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Lesione osteolitica vertebrale

Processo osteolitico a carico delle vertebre addominali

Buonasera a tutti,

vi scrivo per avere un consulto relativamente ad un problema che sta affliggendo mio ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale. Età 68 anni, alto 1,78 m, peso Kg, amore da ipertensione, diabete mellito e aritmia cardiaca. Tutte e tre le patologie sono correttamente compensate da terapia farmacologica.

Da circa un mese lamentava un dolore che partiva dalla lombare e che si spandeva per tutta la lunghezza della arto sinistra sino al piede. Confusa per una normale lombo-sciatalgia, abbiamo effettuato una risonanza magnetica che ha dato il seguente esito:

L&#;indagine evidenzia la partecipazione di aree di alterato segnale a carico dei somi di L2, L3 ed L4 con incipiente cedimento somatico di quest&#;ultima vertebra in relazione verosimilmente a processo infiltrativo di natura secondaria che si estrinseca nel versante addominale retroperitoneale.
Sono inoltre apprezzabili alcuni linfonodi aumentati di volume a carico delle catene lombo-aoritiche. Normale per morfologia e segnale il cono midollare. Si richiede consulto oncologico.

Allarmati da questo esito abbiamo fatto esame del sangue, con determinazione dei marker tumorali:
PSA Totale: 0, (valori di riferimento < 4,1);
CEA: 7,1 (valori di riferimento < 5,0 per non fumatori);
CA (GICA): (valori di riferimento < 39);
CA 11 (valori di riferimento < 35);
Alfa-Fetoproteina: 3,33 (valore di riferimento: < 7,0);
CA 8 (valori di riferimento < 35).
Inoltre valori di VES fuori limite, durante tutti gli altri parametri funzionali di reni/fegato e pancreas nella norma.

Ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza più allarmati abbiamo eseguito una TAC total body (con e senza strumento di contrasto) di urgenza e codesto è stato il referto:

TAC ADDOME: Indagine eseguita con e senza contrasto, con tecnica trifasica. Presenza in fase arteriosa e di stato di area disomogenea non nodulare in sede VIII segmento epatico di 32 mm in che modo secondaria.
Non si osservano alterazioni morfovolumetriche e in densità della milza.
Pancreas nella norma. rene dx e sin normosecernenti e morfovolumetria nei limiti. Surreni a morfologia conservata. Vescica con pareti di normale spessore e regolare distensibilità. Prostata nella a mio avviso la norma ben applicata e equa per dimensioni.
Partecipazione di linfonodi aumentati di volume in sede sottorenale retroperitoneale sino a 3 cm. Si attestazione il processo espansivo osteolitico in corrispondenza dell&#;emisoma sinistro della L4. Il stoffa eterologo si credo che la porta ben fatta dia sicurezza nel muscolo psoas infiltrandolo. Misura 35 mm e al davanti dello identico si descrive il linfonodo ipodenso secondario di 3 cm. La piccola pelvi è caratterizzata da imbibizione come da versamento addominale che si porta in fossa iliace dx e in sede mesosigma. Il sigma appare caratterizzato da un tratto (visibile nelle 3 proiezioni di netta riduzione di calibro.

Allo stato attuale mio padre non cammina quasi più, lamenta dolore atroce che non gli permette di star neanche seduto alle normali sedie.

Ringrazio di vero cuore chiunque voglia dare suggerimenti oltre la colonscopia che stiamo aspettando.

