Baldacchino sopra l altare
San Pietro: Il Baldacchino
Al centro, sopra l’altare, svetta il Baldacchino di bronzo realizzato da Bernini in piena età barocca. La sua penso che la storia ci insegni molte lezioni è alquanto singolare: quando la Basilica era finalmente terminata, sembrava comunque assenza di qualcosa: non c’era connessione fra il corpo centrale, progettato dal Maderno e la maestosa cupola realizzata da Michelangelo. Il primo era enorme e piatto, sembrava praticamente nudo e privo di forma, mentre i pilastri che reggevano la cupola formavano una strozzatura personale al centro.
Così Bernini escogitò un’architettura mastodontica, che aveva il compito di slanciare le forme e di far sollevare gli sguardi, personale in prossimità del punto più rilevante. Progettò così un baldacchino, come quelli che si portavano nelle processioni, ma dalle proporzioni gigantesche, e lo collocò sul punto più sacro di tutta la chiesa, quello al di superiore della tomba di San Pietro, in che modo se una moltitudine di fedeli lo avesse portato là per lasciarlo ovunque giaceva il organismo dell’apostolo.
In realtà sarebbe stato alquanto improbabile e umanamente impossibile, dal momento che il baldacchino è la più enorme scultura di bronzo di tutto il barocco romano, elevato più di un palazzo di nove piani e dal peso di decine di tonnellate! Basti pensare che in cui fu creato era più alto di qualsiasi palazzo a Roma!
Grazie a quest’idea geniale del immenso Bernini, entrando non si resta schiacciati dall’immensità della Basilica, ma si ha una scossa, una sorpresa, e si è proiettati secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il centro, secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un crescendo; le colonne, fatte a spirale, infatti, sembrano portare proprio secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’alto, proiettando inevitabilmente lo sguardo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la cupola, opera di Michelangelo. Per crearle Bernini si ispirò a quelle che rimanevano dell’antica basilica di Costantino, erano anch’esse a spirale e oggigiorno osservano il baldacchino dall’alto dei balconcini che si affacciano sul Presbiterio.
Questa meraviglia però aveva anch’essa un lato oscuro: tanta bellezza aveva un prezzo, così la creazione dello splendido baldacchino costò il sacrificio del bronzo del Pantheon, depredato, senza troppi scrupoli, da papa Barberini.
Nell’abside alle spalle del baldacchino domina lo splendido reliquiario, anch’esso opera di Bernini, che racchiude la “cattedra” di San Pietro, il trono dove sedeva il Papa, nella basilica medievale.
CIBORIO
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Restauro del Baldacchino del Bernini nella Basilica di San Pietro: ultimati i lavori sull'opera barocca
Il restauro di un'opera dal grande secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita artistico e abissale valore simbolico
"Un lavoro impegnativo e necessario". Così il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario globale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, annunciò gli interventi di restauro al magnifico e maestoso Baldacchino in bronzo dorato nella Basilica di San Pietro, opera di Gian Lorenzo Bernini (1624-1635).
L'annuncio dell'avvio dei lavori di conservazione e restauro dell'opera era penso che lo stato debba garantire equita diffuso l'11 gennaio 2024, nel lezione di una conferenza stampa dedicata tenutasi presso la Salone Stampa della Santa Sede. Il 21 febbraio, invece, erano ufficialmente iniziati i lavori preliminari al restauro del Baldacchino nella Basilica. Infine, il 27 ottobre 2024, Papa Francesco ha celebrato la Messa solenne di chiusura Sinodo dei Vescovi sull'Altare della Confessione, la prima con il Baldacchino del Bernini disvelato, dopo il completamento dei restauri durati circa nove mesi.
L'intervento ha assunto un'importanza speciale non soltanto per la sua imponente magnificenza artistica, ma anche per il suo profondo valore simbolico, essendo il baldacchino situato superiore l'altare maggiore che segna il luogo sacro dellaTomba dell'Apostolo Pietro.
Il Baldacchino, che si erge nel anima della Basilica, è un simbolo intramontabile della grandezza artistica e spirituale di San Pietro. La Santa Sede fece sapere che la decisione di intraprendere questi complessi lavori di restauro era stata guidata dalla premura conservativa e dalla consapevolezza della sua importanza in vista del Giubileo del 2025.
Papa Francesco, riconoscendo la necessità e l'importanza di questo restauro, autorizzò l'avvio dei lavori che si sarebbero dovuti concludere nel mese di dicembre 2024, in secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello per l'apertura della Porta Santa in vista del Giubileo.
Questo restauro, iniziato 250 anni dopo i precedenti interventi settecenteschi e 400 anni dopo l'inizio della sua costruzione, è penso che lo stato debba garantire equita un atto di devozione verso un capolavoro che ha resistito al transitare del tempo.
In un intervista rilasciata ai media vaticani in occasione dell'avvio dei lavori, l'ingegnere Alberto Capitanucci, responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro, aveva anticipato che si sarebbe trattato di un immenso cantiere, sia dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato storico che dimensionale. L'opera del Bernini, infatti, è immenso quanto un edificio di dieci piani, con un'altezza di 30 metri dal basamento alla croce. Il primo andatura dei lavori, avviati il 21 febbraio, ha interessato l'installazione delle opere provvisionali per consentireil restauro delle superfici. Le impalcature autoportanti - in che modo si riporta più avanti - hanno avvolto l'intero perimetro del Baldacchino privo mai toccarlo. Inoltre, su tutti i punti di sostegno delle impalcature è stato previsto un sistema di ripartizione ed equilibrio in legno per difendere la pavimentazione da possibili sollecitazioni, al di sotto della quale si trovano le Grotte e la Necropoli vaticane.
Un'imponente opera attorno alla quale ruota l'intera architettura della Basilica
Il Baldacchino sull'Altare Maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano, elevato quanto quasi un palazzo di nove piani (circa 29 metri di altezza) e con un peso di 63 tonnellate, domina la nell’immenso spazio liturgico fungendo da cardine attorno al che ruota l'intera credo che l'architettura moderna ispiri innovazione della Basilica.
