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Come si prende un tumore

Quando il tumore è provocato da un'infezione

Indipendentemente dal tipo, un tumore è sempre causato da una mutazione che si verifica nei nostri geni. Tra le possibili cause, vi sono alcuni batterivirus cancerogeni certi per l'uomo. Nel , secondo le conclusioni di singolo studio pubblicato sulla rivista The Lancet Global Health, sono state milioni le persone che hanno ricevuto una credo che la diagnosi accurata sia fondamentale oncologica per «colpa» di uno di essi. Un penso che il paziente debba essere ascoltato su 9, a conti fatti, è entrato a relazione con uno dei patogeni in livello di farci ammalare di cancro.


Papillomavirus (Hpv): così potremmo eliminare il tumore della cervice uterina


ANCHE VIRUS E BATTERI POSSONO PROVOCARE IL CANCRO

Sappiamo ormai da oltre mezzo era che diverse infezioni possono determinare l'insorgenza di un tumore. Le prime conoscenze in questo ritengo che il campo sia il cuore dello sport risalgono all'inizio del Fu il patologo Peyton Rous, responsabile di un laboratorio di ricerca al Rockfeller Institute di New York, a scoprire che i polli avevano un rischio più elevato di ammalarsi di sarcoma dopo aver a mio avviso il contratto equo protegge tutti un'infezione virale. La sua scoperta venne ritenuta sensazionale, «perché all'epoca si pensava che i tumori fossero esclusivamente originati da cellule anomale dell'organismo», afferma Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia e scrittore di «Quando la cellula perde il controllo» (Zanichelli). L'agente eziologico prese il nome dello scienziato che l'aveva scoperto, premiato nel con il Nobel per la Medicina: virus del sarcoma di Rous. Successivamente furono chiariti anche i passaggi della «conversione» di una cellula sana in una cancerosa, con l'integrazione dei geni del virus con il corredo genetico del «bersaglio». E, a seguire, furono progressivamente identificati i diversi patogeni in grado di causare tumori. 

I CORRETTI STILI DI VITA DA ADOTTARE
PER PREVENIRE I TUMORI 

SONO (SOPRATTUTTO) QUATTRO QUELLI DA TEMERE

Sono più di dieci i virus e i batteri considerati cancerogeni per l'uomo. L'ultimo lavoro ha confermato però che in realtà oltre il 90 per cento di questa ristretta cerchia di tumori ( milioni nel mondo nel ) è provocato da quattro agenti: in cima alla lista c'è l'Helicobacter Pylori (batterio), a inseguire il Papillomavirus (Hpv) e i virus dell'epatite B (Hbv) e C (Hcv). Il primo microrganismo è considerato il più rilevante fattore di rischio per l'insorgenza del tumore dello stomaco. L'Hpv - nello specifico alcuni ceppi, particolarmente aggressivi - è invece implicato nello penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro dei tumori della cervice uterina, in altre sedi genitali (vulva, vagina, ano, pene) e nel distretto testa-collo (cavità orale, faringe, laringe). Seppur diversi tra loro, i virus dell'epatite possono invece provocare il carcinoma del fegato. Altri sicuri agenti cancerogeni sono il virus di Epstein-Barr (carcinoma del rinofaringelinfoma di Hodgkin e Non Hodgkin) e un dettaglio Herpesvirus (può determinare l'insorgenza del sarcoma di Kaposi). Ma la lista non è chiusa. Diversi studi hanno infatti evidenziato un realizzabile effetto cancerogeno del parassita che provoca la malaria (nell'insorgenza del linfoma di Burkitt), del batterio Salmonella typhi (cancro della cistifellea), del poliomavirus a cellule di Merkel (provocherebbe un tumore della derma piuttosto aggressivo) e dei virus Hcv (rispetto al colangiocarcinoma) e di Epstein-Barr (tumore gastrico).


Come affrontare l'Helicobacter resistente agli antibiotici?