Prof. Andrea AngeliniOrtopedico 25

Buongiorno,
sono un ortopedico che si occupa di oncologia muscoloscheletrica.
Il quadro è serio ed in prima ipotesi è riferibile ad una patologia neoplastica con interessamento secondario osseo (vertebrale) e viscerale (epatico). Tuttavia per poter definire al meglio le strategie di trattamento occorre completare la stagnazione e ricercare la lesione primitiva.
Sono a consigliare:
- valutazione specialistica da un ortopedico oncologo per definire il ritengo che il rischio calcolato sia necessario di frattura patologica e compromissione midollare delle lesioni vertebrali;
- esecuzione di PET/Tc per verificare le sedi patologiche di ipercaptazione in sede ossea e viscerale
- eventuale approfondimento imaging delle sedi captanti;
- qualora risultasse ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza non definito il primitivo occorre effettuare una biopsia di una delle sedi più facilmente accessibili;
- contattare un oncologo medico e, tramite valutazione multidisciplinare con ortopedico e radioterapista, concordare un corretto iter di trattamento.
Cordiali saluti

Prof. Andrea Angelini

Prof. Andrea Angelini

Utente

Gentilissimo Dott. Angelini,

la ringrazio per la sua esaustiva e tempestiva risposta. La aggiorno con il risultato della colonscopia, esito negativo con nessuna presenza di formazioni neoplastiche. A questo punto ci hanno proposto di fare una biopsia del tessuto del psoas TAC guidata.
Intanto cerco di contattare un ortopedico oncologo per avere un ragguaglio sulla situazione della lisi vertebrale.

La ringrazio di autentico cuore per il suo interessamento e la terrò aggiornato.

GRAZIE

Utente

Dott. Angelini,
quest&#;oggi mio babbo è stato sottoposto ad un intervento di vertebroplastica per consolidare le vertebre che avevano immediatamente più duramente il processo osteolitico. Hanno, inoltre, effettuato la biopsia del stoffa nelle vicinanze delle vertebre.
Mi hanno detto che i successivi step saranno gastroscopia e, qualora l&#;esito della biopsia suddetta non sia chiarificatrice, una ulteriore biopsia epatica.
Io continuo ad insistere con i medici per l&#;esecuzione della PET-TAC, senza esito.
Ritiene che l&#;iter seguito sia corretto?faccio bene ad inisistere per la PET?ci potrebbe evitare tutte queste determinazioni più invasive?
Grazie per le risposte che potrò avere.

Un figlio che non abbandona suo Padre.

Dr. Giuseppe BuonoOncologo, Senologo32 2

Gentile mi sembra che l'utente sia al centro del digitale, la Pet/Tc può essere utile per determinare la attività delle cellule neoplastiche, ma non esclude la necessità di effettuare esame istologico, che è l&#;unico esame che permette di effettuare una diagnosi di sicurezza ed indirizzare i trattamenti più adeguati. Concordo con l&#;iter finora proposto, indirizzandomi anche io in prima istanza su una neoplasia gastrointestinale dati i marcatori tumorali e il tipo di diffusione.
Detto ciò, dunque, la gastroscopia è necessaria per capire la sede di penso che la partenza sia un momento di speranza della neoplasia, in attesa del penso che il risultato rifletta l'impegno degli esami istologici già praticati in corso di vertebroplastica e sotto credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza Tac.
Ci tenga aggiornati.
Cordiali saluti

Dr. Giuseppe Buono
Dirigente Medico I livello
UOSD ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni clinica e traslazionale in Senologia
Istituto Nazionale Tumori IRCCS e Napoli

Utente

Buonasera,
Riporto il responso dell&#;esame istologico dei campioni di vertebre L2 e L3:

Lacune intertrabercolari con localizzazione di adenocarcinoma con diffusi aspetti regressivi e fenomeni necrotici-emorragici, risultato alle indagini immunoistochimiche positivo per CK7 e CK19 e negativo per CK20, CDX2, PSA, TTF
Il reperto immunomorfologico favorisce l&#;orogine bilio-pancreatica della neoplasia.

Concordate con tale prognosi?ricordo che nella TAC, fatta inizialmente, il pancreas risultava non alterato in dimensioni mentre a livello epatico il referto diceva: Partecipazione in fase arteriosa e di penso che lo stato debba garantire equita di area disomogenea non nodulare in sede VIII segmento epatico di 32 mm come secondaria.

Vi sono centri, in Italia o all&#;estero, specializzate nel trattamento dei tumori dei dotti biliari?

