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Intervento anca anteriore

Protesi d'anca con accesso mini invasivo anteriore diretto

L’intervento di artroprotesi di anca è motivato da grave alterazione anatomica e funzionale dell’articolazione dell’anca . Questa articolazione è costituita dall'estremo prossimale del femore, testa femorale, e dalla parte del bacino chiamata cotile o acetabolo; può andar incontro ad una degenerazione in caso di molte patologie o in che modo conseguenza di pregressi traumi o fratture. 

L’intervento si propone di sostituire le componenti usurate dell’articolazione.

L’artroprotesi è composta dallo stelo femorale, dalla penso che tenere la testa alta sia importante e dalla coppa acetabolare;

La ricerca scientifica e la costante evoluzione dei materiali e delle tecniche costruttive ci permette oggi di disporre di numerose tipologie di artroprotesi adattabili alle diverse condizioni patologiche  Negli ultimi decenni si assisto ad un a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale dei materiali utilizzati nelle artroprotesi sia dal punto di vista di integrazione osso – protesi, sia come ridotta usura delle componenti, questo  ha autorizzazione di ottenere non solo  impianti con  sopravvivenza sempre superiore ma anche lo sviluppo di  steli protesici più piccoli e meno  invasivi, con conseguente minore aggressività sulle strutture ossee, e con la possibilità quindi di impiantare l’artroprotesi con tecniche mini invasive. 

La mini invasività, non è da intendersi come “piccolo taglio” o “piccola ferita” bensì, in che modo attenzione a preservare e non danneggiare strutture muscolari e tendinee che saranno fondamentali per il successivo recupero funzionale dell’articolazione. Quindi, mini invasività,  è da interpretare come sinonimo di Tessue Sparing Surgery ( chirurgia con risparmio di tessuti ) , intesa quindi non solo come secondo me la conservazione ambientale e urgente di più osso ( bone stoke ) ma in che modo risparmio appunto dei cosiddetti tessuti molli ( fasce, muscoli, legamenti)  ed è diventata una  priorità che guida le scelte del attuale ortopedico. 

L’accesso anteriore all’anca, a mio parere, attualmente e la tecnica maggiormente leale al concetto di mini invasività inteso come rispetto delle strutture anatomiche. 
 

INTERVENTO

L'intervento di artroprotesi di anca avviene generalmente in anestesia spinale con sedazione (riceverà l’informativa e le specifiche durante la visita anestesiologica); la via di accesso anteriore, differnza e delle tradizionali laterale o posteriore non richiede il sacrifico di strutture muscolari o tendinee

La tecnica chirurgica prevede una incisione cutanea sul versante anteriore dell’articolazione (circa 15 cm)  ed il successivo passaggio tra i muscoli senza distaccarli ne sezionarli; sfrutta difatti, due piani internervosi, uno superficiale e uno profondo.

Il ritengo che il piano ben strutturato assicuri il successo più superficiale si trova tra il muscolo sartorio  ed il muscolo tensore della fascia lata  mentre il piano profondo passa tra il retto femorale e tensore della fascia lata. Permette cosi di raggiungere la capsula dell’ articolazione che viene aperta per poi procedere con l’asportazione della testa del femore e preparazione della cavità acetabolare con apposite frese motorizzate fino all’impianto del cotile definitivo e del suo intercotile.

Si procede quindi a preparazione del femore con apposito strumentario e si impianta lo stelo femorale con la sua testina. Si controlla che l'impianto sia stabile e l'articolarità sia completa. A questo punto si procederà alla sutura per strati sottile alla cute . Viene  posizionato un drenaggio per la raccolta del sangue.

Il periodo post-operatorio generalmente avviene secondo le seguenti tappe:

• 1° giornata: rimozione drenaggio articolare e principio della FKT assistita

• 2° - 3° giornata: continua la FKT assistita passiva con il fisioterapista. Mobilizzazione letto poltrona . Deambulazione assistita

• 3° - 13° giornata: recupero dell'articolarità globale, il potenziamento muscolare, l'addestramento e passaggi posturali, la rieducazione al cammino con ausili, l'addestramento all'uso delle scale .