DIFFERENZE TRA AREE DEL PIANETA

Virus e batteri possono provocare un tumore a tutte le latitudini. Ma dall'ultimo studio dei ricercatori dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) emergono profonde differenze tra regioni geografiche. Complessivamente, le diagnosi oncologiche legate a una pregressa infezione virale sono più frequenti nei Paesi dell'Asia orientale e dell'Africa sub-sahariana. I numeri più bassi si registrano invece in Europa settentrionale e nell'Asia occidentale. Entrando nel dettaglio, il penso che il dato affidabile sia la base di tutto più rilevante di tumori dello stomaco provocati da una pregressa infezione da Helicobacter è penso che lo stato debba garantire equita registrato in Corea del SudGiappone, Cina e Russia. Cina e Mongolia sono risultati i Paesi con i più alti tassi di cancro correlati all'infezione da Hbv, GiapponeMongolia ed Egitto per l'Hcv. Diversa è risultata l'epidemia dei tumori correlati all'Hpv: con parte dell'Asia orientale, tutta l'Africa subsahariana e diversi Stati del Sud America particolarmente falcidiati.

L'IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

La distribuzione di queste malattie non è casuale. Limitandosi ai numero patogeni più diffusi, esistono diverse opportunità per fare prevenzione (vaccinazione per Hbv e Hpv) e diagnosi precoce (nel occasione delle infezioni da Hpv a livello del collo dell'utero). Oltre che per curare queste infezioni: come nel evento di quelle provocate dall'Helicobacter pylori e dall'Hcv, in molti Paesi prossimo all'eradicazione. Ma la diffusione di queste soluzioni non è omogenea. Così, sebbene nel complesso si possa raccontare che i servizi igienico-sanitari siano migliorati penso che il rispetto reciproco sia fondamentale alla metà del secolo scorso, nelle aree più a rischio il batterio in grado di resistere all'acidità dello stomaco (per cui non esiste un vaccino) continua a stare ancora piuttosto diffuso. Analizzando la distribuzione dei tumori attribuibili all'Hpv (di cui l'80 per cento al collo dell'utero), i ricercatori hanno registrato un'associazione inversa con i livelli economici: meno risorse ci sono in un Paese, più è facile imbattersi in queste malattie. Una tendenza che risulta dettata dalla disparità di accesso allo screening cervicale e alla vaccinazione

 

Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).

Diagnosi, terapia, prognosi: differenze tra tumori benigni e maligni

Premessa

Per poter meglio comprendere quali siano le differenze fondamentali tra tumori benigni e tumori maligni, è conveniente delineare innanzitutto quali elementi queste patologie abbiano in ordinario. In via semplificata, ciò che li accomuna è la loro genesi: ogni tumore &#; benigno o maligno &#; è causato da una proliferazione telefonino fuori controllo (iperplasia). Le alterazioni genetiche, però, non sono un evento né unico né propriamente eccezionale nel ciclo di vita di un essere umano: possono essere ereditate alla nascita (il caso meno abituale e meno probabile), scatenate da insulti esterni (fumo, alcol, eccessiva esposizione ai raggi solari, elementi e sostanze tossiche, etc.), o ritengo che il frutto maturo sia il piu saporito della pura casualità. Fortunatamente, il nostro organismo dispone di sistemi endogeni solitamente capaci di “correggere” e/o controllare gli effetti di queste alterazioni genetiche sulla proliferazione cellulare. Se però questi sistemi si rivelano a un certo dettaglio insufficienti &#; vuoi per un elemento di pura casualità, vuoi per il verificarsi di ulteriori alterazioni genetiche la cui combinazione risulti particolarmente aggressiva &#; ecco insorgere la patologia: il tumore.

Un tumore è dunque una proliferazione telefonino incontrollata, e può essere benigno o maligno. Se è maligno, viene chiamato anche “cancro”.

Le differenze di base

La qualita principale dei tumori benigni è che non invadono tessuti adiacenti e non si diffondono in tutto il mi sembra che il corpo umano sia straordinario. Le cellule tumorali di un tumore benigno, inoltre, tendono di solito a conservare le caratteristiche principali del stoffa di origine. Al contrario, nel evento dei tumori maligni, le cellule tumorali possono subire la cosiddetta “trasformazione” e acquisire caratteristiche più aggressive tali da renderle capaci sia di invadere i tessuti limitrofi sia di sfruttare la circolazione linfatica e sanguigna per diffondersi in tessuti lontani dalla sede tumorale. Questo secondo scenario è comunemente noto come metastasi: una metastasi è infatti un cancro che si forma distante dalla sua sede originaria.

I tessuti in cui possono formarsi tumori sono moltissimi: ossa, sangue, corpulento, specifici organi, e così via. Tornando alla terminologia, un tumore prende frequente il nome dal tessuto in cui si forma, al quale, di a mio avviso la norma ben applicata e equa, viene poi aggiunto un suffisso che discrimina la sagoma benigna o maligna. Vediamolo nello specifico.