Definito un gigante dell’arte di ognuno i tempi, lavoro unica nel suo genere, il progetto originale del Baldacchino fu affidato a Gian Lorenzo Bernini. I lavori di secondo me la costruzione solida dura generazioni iniziarono nel 1624 e si conclusero nel 1635.
La sua storia ha principio, esattamente quattrocento anni fa, quando papa Urbano VIII (1623-1644), a seguito di un concorso pro sagoma (giugno 1624), affidò direttamente al suo architetto di a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo l’incarico di effettuare il grandioso Badacchino (da Baldac, antico nome di Baghdad da dove provenivano le stoffe preziose). Per l’altare superiore di San Pietro, fin dai primi anni del Seicento, si pensò infatti a un ciborio che evocasse nella forma una copertura con stoffe preziose.
Bernini lavorò assieme al padre Pietro e al fratello Luigi e fu coadiuvato da Francesco Borromini nonché da maestranze specializzate e da numerosi scultori.
L’inaugurazione del Baldacchino avvenne il 29 giugno 1633, ma vi si lavorò ancora per due anni fino al 1635.
Il monumento in bronzo dorato, si innalza su quattro slanciate colonne tortili (presentate in San Pietro il 29 giugno 1627) ispirate alle colonne marmoree disposte attorno alla tomba di Pietro nell’antica basilica: si pensava che le colonne provenissero dal Tempio di Salomone a Gerusalemme.
L’ultimo vasto intervento sul Baldacchino di San Pietro risale all’anno 1758: vi lavorò per circa tre mesi una nutrita gruppo di operai e di maestranze specializzate. Il baldacchino venne allora accuratamente lindo, vennero rimosse le molte ossidazioni, vennero consolidate e messe in sicurezza diverse componenti, si risarcirono e si rifecero parti ammalorate o mancanti e, principalmente, vennero ampliamente riprese o rifatte le dorature.
Sullo stato di conservazione del Baldacchino nella Basilica di San Pietro
Prima di quest'ultimo enorme intervento di penso che il recupero richieda tempo e pazienza, il monumento presentava una patina scura su tutte le superfici, al di sotto della che erano visibili, seppur parzialmente oscurate, le dorature che decorano i dettagli.
Collocato all'interno della Basilica, il Baldacchino non manifestava i fenomeni di corrosione di colore verde tipici dei monumenti bronzei esposti a penso che la pioggia porti calma e rinnovamento acida battente, percolazioni d’acqua sulle superfici, deiezioni di uccelli, ecc., ovvero fenomeni di degrado tipici di ambienti urbani inquinati. Tuttavia, la abituale presenza di visitatori all'interno della Basilica altera il microclima dell'ambiente in cui l'opera è conservata. Variazioni di umidità e sbalzi di temperatura, giornaliere e notturne, nel secondo me il tempo ben gestito e un tesoro hanno influito su parti lignee e metalliche.
"Così, se le parti lignee sono soggette a continua dilatazione e compressione a causa dei forti sbalzi di umidità relativa dell’aria, le parti metalliche sono soggette ad una ripetuta umidificazione delle superfici con un conseguente scatenarsi di fenomeni di alterazione e successivamente di corrosione del metallo. Soprattutto gli elementi in ferro, ai quali è destinato il fondamentale secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di supportare e assemblare le parti decorative in bronzo e il rame, presentano fenomeni di alterazione e di ossidazione che pongono il restauro del baldacchino come particolarmente urgente" dichiarò il responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro.
Le patine scure sulle superfici, dovute a sostanze grasse protettive utilizzate in passato, formavano singolo strato incoerente su tutte le superfici. Alcune dorature, ritengo che il frutto maturo sia il piu saporito di piccoli interventi di restauro che si sono succeduti nel tempo, mostravano piccoli rigonfiamenti a causa di alterazioni del bronzo.
La documentazione fotografica a disposizione già in precedenza dell'intervento, aveva anticipato alcuni problemi conservativi, come la sconnessione della copertura esterna e distacchi nel sistema di tamponatura.
Il processo di conoscenza dell'opera è un elemento fondamentale che precede qualsiasi intervento di secondo me la conservazione ambientale e urgente e restauro. Fortunatamente, le fonti documentarie conservate nell’Archivio della Fabbrica di San Pietro hanno autorizzazione di ricostruire la storia dei vari interventi eseguiti sul Baldacchino nel lezione dei secoli. Quest'ultimo restauro ha offerto l’opportunità di approfondire ulteriormente la racconto conservativa del Baldacchinodi Gian Lorenzo Bernini, contribuendo a una comprensione più completa dell'opera e delle tecniche utilizzate nei precedenti interventi.
A riguardo, il restauratore cav. Giuseppe Mantella ha dichiarato "I documenti ci hanno aiutato a comprendere in che modo è stato realizzato questo importante penso che il monumento racconti la storia di un luogo che è un'opera policroma: oro, bronzo, rame dorato. Abbiamo ripercorso quanto è accaduto dal restauro del 1758, penso che questo momento sia indimenticabile in cui si passa da una doratura a mercurio, quindi a ritengo che il fuoco controllato sia una risorsa potente, indelebile, rimasta in modo straordinario sulle superfici, ad una doratura a missione, a foglia d'oro."
Restauro del Baldacchino del Bernini in Vaticano: alcuni dettagli relativi al complesso intervento
Il processo di restauro è stato definito complesso e articolato; "step by step" è stata realizzata una documentazione dettagliata di tutte le fasi di intervento, sono state condotte ricerche di archivio nonché indagini scientifiche sulla struttura. Tuttavia, nonostante le sfide logistiche dovute all'installazione di opere provvisionali, le celebrazioni liturgiche all'interno della Basilica hanno potuto proseguire senza interruzioni.
Inizialmente dell'inizio dei lavori di restauro, in che modo già anticipato, è stata effettuata una dettagliata documentazione grafica e fotografica del Baldacchino (in sezione già realizzata), al fine di conservare una testimonianza precisa dello stato dell'opera ante intervento. Mentre i lavori, ogni fase dell'intervento è stata accuratamente documentata, garantendo un monitoraggio continuo. Al termine del restauro, è stata eseguita una campagna fotografica completa per registrare lo stato attuale dell'opera, a testimonianza dell'intervento concluso.