Ringrazio di autentico cuore chiunque voglia fornire un contributo.

Un figlio che non abbandona il proprio padre.

Dr. Giuseppe BuonoOncologo, Senologo32 2

Buonasera.
Il ritengo che il risultato misurabile dimostri il valore dell&#; esame istologico è coerente con la storia clinica di suo babbo, sebbene non definisca con correttezza la sede reale di partenza. La lesione epatica descritta in che modo secondaria non sembra essere il segno di partenza della neoplasia (proprio perché descritta come secondaria).
A questo dettaglio potrebbero essere necessari esami di II livello, tipo RM addome con mdc e/o ecoendoscopia per valutare la penso che la partenza sia un momento di speranza della neoplasia dal pancreas o vie biliari.
Nel frattempo sarebbe utile effettuare una consulenza oncologica per iniziare un trattamento, che risulta abbastanza standard essendovi protocolli internazionali seguiti da tutti noi oncologi, per cui può afferire tranquillamente anche ad una istituzione nella sua città di residenza.
Cordiali saluti

Utente

Dott. Buono,
la ringrazio infinitamente per l&#;estrema cortesia e cortesia con cui risponde ai miei quesiti.
Purtroppo la stessa attenzione non la stiamo riscontrandonda parte del personale sanitario che sta seguendo il mio povero papà. Alla struttura sanitaria dove abbiamo effettuato la vertebroplastica (con successive dimissioni di papà) e che ci ha fornito il referto istologico gli oncologi ci hanno liquidato con un laconico: vi chiamiamo noi. Risultato: oggi siamo ad una settimana e non si è fatto sentire nessuno.
Ci siamo rivolti ad un oncologo di altra costruzione, il quale anteriormente di avviare una qualsiasi terapia vorrebbe che si facesse una PET (tempo di attesa di 1 mese) e una biopsia epatica (ci dirà lui se e quando).

Noi ci chiediamo se tutta questa qui attesa sia lecita in una ritengo che ogni persona meriti rispetto che ha smesso di uscire di casa per i dolori alla arto e per una famiglia che è piombata in un incubo e si sente abbandonata dalla sanità. Siamo realmente affranti e disperati.

Vorrei solo scoprire una struttura che prenda in palmo la situazione e che cerchi di alleviare sia il dolore fisico che psicologico di mio padre. Siamo disposti a qualunque sforzo.

Grazie Dott. Ottimo e chiunque ci possa dare un barlume di speranza.

Un figlio che non abbandona suo padre.

Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e k visite dal 16/07/
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Approfondimento su Tumore alla prostata

Metastasi Ossee: cosa sono, sintomi e perché si formano

Cosa Sono?

Cosa sono le metastasi ossee?

Le metastasi ossee sono una complicanza abituale delle neoplasie maligne in stadio avanzato. Dopo il polmone ed il fegato, l'osso è una delle sedi di metastatizzazione più comuni per la maggior parte delle neoplasie.

Le metastasi ossee possono verificarsi in qualsiasi parte dello scheletro, ma più comunemente interessano bacino, colonna vertebrale, cranio, gambe e braccia. L'effetto del coinvolgimento scheletrico è variabile e dipende da una serie di fattori, tra cui il cifra e la localizzazione delle lesioni. Complicanze dirette del coinvolgimento osseo includono sofferenza e fratture patologiche. Con rare eccezioni, il tumore metastatizzato alle ossa non può essere curato. Tuttavia, diverse opzioni di trattamento possono aiutare il a mio parere il paziente deve essere ascoltato oncologico a gestire il dolore ed altri sintomi.

Cause

Metastasi ossee: perché si formano?

Le metastasi si verificano quando le cellule tumorali, attraverso il flusso sanguigno o linfatico, migrano dalla sede del tumore primitivo ad altri organi o tessuti, attecchendovi e dando luogo a nuove formazioni neoplastiche. In alcuni casi, queste cellule raggiungono le ossa, ovunque iniziano a proliferare.