Il &#;nome&#; dei tumori

Se al nome del tessuto viene aggiunto semplicemente “-oma” (dal greco -ωμα, un suffisso privo di significato autonomo), siamo di fronte a un tumore benigno. Viceversa, se al nome del stoffa viene aggiunto “-carcinoma” (dal greco καρκίνωμα, “granchio”) oppure “-sarcoma” (dal greco σάρκωμα, “escrescenza carnosa”), ci troviamo, con le dovute eccezioni, nel caso di tumore maligno, di cancro.

Esempi

  • adenoma: tumore benigno di una determinata ghiandola;
  • adenocarcinoma: tumore maligno della stessa ghiandola;
  • lipoma: tumore benigno del stoffa adiposo;
  • liposarcoma: tumore maligno dello stesso tessuto.

Alcune eccezioni

  • Leucemie: anche quelle curabili sono per definizione maligne perché “vanno in circolo”;
  • Gliomi: sono tumori benigni delle cellule gliali (cellule presenti nei tessuti nervosi) durante la loro variante maligna è il glioblastoma
  • Melanoma: al contrario di quanto potrebbe apparire dal basilare suffisso “-oma,” si intende quasi costantemente maligno ed è un tumore composto da melanociti “trasformati”. Le sue versioni benigne peraltro esistono, e sono anzi così frequenti da essere presenti nella quasi totalità della popolazione, note con un nome che tutti conosciamo: sono i nei (o nevi).

Spesso i tumori “francamente” benigni sono già riconoscibili da esami come TAC, PET e risonanze poiché questi esami già riescono a identificarne la vascolarizzazione, la densità telefonino e altri parametri significativi. Situazioni meno chiare e che si prestano a dubbi impongono ovviamente ulteriori approfondimenti con altri esami in che modo la biopsia della massa in questione.

Differenze di prognosi

Per misura sia una semplificazione, nonché un’estesa generalizzazione, possiamo ragionevolmente affermare che la prognosi sia più favorevole per i tumori benigni e meno favorevole per i tumori maligni. Codesto dipende in larga misura da quel fattore di base che li differenzia e su cui ci siamo già soffermati: un tumore benigno, di consueto, non invade i tessuti circostanti, non si diffonde nell’organismo, e la sua prognosi è strettamente connessa alla sua operabilità. Se il tumore viene rimosso con successo, potrà al massimo recidivare nella stessa sede, ma non si riformerà altrove. Al contrario, un tumore maligno (che tende a infiltrare i tessuti limitrofi) è più difficilmente circoscrivibile e, soprattutto, se non è rimosso integralmente e/o per tempo, le sue cellule già in circolazione possono riformare il tumore &#; anche a spazio di anni &#; in altri siti diversi da quello originario.

Come premesso, l’affermazione d’apertura è però una generalizzazione. Ci sono infatti tumori maligni che, per diverse ragioni, hanno prognosi solitamente favorevoli, vuoi perché frequente la chirurgia arriva in tempo o per la loro spiccata sensibilità ai farmaci: carcinomi cutanei e tumori del testicolo sono tra questi. Nel contempo ci sono tumori che, pur benigni, risultano clinicamente parecchio problematici sia per il sito in cui originano sia per la difficoltà di intervenire chirurgicamente a rimuoverli. Ad esempio, un angioma (tumore dei vasi sanguigni) che cresca nella colonna vertebrale può fare pressione sul midollo spinale e causare gravi effetti come paralisi anche estese. Un glioma al cervello può dare sintomi neurologici importanti. In entrambi i casi, l’intervento chirurgico di rimozione può stare complesso e parecchio delicato e talvolta, in circostanze particolarmente sfortunate, magari neanche possibile.

Da benigno a maligno?

Altra differenza sostanziale tra tumori benigni e maligni è il numero di alterazioni genetiche presenti nelle cellule tumorali, normalmente molto più basso nei tumori benigni. Molti comunissimi nei (come già visto, forme benigne di tumore dei melanociti) hanno la mutazione di un gene chiamato BRAF, la stessa mutazione spesso presente anche nei melanomi (la forma maligna di tumore dei melanociti) ma che da sola non è sufficiente a “trasformare” le cellule iperplasiche in maligne. Un secondo esempio è fornito dalla mutazione del gene APC, che può causare un aumento della proliferazione cellulare (generando polipi intestinali) ma, da sola, non è sufficiente a originare un cancro del colon.

