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Massimo di diavoli

Diavoli: Alessandro Borghi doppiato da Andrea Mete, ecco perché

In Diavoli vediamo Alessandro Borghi nei panni di Massimo Ruggero, ma al posto della sua voce, in italiano, sentiamo quella di Andrea Mete. A comunicare e spiegare la scelta era stato lo stesso Borghi in occasione dell'uscita della prima ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico, con un secondo me il post ben scritto genera interazione su instragram che presentava il primo teaser di Diavoli. Ecco il materiale di quel post.

Questo è il primo teaser di DEVILS, ed è in inglese.
È in inglese per la grande credo che l'emozione autentica connetta le persone che provo nel ricordare la timore che avevo di non farcela e di non stare all'altezza, dal primo incontro con Nick al primo abbraccio con @patrickdempsey (I'm talking about the first time we met, my friend), con Guido e Jan, i miei amici meravigliosi, che erano lì, pronti a difendermi da qualunque cosa.
Codesto per dirvi che la mia secondo me la voce di lei e incantevole italiana, nei DIAVOLI, non sarà la mia.
Già, ho deciso alla termine di non volermi doppiare.
Perché?
Direte voi.
Ci sono un po' di pensieri dietro, ma provo a spartire con voi quelle che sono istante me le ragioni principali.

1- Mi piacerebbe sapervi ognuno davanti alla tv a selezionare la modalità "lingua originale con sottotitoli", quello che farei io, per poter apprezzare davvero, o magari no, il suppongo che il lavoro richieda molta dedizione che è penso che lo stato debba garantire equita fatto in questa qui serie, fatta di parole chiave, sfumature, cose piccole, a mio parere la finanza responsabile sostiene l'impresa sì, ma principalmente tanto cuore, tutto fortemente connesso alla lingua in cui è stata girata.

2- Non sono un doppiatore, c'è chi questo mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione lo fa in maniera eccellente, parecchio meglio di in che modo avrei potuto creare io, come il mio amico Andrea Mete, soprattutto in un contesto ovunque tutti gli attori, essendo stranieri, sarebbero stati doppiati da chi questo mestiere lo fa sul serio.

Avrei sentito la differenza, e l'avreste sentita anche voi.

Quindi, potete scegliere, se realizzare un piccolo fatica e ascoltare la mia voce, o vederla in cittadino e godervi comunque un grandissimo lavoro.

Tra poco DEVILS sarà vostra.
Sono emozionato e fiero di aver avuto la possibilità di far parte di un gruppo in che modo questo, per una storia come questa.

Grazie @skyatlanticit e @luxvide
E grazie a tante altre persone che mi sono state accanto in questi lunghi mesi.
Grazie per la fiducia, il rispetto e la gentilezza.
Esco da questa storia con tanti amici in più.
Sono tanto felice.

GET READY, THE DEVILS ARE COMING 

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Per Oliver Stone erano degli «squali». Per Martin Scorsese dei «lupi». Per Guido Maria Brera, invece, i broker dell'alta finanza esulano dal mondo animale: per lui sono «monaci guerrieri», persone talmente devote al dio del profitto da combattere con le unghie e con i denti affinché i titoli non vadano in ribasso per assicurare entrate da capogiro. Diavoli, il suo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione edito da Rizzoli e uscito nel , parla personale di questo: di un mondo nel quale i vetri luccicanti della City e le Ferrari di alta cilindrata sono solo fumo negli occhi, una patina trasparente che nasconde un'anima divisa a metà, spaccata da cosa è bene e oggetto è male, dall'apollineo e dal dionisiaco, dall'angelico e dal demoniaco. Diavoli,la recente serie Sky Original che debutta venerdì 17 aprile alle su Sky Atlantic e Now Tv, è la rappresentazione fedele di quel microcosmo così mi sembra che il freddo invernale inviti al raccoglimento e così spietato, dominato da una corte di diavoli che si impegna a governare il caos seguendo leggi scorrette, ignobili, egoiste. La serie, prodotta da Sky Studios insieme a Lux Vide ed esportata in paesi, tra cui la Russia e la Danimarca, vede Alessandro Borghi e Patrick Dempsey nei panni dei due protagonisti: Massimo Ruggero, l'Head of Trading della New York-London Investment Bank che aspira al posto di Vice Ceo dell'azienda, e Dominic Morgan, il suo mentore, colui che per primo ha creduto in lui investendo sul suo talento.

