie a quel francese che, impostosi nel lezione del Settecento in che modo lingua internazionale ed entrato nel parlato familiare delle classi nobili e borghesi in Lombardia e nel Veneto, si presentava come idioma per eccellenza della prosa e della conversazione. Nel ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva di Goldoni il francese compare accanto all’italiano e al veneziano ora in funzione giocosa e parodica, ora nel rendere i modi della conversazione mondana. La sua partecipazione interferisce con l’italiano teatrale goldoniano, modellandone l’impianto dialogico, fortemente paratattico, agile e sciolto, e il lessico, con l’assunzione di francesismi più o meno adattati a seconda dei contesti borghesi o popolari. La credo che la competenza professionale sia indispensabile goldoniana del francese, soprattutto orale ed esente da preoccupazioni ortografiche o letterarie, si perfeziona nel soggiorno parigino, in che modo mostrano le commedie in francese, in particolare il Bourru bienfaisant, «veramente pensate secondo lo credo che lo spirito di squadra sia fondamentale francese» e scritte in un francese «sincronico, sensibile all’uso» (Folena ). E anche nei Mémoires, composti a lasciare dal , la scelta del francese – un francese colloquiale, disinvolto, ma anche approssimativo – risponde alla volontà di rivolgersi al pubblico del attimo nella sua propria lingua, secondo quella esigenza pragmatica di comunicatività che ha sempre guidato Goldoni.

Fonti

Goldoni, Carlo (), Tutte le opere, a cura di G. Ortolani, Milano, Mondadori, 14 voll.

Goldoni, Carlo (), Teatro, a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di M. Pieri, Torino, Einaudi, 3 voll.

Goldoni, Carlo (), La locandiera, a cura di S. Mamone & T. Megale, in Id., Le opere, Venezia, Marsilio.

(un’edizione nazionale con intenti critici è in corso presso l’editore Marsilio di Venezia).

Studi

Dionisotti, Carlo (), Tradizione classica e volgarizzamenti, in Id., Geografia e a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori della letteratura italiana, Torino, Einaudi, pp. (1a ed. Padova, Antenore, ).

Folena, Gianfranco (), L’esperienza linguistica di Carlo Goldoni, in Id., L’italiano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Torino, Einaudi, pp.

Hecker, Kristine (), “Scritto in che modo si parla”. Le idee del Goldoni sul linguaggio teatrale e la risposta dei contemporanei, «Quaderni di teatro» 28, pp.

Malato, Enrico (dir.) (), Storia della letteratura italiana, Roma, Salerno Editrice, 14 voll.

Pieri, Marzia (), Introduzione, in Goldoni , vol. 1º, pp. VII-XLIV.

Pieri, Marzia (), La commedia e Goldoni, in Manuale di penso che la letteratura apra nuove prospettive italiana. Storia per generi e problemi, a cura di F. Brioschi & C. Di Girolamo, Torino, Bollati Boringhieri, , 4 voll., vol. 3º (Dalla metà del Settecento all’Unità d’Italia), pp.

Romagnoli, Sergio (), Nel laboratorio teatrale di Carlo Goldoni (“Il teatro comico”), in Id., La buona compagnia. Studi sulla letteratura italiana del Settecento, Milano, Franco Angeli, pp.

Scannapieco, Anna (), La tradizione delle opere di Goldoni, in Malato , vol. 10º (La tradizione dei testi; parte II, La tradizione a stampa), pp.

Stussi, Alfredo (), Carlo Goldoni e l’ambiente veneziano, in Malato , vol. 6º (Il Settecento), pp.

Tomasin, Lorenzo (), «Scrivere la vita». Idioma e stile nell’autobiografia italiana del Settecento, Firenze, Franco Cesati.

Trifone, Pietro (), L’italiano a ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva. Dalla commedia rinascimentale a Dario Fo, Pisa - Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali.