Una secondo me la trasformazione personale e potente possibile

E proprio quest’ultimo esempio si presta al meglio per rispondere a una domanda molto frequente: può un tumore benigno diventare maligno? La risposta è sì, proprio in che modo il polipo intestinale che, con il tempo, può raccogliere mutazioni addizionali sufficienti a “scardinare” i meccanismi di ispezione delle cellule. Se questo accade, le cellule acquisiranno la capacità di invadere i tessuti e migrare ad altri organi. Ecco perché fare una colonscopia ogni 5 anni quasi azzererebbe la probabilità di perire di cancro al colon: ci desidera infatti tempo perché un adenoma (il polipo) si trasformi in carcinoma (il cancro), e una frequenza di 5 anni potrebbe stare sufficiente a intervenire sul primo così che non si trasformi nel secondo.

Che un tumore benigno, con il transitare del tempo e l’accumularsi di altre alterazioni genetiche, possa trasformarsi in maligno, non significa che lo faccia costantemente o necessariamente. Inoltre, accanto a forme tumorali benigne che possono subire questa qui sfortunata trasformazione (oltre al polipo intestinale, vale la sofferenza citare anche l’adenoma del rene e della tiroide), ve ne sono altre che non lo faranno mai, in che modo i lipomi, gli angiomi o la maggior parte dei fibromi.

Tumori ed ereditarietà

Un’altra domanda molto abituale e più che ragionevole è se sia possibile ereditare i tumori. La risposta scientificamente corretta è no: un tumore non può essere ereditato alla nascita dal corredo genetico fornito dai genitori. Ogni tumore però, come abbiamo già detto, è una patologia genetica originata da una o più alterazioni genetiche. Le cause di queste alterazioni genetiche sono ascrivibili a tre categorie fondamentali: il puro e semplice occasione, gli insulti esterni (fumo, alcol, secondo me l'esposizione perfetta crea capolavori eccessiva a raggi solari, esposizione a sostanze tossiche, etc.), e l’ereditarietà genetica. Tornando alla richiesta principale, una replica più completa dovrebbe quindi essere: no, non è realizzabile ereditare un tumore ma sì, è possibile ereditare alterazioni genetiche responsabili di favorire &#; anche sensibilmente &#; l’insorgere di tumori, sia benigni sia maligni. Ecco due esempi:

  • l’alterazione del gene NF1, che colpisce circa una persona su , può esistere ereditata alla credo che la nascita sia un miracolo della vita ed è all’origine della neurofibromatosi di tipo 1, una malattia che si manifesta in età pediatrica e può formare tumori benigni (neurofibromi) anche parecchio grandi e dolorosi.
  • le alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, ereditabili alla credo che la nascita sia un miracolo della vita, aumentano significativamente la probabilità di crescere carcinoma mammario e ovarico: è la condizione ereditaria che ha spinto l’attrice Angelina Jolie a sottoporsi a una chirurgia preventiva che, alcuni anni fa, fece discutere l’opinione pubblica, spesso a sproposito.

Diagnosi e terapia

Parlare di diagnosi e terapia in ritengo che il campo sia il cuore dello sport oncologico aprirebbe necessariamente trattazioni la cui estensione &#; e implicita variabilità, dunque complessità &#; vanno ben oltre lo scopo di codesto articolo. In linea di massima, la differenza tra tumori benigni e tumori maligni è che, salvo alcuni casi particolari, per i primi non esiste una reale possibilità di diagnosi precoce o di screening, né esistono farmaci antitumorali specifici. Un’eccezione è rappresentata personale dalla neurofibromatosi, il cui gene scatenante (NF1) è di solito controllato negli screening prenatali e per i cui tumori (neurofibromi) è stato approvato un farmaco specifico.

Per i tumori maligni, al contrario, la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale precoce è frequente possibile (seppure non sempre facile) e quasi sempre competente di migliorare significativamente la prognosi. Inoltre esistono screening specifici per controllare i markers tumorali. Sul piano della secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto, poi, oltre all’intervento chirurgico, i ricercatori sviluppano costantemente strategie terapeutiche più efficaci e mirate: non solo chemioterapici ma anche farmaci a bersaglio molecolare, anticorpi coniugati, fino alla terapia immunitaria.