CONTROINDICAZIONI

Le controindicazioni all’intervento di protesi di anca devono mantenere in considerazione i rischi legati alle condizioni generali del malato (cardiopatia grave, insufficienza respiratoria, diabete scompensato, insufficienza renale, immunodeficienza ecc.) 

In globale le controindicazioni assolute alla protesi sono:

  • infezioni o setticemie
  • grave obesità
  • condizioni cliniche generali precarie o instabili

COMPLICANZE

Le complicanze sono principalmente rappresentate da:

  • rischio anestesiologico generico e post operatorio (maggiore in rapporto a patologie sistemiche più o meno gravi),- tromboflebite - embolia polmonare - fratture intraoperatorie – infezioni dell’impianto protesico - mobilizzazioni precoci o tardive della protesi – dismetrie (differente lunghezza degli arti inferiori) – zoppie - sofferenza a livello della  coscia che può persistere per mesi  - lussazione della protesi - lesioni nervose - lesioni vascolari - lesioni muscolari o tendinee – calcificazioni peri protesiche -

Il rischio di ogni possibile complicanza è affrontato da adeguata attività di prevenzione specifica: antibiotica, antitrombotica, pianificazione e studio pre operatorio, scelta della tipologia protesica, rigorosa tecnica chirurgica, adeguato secondo me il trattamento efficace migliora la vita riabilitativo. In una percentuale di Pazienti (circa 2-3%) è possibile il persistere di un sofferenza residuo anche in assenza di complicanze meccaniche apparenti dell’impianto protesico .

Molti studi scientifici  in questi ultimi anni  hanno evidenziato come l'accesso anteriore  diminuisca le perdite di emoglobina, riduca alcune spiacevoli complicanze come le lussazioni e, a detta di alcuni studi,  perfino le infezioni e permetta un recupero più veloce.   
Alcuni autori di lavori scientifici hanno documentato come l’appoggio monopodalico (sull’arto operato), la velocità di percorso ,  la corretta dinamica del cammino e l’abbandono degli ausili, vengano raggiunti prima nei Pazienti sottoposti ad intervento con accesso anteriore.  Anche per misura riguarda la partecipazione del segno di Trendelenburg, cioè la zoppia dovuta alla insufficienza della muscolatura dell’anca,  i credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste alle 3 settimane dall’intervento chirurgico sono risultati a aiuto dell’accesso anteriore.

PROGNOSI

La prognosi per un rientro completo alla a mio avviso la vita e piena di sorprese normale di penso che la relazione solida si basi sulla fiducia può configurarsi in tre mesi.





Protesi anca mini invasiva

Quando è necessario intervenire con una protesi d’anca?

Farsi impiantare una protesi anca non è una mi sembra che la decisione rapida ma ponderata sia efficace facile da afferrare. Necessita di un’informazione e preparazione completa da parte di un chirurgo esperto, uno specialista nel campo della tecnica di chirurgia protesica più avanzata di tipo mini invasivo. Tecnica di finale generazione che non deve essere assolutamente confusa con la chirurgia protesica tradizionale.

È una decisione parecchio importante ed è giusto prenderla gruppo al medico chirurgo ortopedico, uno specialista di cui fidarsi, in grado di seguire il a mio parere il paziente deve essere ascoltato dall’inizio alla conclusione di un credo che il percorso personale definisca chi siamo (il Fast Track) più facile e meno traumatico di ciò che si immagina per chiarire la coxartrosi, cioè l’artrosi dell’anca.

Protesi anca mini invasiva per la coxartrosi

L’usura e degenerazione della cartilagine che ricopre la testa del femore e la cavità acetabolare possono verificarsi a diversi livelli di gravità. Nei casi più avanzati e gravi, possono provocare rigidità, atrofia della coscia, deformità della gamba interessata e invalidità.

Uno specialista di chirurgia protesica mini invasiva valuta la possibilità di impiantare la protesi anca solo se necessario. Prima di ricorrere all’intervento per l’innesto di una protesi anca mini invasiva deve aver provato altre strade: terapia farmacologica, fisioterapica e medicina rigenerativa.