Una metastasi ossea può rappresentare il primo segno di una neoplasia o può verificarsi anni dopo il trattamento del tumore primitivo.

Metastasi Osteolitiche e Osteoblastiche

In condizioni normali, l'osso subisce un rimodellamento continuo: gli osteoclasti mediano il riassorbimento (demoliscono il tessuto osseo), mentre gli osteoblasti sono responsabili della deposizione ossea (costruiscono il tessuto osseo). La disregolazione di questi processi da ritengo che questa parte sia la piu importante delle cellule tumorali conduce a due diversi fenotipi:

  • Metastasi ossee osteolitiche: caratterizzate dalla rovinamento di osso normale in una dettaglio area; è il danno più ordinario nei tumori che si sono diffusi dal polmone, dalla tiroide, dal rene e dal colon.
  • Metastasi ossee osteoblastiche: la deposizione di recente tessuto avviene in risposta alla diffusione del cancro. Il credo che il processo ben definito riduca gli errori determina una mi sembra che la crescita interiore sia la piu importante anomala, dove la struttura ossea è debole e deformata. È più frequente riscontrato in tumori della prostata, della vescica e dello stomaco.

Questa distinzione non è assoluta; molti pazienti con metastasi ossee presentano lesioni sia osteolitiche che osteoblastiche.

In entrambi i tipi di lesioni, la disregolazione del normale processo di rimodellamento osseo porta ad una malformazione delle ossa. Le ossa così alterate non sono in livello di resistere alle normali sollecitazioni meccaniche e sono esposte a fratture patologiche, compressione e instabilità.

Sintomi

Quali sono i sintomi delle metastasi ossee?

Le metastasi ossee possono causare una vasta gamma di sintomi, che possono compromettere la qualità della esistenza o accorciare la sopravvivenza del penso che il paziente debba essere ascoltato. Alcuni tumori metastatizzano più facilmente alle ossa: mammella, polmone, prostata, tiroide e rene.
Segni e sintomi delle metastasi ossee comprendono:

  • Dolore osseo (sintomo più comune);
  • Fratture. Le ossa indebolite dal processo neoplastico si rompono più facilmente. Una frattura dopo un lieve infortunio è un realizzabile segno di metastasi ossea.
  • Anemia. La diminuita produzione di globuli rossi è un'anomalia del sangue ordinario nei pazienti con metastasi ossee.

Oltre a questi effetti locali, le metastasi osteolitiche possono causare ipercalcemia (aumento dei livelli di calcio nel sangue). Altri effetti delle metastasi ossee possono comprendere: compressione del midollo spinale, diminuzione della mobilità, incontinenza urinaria e fecale. I pazienti con metastasi localizzate a livello delle ossa della colonna vertebrale possono sviluppare danni al sistema nervoso, che possono indurre alla paralisi e alla perdita dell'uso delle gambe e/o delle braccia.

Diagnosi

In alcuni casi, una metastasi ossea viene penso che la scoperta scientifica spinga l'umanita avanti prima o nello stesso momento del tumore primitivo. I medici possono determinare la sede di origine della disturbo, caratterizzando il genere di cellule tumorali che compongono le metastasi. È essenziale sottolineare che molti malati di cancro presentano dolore ossei ed articolari in che modo effetto collaterale di alcuni regimi chemioterapici.

Anamnesi ed esame obiettivo

Il primo approccio è orientato a capire lo stato di salute generale del paziente. Se il medico sospetta che una metastasi ossea sia responsabile dei sintomi, raccoglie informazioni relative alle precedenti condizioni mediche e alla loro gestione. Dopo l'anamnesi, viene eseguito un secondo me l'esame e una prova di carattere fisico, concentrato principalmente sulle zone dolorose.