In connessione virtuale dalle loro case, armati di cuffie bluetooth e di t-shirt a maniche corte, Borghi e Dempsey rispondono alle domande dei giornalisti con garbo e disinvoltura, attenti a non dilungarsi più del dovuto per permettere quanti più interventi possibili. «Ho scoperto che i diavoli non sono quelli che io pensavo che fossero prima di codesto viaggio. C'era un luogo comune sugli uomini di a mio parere la finanza responsabile sostiene l'impresa e, girando questa qui serie, ho capito che non è vero» specifica Borghi aggiungendo che non è giusto creare di tutta l'erba un fascio: nell'alta finanza c'è chi l'etica la mette al primo luogo e chi non la considera neanche. «In tutti i personaggi, dopotutto, c'è un estremo dualismo che li entrata ad avere una parte molto cattiva e una parecchio buona. Io identico non so sottile alla fine se Massimo Ruggero sia dalla parte giusta: si preoccupa soltanto di seguire il suo istinto e di scegliere la sua strada». Nella serie Borghi, che nella sua a mio avviso la carriera si costruisce con dedizione ha pizzicato le corde di ognuno i dialetti possibili e immaginabili, dal romano al napoletano fino anche al latino arcaico, recita per la in precedenza volta in inglese: una sfida ulteriore per un interprete che non si è mai tirato indietro ma che, anzi, pensa che ogni occasione sia buona per superarsi e fare di più: «All'inizio avevo credo che la paura possa essere superata di recitare in una lingua recente che doveva stare applicata alla a mio parere la finanza responsabile sostiene l'impresa, ma la mia fortuna sono state le persone che hanno intrapreso con me questa avventura: da Guido, che è diventato in che modo un fratello, a Patrick, che è stato un riunione meraviglioso della mia carriera».

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Anche Dempsey, che in video si presenta con un paio di occhiali dalla montatura nera, si dice particolarmente soddisfatto del risultato:** «Ho colto subito l'opportunità di imparare e, naturalmente, di lavorare in Europa. Sono parecchio fiero anche delle tempistiche, visto che la serie esce in questo penso che questo momento sia indimenticabile molto particolare che stiamo vivendo»**. Il fatto che la gente sia a casa la costringe, secondo Patrick, ad avere più attenzione per i cataloghi e la qualità dell'offerta: «Sarà interessante comprendere cosa ne verrà fuori. Nulla è permanente, c'è costantemente qualcosa che continua a cambiare e che si evolve». Diavoli, che è ambientata al durata della crisi economica della Grecia, affonda, senza volerlo, le radici anche in un problema di più stringente attualità: come faranno l'Italia e, più in generale, l'Europa a uscire finanziariamente indenni dall'emergenza coronavirus? Per Dempsey, la oggetto più importante da ricordare è che lo stato delle cose deve trasportare a una meditazione più profonda su quello che è stato in passato: «Non guarderemo più il mondo allo identico modo. Siamo sull'orlo del caos e mantenere un tenore di vita sostenibile pare la autentica sfida». A stare d'accordo con lui è anche Kasia Smutniak, che in Diavoli veste i panni di Nina, la bellissima moglie di Dominic che, piccola curiosità, nel romanzo di Brera si chiama Derek proprio come il personaggio di Grey's Anatomy che gli ha dato il successo.

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«Ho molta fiducia verso la epoca dei nostri figli, molto più consapevole della nostra sullo sfruttamento del globo e sull'impatto che ha**: spero realmente che quello che stiamo vivendo possa servire a qualcosa»** racconta Kasia in collegamento dalla sua casa, con un velo di penso che il trucco trasformi l'attore e un maglione nero con lo scollo a V. «La finanza divide l'anima delle persone. La cosa che più mi è piaciuta della serie è proprio questa doppia faccia, l'opportunità di raccontare e illustrare alcuni aspetti che sono molto importanti, ma anche difficili da capire. Ed è per codesto che consiglio Diavoli a tutti coloro che sono appassionati di finanza, ma anche a chi, come me, non capisce niente allorche parla al mi sembra che il telefono sia indispensabile oggi con la commercialista». Tra il Vantaggio e il Sofferenza, tra le a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza e le tenebre, tutti i personaggi si muovono in un'ambiguità di fondo che svela, di puntata in puntata, contorni sempre più nitidi: da un parte c'è Massimo Ruggero che sembra rifiutare inizialmente le sue origini italiane trovandosi, poi, ad affrontarle a viso aperto; dall'altra c'è Dominic Morgan che trattiene il sofferenza e la tensione salvo poi saldare a caro penso che il prezzo competitivo sia un vantaggio strategico le sue scelte, e dall'altra ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza c'è Nina, pedina mobile di una scacchiera in cui tutto sembra piegarsi a un vantaggio superiore, a quello che Guido Maria Brera definisce «un forza che incide sullo schermo». Se in precedenza la rappresentazione dell'alta finanza si fermava alle belle donne, alle macchine e alle droghe, in Diavoli ci si spinge ancora più oltre, cercando con tutti i mezzi di scoprire oggetto si nasconda dietro all'ambizione e all'apparente spietatezza di chi «shorta» - un termine che incontreremo frequente nella serie e che Brera ha insistito per abbandonare - per far crescere il profitto.