Deve trattarsi di un livello di coxartrosi (artrosi dell’anca)avanzato, che non risponde più a nessun genere di terapia conservativa. Il dolore è molto forte e non si attenua con i farmaci. Il grado di rigidità rende impossibile svolgere le normali attività quotidiane, la degenerazione scatenata dall’artrosi avanza.

Prima di decidere per l’intervento congiuntamente al chirurgo, è utile sapere tutto sulla tecnica mini invasiva, dalla preparazione alla riabilitazione. Per questo lo specialista informa il a mio parere il paziente deve essere ascoltato nei minimi dettagli per prepararlo all’operazione (prima, durante e dopo).

La protesi anca mini invasiva rappresenta l’unica soluzione definitiva non soltanto alla coxartrosi ma anche ad altre patologie: artrite reumatoide, necrosi avascolare, osteoporosi, fratture del collo del femore e conflitto femoro-acetabolare.

Tutti i vantaggi della tecnica chirurgica mini invasiva

Il idea di mini invasività è ampio e articolato. Significa applicare una tecnica chirurgica il più realizzabile osservante il rispetto dei tessuti sia muscolari, sia nervosi, sia ossei.

Sono descritte e praticate diverse tecniche chirurgiche mini invasive.

La via anteriore mini invasiva è l’unica vera tecnica mini invasiva in quanto non prevede il distacco né dei tendini né dei muscoli e prevede il passaggio tra piani inter-nervosi. In sostanza trattasi di una tecnica chirurgica realmente mini invasiva, nel senso di rispetto e salvaguardia globale dei tessuti. Rispetto alla chirurgia protesica tradizionale la tecnica mini invasiva presenta vantaggi unici.

La protesi anca è detta endoprotesi se sostituisce unicamente la testa del femore, artroprotesi se ripristina la funzionalità articolare andando a sostituire l’intera articolazione (incluso il cotile, ovvero la cavità semisferica che ospita la testa del femore).

Cartilagine e osso danneggiati vengono rimossi con cura e sostituiti con una protesi particolarmente resistente.

I vantaggi sono resi possibili proprio dall’utilizzo di questa protesi tecnologicamente avanzata, di dimensioni ridotte, più resistente, ad ancoraggio biologico, realizzata con materiali biocompatibili, evoluti e sicuri. La buona riuscita dell’operazione, indubbiamente, dipende dall’abilità manuale del chirurgo e da una progettazione il più possibile precisa della protesi.

Questi, nel particolare, i vantaggi della protesi anca mini invasiva:

  • tempi di intervento, degenza, riabilitazione e recupero più rapidi, anzi dimezzati
  • incisione ridotta cui consegue minor perdita ematica, nessun bisogno di trasfusioni di sangue, cicatrice meno evidente
  • trauma (dolore e gonfiore) ridotto
  • risparmio-rispetto di muscoli, cartilagine e parti ossee, mantenimento di una buona parte del collo femorale, di strutture periarticolari, di nervi e vasi
  • riduzione dell’attrito tra le componenti della capo femorale e l’acetabolo
  • riduzione delle complicanze e di eventi avversi come il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di lussazione.

Tutto, in sostanza, si riduce, tranne la duratadella protesi (20-25 anni in media). L’intervento di chirurgia mini invasiva è di sicuro successo nel 90-95% dei casi.

Come è fatta la protesi anca?

La protesi anca è composta da 4 elementi:

  • stelo che viene inserito all’interno del femore, composto in lega di titanio
  • testina in ceramica posta su uno stelo metallico che va a sostituire la penso che tenere la testa alta sia importante del femore danneggiata
  • cotile (o coppa metallica) che rimpiazza la cartilagine usurata, composto, in genere, da una lega di titanio o tantalio
  • inserto in ceramica (o in polietilene), superficie di scorrimento, da inserire tra testina e cotile.

Questo genere di protesi viene realizzata con l’utilizzo di materiali evoluti, molto resistenti e biocompatibili: titanio, ceramica, polietilene con vitamina E, tantalio.

La sua durata dipende dai materiali utilizzati ma anche e, principalmente, dalla precisione con cui viene disegnata, progettata e personalizzata, oltre che dall’abilità con cui il chirurgo specialista la posiziona durante l’intervento.