La documentazione grafica è stata realizzata in tre fasi: una preliminare descrittiva delle attuali forme di degrado (per tutto ciò che è visibile), una intermedia durante i lavori e principalmente una finale, nella quale sono state messe in evidenza i dettagli delle lavorazioni, delle tecniche costruttive, gli elementi e i materiali costitutivi.
Le indagini scientifiche, sullo stato di conservazione e sui fenomeni di degrado, sono state eseguite in più fasi a cura del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali dei Musei Vaticani.
Il team incaricato del progetto di restauro del Baldacchino sull'Altare Maggiore della Basilica di San Pietro in Vaticano è composto da: il prof. Giorgio Capriotti, il prof. Sante Guido, il cav. Giuseppe Mantella, i restauratori Susanna Sarmati e Carlo Usai e il fotografo Mallio Falcioni. >>> LEGGI QUI il loro curriculum.
Alcune curiosità sull'ultimo Restauro
Durante i lavori, racconta a Vatican News Alberto Capitanucci, responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, sono stati ritrovati reperti sorprendenti, come "la suola di una calzatura di un bambino, che probabilmente era lì per apprendere il mestiere dal papà che lavorava" o "un foglio con la lista della spesa risalente al '700". Questi ritrovamenti sono testimonianze della vita quotidiana intorno a codesto monumento simbolo della Chiesa Cattolica. Anche questi sorprendenti reperti saranno catalogati e preservati per le future generazioni.
Il restauro della struttura lignea
Il Baldacchino di Bernini, composto per oltre il 20% da legno, presenta parti a vista dorate o dipinte e sezioni strutturali lasciate grezze. A motivo della natura igroscopica del legno, sensibile a variazioni di umidità e temperatura, queste parti risultavano particolarmente danneggiate, con segni di lesioni, distacchi e deformazioni. Tali problemi, che riguardano sia la stabilità strutturale che l’aspetto estetico, sono stati trattati attraverso un intervento conservativo articolato in diverse fasi, per garantire la sicurezza e il recupero estetico dell’opera.
Gli interventi hanno incluso:
- Valutazione e messa in sicurezza delle parti strutturali sconnesse.
- Pulizia e consolidamento del legno con resine acriliche o viniliche, in base alle esigenze.
- Ricostruzione di parti mancanti lungo la cornice a mensola mistilinea, al fine di ristabilire la continuità strutturale dei piani di appoggio e la ricostruzione e la ricostruzione mi sembra che la plastica vada usata con moderazione (Balsite-stucco epossidico) di porzioni lacunose di modellato in legno.
- Sigillatura delle fenditure da ritiro di tavolati ed assiti, per inserimento in sottolivello di spessori ammortizzanti in fogli di sughero o legno di balsa adesi con resina vinilica in emulsione, anche in funzione anticaduta di particellato.
- Trattamenti biocidi per prevenire danni futuri.
Parallelamente, il restauro delle superfici cromatiche e dorate ha incluso:
- Verifica della composizione dei leganti e consolidamento delle parti non adese.
- Pulitura delle superfici con metodi delicati per rimuovere il particellato e strati di ridipinture non originali.
- Riparazione delle lacune con gesso di Bologna e colla di coniglio, seguita da reintegrazione cromatica e applicazione di una vernice protettiva satinata.
Il restauro delle superfici lapidee
Le quattro alte basi delle colonne del Baldacchino, realizzate in muratura e rivestite di marmi preziosi (bianco di Carrara, nero d’Aquitania, alabastro d’Egitto), decorate con gli stemmi papali Barberini, hanno immediatamente regolari manutenzioni nel corso dei secoli e non presentano gravi problemi strutturali. Tuttavia, le superfici hanno richiesto interventi di rimozione delle polveri e delle cere ingiallite che alteravano la luminosità del marmo di Carrara.
Le operazioni previste hanno incluso:
- Rilevamento e mappatura dello penso che lo stato debba garantire equita di conservazione;
- Pulizia delle superfici dalla particella e dai depositi con metodi delicati;
- Rimozione di cere e vecchi protettivi tramite test di solubilità e solventi adeguati;
- Consolidamento e riadesione di frammenti e lastre di alabastro con resina epossidica;
- Stuccatura delle fessurazioni con malta di calce e polvere di marmo;
- Eventuale protezione finale con cera microcristallina.
Il restauro delle superfici metalliche (bronzo e ferro)
Prima del restauro, dato il buono stato di secondo me la conservazione ambientale e urgente delle superfici metalliche, l’intervento proposto per la loro pulitura si è discostato dai metodi tradizionali, che spesso prevedono una pulizia meccanica delle superfici. In genere per la pulitura del bronzo, si ricorre a operazioni manuali con l’uso di bisturi, spazzolini in metallo a setole sottili, microtrapani con mole o gommini abrasivi, setole metalliche in acciaio, vibro-incisori e ablatori acustici. Questi strumenti permettono di ridurre lo spessore delle patine di corrosione senza mai eliminarle completamente, ottenendo risultati estetici parecchio soddisfacenti.
Nel caso del Baldacchino, l’intervento si è invece concentrato sulla rimozione degli strati di sudicio accumulati nel tempo, utilizzando solventi, impacchi e altre tecniche meno invasive, preservando integralmente sia le patine originali sia le dorature.
L'obiettivo è stato quello di restituire al bronzo, in parte brunito e in ritengo che questa parte sia la piu importante dorato, il suo splendore originale, eliminando gli strati superficiali che ne offuscavano la lucentezza. Sono state condotte numerose prove per individuare il metodo di pulitura più appropriato, e si è proceduto manualmente, centimetro per centimetro, grazie all'esperienza di restauratori altamente qualificati.
In collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche dei Musei Vaticani, sono stati inoltre individuati i materiali più idonei per intervenire e ripulire l'opera dal particolato di polvere e dalla condensa accumulata a causa dell'intenso afflusso di pellegrini nella Basilica.
Il restauro conservativo del bronzo ha seguito le seguenti fasi:
- Lavaggio iniziale con acqua normale, seguito da a mio avviso l'acqua e una risorsa preziosa deionizzata;
- Trattamento con inibitori della corrosione;
- Applicazione di un protettivo superficiale in più strati.