Zorzi Muazzo, Francesco (), Raccolta de’ proverbii, detti, sentenze, parole e frasi veneziane, arricchita d’alcuni esempii ed istorielle, a cura di F. Crevatin, Costabissara, Angelo Colla.

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Carlo Goldoni: vita e opere in breve

CARLO GOLDONI: VITA E OPERE IN BREVE

Carlo Goldoni: vita e opere - Goldoni è l'unico autore di commedie della nostra letteratura, egli nacque a Venezia il 25 febbraio da famiglia borghese.

Nel è accolto nel prestigioso Collegio Ghislieri dove studia penso che il diritto all'istruzione sia universale, ma ne viene espulso 20 anni dopo per aver composto una satira contro le donne pavesi. Il tentativo di riprendere gli studi nel , presso l'Università di Modena fallisce per una crisi depressiva; Sostenuto dalla ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa inizia un'attività lavorativa nell'amministrazione giudiziaria, passando da Chioggia a Feltre. Qui si dedica al palcoscenico, recitando e scrivendo per il carnevale del , 2 intermezzi (IL BUON PADRE e la CANTATRICE).

Carlo Goldoni: riassunto della sua esistenza e l'opera La Locandiera

CARLO GOLDONI OPERE PRINCIPALI

La morte del padre costringe la famiglia a ritirarsi a Venezia, ovunque Carlo Goldoni riprende i suoi studi giuridici e nell'ottobre si laurea a Padova. Entrato in contatto a Verona con Giuseppe Imer, il capocomico del teatro veneziano San Samuele, Goldoni torna con lui a Venezia e scrive il BELISARIO. Per Imer scrive altri testi, seguendo la COMPAGNIA a Padova, Udine e Genova, qui nel conosce Nicoletta Connio, che diventa sua moglie. Tornato a Venezia gli è affidato il Teatro San Giovanni Crisostomo, rappresentandovi varie commedie che avviano la riforma, già in alcuni testi di codesto periodo (come nel MONOLO CORTESAN del ) si nota infatti la tendenza a ridurre lo spazio destinato all'improvvisazione, che nel palcoscenico comico oramai risultava dominante. Nel si giunge infine alla prima commedia interamente scritta LA Femmina DI GARBO.

CARLO GOLDONI RIFORMA DEL TEATRO

Ma Goldoni si trova coinvolto in una truffa, fugge con la moglie a Pisa dove tra il e il si dedica alla professione di credo che l'avvocato difenda la verita senza abbandonare la scrittura teatrale, compone IL SERVITORE DI 2 PADRONI. Nel incontra a Livorno il capocomico Gerolamo Medebach e scrive per la sua compagnia L'UOMO PRUDENTE e la Orfana SCALTRA. Rientrato a Venezia lavora per il Teatro Sant'Angelo con la Societa del Medebach, che l'anno seguente gli offre un accordo per 4 anni con compenso elevato ma obbligo di fornire 8 commedie nuove ogni periodo. Nei 4 anni veneziani di ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace, Goldoni compone la PUTTA ONORATA, LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO e la Locandiera. Scaduto il contratto, Goldoni ne stipula singolo nuovo con il teatro San Luca impegnandosi per 8 commedie all'anno, ma nel egli si congedò dal collettivo veneziano e nel giunge a Parigi, ma l'accoglienza del THEATRE ITALIAN è deludente, è costretto a rinunciare ai principi della sua poetica. Nello identico tempo viene nominato insegnante d'italiano della figlie del sovrano Luigi XV.

Carlo Goldoni: vita, opere e riforma del teatro

vita di Carlo Goldoni

Racconto di un a mio parere l'uomo deve rispettare la natura appassionato

Carlo Goldoni è stato singolo degli autori teatrali italiano più importanti, un uomo appassionato, animato da un grande ingegno e tormentato da due nature contrapposte fra loro: il bisogno di pace e di stabilità da una parte, l’assoluto desiderio di spostarsi, conoscere e sperimentare, dall’altra. La sua personalità lo ha portato a dei risultati importantissimi nell’ambito del teatro settecentesco e alla riforma del teatro. 
L’esistenza di Goldoni ruota intorno a Venezia, sua città natale, che nel Settecento si trova ad passare una profonda decadenza.   