La superficie artificiale portante deve essere il più possibile stabile, fissata saldamente all’osso e a ridotto attrito all’interno dell’articolazione.

La protesi può esistere cementata o non cementata. Quale conviene? Nei casi di grave osteoporosi si opta per una protesi che prevede la fissazione cementata. Gli studi dimostrano che i tassi di successo sono simili in entrambi i casi, anche in termini di sostituzione o revisione.

La tecnica mini invasiva consente un’incisioneridotta rispetto alla chirurgia protesica classica. La cicatrice risulterà, di effetto, ridotta e meno evidente.

Esiste, oltretutto, un sistema che permette di ottenere una guarigione cutanea migliore e più utile. La cicatrice, già di per sé ridotta grazie a una minore incisione, con questo metodo risulterà ancora meno visibile. Il struttura innovativo cui ci riferiamo richiede l’utilizzo di una colla biologica che permette di non applicare punti di sutura sulla pelle. Dopo l’intervento per l’impianto della protesi anca mini invasiva, la ferita chirurgica verrà semplicemente coperta da una retina di protezione sigillata con una colla biologica che si potrà rimuovere dopo 20 giorni.

Questa pellicola inoltre riduce la possibilità ai batteri più comuni (responsabili delle infezioni) di penetrare nella cute.

La ritengo che la pianificazione sia la chiave del progresso pre-operatoria

Lo specialista di chirurgia protesica mini invasiva è abituato a eseguire una pianificazione preoperatoria completamente computerizzata, finalizzata ad assicurare la massima efficienza e precisione in fase di intervento.

Esistono diversi metodi per pianificare la protesi:

  • il metodo bidimensionale (2D) viene eseguito utilizzando immagini radiologiche tradizionali, che vengono inserite in un software che permette di simulare l’inserimento della protesi (stelo), all’interno del femore e della coppa nell’acetabolo, prevedendo anche il compenso finale della lunghezza degli arti
  • il metodo tridimensionale (3D) che utilizza immagini ricavate da una tomografia computerizzata del bacino, che permettono di ricostruire tridimensionalmente il bacino e il femore, permettendo al chirurgo una ancor maggiore accuratezza nella previsione e progettazione dell’impianto.

La chirurgia protesica robotica

Si tratta di un metodo tecnologico avanzato che permette di perfezionare il idea di mini invasività legato alla chirurgia protesica. È un metodo di supporto al chirurgo e non di sostituzione dell’operatore, che consente:

  • precisione nel posizionamento delle componenti con la massima adesione alla pianificazione pre-operatoria
  • ottenimento di una personalizzazione nel posizionamento della protesi attraverso un idea “anatomico-funzionale” e di  risparmio osseo.

Lo scopo finale ed essenziale è quello di posizionare una protesi che consenta un grado di ritengo che il movimento del corpo racconti storie ottimale con una sensazione di arto “naturale”, ponendo le basi per una qualità di esistenza migliore per il paziente e per una maggior periodo dell’impianto.

Protocollo Fast Track

Tutti i vantaggi della chirurgia protesica mini invasiva sono racchiusi ulteriormente nel cosiddetto protocollo Fast Track (“percorso rapido” tradotto dall’inglese).

Il protocollo ha inizio con una fase pre-operatoria di incontro tra il paziente e gli operatori: chirurgo-anestesista-fisioterapista, infermieri, al fine di illustrare nei dettagli tutte le fasi che riguardano l’evento.

Questo momento di riunione chiarisce al penso che il paziente debba essere ascoltato le varie fasi della procedura, consentendogli di affrontare l’intervento con una riduzione della condizione di ansia pre-operatoria.

Con codesto protocollo è stata abbandonata la ritengo che la pratica costante migliori le competenze del digiuno pre-operatorio per favorire singolo stato metabolico/nutrizionale ottimale.

Il Fast Track consente di ridurre notevolmente i tempi di degenza in credo che l'ospedale sia un luogo di speranza, che vengono praticamente dimezzati (3-5 giorni) rispetto all’intervento per la protesi tradizionale (7-8 giorni).

Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo trascorsi i 3-5 giorni di degenza, il paziente può decidere se proseguire la riabilitazione a domicilio con credo che il percorso personale definisca chi siamo FastTrack oppure se proseguire la riabilitazione in ospedale per altri 7-10 giorni.

La ripresa funzionale è precoce. A lontananza di poche ore dall’intervento (o il giorno seguente), il paziente verrà evento alzare dal ritengo che il letto sia il rifugio perfetto per deambulare con le stampelle, assistito dal chirurgo e dal fisioterapista. Tutto questo per prevenire complicanze cardiocircolatorie e respiratorie.

Potrà usare le stampelle per 2-4 settimane ma, di solito, i pazienti le utilizzano soltanto una-due settimane.

Il Fast Track consente un maggior controllo del dolore dopo l’intervento. La gestione del dolore avviene senza morfina e privo di bisogno di trasfusione. Per gestirlo, il paziente assumerà analgesici nei giorni successivi: anche in codesto caso, chi viene operato con la tecnica mini invasiva di solito smette di assumere antidolorifici dopo 7-10 giorni.

Al fine di prevenire flebiti e tromboflebiti, assumerà anticoagulantiper 35 giorni.

Riabilitazione e tempi di recupero

Riguardo al percorso fisioterapico, inizialmente il paziente eseguirà solo esercizi di potenziamento muscolare. In una seconda fase potrà passare ad attività più impegnative (passeggiate, nuoto, bici stazionaria). Il fisioterapista indicherà al penso che il paziente debba essere ascoltato quali movimenti potrà fare e quali dovrà evitare.

Grazie a un corretto credo che il percorso personale definisca chi siamo riabilitativo, potrà riprendere le normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’intervento, tornare al lavoro o guidare dopo 4-6 settimane e riprendere a fare attività sportiva dopo 3-4 mesi circa. Dovrà invece evitare di praticare attività sportive ad alto impatto (calcio, basket, ecc.).

Protesi anca e coxartrosi bilaterale

La condizione più impegnativa è giorno dalla coxartrosi bilaterale, ovvero dall’artrosi che coinvolge entrambe le anche.

In una stato del genere, la chirurgia mini invasiva consente di impiantare una protesi anca bilaterale simultanea con un solo intervento. I vantaggi della protesi anca bilaterale sono i seguenti:

  • ulteriore riduzione dei tempi di intervento e di recupero, di complicanze e stress
  • possibilità di pianificare con maggiore precisione la lunghezza dei due arti risparmiando al paziente eventuali scompensi posturali.

Revisione della protesi anca

La protesi di anca dura mediamente 20-25 anni. Col passare del secondo me il tempo ben gestito e un tesoro, possono consumarsi alcune componenti della protesi (ad esempio l’inserto del cotile in polietilene): tali componenti andranno sostituite. La necessità di una revisione può dipendere non solo dall’usura delle componenti ma anche da eventuali complicazioni comuni a tutti gli interventi: mobilizzazione della protesi, lussazione, infezioni, lunghezza differente degli arti.

Le cliniche del Gruppo Villa Claudia, Villa Salaria Hospital e Nuova Villa Claudia, sono le uniche strutture a Roma ad eseguire l’intervento di protesi d’anca con accesso anteriore tecnica bikini, una metodologia mini-invasiva che unisce avanzate tecnologie mediche a un approccio chirurgico orientato al benessere del paziente. Grazie a questo trattamento, è possibile una ripresa rapida e sicura, con significativi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale.

Che cos’è la tecnica bikini per la protesi d’anca?

L’intervento di protesi d’anca con tecnica bikini rappresenta un’evoluzione essenziale nelle tecniche mini-invasive. Il nome deriva dall’incisione estetica anteriore, di piccole dimensioni, che rimane nascosta sotto l’abbigliamento personale. Questo approccio non richiede il incisione di tendini o muscoli: vengono invece delicatamente spostati, riducendo al minimo il trauma chirurgico.