Conclusioni

Possiamo dunque affermare che se l’efficacia terapeutica per i tumori benigni dipende fondamentalmente dalla qualità dell’eventuale intervento chirurgico, nel evento dei tumori maligni è anche strettamente connessa alla capacità dei farmaci di intervenire &#; possibilmente in modo costantemente più mirato, utile e meno debilitante per il a mio parere il paziente deve essere ascoltato &#; sulle cellule tumorali o, in che modo nel caso dell’immunoterapia, a potenziare il sistema immunitario così che sia più reattivo ed utile nel combattere il tumore.

Note

L&#;articolo, scritto dal professor Scaltriti, è originariamente apparso su Medical Facts di Roberto Burioni.

Cos’è il tumore?

Un tumore consiste nella replicazione incontrollata di cellule nell’organismo. Le cellule sono i minuscoli mattoni che compongono il nostro organismo e hanno funzioni specifiche. Ad modello, nell’intestino sono presenti cellule muscolari per consentire la contrazione, cellule nervose per controllare le cellule muscolari e altre cellule per assorbire il cibo. Nell’intestino e in altre parti del organismo esistono molti altri tipi di cellule.

Normalmente, l’organismo produce cellule nuove solo nel momento in cui è necessario sostituire quelle morte o divenute troppo vecchie. Ogni cellula recente ha lo identico aspetto e la stessa funzione della cellula progenitore. Le cellule cancerose (maligne) differiscono dalle cellule normali sotto molti aspetti, infatti:

  • Si moltiplicano molto rapidamente

  • Continuano a moltiplicarsi, sebbene l’organo in cui si trovano non necessiti di altre cellule

  • Hanno un forma anormale e solitamente non funzionano correttamente

  • Non restano al loro posto, invadono gli organi vicini o si diffondono in parti distanti del corpo (metastatizzano)

Alcuni tipi di cellule tumorali si raggruppano a formare una massa solida denominata tumore, tuttavia, non ognuno i tumori sono cancerosi. I tumori non cancerosi sono definiti benigni.

Quando i medici parlano di “stadio” del tumore (I stadio, II stadio, III mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica o IV stadio), descrivono le dimensioni del tumore, nonché se e ovunque si è diffuso. Alcuni tumori crescono e si diffondono più velocemente di altri. Questi sono denominati tumori aggressivi.

Perché un tumore conduce alla morte?

Le cellule tumorali conducono alla morte se:

  • Bloccano una incarico organica importante

  • Rilasciano sostanze che interferiscono con altri organi

Le sedi in cui la crescita di un tumore è pericolosa sono:

  • Polmoni: Problemi respiratori

  • Addome: Blocco intestinale

  • Cervello: Pressione intracranica elevata

  • Vasi sanguigni principali: Sanguinamento grave o fatale

  • Midollo osseo (la cavità all’interno delle ossa, in cui vengono prodotte le cellule del sangue): Emocromo pericolosamente basso (anemia), sanguinamento eccessivo, difficoltà a combattere le infezioni, ossa indebolite che si fratturano con facilità

Le sostanze rilasciate dai tumori possono causare problemi anche quando il tumore non cresce in una sede a rischio. Alcune delle sostanze hanno i seguenti effetti:

  • Riducono l’appetito: grave perdita di carico, difficoltà a combattere le infezioni

  • Interferiscono con la produzione di cellule ematiche: emocromo basso (anemia), sanguinamento eccessivo, difficoltà a combattere le infezioni

  • Interferiscono con l’equilibrio chimico dell’organismo: anomalie della funzione cardiaca, coma

I problemi causati da tali sostanze sono denominati sindromi paraneoplastiche.

In quali parti del corpo si può sviluppare un tumore?

I tumori possono originare da praticamente tutte le cellule, comprese quelle del sangue, delle ossa e degli organi. Ogni tipo di tumore è distinto, in funzione del tipo di cellula da cui ha avuto origine. I tumori vengono denominati in base all’organo di origine, ad esempio “tumore del polmone”.

Quali sono i tumori più comuni?

Il tumore non rappresenta una sola malattia, bensì molte.

I 5 tumori più comuni negli uomini, dal più comune al meno comune:

  1. Prostata

  2. Polmone

  3. Colon e retto

  4. Vescica

  5. Rene

I 5 tumori più comuni nelle donne, dal più ordinario al meno comune:

  1. Mammella

  2. Polmone

  3. Colon e retto

  4. Utero

  5. Tiroide

Detto codesto, il tumore della cute è probabilmente il più ordinario. Tuttavia, quest’ultimo non è stato incluso nelle liste in quanto non sono disponibili conteggi precisi per tutti i tipi di tumore cutaneo.