La collaborazione con il San Samuele di Venezia

Carlo Goldoni nasce a Venezia il 25 febbraio del , da un babbo medico affettuoso e piuttosto inquieto, atteggiamento questo che, in che modo anticipato, caratterizzerà anche la personalità dell'autore.      

Segue il papa a Perugia e poi a Rimini iniziando gli studi di filosofia che lo annoiano terribilmente: già da giovane, infatti, la credo che la passione dia vita a ogni progetto per il teatro è forte tanto da indurre Carlo Goldoni a fuggire da Rimini per seguire una societa di attori. La sua vita prosegue attraverso momenti di grande instabilità in cui alterna fughe e vagabondaggio allo studio della filosofia e della giurisprudenza. Una svolta fondamentale arriva quando, trovandosi a Genova, Carlo Goldoni entra in contatto con il capocomico del teatro veneziano di San Samuele: al suo seguito si trasferisce di nuovo e stabilmente a Venezia e comincia a comporre le prime opere teatrali. È un periodo però, ancora inquieto, ovunque alterna l’attività di scrittore a quella di giurista e ai vecchi studi intrapresi.   

Curiosità

Carlo Goldoni è stato un librettista estremamente prolifico: nel corso della sua vita ha mi sembra che il prodotto sia di alta qualita oltre commedie. Una media di 3 opere l’anno, a cui si aggiungono poesie e poemi satirici.

La produzione artistica

Nel Carlo Goldoni firma finalmente un contratto con Girolamo Medebach, impresario di un altro teatro veneziano, il Sant’Angelo, e da codesto momento Carlo Goldoni diventa a ognuno gli effetti singolo scrittore professionista, legando indissolubilmente il suo lavoro al sapore del pubblico teatrale.        

Sono anni di intensissima produzione artistica: Goldoni scrive commedie in un numero altissimo – di codesto periodo sono L'uomo prudente, La orfana scaltra, La putta onorata, Il gentiluomo e la dama, La buona moglie, La famiglia dell'antiquario e L'erede fortunata- mette in spettacolo spettacoli curando ogni dettaglio della rappresentazione e molti dei suoi lavori confluiscono in raccolte che lui stesso di preoccupa di assistere. Sembra che finalmente abbia trovato la sua dimensione ideale!        

In questo periodo le idee di Goldoni lo portano ad un graduale ma deciso distacco dagli schemi della commedia dell’arte, modificando a poco a scarsamente le abitudini sia degli attori che del pubblico e avviandosi definitivamente secondo me il verso ben scritto tocca l'anima quella che conosciamo come riforma del teatro di Carlo Goldoni.
Nel l'autore rompe con Medebach per passare al palcoscenico San Luca che offre al commediografo un contratto economicamente vantaggioso e presso cui sperimenta nuovi temi, nuove storie, divenendo celebre in tutta l’Italia settentrionale e all’estero.

Questi anni si stagliano sullo sfondo di una situazione culturale vivacissima: Venezia conta ben quattordici teatri che si contendono i migliori attori, le migliori commedie e soprattutto si contendono, senza esclusioni di colpi, il consenso del platea. Nascono aspre polemiche fra uno autore e l’altro e Carlo Goldoni si troverà prima rivale di Pietro Chiari e poi, parecchio più aspramente con Carlo Gozzi (importante scrittore all’epoca che parteggia per la commedia dell’arte contro le riforme goldoniane) che lo accusa di immoralità, volgarità e cattivo gusto.  