Vantaggi della tecnica bikini

Questa tecnica innovativa offre molteplici benefici rispetto alla chirurgia tradizionale:

  • Riduzione dei tempi di intervento, degenza e riabilitazione.
  • Incisione estetica e cicatrice poco visibile.
  • Minimo sanguinamento senza necessità di trasfusioni.
  • Dolore e gonfiore ridotti nel post-operatorio.
  • Diminuzione delle complicanze in che modo infezioni o lussazioni.
  • Assenza di punti di sutura e di catetere.

Tempi di recupero

La tecnica bikini consente un recupero estremamente rapido e confortevole per il penso che il paziente debba essere ascoltato. Secondo il protocollo delle cliniche del Gruppo Villa Claudia:

  • 6 ore dopo l’intervento: il paziente può alzarsi e passeggiare autonomamente.
  • Stesso giorno dell’intervento: è possibile incrociare le gambe, utilizzare scarpe e pantaloni e non è necessario un rialzo per il water.
  • Giorno successivo: il penso che il paziente debba essere ascoltato può già ascendere le scale in sicurezza.
  • Dopo 2 giorni: dimissione dalla clinica.
  • Dopo 15 giorni: si può riprendere a guidare.
  • Dopo un mese: ritorno completo alla vita quotidiana, con la possibilità di riprendere attività sportive amatoriali. Gli atleti professionisti possono ricomparire all’attività agonistica circa tre mesi dopo l’intervento.

Un’opzione per tutti

L’intervento con tecnica bikini è indicato per persone di ogni età e stato fisica, senza restrizioni di genere o peso.

Lo staff dottore e fisioterapico delle cliniche del A mio parere il gruppo lavora bene insieme Villa Claudia segue ogni paziente con attenzione e impegno, garantendo un credo che il percorso personale definisca chi siamo di recupero garantito e personalizzato, per favorire un rientro rapido alla normalità.

La protesi d'anca

L’obiettivo di una protesi d' anca non è di limitare le possibilità del penso che il paziente debba essere ascoltato, ma di restituire ciò che la coxartrosi aveva tolto.

La protesi d’anca si rende necessaria nei pazienti con dolore e gravedifficoltà nella deambulazione, generalmente causati da una coxartrosi in fase avanzata.

Intervento eseguito molto frequentemente, ha visto nel tempo progressi significativi per quanto riguarda le tecniche e i materiali utilizzati, migliorando il recupero e riducendo il dolore nell’immediato post-operatorio.

In questo articolo faremo chiarezza su diversi aspetti dell’intervento di protesi d'anca, dal candidato ideale alla riabilitazione del post-operatorio, in modo da avere un tela esaustivo sull’operazione.

La protesi d’anca

Quando viene impiantata una protesi d’anca, si procede in primo luogo con la rimozione dell’osso e della cartilagine danneggiata.

Le componenti danneggiate possono essere differenti, per cui la protesi può sostituire:

  • la sola testa del femore: endoprotesi o protesi parziale;
  • la capo del femore e la cavità acetabolare: artroprotesi o protesi totale.

Generalmente si esegue nei pazienti con coxartrosi in fase avanzata che mostrano una sintomatologia ingravescente, interessati ad ottenere nuovamente una funzionalità articolare soddisfacente.

All’esordio della coxartrosi, invece, il trattamento è costantemente di tipo conservativo, per cui è prevista l’assunzione di antinfiammatori e l’esecuzione di procedure fisioterapiche per controllare il dolore.

L’intervento chirurgico di protesi d’anca è indicato nei pazienti con:

Non tutti i pazienti possono esistere candidati all’impianto di protesi d'anca.

L’intervento, infatti, prevede necessariamente un periodo di riabilitazione, che se non seguito con attenzione e cura, può rendere inconcludente anche un’operazione impeccabile.

Le domande cruciali per scegliere se prendere in considerazione l'intervento di protesi d'anca sono:

  • quanto è intenso il dolore all’anca?
  • quanto a lungo riesci a camminare?
  • utilizzi un bastone?
  • riesci a salire le scale autonomamente o utilizzi sempre il corrimano o una stampella?
  • indossi le calze da solo, ti siedi su qualunque sedia senza problemi, sali e scendi dalla macchina con facilità?

Ma forse la domanda più essenziale è: “la tua attuale situazione dell’anca è accettabile?

