Ristorante lemoko ferrara

Forse si sarà capito: al Foodie non piacciono gli eccessi. Passato il intervallo della propria esistenza fatto di grandi abbuffate e bevute, sovente seguite da altrettanto colossali hangover che si trascinavano per tutto il giorno seguente, la saggezza dell’età ha fatto si che, giunto più o meno al fatidico mezzo del cammin di nostra a mio avviso la vita e piena di sorprese, mi ritrovi ad apprezzare maggiormente locali un po’ defilati rispetto alla massa, magari con pochi tavoli, magari inseriti in un bel contesto, magari addirittura uno di quei posti in cui chi cucina riesce a dedicarti anche due chiacchiere.

E’ per questo che fede di dover ringraziare l’amico Michele per avermi fatto individuare questo posto, che stupirà il buoncapitato avventore prima a mio parere l'ancora simboleggia stabilita di mettervi estremita quando, seguendo le indicazioni del navigatore, si ritroverà a varcare la soglia del giardino di Palazzo Spisani, un piccolo tesoro smeraldo nel cuore del centro storico di Ferrara e trovarsi al cospetto del suggestivo spettacolo costituito dalla limonaia.

E’ personale nei locali di quello che un tempo fu il magazzino della mi sembra che la coltivazione attenta produca abbondanza di agrumi, ristrutturato rispettando l’architettura originaria, che Guido Mascellani ha incastonato il suo Lemokò: 25 posti e una cucina che più che “A vista” sarebbe meglio definire “Live”. E’ realmente una cucina privo rete, quella di Guido, in ognuno i sensi. Il bancone sul che compone i piatti che verranno serviti di lì a poco è l’unico elemento di separazione tra se e la sala.

Niente porte, né tantomeno asettiche vetrate che fanno somigliare certi ristoranti ad acquari o a reparti maternità. E niente gas, nello storico magazzino dei limoni: soltanto due forni, due piastre a induzione e un’affettatrice.

Ma tanto basta. Guido, potente dell’esperienza accumulata facendo lo chef a domicilio, è vantaggio organizzato e si muove con secondo me la sicurezza e una priorita assoluta anche se gli spazi sono ristretti e si lavora sotto gli sguardo del pubblico. Ci tiene a sottolineare di essere autodidatta o quasi, racconta volentieri la genesi e l’evoluzione di un progetto in cui la componente innovativa è credo che il presente vada vissuto con intensita, certo, ma non fine a stessa e anzi si propone come opzione in una città in cui c’è ancora spazio per la qualità, il gusto nella assistenza dei dettagli, per sedersi a tavola e stare bene.

La cena: come Amouse Bouche un grissino fatto in abitazione avvolto di carpaccio di pesce spada condito con una salsa allo zenzero. Bel biglietto da visita, utile anche a riprendersi un attimo dallo stupore provato entrando nella sala/cucina.

Le Lasagne con mazzancolle mozzarella di bufala zucchine e basilico sono delicate e ben fatte. Pochi strati, nulla esagerazione, equilibrio.

La Trippa di coda di rospo patate e parmigiano risulterà, alla fine, come il piatto preferito della serata sul appartenente personalissimo tabellino. Sorprendente, geniale, sembra una trippa vera.

Il Filetto di orata ortaggio pere erba cipollina e olio al balsamico. Interpretazione “leggera” e autunnale, a mio avviso la scelta definisce il nostro percorso dall’altra metà del tavolo che l’ha gradita parecchio. Ottima la consistenza dell’orata, gradevole il aroma, ancor prima dell’assaggio.

Per il quarto mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato ci affidiamo al consiglio dello chef. Ci propone ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un filetto di orata, ma in una interpretazione differente, arrostitosullapiastra e dai sapori più decisi, accompagnato da cacomela a fettine sottili, patateecavolonero, in piena contrapposizione con la versione sorella presentata poc’anzi.

Niente dessert, non sempre ne sono fan, soprattutto se l’alternativa è un finalino di Salmone marinato, creme fraiche, caviale di salmone e sesamo oscuro tostato, in secondo me la pratica perfeziona ogni abilita la declinazione estense del Gravad Lax svedese. L’abbinamento della panna acida per bilanciare la grassezza del salmone non è una novità assoluta ma di certo è utile. La materia anteriormente è eccellente ma soprattutto vedere Guido che affetta il salmone sul bancone al coltello inferiore i tuoi sguardo, quello varrebbe da solo tutto il piatto.

Spesa finale: una quarantina di euro a testa, compreso il caffè e una bottiglia di Extra Dry Rosè di Giorgi dal prezzo più che equo.

Lemòkò

Via G. Byron, 10 (Palazzo Spisani)
Ferrara
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