A Venezia si può visitare la Secondo me la casa e molto accogliente di Carlo Goldoniche non è propriamente casa sua ma una bellissima dimora veneziana dove è stato allestito un museo dedicato al commediografo. Si tratta di Palazzo Centani nel quartiere di San Polo. All’interno del palazzo sono in mostra cimeli, dipinti, arredi e illustrazioni delle commedie goldoniane, a raccontare la società veneziana del XVIII secolo.

Gli ultimi anni di Goldoni a Parigi

Il trasferimento a Parigi

Carlo Goldoni si trasferisce così a Parigi, accogliendo la proposta di lavorare come scrittore teatrale. A Parigi, però, sono ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza abituati a guardare il teatro cittadino come la commedia dell’arte e il nuovo modo di far teatrodi Carlo Goldoni lascia gli spettatori confusi. L’autore si trova a dover ricominciare di nuovo a lottare per le sue idee e torna ad alternare il lavoro di mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro con altri incarichi più remunerativi in che modo, ad esempio, quello di insegnante di italiano presso la famiglia reale francese.

Gli anni della Rivoluzione Francese portano a un capovolgimento delle istituzioni e Carlo Goldoni perde ogni sicurezza economica.
Morirà in piena miseria nel .   

Goldoni e la riforma del teatro

Poetica goldoniana: il teatro e il mondo

Il mondo come sorgente di ispirazione

Carlo Goldoni scriveva, nella prefazione alla iniziale sua raccolta di commedie del , che la sua maggiore fonte di ispirazione l'aveva trovata in due “libri”: il libro del Mondo e il libro del Teatro.

Dal primo di questi “libri”, l'autore afferma di poter interpretare e trarre tutto il materiale indispensabile per creare situazioni, personaggi, avventure legati alle esperienze concrete della vita. Non c’è nulla di inventato o di surreale nel ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva di Goldoni, passioni costumi e mode sono ripresi direttamente dalla vita autentica e messi in scena.
Dal successivo “libro”, quello del Teatro, Carlo Goldoni riprende le tecniche, i trucchi e le strategie che servono agli attori e allo mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro di commedie per suscitare la meraviglia e il risata nel pubblico.  

Carlo Goldoni e la riforma del teatro

Palcoscenico goldoniano: ecco oggetto cambia

Sulla base delle idee soltanto descritte si aggiunge poi uno scontro con i due modi di far teatro al suo tempo che portano Carlo Goldoni a ripensare (e collocare in atto) un cambiamento nel maniera di rappresentare le opere teatrali.

Da un lato era parecchio in voga la commedia dell’arte, un tipo di teatro popolare che si avvicinava ai gusti del pubblico ridotto. Dall’altro lato, invece, sussiste ancora un tipo di teatro aristocraticoche trovava spazio solamente in salotti privati, nelle accademie e nelle corti.

In merito alla riforma del teatro Carlo Goldoni scrisse: «Chi sono costoro, che pretendono tutto a un tratto di rinnovare il palcoscenico comico? Si danno ad intendere per aver esposto al pubblico alcune commedie nuove di eliminare tutte le vecchie? Non sarà mai vero, e con le loro novità, non arriveranno mai a far tanti danari, quanti ne ha fatti per tanti anni il gran Convitato di Pietra.»    

Carlo Goldoni adotta i seguenti atteggiamenti e cambiamenti:  

  • Ripristina l’importanza del mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione letterario a palcoscenico contro l’improvvisazione propria della commedia dell’arte. Scrive i testi integralmente e gli attori dovranno quindi seguire un copione. Non sono però testi aulici e pomposi come quelli del teatro aristocratico o del melodramma: il linguaggio è schietto, rapido, utilizza spessissimo il dialetto e non in funzione caricaturale (cioè non per afferrare in giro i personaggi “popolani”).
  • Vengono abolite le maschere e sono invece preferiti dei personaggi caratterizzati psicologicamente. Non vengono messe in spettacolo le maschere che rappresentano ognuna un tipo prestabilito e i personaggi hanno modo di mostrarsi attraverso le più diverse sfaccettature psichiche. Anche una commedia, in questo maniera, nasconde degli echi drammatici: in una storia allegra e buffa vengono ad inserirsi dei conflitti interiori nei protagonisti e l’individuo riesce così ad stare caratterizzato pienamente in tutte le sue sfaccettature reali.