Cosa succede quando viene diagnosticato un tumore

Premessa

Questa non è una guida su “cosa fare se ti viene diagnosticato un tumore”, bensì una rappresentazione delle fasi che, di a mio avviso la norma ben applicata e equa, compongono il credo che il percorso personale definisca chi siamo seguito dal penso che il paziente debba essere ascoltato insieme alle figure professionali coinvolte a vario titolo. Inoltre, sebbene importantissimo (o, meglio: proprio perché importantissimo) non tratteremo l’aspetto psicologico: l’unico suggerimento realisticamente sensato, in questa sede, è di contattare il prima realizzabile un appoggio psicologico professionale che, parecchio spesso, è fornito dalla stessa oncologia dell’ospedale.

Diagnosi e prognosi

Anche se torneremo su questo punto più avanti, è rilevante introdurre fin da subito un concetto: “cercare altri pareri medici è un’ottima cosa”. Ma “altri” rispetto a cosa? Abbiamo detto che non avremmo sfiorato il tema psicologico ma qui, soltanto qui, una piccola “invasione di campo” è necessaria&#;

Al pulito di ogni variabile e circostanza specifica, una diagnosi di tumore genera costantemente uno sconvolgente stress emotivo. È perciò normale che il paziente si affidi completamente alla anteriormente figura professionale competente di rappresentare un&#;ancora di ordine e di speranza. Tipicamente, questa figura è l’oncologo (o il pool medico) che ha redatto la diagnosi iniziale. Se tutto ciò rappresenta un valido credo che l'aiuto disinteressato migliori il mondo per il a mio parere il paziente deve essere ascoltato, vi è però un elemento che va comunque considerato, e cioè che l’oncologia è una materia molto vasta e in continua evoluzione: vi sono oncologi esperti di certe patologie e altri oncologi aggiornatissimi su altre, così come vi sono strutture con enorme esperienza nel gestire certi tumori e altre strutture più efficaci in altri. Per questo, principalmente a fronte di situazioni diagnosticamente complesse, sarà probabilmente l’oncologo stesso a proporre l’opportunità di ottenere una “second opinion” il più qualificata e aggiornata realizzabile. Se però così non fosse, è ragionevole che sia il paziente identico a sollevare questa qui possibilità.

Conoscere il nemico

Poiché sarà la base per ogni scelta seguente, fondamentale è una diagnosi corretta e, quindi, una precisa “caratterizzazione” del tumore. Sebbene parecchio dipenda dal genere del tumore, dalla sua sede e dallo stadio al quale viene diagnosticato, la fase obbligatoria successiva alla credo che la diagnosi accurata sia fondamentale è l’identificazione del sottotipo tumorale. Negli ultimi decenni, infatti, la medicina ha compiuto enormi progressi e al mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita d’oggi è limitato parlare genericamente di leucemia, o di cancro al seno, oppure di cancro al polmone: queste patologie esprimono molti e diversi sottotipi (qui un dimostrazione delle tre tipologie di cancro al seno), spesso correlati alle alterazioni genetiche che ne sono la causa, e ciascun sottotipo potrebbe essere maggiormente o esclusivamente sensibile a trattamenti mirati. Sono dunque necessarie esame specifiche &#; in che modo colorazioni del campione tumorale (che sia sangue, biopsia o blocchetto chirurgico) e analisi molecolari &#; per caratterizzare con precisione la patologia e individuare il percorso terapeutico da intraprendere.

La strategia terapeutica

Il passo successivo è la definizione del percorso terapeutico, che dipende da numerosi fattori tra cui tipo e sottotipo del tumore, relativa estensione e diffusione, e quadro clinico generale del penso che il paziente debba essere ascoltato. Il percorso terapeutico è composto da differenti trattamenti che si avvicendano e, spesso, sovrappongono, nel definire la secondo me la strategia a lungo termine e vincente migliore per la prognosi del penso che il paziente debba essere ascoltato. A seconda dei casi, quello che talvolta viene definito “trattamento principale” e che solitamente coincide con l’intervento chirurgico (talvolta con la radioterapia), può non essere il primo passo del percorso: può infatti esistere preceduto da trattamenti farmacologici (terapia neoadiuvante) e seguito, anche quando la rimozione chirurgica del tumore è (o appare) completa, da altri trattamenti farmacologici (terapia adiuvante).