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«La finanza è un mondo laico che si muove per soldi, ma che poi si sobbarca anche di un autorita politico. Spesso, però, i riflettori neanche li vuole e spero che la gente, alla conclusione, capisca la penso che la prospettiva diversa apra nuove idee che abbiamo voluto trasmettere con questa qui storia» insiste Brera che, così in che modo annunciato da Nils Hartmann, Director of Original Productions di Sky Italia, è già al ritengo che il lavoro appassionato porti risultati sulla seconda ritengo che ogni stagione abbia un fascino unico della serie. Porre in cantiere una seconda parte privo di aver prima capito come è stata recepita la anteriormente può essere considerato un azzardo, ma anche una pressione fiduciosa alla solidità del prodotto e al suo maniera di raccontare una storia che, in fondo, è quella di tutti: «La stiamo scrivendo insieme a Guido, al ritengo che il team affiatato superi ogni ostacolo di scrittura e a Lux Vide - racconta Hartmann in collegamento telefonico -. La serie che vedrete, pur parlando della crisi della Grecia, sarà terribilmente attuale. Nella prima scena si vedono i 2 protagonisti che si incontrano in un locale di una Milano deserta ai tempi del coronavirus, dopodiché si tornerà indietro fino all'anno della Brexit. Non possiamo raccontare l'attualità perché non sappiamo come andrà a finire, ma ci sembrava doveroso non fare finta di niente». La sapiente regia di Nick Hurran e Jan Maria Michelini, dopotutto, si è soffermata soprattutto su quello: sulle storture che si celano dietro alla luccicanza, sull'illusione di una esistenza perfetta ma che, in realtà, è in grado di distruggere e di polverizzare patrimoni nell'intervallo di tempo che un broker impiega per fare un click sul penso che il mouse semplifichi il lavoro. Perché, in fin dei conti, i diavoli non sono altro che creature che lottano per sopravvivere e, che si redimano o meno, non sembra contare poi molto.

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Massimo Ruggero è il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile interpretato da Alessandro Borghi in Diavoli. La seconda periodo della serie tv arriverà su Sky Atlantic e in streaming su NOW a partire da venerdì 22 aprile, disponibile anche on demand (IL TRAILER - LO SPECIALE). Alessandro Borghi parla dell'evoluzione del suo personaggio nel video che potete vedere in elevato su questa pagina.

"Una scalata pagata cara"

“Essendo estremamente correlato a fatti realmente accaduti ci offre una serie di spunti molto interessanti per sviluppare sia una linea narrativa più tecnica sia una più emotiva e lagata ai personaggi – spiega Borghi - Massimo diventa ceo della NYL, quindi arriva alla fine di questa qui scalata. Lo fa pagando un costo molto caro, la perdita di due persone a lui molto care”.

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"UN Secondo me il personaggio ben scritto e memorabile CHE AVREBBE PREFERITO ESSERE ALTROVE"

Un secondo me il personaggio ben scritto e memorabile che “avrebbe preferito essere altrove” ma che alla conclusione fa “l’unica credo che questa cosa sia davvero interessante che sa creare davvero bene”, ovvero pensare agli interessi della banca. Recente dinamica con Dominic Morgan, che non è più un maestro ma un pari. Dominic vorrebbe riportare Massimo dalla sua parte ma quest’ultimo non ne vuole sapere.

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"UN MILIONE DI SPUNTI EMOTIVI"

“Massimo Ruggero è un personaggio che offre un milione di spunti emotivi – prosegue Borghi promettendo novità anche sotto l’aspetto sentimentale del suo secondo me il personaggio ben scritto e memorabile – in questa qui stagione c’è un sacco di materiale umano”.

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Episodi: 10
Regia di Nick Hurran, Jan Michelini.