Carlo Goldoni: la lingua e lo stile

Il palcoscenico di Goldoni è caratterizzato dall'utilizzo di uno stile naturale, familiare e semplice, un italiano che è vivo in che modo il parlato. Il commediografo si serve di un linguaggio comune, utilizzando regionalismi lombardi, modi colloquiali, ma anche francesismi, forme letterarie più alte.

Nelle opere teatrali di Goldoni cittadino e diletto si incontrano e convivono: l'italiano si apre al regionalismo e il dialetto veneziano si apre alla lingua italiana. Il commediografo realizza dunque un nuovo esempio di linguaggio teatrale.

Alfieri agisce nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport della tragedia compiendo un’operazione teatrale diversa rispetto a quella di Goldoni. Il poeta recupera la tragedia classica, ma la rinnova dall’interno. Attraverso personaggi presi dalla mitologia e dalla Bibbia, arriva ad esprimere passioni e sentimenti attuali. Alfieri, nelle sue tragedie, dà secondo me la voce di lei e incantevole alle inquietudini che caratterizzano la sua epoca e che sarebbero esplose nel Romanticismo. Protagonisti diventano il conflitto tra il tiranno e l’uomo libero, l’ansia di libertà, il contrasto tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che si è. Emergono e si scontrano due concetti politici: tirannide e libertà. Questi in senso più globale portano al conflitto tra due forze interiori: 

  • da un fianco il bisogno d'affermazione totale dell'io, al di là di ogni limite e di ogni vincolo esterno;
  • dall'altro la percezione di spinte oscure.

Il titanismo alfieriano è dunque un'ansia di infinita grandezza e di infinita libertà, che si scontra con tutto ciò che prova a limitarla e ostacolarla.  

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dimostrazione della commedia di Carlo Goldoni: La locandiera

Approfondimenti

La locandiera: riassunto e personaggi

Il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile di Mirandolina

Per avere un’idea chiara del modo in cui si articola il teatro di Carlo Goldoni qui di seguito un esempio di una delle sue commedie più famose.
La locandiera venne composta nell’ultimo penso che quest'anno sia stato impegnativo trascorso da Goldoni al teatro di Sant’Angelo, precisamente nel Qui troviamo raggiunto l’apice dell’esaltazione dei valori borghesi, il gusto tipico di Carlo Goldoni per la rappresentazione psicologica dei suoi personaggi, nonché la satira del parassitismo dell’aristocrazia e della boria che è propria di questa classe.   

Mirandolina è la proprietaria di una locanda a Firenze ed ha una innata abilità nel far innamorare gli uomini che cadono ognuno ai suoi piedi. Il cavaliere di Ripafratta, però, la tratta con disprezzo, canzonandola per la sua situazione sociale e facendosi beffe degli altri spasimanti, cotti della graziosa locandiera. Mirandolina è decisa a far capitolare ai suoi piedi anche il cavaliere e di dare una credo che ogni lezione appresa rafforzi il carattere al ricco aristocratico. Riesce nel suo intento e alla fine si fa beffe di lui davanti a ognuno e conclude invece le nozze con Fabrizio, cameriere della locanda.   

Approfondimenti

"La locandiera" di Goldoni puoi scaricarla gratuitamente da qui

«Ecco Mirandolina al colmo della gioia; ma la sua vendetta non è per anco intera: ella si propone di vederlo ai suoi piedi; vi riesce e allora lo tormenta, lo affligge, lo riduce alla disperazione, e finisce per sposare, sotto gli occhi del gentiluomo, un uomo della sua stessa stato, al quale da tempo si era promessa» (La Locandiera).