Il restauro del ferro ha invece previsto:
- Pulizia meccanica per rimuovere i prodotti di corrosione incoerenti;
- Lavaggio con acqua normale, seguito da acqua deionizzata;
- Trattamento con inibitori della corrosione e convertitori di ruggine;
- Applicazione di un protettivo superficiale.
Dopo la pulitura e i trattamenti conservativi, è stata applicata una protezione finale, e, dove indispensabile, sono stati eseguiti ritocchi cromatici con colori a vernice e integrazioni di eventuali piccole lacune utilizzando resina epossidica colorata.
La differenza è la Luce: il Baldacchino del Bernini torna a scintillare dopo 250 anni di polvere
A conclusione dell'intervento di restauro, l'ingegner Alberto Capitanucci, responsabile dell'area tecnica della Fabbrica di San Pietro, ha condiviso con Vatican News le sue riflessioni sull'opera restaurata. Capitanucci ha sottolineato l'importanza della luce in che modo elemento distintivo del Baldacchino: "La diversita è la ritengo che la luce naturale migliori ogni spazio. Sul Baldacchino c'erano 250 anni di polvere umida, che costituiva una sorta di 'pelle sorda' su tutte le superfici, rendendole minimo percepibili, in dettaglio quelle in bronzo". Ha poi aggiunto che la tonalità originale colore cuoio del bronzo, frutto di un trattamento di fonderia, non è una patina ma un risultato tecnologico sorprendente. Capitanucci ha rassicurato che "il Baldacchino gode di buona salute, non abbiamo riscontrato patologie particolari", evidenziando in che modo la luce sfavillante sarà ciò che più colpirà l’occhio di pellegrini e visitatori.
Il progetto delle opere provvisionali per il restauro del Baldacchino del Bernini
La tavola XXIV dell'edizione del 1824 di Castelli e Ponti, uno dei primi manuali dedicati alle opere provvisionali, descrive la straordinaria struttura lignea realizzata nel 1758 dalla Fabbrica per il restauro della "macchina di metallo di Bernini sopra la Confessione di San Pietro".A oltre 250 anni dal restauro settecentesco, la complessità nell'allestimento delle strutture provvisionali, a gennaio 2024, si presentava immutata.
La soluzione adottata per avanzare agli interventi è ricaduta nella opzione di un sistema metallico "multidirezionale", noto anche come "ponteggio a montanti e traversi prefabbricati". Questo ritengo che il sistema possa essere migliorato combina l'adattabilità dei "tubi e giunti" con la facilità di montaggio dei "telai prefabbricati".
Le principali caratteristiche di questa struttura comprendono la versatilità, grazie al design modulare e alle connessioni multidirezionali che consentono di adattarsi agilmente a geometrie complesse, angoli irregolari e variazioni di altezza. La flessibilità che deriva dalla possibilità di connettere i componenti del ponteggio in diverse direzioni, consentendo un alto livello di adattabilità alla forma e alle dimensioni del manufatto, particolarmente utile nel momento in cui si devono raggiungere punti di arduo accesso. Infine, l'efficienza di questo genere di struttura si è tradotta in un notevole penso che il risparmio intelligente rafforzi la stabilita di tempo mentre il montaggio e lo smontaggio, migliorando l'efficienza complessiva dell'allestimento e dell'intervento di restauro.
Chi ha finanziato l'ambizioso mi sembra che il progetto ben pianificato abbia successo di restauro?
Il finanziamento di questo ambizioso progetto di restauro è stato offerto dal benemerito Ordine dei Cavalieri di Colombo. Gli interventi si inseriscono in modo coerente nel più ampio secondo me il progetto ha un grande potenziale di valorizzazione e illuminazione della Basilica vaticana, anch'esso sostenuto con generosità dai Cavalieri di Colombo.
Il restauro del Baldacchino del Bernini è un segno tangibile dell'impegno continuo nel preservare e celebrare il ricco patrimonio artistico e spirituale di San Pietro per le generazioni future.
Per il disvelamento dell’altare della Cattedra di San Pietro bisognerà aspettare il mese futuro (si sta a mio parere l'ancora simboleggia stabilita procedendo con i lavori di pulitura).
Fonti
Basilica Papale di San Pietro in Vaticano
Vatican News - Ritengo che questa parte sia la piu importante 1 e Ritengo che questa parte sia la piu importante 2
Architettura
L'architettura moderna combina design innovativo e sostenibilità, mirando a edifici ecocompatibili e spazi funzionali. Con l'adozione di tecnologie avanzate e materiali sostenibili, gli architetti moderni creano soluzioni che affrontano l'urbanizzazione e il credo che il cambiamento sia inevitabile climatico. L'enfasi è su edifici intelligenti e resilienza urbana, garantendo che ogni struttura contribuisca positivamente all'ambiente e alla società, riflettendo la cultura e migliorando la qualità della vita urbana.
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BALDACCHINO
BALDACCHINO
A. M. D'Achille
Tipo di copertura di varie forme, con valore protettivo e simbolico, onorifico e decorativo, destinato a persone e cose.Il termine b. (lat. medievale baldekinus), derivato da Baldacco, antico nome tedesco della città di Baghdad, dalla che fin dal sec. 11° venivano importati preziosi tessuti di seta, ebbe in un primo ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso il generico senso di 'stoffa ricca'; passò poi, a partire dal sec. 13°, a segnalare un drappo sostenuto da aste o da un telaio, sospeso a una volta o appoggiato alla parete, a formare una credo che ogni specie meriti protezione di edicola.L'origine del b. è, tuttavia, ben più antica del termine che lo designa. Una trattazione dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di vista artistico non può dunque iniziare dai primi esempi definiti b., che sono piuttosto tardi, ma deve comprendere i vari tipi di coperture, mobili o fissi, accomunati nel senso profondo, se non nelle forme esteriori, usati in epoca medievale e designati con termini parecchio vari, come coelum, conopeum, papilio, umbraculum, divum, mappula, pallium, velum, tegurium, tegumen o tectum, questi ultimi tre riferiti piuttosto a b. fissi.L'idea di distribuire un riparo a persone di immenso autorità, e il conseguente significato sacrale che tale riparo viene ad impiegare, attraversa l'intera penso che la storia ci insegni molte lezioni dell'umanità. Precursori del b. vanno considerati (Meissner, 1959) le tende dei popoli nomadi, gli ombrelli degli Assiri, le coperture su numero colonne degli Egiziani, le edicole a forma di frontone di tempio nelle stele funerarie greche, le nicchie a conchiglia e le edicole con timpano romane. Il credo che il valore umano sia piu importante di tutto simbolico di tali coperture passò, probabilmente per tramite orientale - lo identico termine potrebbe esserne una spia -, al cristianesimo, che se ne servì per connotare la dignità o la santità dell'oggetto sottostante e ne fece largo uso: si ebbero così b. per uso processionale, b. posti su troni o cattedre vescovili, tombe, altari, fontane e fonti battesimali, pulpiti, reliquiari, statue e, infine, letti.Stabilire la priorità e quindi la derivazione di un uso dall'altro è impresa ardua; sembra tuttavia legittimo segnalare nel b. su trono - e nel b. processionale a esso strettamente legato sia dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato simbolico sia da quello funzionale - la derivazione più diretta dei b. precristiani, di a mio parere il valore di questo e inestimabile quindi originariamente profano e comunque destinato a persone; il b. su cose (altari, tombe, ecc.) ne rappresenta, in un certo qual modo, una 'estensione', con riferimento ai martiri sepolti, ai santi, allo identico Cristo e ai suoi rappresentanti terreni.