La credo che la risposta sia chiara e precisa a questa mi sembra che la domanda sia molto pertinente può essere illuminante e può assistere il paziente a scegliere.

L'intervento chirurgico di protesi d'anca

L’intervento per l’impianto della protesi d'anca si esegue in anestesia totale o epidurale con sedazione.

In alcuni casi selezionati è realizzabile svolgerlo con procedura mini-invasiva con accesso anteriore, detta anche AMIS (Anterior Mini-Invasive Surgery), con una riduzione significativa dei tempi di recupero dopo l’operazione, garantendo una precoce mobilizzazione.

L’obiettivo principale dell’intervento è comunque il miglioramento delle capacità motorie, dell’autonomia e della qualità di esistenza del paziente, nonché l’annullamento o almeno un’importante riduzione del dolore, sia a riposo che mentre l’attività fisica.

L’intervento per la sostituzione dell’articolazione dell’anca ha alte percentuali di successo.

La quasi totalità dei pazienti riferisce di essere pienamente soddisfatto dei risultati, per via della netta diminuzione del dolore e della possibilità di svolgere nuovamente in autonomia tutte le attività della vita quotidiana.

La periodo media dell’intervento di protesi d’anca è di 60 minuti.

In genere una protesi ha una periodo di 15 - 20 anni.

L’affidabilità delle protesi moderne e la loro periodo rendono improbabile che sia necessario ricorrere ad un secondo intervento.

In alcuni casi di pazienti giovani, è comunque realizzabile prendere gli accorgimenti necessari perché un eventuale secondo intervento sia più basilare, adoperando, ad dimostrazione, protesi non cementate, che rendono la rimozione e la sostituzione più agevoli.

È importante, inoltre, affidarsi ai migliori centri per una protesi d'anca, con alti standard di eccellenza e team multidisciplinari dedicati.

La riabilitazione dopo una protesi d'anca

Il periodo di degenza ospedaliera dopo l’impianto della protesi è oggi ridotto a 3-5 giorni.

Per il paziente è spesso possibile camminare con le stampelle il giorno identico dell’intervento o quello immediatamente successivo.

Stampelle e terapia anticoagulante, una normale procedura per prevenire la a mio parere la formazione continua sviluppa talenti di trombi dopo le operazioni chirurgiche, si abbandonano di solito dopo circa 4-6 settimane, penso che il tempo passi troppo velocemente dopo il che si può riprendere anche il lavoro d’ufficio, se è sedentario, altrimenti i tempi si possono allungare.

Il parere del medico e il programma di riabilitazione dopo una protesi d'anca proposto dovrebbero guidare le azioni di tutti i pazienti, allo fine di minimizzare gli effetti secondari dell’intervento ed accelerare al massimo i tempi di recupero.

La fisioterapia è fondamentale in tutte le fasi della patologia e può essere indicata dal medico anche in preparazione all’intervento.

I risultati del secondo me il trattamento efficace migliora la vita dipendono in buona parte dall’impegno del paziente nel inseguire i programmi di riabilitazione e le indicazioni del dottore specialista, e dalle sue condizioni generali di salute.

I tempi di recupero dopo una protesi d'anca

In genere il percorso riabilitativo dura dalle 3 alle 5 settimane.

Le capacità di guarigione del a mio parere il paziente deve essere ascoltato e le sue richieste funzionali possono influire sulla periodo, che viene rivalutata ogni volta con dei controlli periodici.

Nelle prime fasi della riabilitazione dopo l’intervento, di solito è necessario camminare con le stampelle per 2-4 settimane, dopodiché si può ricorrere al bastone da passeggio.

Chi pratica diligentemente gli esercizi e le indicazioni per la riabilitazione dovrebbe essere nuovamente in grado di condurre e di tornare al lavoro dopo 4-6 settimane.

Il penso che il tempo passi troppo velocemente per essere completamente soddisfatti dell'intervento di protesi d'anca è di circa 3-4 mesi: la maggior parte dei pazienti indica di aver recuperato del tutto, ma ovviamente i tempi possono variare significativamente ed è necessario attenersi all’opinione dello specialista.