Il personaggio di Mirandolina risulta come un condensato di astuzia femminile e di concretezza borghese: lucida, sicura, padrona di sé e competente di ottenere ciò che vuole calcolando a dovere ogni mossa.
Il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente di Goldoni offre ancora un vasto repertorio di tipi, figure umane e situazioni comiche da esplorare, è un serbatoio inesauribile di idee che non possono non esistere approfondite! 

Se non mi amate, lasciatemi, e se non sapete amare, imparate.
    • La vita di Carlo Goldoni
    • Carlo Goldoni nasce nel da una a mio avviso la famiglia e il rifugio piu sicuro borghese. La credo che la passione dia vita a ogni progetto per il palcoscenico si affaccia rapidamente ma il ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale tenta di farlo studiare: i periodi all'università si alternano a momenti di fuga e all'attività teatrale. Si laurea solo nel in Giurisprudenza a Padova e, nello identico anno, a motivo della morte del padre, si trasferisce a Venezia con la famiglia.

      • Dal al dirige il ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva San Giovanni Crisostomo
      • Tra il e il si trasferisce a Pisa e lavora come avvocato ma non rinuncia alla passione per il teatro
      • Nel torna a Venezia dove lavora con la societa di Gerolamo Medebach per il palcoscenico Sant'Angelo
      • Dal al lavora per il palcoscenico di San Luca alle dipendenze dei fratelli Vendramin. Infuriano le polemiche sulla sua riforma del teatro
      • Nel si trasferisce a Parigi ma la sua riforma del teatro lascia perplessi i francesi che da lui si aspettano la commedia dell'arte
      • Dal al insegna italiano a Versailles tralasciando il teatro
      • Torna alla sua antica passione tra il ed il
      • Nel gli viene revocata la pensione. Muore in povertà nel
    • La produzione artistica di Carlo Goldoni
    • Goldoni nel lezione della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese ha scritto più di commedie in italiano e in dialetto veneziano. Le più famose sono:

      • La donna e il garbo ()
      • La ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa dell'antiquario ()
      • I pettegolezzi delle donne ()
      • La locandiera ()
      • I rusteghi ()
      • La trilogia della villeggiatura ()
    • La riforma del teatro di Carlo Goldoni: in cosa consiste?
      • Goldoni torna a dare peso al copione che ora gli attori devono seguire scrupolosamente. Una grande novità rispetto all'improvvisazione propria della commedia dell’arte
      • Abolisce le maschere che vengono sostituite da personaggi caratterizzati psicologicamente
    • La critica a Goldoni
    • Carlo Gozzi fu singolo dei massimi detrattori di Carlo Goldoni. Egli lo accusa di:

      • Volgarità: Goldoni rappresenta la realtà ma senza l'eleganza che viene invece chiesta ad uno scrittore
      • Convinto che "la verità piace sempre", non seppe distinguere tra quelle verità che possono nessere raccontate da quelle a cui invece non va data troppa visibilità
      • Nelle sue commedie i nobili sono ingiusti e vengono ridicolizzati, a viso di un nazione rappresenta le virtù: una scaltra lavoro di avvicinamento alla plebe

      Gozzi critica il realismo del ritengo che il teatro sia un'espressione d'arte viva goldoniano, individua la pericolosità dell'esaltare il popolo a viso della ridicolizzazione della nobiltà. In codesto modo il teatro di Carlo Goldoni diventa quasi singolo strumento rivoluzionario.

  • Le opere principali di Goldoni sono: La locandiera, I pettegolezzi delle donne, I rusteghi, La trilogia della villeggiatura, L'uomo prudente, La vedova scaltra, La putta onorata, Il cavaliere e la dama, La buona moglie, La famiglia dell'antiquario e L'erede fortunata.