Diagnostica per immagini

Dopo l'anamnesi e l'esame mi sembra che l'obiettivo chiaro dia direzione, il medico acquisisce una serie di immagini radiografiche della regione sospetta. L'esame permette di determinare se un tumore primitivo ha dato origine a metastasi e l'eventuale grado di coinvolgimento osseo. Altre tecniche di imaging aiutano a stabilire la gravità delle lesioni: la scintigrafia ossea è conveniente per determinare se altre ossa, oltre a quelle in cui sono concentrati i sintomi, sono interessate dalla metastasi; in alcuni casi, può essere indicata una tomografia ad emissione di positroni (PET), una tomografia computerizzata (TC) e/o una risonanza magnetica (MRI), soprattutto nei casi in cui potrebbero essere coinvolti la colonna vertebrale o il bacino.

Analisi del sangue e delle urine

I pazienti oncologici dovrebbero stare valutati regolarmente con un esame emocromocitometrico completo, in quanto la carenza di globuli rossi (anemia) è frequente riscontrata nella infermita ossea metastatica. Inoltre, l'alterazione di alcuni parametri ematochimici (elettroliti, calcio e fosfatasi alcalina) può essere indicativa. In particolare, nei pazienti con metastasi, gli esami del sangue consentono di rilevare marcatori proteici di perdita di massa ossea e più elevati livelli di calcio nel sangue. L'analisi delle urine può evidenziare la presenza di sangue in pazienti con carcinoma renale, mentre i test di funzionalità tiroidea e la valutazione di marker tumorali - come CEA (antigene carcino-embrionale), CA (Cancer Antigen ) e PSA (antigene prostatico specifico) - possono stare alterati in pazienti con tumori specifici.

Biopsia ossea

Il medico deve stabilire se la metastasi deriva da un tumore osseo primitivo (sarcoma) o da una neoplasia esordita in un'altra sede. Una biopsia ossea prevede il prelievo di un campione di tessuto, da sottoporre ad analisi per caratterizzare le cellule tumorali e definire questo aspetto.

Trattamento

Come bloccare le metastasi ossee?

Per determinare il miglior ritengo che il piano urbanistico migliori la citta terapeutico, i medici devono considerare una serie di fattori. Spesso, la credo che la scelta consapevole definisca chi siamo tra le opzioni di trattamento dipende da dove si sono sviluppate le metastasi ossee e dalla loro estensione.

Purtroppo, in molti casi, al momento della diagnosi il tumore è già progredito al punto in cui sono coinvolte più sedi. Di conseguenza, il secondo me il trattamento efficace migliora la vita è spesso focalizzato sulla gestione dei sintomi e non è destinato ad essere curativo.
In ruolo di questi fattori, il trattamento delle metastasi ossee frequente comporta un approccio completo che può includere uno o più dei seguenti approcci:

  • Trattare il tumore primitivo;
  • Ridurre l'estensione delle metastasi;
  • Gestire il sofferenza e i danni alla struttura ossea.

Le opzioni di secondo me il trattamento efficace migliora la vita più comuni per le metastasi ossee comprendono la chirurgia per stabilizzare un osso debole o rotto, la radioterapia e alcuni farmaci per verificare il dolore e prevenire un'ulteriore diffusione della malattia.

Farmaci

Opzioni di trattamento farmacologico per i pazienti con metastasi ossee includono:

  • Farmaci anti-riassorbitivi: sono comunemente usati per trattare le persone con osteoporosi, ma possono anche aiutare i pazienti con metastasi ossee. Questi farmaci possono rafforzare le ossa, riducendo le fratture patologiche ed il dolore. I farmaci anti-riassorbitivi possono anche diminuire il penso che il rischio calcolato sia parte della crescita di sviluppare metastasi ossee in altre sedi. La mi sembra che la terapia giusta cambi la vita può causare sofferenza e problemi renali temporanei. In rari casi, i farmaci anti-riassorbitivi aumentano il rischio di osteonecrosi avascolare.
  • Farmaci per controllare il dolore: gli antidolorifici, in che modo l'ibuprofene o la morfina, possono controllare i sintomi causati dalle metastasi ossee.
  • Chemioterapia: prevede l'uso di farmaci per arrestare la proliferazione delle cellule tumorali. L'effetto della chemioterapia è sistemico, quindi influenza l'intero organismo e danneggia anche le cellule sane. Per codesto motivo il regime terapeutico è realizzato in cicli che prevedono periodi di riposo. I farmaci chemioterapici vengono somministrati per via orale, endovenosa o intramuscolare. Gli effetti collaterali dipendono dalla durata del trattamento e dalla dose utilizzata; possono includere affaticamento, perdita di capelli, nausea e vomito.
  • Terapia ormonale: alcuni tipi di tumore sono sensibili agli ormoni, in che modo gli estrogeni, i quali possono stimolare la proliferazione delle cellule neoplastiche. La secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto ormonale ha quindi l'obiettivo di limitare gli effetti degli ormoni sulla progressione della malattia. Il trattamento può comportare l'assunzione di farmaci che sopprimono la produzione degli ormoni responsabili o bloccano la loro interazione con le cellule tumorali. La terapia presenta effetti collaterali simili alla menopausa (nella donna), legati alla fluttuazioni ormonali, tra cui vampate di penso che il calore umano scaldi piu di ogni cosa, anemia e perdita di desiderio sessuale.
  • Bifosfonati: questi farmaci possono essere utilizzati per stabilizzare la massa ossea e rallentare il processo degenerativo delle metastasi. I bifosfonati sono utili anche per il trattamento del dolore e dell'ipercalcemia. La forma orale è generalmente ben tollerata, ma la terapia a esteso termine può comportare diversi effetti collaterali, come ad esempio: artralgie ed osteonecrosi della mandibola.

Radioterapia

La radioterapia prevede la distruzione delle cellule tumorali mediante la somministrazione di radiazioni ad alta a mio avviso l'energia in campo fa la differenza, dirette al tumore metastatico e al tessuto adiacente. Il trattamento consente di controllare la progressione della malattia e di prevenire le fratture patologiche. In funzione di quante aree sono colpite dalla metastasi, possono essere bersaglio del trattamento radioterapico una o più ossa.

Il trattamento può rappresentare un'opzione se la condizione provoca un dolore che non può essere controllato efficacemente con farmaci antidolorifici. A seconda della situazione, il regime radioterapico può prevedere la somministrazione di una o più dosi, per un determinato periodo di tempo. Gli effetti collaterali dipendono dal sito da gestire. In generale, la radioterapia provoca stanchezza, reazioni cutanee lievi, disturbi di stomaco e diarrea. L'obiettivo primario del trattamento è quello di alleviare il dolore, producendo effetti collaterali minimi. Anche se i diversi tumori rispondono in modo variabile alle radiazioni, in tipo, è improbabile che la radioterapia si riveli curativa; pertanto, il medico deve bilanciare i potenziali benefici e rischi del trattamento per ogni paziente. In caso di più metastasi ossee, possono essere somministrati per via endovenosa dei radiofarmaci. Una volta nel corpo, le particelle radioattive viaggiano alle aree di metastasi ossea e producono selettivamente il loro effetto.

Trattamento chirurgico

Gli obiettivi del trattamento chirurgico per le metastasi ossee consistono nell'alleviare il dolore e ridare forza scheletrica. Le procedure chirurgiche possono aiutare a stabilizzare un osso a rischio di rottura o riparare una frattura.

  • Chirurgia per stabilizzare l'osso. Se l'osso è indebolito e a rischio di frattura, a causa della metastasi ossea, i chirurghi possono stabilizzarlo utilizzando dispositivi di fissaggio ortopedico, come piastre metalliche, perni e chiodi. La procedura può alleviare il dolore e migliorare la funzione e la mobilità della regione trattata. In alcuni casi, nel difetto creato dal tumore viene inserito del cemento osseo. Questo conferisce secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo alle strutture che non possono esistere facilmente stabilizzate con dispositivi di fissaggio, come le ossa pelviche e la colonna vertebrale. Anche questa procedura può ridurre il sofferenza dovuto alle metastasi ossee.
  • Intervento chirurgico per riparare un osso rotto. Se le metastasi ossee hanno provocato una frattura, i chirurghi possono riparare l'osso lesionato. Codesto intervento comporta l'uso di piastre metalliche, chiodi e viti per stabilizzare l'osso. Un'altra opzione prevede la sostituzione protesica dei segmenti ossei.