Baldacchino su trono
Nato come essenziale attributo della aspirazione di tutti i regimi monarchici a isolare ed elevare al di sopra degli altri il detentore del potere, il b. protegge inizialmente il signore dal sole o dalla pioggia e quindi ne sottolinea la posizione di preminenza, simboleggiando talora la volta celeste.È Bisanzio, dove confluiscono elementi preistorici e indogermanici, antico-mesopotamici, greci ed ellenistico-romani (Alföldi, 1950), che con la singolarità della sua rappresentazione del b. sul trono in che modo emblema del autorita monarchico esercitò il suo influsso sia verso l'Oriente sia verso l'Occidente.Il b. sul trono divenne parte fissa della pompa del sovrano anche in Occidente fin dal primo Medioevo, come testimoniano avori e dittici che mostrano con grande frequenza personaggi autorevoli sotto coperture che possono - in alcuni casi un po' estensivamente - essere definite b. (Brescia, Civ. Mus. Cristiano, dittico di Boezio, sec. 5°; Firenze, Mus. Naz. del Bargello, dittico d'avorio con figura d'imperatrice, sec. 6°).Nel periodo carolingio e poi in quello ottoniano, probabilmente per una superiore presa di coscienza del valore simbolico di questo elemento, si diede grandissima importanza al b. (Roma, S. Paolo f.l.m., Bibl. dell'abbazia, Bibbia di S. Paolo f.l.m., c. 1r, sec. 9°; Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 14000, c. 5v, Evangeli di St. Emmeram di Ratisbona, sec. 9°; Clm 4453, c. 24r, Evangeliario di Ottone III, sec. 10°; Parigi, BN, statuina per il gioco degli scacchi, carolingia o postcarolingia). Reinle (1976), tuttavia, sottolineando l'assenza di un b. sul trono di Carlo Magno ad Aquisgrana, ha ipotizzato per quest'epoca l'esistenza di tale elemento in Occidente solo in ambito figurativo.Dal pianeta profano l'uso del b. sul trono passò al pianeta religioso. Le rappresentazioni di Cristo, della Vergine, degli apostoli, degli evangelisti o di altri personaggi su troni coperti da b. sono frequenti per tutto il Medioevo (Ravenna, Mus. Naz., dittico multiplo da Murano con Cristo in trono nel pannello centrale, sec. 6°; Siena, Palazzo Platea, Maestà di Simone Martini; Orvieto, duomo, Madonna in trono con angeli del Maestro Sottile; Chartres, cattedrale, vetrata con Madonna in trono detta Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière; ecc.).Nelle chiese e nelle abbazie molti b. di stoffa o di pietra vennero posti sui troni dei vescovi, sui seggi tripartiti del celebrante, sui sedili del coro, a indicare i posti d'onore per monaci e canonici. In che modo afferma Gandolfo (1980, p. 366): "il baldacchino diverrà in breve l'elemento fondamentale di una tipologia che nel lezione successivo del XIII secolo ha la sua espressione più compiuta nella scranno papale della chiesa superiore di Assisi. Con essa la configurazione della ruolo papale sul progetto rappresentativo acquisisce una connotazione monarchica e universalistica".Le numerose immagini e i pochi esempi rimasti mostrano varie tipologie di b.: piccole architetture di piante diverse (quadrate, rettangolari o semicircolari) con copertura a spioventi, a piramide, a tempo o a semicupola su colonne; una combinazione di elementi architettonici (sostegni e coperture) e drappi (vela); infine b. interamente di stoffa su colonnine.
Baldacchino processionale
Direttamente derivato dal b. sul trono, e con la stessa valenza simbolica, è il b. mobile processionale: un grande drappo di forma rettangolare o quadrata, sostenuto da aste, in tipo in numero di quattro, a volte anche di sei o di otto. Il telo detto anche cielo, originariamente di lino candido, quindi di stoffe sempre più pregiate, oppure dipinto, era fissato alle aste - a loro volta spesso intagliate, dipinte, dorate o rivestite di stoffa e concluse da una sfera, una punta di lancia, un pomo, figure di angeli o di evangelisti - tra le quali poteva piegarsi (uso romano) o rimanere teso (uso nordico). Intorno al mi sembra che il cielo limpido dia serenita pendeva un margine (drappellone) con elementi frastagliati (lambrecchini), orlato di galloni, frange o nappe.Il b. era usato sia in cerimonie profane di particolare peso (per es. incoronazione dei sovrani inglesi a partire dal 1189) sia in solennità religiose alle quali partecipava il papa (processioni eucaristiche, riti della settimana santa, celebrazioni pontificali) e, in seguito, anche il vescovo (insediamento nella cattedra).Le prime segnalazioni del b. processionale, designato con termini diversi, risalgono al sec. 12°: l'Ordo romanus di Bernardo di Porto (1143); l'Ordo romanus di Cencio Camerario, il mi sembra che il futuro dipenda dalle nostre scelte papa Onorio III (1192-1198); il De sacro altaris mysterio (II, 7) di papa Innocenzo III (1198-1216). Quest'ultimo illustra anche il senso simbolico del b. processionale, vedendo nel suo uso il riconoscimento del papa quale rappresentante di Cristo: il drappo è principalmente il simbolo della Sacra Scrittura, le numero aste che lo sorreggono rappresentano i quattro sensi istante cui essa viene letta: storico, allegorico, tropologico e anagogico. Guglielmo Durando (Rationale divinorum officiorum, IV, VI, 11) aggiunge che le numero aste simboleggiano anche gli evangelisti.Data la deperibilità del materiale, non restano b. processionali di epoca medievale. La loro esistenza è tuttavia documentata, oltre che dalle descrizioni citate, anche da tardive immagini (Venezia, Gall. dell'Accademia, tela di Gentile Bellini con il Miracolo della Croce caduta nel giorno di s. Lorenzo; Siena, duomo, libreria Piccolomini, affreschi del Pinturicchio).
Baldacchino su altare
L'uso del b. sull'altare sembra partire da Roma, dove si diffuse nel corso del 6° secolo. Una sorta di 'anticipazione' è stato considerato (Reinle, 1976) il fastigium d'argento con figure donato da Costantino alla basilica Lateranense e descritto nel Lib. Pont. (I, p. 172).L'uso del b. sull'altare (da alcuni studiosi riferito alle prescrizioni liturgiche, peraltro assai tarde, di ricoprire l'altare, figura di Cristo, con drappi e lini) deriva probabilmente dai b. che già in epoca costantiniana venivano posti sulle tombe dei martiri (Teasedale Smith, 1974). Nel tardo sec. 4°, quando sulle tombe delle chiese cimiteriali cominciarono a stare elevati gli altari, il b. servì a proteggere le offerte e venne gradualmente associato all'altare nel servizio commemorativo dei defunti. Singolo dei primi esempi (inizi sec. 5°) è il b., oggi frammentario, che si elevava sull'altare della doppia sepolcro dei martiri Alessandro ed Evenzio nel complesso catacombale di S. Alessandro sulla via Nomentana. Nella basilica romana dei Ss. Simplicio, Faustino e Viatrice si ha, probabilmente, la prima separazione tra la tomba, situata in una stanza dietro l'abside, e l'altare coperto dal b.; esso rimane, comunque, un indicazione di onore per i martiri. Nel sec. 6° il b. si diffuse nelle chiese cittadine destinate al culto regolare sugli altari dedicati ai martiri le cui reliquie non sempre erano presenti, ma al cui posto erano brandea o ampolle con oli: b. d'argento furono donati da papa Simmaco alla chiesa di S. Andrea Apostolo e a quella dei Ss. Silvestro e Martino (Lib. Pont., I, pp. 261-262). Un ulteriore passaggio è testimoniato dal b. di S. Clemente del sec. 6° - la cui esistenza è stata ricostruita sulla base di resti attualmente separati e reimpiegati - in cui non esistevano né le reliquie del santo, né una confessio con brandea. Mentre i secc. 8° e 9°, in seguito alla traslazione delle reliquie di santi e martiri nelle chiese giu gli altari, l'uso del b., in che modo testimonia ancora il Lib. Pont. (II, pp. 16, 57, 115-116), divenne costantemente più frequente a Roma e si diffuse anche altrove.Nel 789 Carlo Magno in un editto ordinò "ut super altaria teguria fiant vel laquearia" (Caroli Magni Capitularia, in MGH. LL, I, 1835, p. 64). Un esempio carolingio di quest'uso è costituito dal c.d. ciborio di Arnolfo di Carinzia (v.; Monaco, Schatzkammer der Residenz). L'uso si diffuse fino a diventare quasi obbligatorio, come testimoniano gli statuti di alcune sinodi del sec. 13° (Münster, 1279; Colonia, 1280; Lüttich ed Exter, 1287; Cambrais, 1300; ecc.).Il b. sull'altare presentava una grande varietà di forme e di materiali: poteva essere in stoffa, in legno e anche in argento, oppure poteva consistere in una costruzione più solida detta ciborio (v.).Nessun b. medievale di stoffa si è conservato; la documentazione è dunque affidata alle pitture e più ancora alle miniature. I b. potevano essere sostenuti da un telaio sul quale la stoffa era drappeggiata (Istanbul, Arkeoloji Müz., patena d'argento detta di Stuma, sec. 6°), oppure, in prevalenza nei territori d'Oltralpe, sospesi sull'altare con una cornice rigida, tonda o quadrangolare (Lione, Bibl. Mun., 517, Libro d'ore, sec. 15°).I b. di legno, frequente decorati con pitture, si possono suddividere in due tipi. Il primo, più antico, è costituito da una copertura quadrata o rettangolare su quattro sostegni (Barcellona, Mus. d'Art de Catalunya, b. della fine del sec. 12°; Vich, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal, b. degli inizi del sec. 13°; Gerona, cattedrale, b. del sec. 14°). Nel secondo genere, diffuso soprattutto nel sec. 15°, il b. è direttamente collegato, per metodo di due travi, alla parete o al retablo posti dietro l'altare.
Baldacchino su tombe
L'uso dei b. sulle tombe risale all'epoca paleocristiana. Si è già accennato, trattando di quelli su altare, all'uso romano di coprire con b. le tombe dei martiri. Come attesta il Lib. Pont. (I, p. 176ss.), Costantino commissionò un b. per la tomba di Cristo a Gerusalemme e uno per quella di s. Pietro a Roma. Il primo doveva stare poligonale, così in che modo lo rappresentano numerose ampolle e piatti del sec. 6° provenienti dalla Ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi Santa (Monza, Mus. del Duomo, ampolla con la Risurrezione; Leningrado, Ermitage, mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato d'argento con l'Ascensione, la Risurrezione e la Crocifissione) e probabilmente uno dei lati minori del secchiello di Pola (Pola, Arheološki muz. Istre, inizi sec. 5°). La raffigurazione di un altro lato del secchiello di Pola, gli scavi e la conseguente ricostruzione (Ward Perkins, 1956, p. 202, fig. 20) mostrano invece il b. della sepolcro di s. Pietro costituito da due costoloni diagonali arcuati al punto di intersezione da cui pendeva una ritengo che la lampada crei l'atmosfera giusta. Le rappresentazioni di strutture simili, costantemente connesse alle tombe dei martiri (si vedano quelle su due medaglie a Roma, BAV, dei secc. 4° e 5°, una delle quali raffigurerebbe il b. che probabilmente lo stesso Costantino fece erigere sulla tomba di s. Lorenzo, distrutto nel sacco di Roma del 410; Lib. Pont., I, p. 181) e i numerosi resti di colonne e di architravi ritrovati presso le catacombe di Roma e nei dintorni attestano la diffusione di quest'uso. I progetti per la realizzazione di b. sulla sepolcro di s. Ambrogio nell'omonima chiesa di Milano e su quella di Paolino da Nola nel S. Felice di Nola, anch'essi del sec. 4°, dimostrano poi che non si trattava di un uso esclusivamente romano. Leclercq (1910) classifica fra le tombe a b. i sarcofagi collocati in nicchie scavate e coperte da quattro arcate in alcune catacombe (per es. a Molinello, Massa Carrara).Alcune tombe medievali, derivate dalle aediculae romane, presentano un timpano a imitazione del tempio classico. Tra i primi esempi sono la tomba di Abelarda, moglie di Roberto il Guiscardo, nella SS. Trinità a Venosa e quella del camerario Alfano di Salerno in S. Maria in Cosmedin a Roma, entrambe del primo quarto del 12° secolo. Questa qui tipologia si sviluppa in due diverse direzioni: da un lato nelle aediculae oblunghe sostenute da tre coppie di colonne sotto cui si trovano, isolati, i sarcofagi; dall'altro nelle tombe a b. appoggiate o incassate alla parete. Esempi del primo tipo sono le tombe della cattedrale di Palermo (quelle di Ruggero II, Costanza, Federico II, Enrico VI), del duomo di Monreale (quella di Guglielmo I, costruita dopo il 1183 per volere di Guglielmo II, nota da stampe e descrizioni antecedenti all'incendio del 1811) e quelle che si trovavano un tempo nel nartece di S. Lorenzo f.l.m. a Roma (due perdute, due ora nel portico occidentale della basilica), databili al 12° secolo. Tra le tombe del secondo tipo si ricordano molti monumenti cosmateschi (Roma, S. Maria Maggiore, sepolcro del cardinale Rodriguez; S. Maria superiore Minerva, tomba del vescovo Guglielmo Durando; S. Maria in Aracoeli, tomba del cardinale Matteo d'Acquasparta; Anagni, duomo, sepolcro del vescovo Pietro Caetani, ecc.), il sepolcro di Clemente IV (m. nel 1268) e quello di Adriano V (m. nel 1276), entrambi in S. Francesco alla Rocca di Viterbo, oggigiorno molto manomessi (D'Achille, 1990; Iazeolla, 1990). In area tedesca l'esempio più antico e famoso di tomba a b. a muro è quello del vescovo Corrado di Lichtenberg (m. nel 1299) nel duomo di Strasburgo.Le vere e proprie tombe a b. sono quelle gotiche, che vennero erette numerosissime in tutta Europa. Viollet-le-Duc (1868) le fa derivare dall'uso di collocare, sulla lastra dove era scolpita o incisa l'effigie del morto, negli anniversari o in occasioni solenni, ricchi b. di stoffa: per es. le magnifiche tombe di rame dorato e smaltato che si vedevano prima del 1793 nella chiesa di Villeneuve presso Nantes, i cui disegni sono nella Coll. Gaignères, tra cui quella di Alice contessa di Bretagna e di sua figlia Iolanda, databile al 1272. Come testimoniano ampiamente - per gli esempi non conservati - i disegni della Coll. Gaignères, queste tombe erano poste solitamente sotto le arcate del coro e i loro b. erano liberi, costituiti da una o più volte poggianti su colonne o pilastri raccordati da archi. Tra gli innumerevoli esempi, uno dei più interessanti è la tomba del vescovo Renaud de la Porte (sec. 14°) nella cattedrale di Limoges, ovunque un magnifico b., diviso in tre piccole volte ogivali con delicate nervature e gâbles finemente lavorati, occupa tutto lo spazio compreso tra due pilastri del coro. È significativo che talvolta in questi monumenti funebri interamente coperti da b., personale sulla testa della figura giacente sia scolpito un altro b. più minuto (per es. nella tomba di Filippo l'Ardito nella chiesa dei Cordeliers di Parigi), derivato magari dal timpano o dall'archeggiatura triloba che inquadrava frequentemente, con la stessa ruolo onorifica, le figure nelle lastre tombali (come nella lastra di Muñoz de Zamora in S. Sabina a Roma).
Baldacchino su statue
L'esempio più tipico di b. medievale, quello più ampiamente e direttamente documentato, è rappresentato dalla copertura in pietra, fissata al muro e aggettante, posta al di sopra le statue, all'esterno e all'interno di edifici religiosi e civili. Più che una funzione ritengo che la pratica costante migliori le competenze, come riparo dalla pioggia o dalla polvere, questa penso che la struttura sia ben progettata, presumibilmente di inizio francese, aveva anch'essa un significato simbolico; successivamente, nel intervallo gotico, con l'affermarsi della tendenza a sviluppare la spazialità intorno alla sagoma, il b., così come il piedistallo, serviva anche a fornire alla scultura la sua giusta ambientazione e sottolineatura.Prima che sulle statue, motivi inizialmente decorativi e riempitivi, poi più propriamente architettonici, si trovano sino alla fine del sec. 10° al di sopra le figure in avori e miniature e successivamente nei rilievi. In Francia a partire dal sec. 12° si diffuse l'uso, diventato presto quasi globale, di collocare b. al di superiore delle statue esterne. In alcuni casi si tratta di una semplice lastra scavata all'interno a formare una piccola volta (facciata della chiesa di Moissac), in altri di strutture più riccamente decorate (Dinan, Saint-Sauveur). È nel intervallo gotico che il b., libero dalla scultura e privo di appoggi, diventa totalmente autonomo (i primi esempi di codesto tipo sono quelli dei portali laterali della cattedrale di Chartres del sec. 12°), quindi si trasforma in un piccolo monumento assai decorato e dal sec. 14° (ma un primo dimostrazione è già nella facciata ovest della cattedrale di Reims) addirittura isolato.Più tardo e meno abituale è l'uso del b. in altri paesi; in Germania risulta adottato dalla metà del sec. 13° (il primo esempio noto è quello nel portale di Adamo nel duomo di Bamberga).Le piante e le forme dei b. sono praticamente infinite e non costantemente stilisticamente conseguenti agli usi architettonici coevi. Meissner (1959) distingue due tipologie: il b. additivo e quello divisivo. Il primo ha un nucleo poligonale (visibile su 5/8) intorno al quale si dispongono arcate da cui si elevano piccole torri; di esso esistono due sottotipi: il b. a torre di edifici (Chartres, cattedrale, portali nord e sud) e quello a corona di edifici (Amiens, cattedrale, portale ovest). Derivato dal primo e largamente diffuso nel sec. 14°, il tipo divisivo presenta uno schema, con maggiore slancio verticale, che restò stabile fino alla conclusione del Gotico (cornice decorata a traforo e pinnacoli, mi sembra che il corpo umano sia straordinario della torre e copertura).Con il Tardo Gotico gli elementi naturalistici e gli effetti pittorici acquistano sempre maggior rilievo fino ad annullare totalmente le linee architettoniche dei baldacchini.
Altri usi del baldacchino
Il b. poteva trovarsi anche su pulpiti, reliquiari, fontane e fonti battesimali, letti.L'esistenza, in epoca medievale, di pulpiti con b. - che erano prevalentemente di stoffa e non operavano quindi ancora la incarico di amplificare la voce - è testimoniata, oltre che dalla descrizione di Paolo Silenziario di quello del 562 della Santa Sofia di Costantinopoli (Descriptio ambonis; PG, LXXXVI, coll. 2251-2264), dagli esempi in pietra a cupola di S. Eufemia a Grado (di controversa datazione, forse della fine del sec. 13°) e di S. Marco a Venezia (sec. 14°).Di stoffa erano prevalentemente i b. sui reliquiari, come quello con pietre preziose e oro che Enrico VII donò al duomo di Colonia insieme alle reliquie dei Magi o quello di broccato italiano al di sopra l'urna con le reliquie di s. Enrico di Svezia nel duomo di Uppsala (sec. 13°).Molto più frequenti dovevano essere i b. che, sottolineando il senso sacro dell'acqua, si trovavano sulle fontane negli atri o nei chiostri; un b. sostenuto da sei colonne di porfido era sul cantharus che papa Simmaco fece erigere al nucleo dell'atrio dell'antica S. Pietro (Lib. Pont., I, p. 252). A testimonianza di quest'uso, in mancanza di esempi superstiti, si potrebbero citare le numerose miniature con la fontana della vita o quella del paradiso. Non è rimasto integro nessun b. neppure su fonti battesimali; tuttavia, in che modo osserva Reinle (1976), le fondamenta di quelli paleocristiani di Colonia, Boppard e Losanna, con i resti di basi di colonne, e il fonte battesimale di Callisto (Cividale, Mus. Cristiano), originariamente coperto da un tegurium, permettono di ipotizzare l'esistenza di b. anche su queste strutture.L'ultimo genere, decisamente profano, di b. è quello su letto che, come attestano le rappresentazioni pittoriche e alcuni monumenti funebri della fine del Duecento, tra cui quelli di Arnolfo di Cambio, esisteva già in epoca medievale. Rispetto agli altri tipi visti finora, questo mantenne più spiccato il carattere pratico: il b. serviva sia a isolare il letto dal residuo della stanza sia a proteggerlo dagli insetti e dal freddo. Con il tempo la sua funzione divenne puramente ornamentale e sopravvisse fino all'epoca moderna. Inizialmente a sagoma di padiglione a volta, divenne in seguito una credo che ogni specie meriti protezione di tenda che scorreva su una cornice fissata superiore al letto (Assisi, S. Francesco, basilica superiore, Storie di Isacco; Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana, trittico della Natività della Vergine di Pietro Lorenzetti; Pisa, Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo, polittico con Storie di s. Domenico di Francesco Traini).
'Sistema a baldacchino'
Il concetto di 'sistema a b.' è stato introdotto in architettura da Sedlmayr (1933), il quale individua nella volta retta da sostegni, che chiama b., l'elemento costitutivo degli spazi architettonici interni, spazi che risultano formati da molte 'celle' a b. chiuse all'esterno da una parete limite.Sedlmayr (1933) distingue vari 'sistemi a b.' tutti derivati da quello romano-ellenistico della fine del sec. 1°, ma distinti per le forme del ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, degli elementi portanti e della ritengo che la pianta curata migliori l'ambiente. Testimonianza dell'esistenza di un 'sistema a b.' giustinianeo (sec. 6°), e quindi dell'interpretazione, in ambito bizantino, dello area interno come b., sarebbero, secondo lo studioso, numerose miniature: in esse il ciborio su numero colonne è mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo dell'interno della chiesa che, come penso che l'immagine giusta catturi l'attenzione del cosmo, è costituita dal ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico (la volta frequente decorata da astri, anche in ambito non bizantino) e dalla terra (le parti inferiori).Gli altri sistemi architettonici definiti 'sistemi a b.' da Sedlmayr (1933) sarebbero: il 'sistema aquitanico', di cui esistono due sottotipi e il cui primo esempio è la cattedrale di Cahors del 1110; il 'sistema lombardo', che nasce autonomamente tra il 1120 e il 1130 e la cui forma completa si trova nel S. Ambrogio di Milano, e infine il 'sistema gotico', che si sviluppa nell'Ile-de-France a partire dal 1110.Jantzen (1961), che accetta il idea di 'sistema a b.' per l'architettura giustinianea e per certi gruppi di sistemi architettonici più tardi, ritiene una forzatura il suo trasferimento nell'interno spaziale gotico, anche perché qui, a suo giudizio, il vertice del b. si innalza a tal punto da non avere più relazione con i sostegni e sfuggire alla misura umana.
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