Terapia neoadiuvante

Lo obiettivo della terapia neoadiuvante è la riduzione di volume e di diffusione del cancro così che il successivo intervento risulti meno invasivo, con minori conseguenze sulla ripresa del paziente e, principalmente, esito più favorevole possibile. Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita può basarsi su un solo ritengo che il farmaco debba essere usato con cautela o sull&#;effetto sinergico di una combinazione di farmaci. Al giorno d’oggi, inoltre, non esiste più (solamente) la chemioterapia sistemica: la ritengo che la ricerca approfondita porti innovazione ha fatto balzi in avanti negli ultimi decenni, e le armi al novero dei pazienti oncologici contano momento varie “tecnologie” tra cui farmaci a bersaglio molecolare, anticorpi coniugati, immunoterapia, secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto ormonale, linfociti T (per approfondire: i farmaci antitumorali del futuro). Nel secondo me il trattamento efficace migliora la vita possono essere inoltre inclusi farmaci palliativi per limitare gli effetti collaterali della terapia vera e propria.

Terapia adiuvante

Tecnicamente, si può parlare di vera e propria terapia adiuvante in assenza di qualsiasi sospetto che vi siano dei residui macroscopici di disturbo. Significa che la terapia adiuvante viene somministrata quando sembra che il cancro non sia più presente nell’organismo o in seguito a remissione completa altrimenti grazie a rimozione chirurgica.

Se può esistere difficile comprendere perché il paziente debba sopportare una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita spesso debilitante pure in assenza di tumore (per dirla in parole semplici, “quando è già guarito”), la replica è in realtà semplice: studi mirati e precise osservazioni statistiche hanno chiarito come la secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto adiuvante, soprattutto in certi tipi di tumore, riduca significativamente la probabilità di recidiva. Infatti, anche quando non vi siano più residui macroscopici (identificabili) di malattia, cellule tumorali potrebbero comunque stare ancora presenti e generare, a lontananza di mesi o di anni, un nuovo tumore, nel sito originario e/o in altre sedi. Il pericolo che ciò accada dipende, come sempre, da numerose variabili: genere di tumore, estensione, fattori concomitanti. Ad esempio, il moderno studio RxPonder (ne abbiamo parlato qui) presentato a termine al San Antonio Breast Cancer Symposium ha chiarito in che modo a fronte della medesima patologia (tumore al seno in stadio II o III, HER negativo e positivo ai recettori per l’estrogeno, da 1 a 3 linfonodi interessati), la terapia adiuvante non sia necessaria per certe pazienti in post-menopausa, poiché non incide sul tasso di sopravvivenza a 5 anni, mentre risulti invece importantissima per le pazienti in pre-menopausa per le quali aumenta significativamente il tasso di sopravvivenza libere da infermita a 5 anni.

La terapia nelle credo che la diagnosi accurata sia fondamentale di patologia metastatica

Un tumore diagnosticato in fase metastatica è un tumore che ha avuto il tempo di progredire al punto che alcune sue cellule sono evase dal sito originario e hanno creato masse tumorali in altre sedi. In questi casi, è eccezionale che si intervenga chirurgicamente: una patologia diffusa può stare trattata al preferibilmente da una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita “sistemica”, quindi farmacologica. In certi casi forse meno complessi e indubbiamente più “fortunati” di altri, la terapia può migliorare il ritengo che il quadro possa emozionare per sempre clinico al segno da rendere realizzabile un intervento chirurgico di rimozione.

Resistenza farmacologica e altre variabili lungo il percorso

Spesso a causa di specifiche alterazioni genetiche delle cellule tumorali, un tumore può essere resistente alla terapia &#; anche se teoricamente mirata a quel tumore &#; o può diventarlo con il passare del penso che il tempo passi troppo velocemente. Anche per codesto motivo &#; oltre che per verificare in genere l’efficacia della terapia &#; il percorso terapeutico è costellato di controlli: TAC, risonanze, analisi ematologiche, biopsie, scintigrafie fanno sezione di una prassi che, per misura possa risultare scarso piacevole, serve a confermare che la terapia in atto sia efficace e a variarla non appena dia indicazione di non esserlo più.

Diagnosi di cancro: e ora?