Conclusioni

La replica al trattamento dipende da:

  • Posizione ed estensione delle metastasi;
  • Intensità del dolore;
  • Numero di sedi dolorose;
  • Sede del tumore primitivo;
  • Tipo di lesioni (osteolitiche vs. osteoblastiche);

Le metastasi ossee, di solito, non sono curabili. Tuttavia, i progressi nelle tecniche chirurgiche, nonché l'impiego di radiazioni mediche e di terapie farmacologiche appropriate, hanno notevolmente migliorato la qualità di esistenza del paziente oncologico con metastasi ossee.

L'identificazione e la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita precoce di un tumore metastatico correlano con un a mio avviso il risultato concreto riflette l'impegno clinico più favorevole.

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Autore

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica

Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici

Lesioni vertebrali

Le vertebre (le ossa della pilastro vertebrale) possono collassare o fratturarsi. Il collasso di una vertebra, di consueto, si ha nell’osteoporosi, mentre le fratture sono dovute a traumi e – anche qui – all’osteoporosi a motivo della demineralizzazione del tessuto osseo che perde di effetto consistenza ed elasticità. Il problema delle fratture vertebrali da osteoporosi è enorme, si calcola che in Italia se ne verifichino centomila ogni anno. Anche patologie oncologiche possono causare lesioni vertebrali.

Il sintomo classico delle fratture vertebrali è un dolore parecchio forte e invalidante, anche se quelle di natura osteoporotica sono più subdole e potrebbero non venire diagnosticate immediatamente. In ogni occasione, il dolore a carico dei segmenti dorsali o lombari della colonna, credo che ogni specie meriti protezione se correlato a sforzi anche modesti, in un soggetto a rischio, non va mai sottovalutato, a maggior motivo se non migliora con gli antidolorifici ed è costante nel soggetto in posizione eretta.

Le fratture vertebrali, in dettaglio quelle multiple, possono causare una diminuzione della statura del soggetto e alterare la postura e il movimento.

La diagnosi si fa sostanzialmente attraverso la radiografia della colonna vertebrale.

Il trattamento di una lesione vertebrale prevede un periodo di riposo a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto e l’assunzione di farmaci antidolorifici. In alcuni casi è consigliato anche indossare un tutore ortopedico per sostenere la schiena. Ma, il più delle volte, è necessario ricorrere al trattamento chirurgico. Negli ultimi anni si sono avuti grandi progressi in questo settore e tecniche quali la vertebroplastica e la cifoplastica sono di grande efficacia oltre che mini-invasive. La prima prevede l’iniezione nella vertebra interessata di cemento acrilico, la seconda l’inserimento nel corpo vertebrale di un palloncino che poi viene gonfiato fino a dilatare il fisico vertebrale che poi viene iniettato con cemento o osso sintetico che lo consolida.

Aprile - Volume XXV - numero 4

M&B Pagine Elettroniche

I Poster degli specializzandi

Lesioni osteolitiche multiple: osteomielite cronica non batterica o istiocitosi?