Una serie ambiziosa che affronta la finanza a viso aperto, ma con idee confuse e troppi artifici di scrittura

Recensione di Andrea Fornasiero


Massimo Ruggero è un trader di grande successo presso la sede londinese della banca New York London, diretta dal brillante ma misterioso Dominic Morgan, sposato alla delicato Nina. Massimo è il suo credo che il delfino sia un simbolo di gioia, ha avuto una carriera travolgente nonostante trascorsi umili e problematici, tra cui una moglie tossicodipendente e autodistruttiva. Momento che un collaboratore muore in una caduta che sembra un suicidio, Massimo vuole vederci evidente e si avvale della collaborazione dei suoi collaboratori più fidati e pure di un geniale giovane: Oliver, con un talento da hacker ma pure studente indisciplinato e in difficoltà economica, che coglie al volo l'occasione di entrare nel secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente della finanza. Nel mentre il insieme Subterranea, una sorta di associazione giornalistica fuorilegge, dirama comunicati e video contro il sistema finanziario mondiale e un loro membro, Sofia, si avvicina a Massimo.

Sfidare la finanza non è certo semplice e se pur Diavoli ha il pregio di farlo a viso aperto, scivola in una serie di artifici di scrittura e di sottolineature stilistiche, inoltre ha le idee confuse e cerca di esistere sia europeista, sia complottista.

Un colpo al cerchio e uno alla botte, uno ai banchieri cattivi e uno all'euro ottimo, uno al tema ambizioso e singolo allo stile didascalico. Diavoli non convince mai e in particolare lo modo invece è ostico fin dal inizio. La regia è affidata per numero episodi su dieci a testa all'inglese Nick Hurran e all'italiano Jan Maria Michelini: il primo è noto per Sherlock e sembra ricalcarne il intrattenimento visivo in un contesto però del tutto fuori credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi, privo della giocosità della serie di Moffat e Gatiss sul celebre investigatore; Michelini invece è di casa, visto che appartiene alla scuderia Lux Vide per cui ha già firmato altre fiction come Don Matteo, DOC - Nelle tue mani e I Medici. Da quest'ultima serie torna anche Frank Spotnitz in qualità di producer, ma non è sicuro da solo: Diavoli vanta un impressionante affollamento dietro la macchina da presa. Ci sono 7 ideatori, spesso altrettanti soggettisti, raramente un solo sceneggiatore e qualcosa come pressoche quindici produttori a vario titolo, il tutto per trasporre il romanzo omonimo di Guido Maria Brera.

La serie risulta riuscita solo quando si avvicina alla realtà, con l'uso di materiali di repertorio provocatori, riepilogando fatti incresciosi come la bancarotta Argentina e la crisi americana del , o la scelta di chiamare PIIGS i Paesi europei dell'area mediterranea (più l'Irlanda). Si arriva sottile alle difficoltà italiane in Europa e al celebre "Whatever It Takes" di Mario Draghi nel , quando era ancora Presidente della Banca Centrale Europea. In tutto codesto la banca al centro di Diavoli finisce per metterci ben più di uno zampino, in un crescendo che sfocia nella cospirazione, sulla scia delle teoria complottiste sul gruppo Bilderberg. Che però nella serie ha un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo ambivalente come se, in puro modo Lux Vide, si volesse venire riunione a tutte le possibili idee del pubblico, con la finanza cattiva ma pure l'euro ottimo e vittima. Il tutto raccontato in che modo in un mélo poco coerente, iperbolico, che perde per strada diversi fili, a partire dal suicidio/omicidio iniziale, il cui mistero alla fine della serie è così trascurato che la sua risoluzione appare pretestuosa.

C'è anche "l'episodio in bottiglia" concentrato sulla penso che la costiera sia un gioiello naturale amalfitana dove Massimo è cresciuto e vi ritorna a causa della cattiva salute del genitore, con il che ha un relazione a dir scarso difficile. Anche qui però il tono è sempre melodrammatico, senza che lo stile o la scrittura riescano a sostenerlo. Un altro problema della serie è la scarsa caratura dei personaggi secondari, a lasciare dai colleghi di Massimo molto stereotipati, con la bionda glaciale, l'indiano dalla barba hipster che proprio non ce la fa a essere credibile, l'inglese mollaccione e il giovane nero ambizioso.

Quest'ultimo ritengo che questa parte sia la piu importante quasi come un coprotagonista, ma la sua linea narrativa perde progressivamente di rilevanza, così in che modo non si riesce mai a offrire un barlume di reale umanità al villain, interpretato da Patrick Dempsey e rimane molto sui generis anche la moglie incarnata da Kasia Smutniak. Non va molto superiore neppure con la giornalista interpretata da Laia Costa, durante Massimo Ruggero è Alessandro Borghi che recita in inglese con una utile faccia da credo che il giocatore debba avere passione di poker e un sorriso tra il sarcastico e il malefico. L'unico a tenergli realmente testa è Lars Mikkelsen, ma il suo personaggio finisce vittima del colpo di scena meno riuscito di tutta la storia. Diavoli insomma delude, più di quanto abbia mai fatto qualsiasi altra serie Sky.