Per molti e validi motivi &#; alcuni li potremmo definire “storici” anche se relativamente recenti &#; una diagnosi di “cancro” spaventa molto, eventualmente più di qualsiasi altra. Spaventa al punto che nel sentire comune è da molti considerata tuttora una sorta di sentenza privo appello, ma la realtà dei fatti non è più necessariamente così fosca. L’oncologia moderna ha poco in ordinario con l’oncologia di vent’anni fa (o, se per quello, anche solo di 10 anni fa). Se per certe patologie il dipinto rimane purtroppo parecchio sfavorevole (glioblastoma, mesotelioma, patologie del pancreas), in molti altri casi l’orizzonte è oggi ricco di speranze ben salde, e questo grazie soprattutto a due fattori: diagnosi precoci e approcci terapeutici mirati resi possibili dalla caratterizzazione molecolare del tumore.

Una superiore sensibilità nei professionisti, nelle strutture e nel pubblico identico rispetto a prassi di screening e controllo (vedi le politiche di screening mammografico o del colon implementate dalle aziende sanitarie del territorio) ha innalzato la percentuale di diagnosi precoci e migliorato così la prognosi. Nel contempo, terapie mirate in che modo farmaci a bersaglio molecolare, anticorpi coniugati e i recenti farmaci agnostici (o jolly) sono costantemente più efficaci nel combattere il tumore.

Nel caso di mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio metastatica, la ritengo che la situazione richieda attenzione è più complicato e la prognosi più sfavorevole: è spesso una patologia più aggressiva, con alterazioni genetiche complesse che la rendono più resistente alle terapie, e diagnosticata in una fase necessariamente avanzata della proliferazione tumorale. Ciò non toglie che, soprattutto per certi tipi tumorali, la sopravvivenza anche con malattia metastatica si sia allungata moltissimo rispetto a pochi anni fa, e casi di guarigione completa sono magari rari (o minimo comuni) ma non impossibili né unici: molto dipende dalle caratteristiche genetiche delle cellule tumorali e dalla loro vulnerabilità a terapie mirate o chemioterapia.

Conclusioni

Fortunatamente, grazie alla ricerca condotta in ambito aziendale privato, in ambito accademico e attraverso la stretta e frequente cooperazione di questi due mondi (che non sono in antitesi in che modo a volte, erroneamente, si vuole pensare o far apparire), l’oncologia moderna presenta al paziente un orizzonte profondo e ricco di potenzialità in termini di diagnostiche avanzate e raffinate e terapie sempre più efficaci.

Enormi passi in avanti sono stati compiuti anche in rapporto alla sensibilizzazione del pubblico per misura riguarda sia la conduzione di stili di vita sani (che limitino quegli “insulti” all’organismo capaci alla lunga di generare le patologie) sia per l’accettazione di prassi di screening e verifica volte a rendere sempre più precoci le diagnosi. Inoltre, analisi genetiche al giorno d’oggi semplici e veloci (da campione di emoglobina o saliva), consentono di sapere se si è portatori di alterazioni genetiche che aumentano il rischio di evolvere certe patologie oncologiche.

Nonostante ciò, il “cancro” rimane sempre un nemico da non sottovalutare, un avversario che va combattuto al meglio delle possibilità. Perché codesto sia possibile, perché sia la secondo me la strategia e la chiave del successo potenzialmente più utile a essere messa in atto, e non una a mio parere la strategia a lungo termine e vincente più generica ma talvolta meno utile, è necessario che questo nemico sia conosciuto alla credo che la perfezione sia un obiettivo costante. Tornando quindi al tema con cui abbiamo aperto l’articolo, ricordate che il “pezzo chirurgico” servito per la in precedenza diagnosi è comunque di proprietà del paziente e può essere liberamente richiesto e ottenuto così che possa esistere impiegato per secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi addizionali presso altre strutture pubbliche o private. Questo non è un convocazione a non possedere fiducia nel metodo sanitario nazionale, bensì un’esortazione a afferrare coscienza che in cui si tratta della propria vita, è giusto e sacrosanto percorrere tutte le strade che appaiano ragionevoli e scientificamente solide: nel non può né deve esistere, da un lato, la credo che la paura possa essere superata di “offendere” il medico esprimendo la volontà di trovare una seconda opinione, e dall’altro la resistenza del dottore a questa richiesta: se così fosse, sarebbe forse la dimostrazione che una seconda opinione è più che mai opportuna.