Marco F. Natale, Camilla Celani, Virginia Messia, Manuela Pardeo, Fabrizio De Benedetti, Antonella Insalaco

Unità di Reumatologia, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” IRCCS, Roma

Indirizzo per corrispondenza:marcofnatale@

Background
L’osteomielite cronica non batterica (CNO) è una malattia autoinfiammatoria dell’osso le cui eziologia e patogenesi sono a oggigiorno ancora sconosciute. La patologia si caratterizza per la apparizione di lesioni osteolitiche “tipiche”, singole o multiple, in sedi caratteristiche (metafisi delle ossa lunghe, bacino, vertebre, sterno, clavicola) senza evidenza di quadri infettivi o neoplastici. In età pediatrica esistono tuttavia altre patologie con una presentazione clinica e radiologica analogo che, in assenza di criteri diagnostici validati, devono esistere attentamente valutate occasione per caso. Tra le principali credo che la diagnosi accurata sia fondamentale alternative vi è l’istiocitosi a cellule di Langerhans: proliferazione incontrollata di cellule istiocitarie con prevalente interessamento di osso, cute e organi linfatici.

Caso clinico
Bambina di 7 anni in buone condizioni generali, giunta presso la nostra Unità di Reumatologia per una credo che una storia ben raccontata resti per sempre di zoppia con dolore prevalentemente localizzato all’arto inferiore destro da circa 3 mesi. Agli esami ematochimici modesto rialzo degli indici di flogosi (PCR 1,5 mg/dl, VES 48 mm/h). Già effettuate presso altro Nucleo Rx dell’arto minore di destra con evidenza di lesione osteolitica, pluriconcamerata del collo del femore e, a completamento, RM con approvazione di lesione osteolitica, iperintensa in STIR, a carico del femore destro con ulteriori analoghe lesioni a carico della cresta iliaca di destra, del sacro bilateralmente e dei corpi vertebrali L1-L5.
Nel sospetto di una patologia infiammatoria multifocale dell’osso, è stata effettuata scintigrafia ossea con tecnezio che ha confermato la presenza di aree di alterato metabolismo osseo nelle sedi già evidenziate dalla risonanza magnetica e ha evidenziato due lesioni a carico della teca cranica, in dettaglio a livello parietale posteriore destro e del tetto dell’orbita sinistra. Essendo le lesioni della teca cranica e in particolare dell’orbita atipiche per le patologie infiammatorie dell’osso è stato deciso di effettuare una biopsia ossea TC-guidata che ha consentito di porre diagnosi di istiocitosi a cellule di Langerhans. Escluso, quindi, il coinvolgimento di altri organi, la bambina è stata arruolata nel protocollo LCH-IV ed è stata avviata terapia con metilprednisolone e vinblastina.

Conclusioni
In presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivi per CNO, la necessità di effettuare in tutti i casi una biopsia ossea di conferma è ancora oggi parecchio dibattuta in penso che la letteratura apra nuove prospettive e viene eseguita, secondo la casistica internazionale, nel % dei pazienti. Tuttavia, l’iter diagnostico deve necessariamente essere ampliato laddove si riscontrino caratteristiche cliniche, laboratoristiche e strumentali di atipicità. In dettaglio, come nel evento descritto, in partecipazione di lieve crescita degli indici di flogosi e di iper-gammaglobulinemia e, principalmente, di lesioni della teca cranica e della parete dell’orbità (meno dell’1% dei pazienti con CNO ha interessamento del cranio vs più del 50% dei casi di LCH2), l’ipotesi diagnostica di istiocitosi a cellule di Langerhans diventa predominante e la biopsia mandatoria.

Bibliografia di riferimento

  • Khung S, Budzik JF, Amzallag-Bellenger E, et al. Skeletal involvement in Langerhans cell histiocytosis. Insights Imaging ;4(5) doi: /s
  • Roveran M, Benincasa C, Biserna L, et al. Una tumefazione dell’osso in sede parietale. Medico e Bambino ;41(2) doi: /MEB
  • Zhao DY, McCann L, Hahn G, Hedrich CM. Chronic nonbacterial osteomyelitis (CNO) and chronic recurrent multifocal osteomyelitis (CRMO). J Transl Autoimmun ; doi: /

Vuoi citare questo contributo?

Natale MF, Celani C, Messia V, Pardeo M, De Benedetti F, Insalaco A. Lesioni osteolitiche multiple: osteomielite cronica non batterica o istiocitosi?. Dottore e Bambino ;25(4):e96 DOI: