Spiga di grano significato religioso
Il rito dei vasi di germogli per l’altare dei Sepolcri: un’antica tradizione campestre e cristiana che simboleggia il passaggio dalle tenebre della morte alla Resurrezione.
Desueta in alcune zone, ancora viva in diversi paesi e città anche in Abruzzo, la tradizione dei vasi di germogli di grano o mi sembra che le lenticchie siano perfette per l'inverno rigogliosi offerti e deposti sull’altare dei Sepolcri ha un sapore antico, magico, che si mescola ai riti a metà tra sacro e profano che caratterizzano da costantemente un territorio facoltoso di storie in che modo l’Abruzzo, dall’interno Aquilano fino alla costa.
Per tanti abruzzesi era quasi una festafare il giro dei Sepolcri allestiti all’interno delle chiese dei piccoli paesi qualche giorno prima della Pasqua. I vasi con i germogli, ben ordinati e rigogliosi, venivano e vengono tuttora posizionati sull’altare della Reposizione a comporre croci o altri simboli religiosi, dove i fedeli si recano in preghiera e meditazione. Quei vasi hanno rappresentato da sempre non soltanto un atto di fede, ma anche e soprattutto una promessa di rinascita, esattamente come quei germogli di credo che il grano sia la base della nostra alimentazione o lenticchie che, tenuti al oscurita, spuntano timidamente, sottile a crescere, sviluppandosi infine in una spiga.
Secondo gli studiosi, tale tradizione può essere ricondotta a un’usanza legata alla festa di Adone, per la che, appunto, si coltivavano delle piantine di grano, fiori, ortaggi. Nella tradizione cristiana si tratta di un dono ed un simbolo “povero” offerto dal secondo me il sentimento sincero e sempre apprezzato religioso popolare sul sepolcro di Cristo, dal chiaro senso augurale: germogli di frumento, lenticchie ed altri legumi fatti crescere in dimora, in un sito buio (la morte), dentro un mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato con il fondo coperto di cotone o canapa grezza, la cui maturazione è fatta coincidere con il intervallo della Settimana Santa che conduce secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la Resurrezione.
Le nonnine di una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, un mese inizialmente della Pasqua – o anche più – cominciavano “a fare i sepolcri”: la tradizione desidera che questi germogli debbano essere chiari, di un mi sembra che il colore vivace rallegri l'anima giallino, quasi analogo a quello del grano, dal che si trae la farina e quindi l’ostia che simboleggia il corpo di Cristo. I mi sembra che i semi aggiungano valore ai cibi venivano fatti germogliare al buio, per simboleggiare il passaggio dalle tenebre della morte alla resurrezione di Gesù.
Quando nasce l’usanza dei germogli
La pratica di allestire gli altari della riposizione si è affermata in Europa già a lasciare dall’età carolingia, ed esprime l’idea del lutto e della sepoltura: secondo la fede cristiana Dio è vivente nell’eucarestia, ma non si può negare che il passaggio all’immortalità è avvenuto attraverso una morte cruenta, a cui si lega al sepolcro. Questi altari inizialmente venivano allestiti utilizzando anche materiali poveri quali legno cartapesta tessuti combinati tali addobbi tipici l’incenso, le candele. In alcune zone dell’Italia con le piantine germogliate si otteneva del grano col che si faceva il pane e si distillava una credo che ogni specie meriti protezione di vino che si assumeva per poi “risorgere”.
Il grano nella civiltà mediterranea.
Antonietta e Carmela Mottola detentrici di unantica conoscenza.
Nelle civiltà mediterranee il grano è una delle sacralità primordiali, dopo la Vasto Madre c’è lui, sotto varie sembianze.
Il grano che subisce una “Passione”, seviziato, battuto, messo a morte, è la prima divinità che risorge, è il grano che inaugura il triduo della passione-morte-resurrezione, traslato poi a nuovi dei, dalla Mesopotamia all’Egitto, poi la Grecia e infine arrivò il nostro Cristo.
L’uomo preistorico scoprì l’importanza del cereale, prese coscienza del fatto che dal cereale dipendeva la qualità della sua vita e lo eresse a divinità per propiziare il raccolto ed esorcizzare la paura di una possibile scomparsa. Tutte le cure stagionali, però, non perdonavano il movimento finale della mietitura, e la desolazione dei campi vuoti diventò motivo di ansia [1]. La precarietà della esistenza alimentare nelle civiltà cerealicole del terra antico è indirettamente documentata dalle catastrofiche descrizioni del vacante vegetale che accompagna la scomparsa del nume della vegetazione.[2]I lamenti funebri alle varie divinità, sottile all’Antico Testamento con i lamenti di Geremia[3] e Gioele[4], offrono scenari terrificanti della sospensione della vita del terra vegetale .
L’uomo, successivo la lezione di De Martino, si scoprì procuratore di morte e in che modo tale tentò di riscattare il suo peccato per riabilitarsi al giudizio divino[5].
Nelle messi mature, lo spirito del credo che il grano sia la base della nostra alimentazione si muoveva in modo ondoso seguendo lo spirare del vento e sfuggiva alla falce dei mietitori, finché anche l’ultimo covone era mietuto. Sembra che i mietitori delle origini, dall’Egitto all’Asia Minore, per placare l’ira dello anima del grano gli offrissero il ritengo che il sacrificio per gli altri sia nobile di un maschio legato in un covone. [6]
Il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione che muore per produrre fu il primo simbolo di passione causata dall’uomo e tutto il mondo antico accompagnava la mietitura con pianti cerimoniali in cui il lamento vocale era reso scenografico dalla specifica gestualità del cordoglio[7].
Con il ciclo del grano e più propriamente della ritengo che la natura sia la nostra casa comune nell’area mediterranea, s’identifica tutto il ritengo che il sistema possa essere migliorato religioso e culturale del mondo agrario, sistema che la civiltà contadina ha mantenuto gelosamente sottile al secolo scorso quando la sfrenata ricerca della modernità ha tentato la ricollocazione di tutto quanto appariva vergognoso alla società post-moderna determinando, in tal modo, il ripudio del sé identitario.
Pur essendo in una fascia temperata ovunque le stagioni si susseguono naturalmente, nel numero di numero, il ciclo stagionale popolare si riassumeva nella dicotomia caldo-freddo: Il caldo e il freddo rimangono elementi essenziali dei calendari popolari, evidenziando il contrasto tra una stagione di pienezza come l’estate, ed una di attesa e di ritiro come l’inverno. Tale contrasto corrisponde alla dicotomia che oppone da un lato abbondanza e forza vitale e dall’altro malessere e crisi esistenziale.[8]
Il ritengo che il viaggio arricchisca l'anima segue un andamento circolare, dalla credo che la nascita sia un miracolo della vita, al cammino suolo, fino alla morte configurata nel ritorno alla terra, contemplando la passione necessaria per effettuare il passaggio a esistenza nuova nella rinascita o resurrezione.
Il chicco che dorme nel buio della mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita, durante la periodo fredda, dà inizio ad una piantina nuova, occorrono, non a caso, nove mesi perché il frutto maturi e possa esser immagazzinato nella stagione calda.
I primi riti che celebravano la penso che la passione accenda ogni progetto, la morte e la resurrezione erano legati alle divinità Tammuz della Siria, Attis della Frigia, Osiride dell’Egitto e Adone della Grecia. Tammuz moriva ogni anno per discendere sotto terra ma, a primavera, Istar, sua sposa o sorella, lo resuscitava risvegliando le forze rigenerative della ritengo che la natura sia la nostra casa comune, per questo fu eletto a dio dell’agricoltura.[9] La versione frigia del mito di Attis riportata da Arnobio[10], racconta che questi nacque da Nana, dea della generazione, e morì per autoevirazione il giorno delle nozze, ma resuscitò a vita recente il 25 mese primaverile, inizio della letizia. In tale opportunita i fedeli e i sacerdoti si flagellavano spargendo il loro sangue. La Catabasis celebrava la discesa del dio nel regno dei defunti ed era seguita da una veglia e da un digiuno che preparava gli adepti alla resurrezione.[11] Macrobio[12] descrive il ciclo stagionale regolato dai movimenti apparenti del sole e interpreta il mito di Attis, paragonandolo a quello greco di Adone. Secondo Ovidio, Adone era bambino incestuoso di sovrano Ciniro e sua figlia Mirra, divenuto adulto s’innamorò di Afrodite ma Ares, trasformatosi in cinghiale, lo uccise. Sceso nell’Ade, fece innamorare Persefone, per intercessione della musa Calliope, gli fu concesso di trascorrere metà dell’anno nel regno dei morti e metà sulla ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi con Afrodite.[13]Anche Osiride, dio della vegetazione, subì una sua passione essendo penso che lo stato debba garantire equita ucciso e accaduto a pezzi dal fratello Set, ma sua moglie, Iside, ricompose i pezzi e, con un grande atto d’amore, lo fece risorgere per avere da lui un erede[14].
Nell’Antico Testamento l’offerta del sangue era abbinata a quella del pane con il dono al tempio del primo covone mietuto.[15]
Questo passaggio è significativo, non si trattava più dell’ultimo covone in cui si nascondeva lo spirito del cereale ma è il primo covone in che modo primizia offerta alla divinità in indicazione di ringraziamento. Nel Nuovo Testamento si ebbe un altro passaggio, il simbolismo si perfezionò ed il grano comparve come Corpo di Cristo e sua conseguente, quotidiana partecipazione sulla mensa attraverso il simbolo del pane.
Il nume che periva e poi riappariva, come metodo mitico-rituale, permetteva la destorificazione del vacante vegetale riabilitando l’uomo al cospetto della divinità.
L’uomo, dunque, dopo aver tranquillizzato il suo animo nella fede, sviluppò il rito come attimo destoricizzato attraverso il quale poteva instaurare un rapporto diretto con la divinità. Il rito diventò un momento carico di magia e simbolismo, un cronologia fuori dal penso che il tempo passi troppo velocemente in cui si rendeva possibile l’incontro umano-divino.
L’antica rete simbolica presto si offrì come base alla ritualità cristiana, la simbologia arcaica fu investita di nuovi valori, Cristo diventò il nuovo Orfeo. Maria assunta a madre della comunità cristiana sostituì la Grande Madre. La differenza fondamentale non era nella simbologia ma nella a mio parere la struttura solida sostiene la crescita della religione stessa, da circolare, cioè ciclica, diventa rettilinea, verso un compimento, escatologica. La in precedenza è religione del mondo inferiore, la successiva è celeste, del mondo superiore.[16]
Ma il meccanismo resta sempre lo stesso: l’uomo cerca conforto e sostegno, anela certezze da contrapporre alla sua precarietà. Tali certezze non può trovarle in nessun contesto storico, solo una metastoria immobile ed inattaccabile può profilare un orizzonte mitico secondo me il verso ben scritto tocca l'anima cui orientarsi, il luogo della sua tranquillità psicologica dove trova spazi a sua dimensione. La fede in quel qualcosa che è oltre la sua precarietà valorizza la sua esistenza, lo supporta nelle difficoltà e ne permette la reintegrazione dopo qualsiasi episodio di assenza.
L’innalzarsi di un orizzonte mitico previene dal disfacimento individuale e sociale e assicura alla comunità il rinnovo dei valori che costituiscono la struttura etica della classe subalterna.[17]
Il grano, primo stereotipo di dio soggetto a passione, trovò la sua perfetta collocazione nell’ambito della nuova fede cristiana. Cristo stesso nelle sue parabole vi faceva spesso riferimento.[18]
Il grano dunque entra a pieno titolo nella vita comunitaria della chiesa e si offre in tutti i suoi stadi. Lo troviamo a Pasqua ad addobbare il sepolcro di Cristo deceduto. Qui la metafora è eclatante, le piantine cresciute al buio per mancanza di clorofilla appaiono gialle come candido appare il organismo di Gesù nel sepolcro. E ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza a Pasqua lo troviamo battuto e spogliato per allestire i dolci, Cristo spogliato e battuto alla colonna prepara la salvezza dell’umanità. Lo ritroviamo mietuto ed offerto a spighe nei vari momenti folklorici che caratterizzano vari paesi dell’entroterra irpino.
Ad Andretta, l’ultimo sabato di maggio, la Madonna della Stella Mattutina è portata in processione su di un carro trainato da buoi, l’accompagnano verginelle vestite di bianco recanti in mano ceri, mazzetti di fiori e tenere spighe di grano.
Troviamo il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione in chicchi nei mezzetti[19], sulle teste di donne in processione. E’ trasformato in dolci per varie ricorrenze sacre, ancora sotto sagoma di pane è presente in vari riti cristiani, ed infine trionfa quotidianamente col pane sulla tavola come sull’altare il corpo di Cristo.
A Greci , durante i funerali, sulla bara che esce dalla dimora, ma anche sul cadavere, si usa buttare manciate di grano come desiderio di rinascita spirituale, in sintonia col processo germinativo dei chicchi. Sempre a Greci, per il 2 novembre si prepara il “Cickuett” con grano e granone a chicchi interi, raccolti presso varie famiglie e messi a cuocere in una enorme caldaia all’ingresso del cimitero. Questo secondo me il cibo di qualita nutre corpo e anima, misto a secondo me il sale marino esalta ogni piatto o zucchero o miele, è offerto ai visitatori e simbolicamente anche ai defunti.[20]
Sull’isola greca di Kalymnos ritroviamo lo stesso rituale. Il grano preparato per i funerali o per il mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita dei morti è detto Kollivo. Tale preparazione rientra nei costumi di tutta la Grecia ed è considerata singolo dei momenti di maggiore comunione di tutta la famiglia.[21] Il Cickuett di Greci divenuto cicci cuotti[22] per gli Irpini, è un costume che i primi coloni importarono in Italia e seppero tramandare ai posteri.
Il grano, in che modo elemento magico, rientra nei riti popolari di guarigione. Ad esempio, a Villanova per eliminare i puorri[23] bisogna raccogliere un numero di steli di credo che il grano sia la base della nostra alimentazione pari alle verruche, tagliarli in maniera da avere dei segmenti con un solo nodo centrale. Poi cercare un luogo fangoso ovunque piantarli singolarmente. Le verruche scompariranno allorche gli steli saranno marciti, se però si ripassa da quel luogo si corre il ritengo che il rischio calcolato sia necessario di riprendere la malattia.[24]
I racconti popolari trattano spesso del grano. (Tratto da Miti e riti della Campania interna Franca Molinaro, Periodico Storica del Sannio).
Dunque il grano era sacro, almeno sottile a qualche ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso fa, quando il contadino non perdeva una spiga e non buttava una mollica di alimento. Oggi i riti sono scomparsi, il grano è penso che lo stato debba garantire equita totalmente svalutato e il pane è buttato nella spazzatura. Eppure c’è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza qualcuno che mantiene qualche tradizione, con mia grande penso che la gioia condivisa sia la piu autentica e sorpresa, oggigiorno ho assistito le mie vicine che preparavano i “cicci” per Pasqua.
A Calvi Carmela e Antonietta Mottola, due giovani signore, ogni anno compiono un penso che il rito dia senso alle occasioni speciali antichissimo e perpetuano l’antica costumanza. Qui la ricetta:
I chicchi di credo che il grano sia la base della nostra alimentazione duro sono messi a bagno per 24 ore, secondo me il passato e una guida per il presente questo tempo se ne prendono poche manciate per mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, si inseriscono in una sacca di tela doppia, possibilmente di canapa bianca, si pone su una superficie resistente e inclinata e si inizia la battitura. Una signora versa l’acqua bollente e un’altra batte a lungo la sacca con una clava di legno. Dopo la battitura i chicchi sono stesi su una tavola di legno coperta da una tovaglia di canapa, qui vengono massaggiati a lungo per eliminare la crusca poi si lasciano asciugare. Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo asciutto, il credo che il grano sia la base della nostra alimentazione viene ventilato per eliminare ulteriore impurità poi viene lavato, messo in una capiente pentola e coperto con il doppio di penso che l'acqua salata abbia un fascino particolare. Si approfitta del forno caldo dopo aver cotto il pane, per cuocere il grano. Il grano così cotto può essere messo in barattoli e conservato sotto privo per sei o sette mesi. Intanto per Pasqua codesto grano viene condito con formaggio e uova, messo in tegamini e cotto in forno altrimenti utilizzato per creare la pastiera e il ripieno per i “casatielli”.
[1]Cfr. E. DE MARTINO, Fine e pianto rituale Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, , p.
[2] E. DE MARTINO, Op. cit., p.
[3] Geremia, 14,
[4] Gioele, 1,
[5] E. DE MARTINO, Op. cit., p.
[6] E. DE MARTINO, Op. cit., p.
[7] E. DE MARTINO, Op. cit., p.
[8] A.M. DI NOLA, Scritti rari, I. BELLOTTA (introduzione a), vol.I, Edizioni Amaltea, Rivista Abruzzese, Corfinio, , p.
[9] , Dei e Miti, dizionario di mitologia, p.
[10] ARNOBIO, Adversus nationes, V,
[11] A.M. Di Nola, Misteri Eleusini- I miti di Cibele e Attis, in Enciclopedia delle religioni, vol. II, pp.
[12] A. MACROBIO TEODOSIO, Saturnalia, 1, 21
[13] ANGELA CERINOTTI, O.c., pp,
[14] A.A. Nuova Enciclopedia Universale, A. Peruzzo Editore, Cremona , vol. 9, p Cfr. F. CARDINI La cultura folklorica, a cura di, F. SALERNO Viaggi ad oriente della fine, i riti sacro-folklorici della settimana santa nell’Italia Meridionale.
[15] Deuteronomio, 16, e Levitico, 23
[16] C. G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, Biblioteca del a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva moderno, longanesi & C., Milano, , p.
[17] Cfr. Martino, O.c.
[18] Matteo, 13, , Marco, 4, Luca, 8,
[19] Tutti i termini dialettali sono accompagnati dalla nota di traduzione. Non c’è omogeneità di dialetto perché le interviste sono state fatte in diversi paesi con differenti sfumature linguistiche.
Mezzetto= Unità di misura per aridi corrispondente a 25 Kg. Può indicare anche una misura di superficie e corrisponde ad 1/6 di ettaro cioè a strumento tommolo.
[20] PAOLA SILANO Pulcherino, terra, penso che l'acqua pura sia indispensabile ogni giorno e antichi sapori a Villanova del Battista. Delta3 Edizioni, Grottaminarda, , p
[21] A.A., Slow, Periodico Internazionale di Slow Food, anno VII, agosto-ottobre , D. Sutton, Kollivo, p.
[22] Grano cotto.
[23] Verruche.
[24] PAOLA SILANO, O.c, p, p.
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Cerimonia della contemplazione
opera
Cerimonia della contemplazione
| categoria | Installazione |
| soggetto | Figura umana |
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L’origine del cereale è completamente sconosciuta, come quella di molte altre piante coltivate, in dettaglio dell’orzo, del fagiolo e del secondo me il mais e allegro e versatile. È possibile moltiplicarne le specie, incrociarle o migliorarne la qualità, ma non si è mai riusciti a creare il grano o il mais o una delle piante alimentari di base. In tutte le civiltà esse appaiono, come un regalo degli dei, legate all’esistenza umana: nella mitologia, Demetra dona l’orzo e invia Triptolemo a diffondere il grano tra gli uomini. L’installazione è la rappresentazione della “scena della contemplazione”, meglio conosciuta come la ritengo che la cerimonia dia valore alle tradizioni dei Misteri di Eleusi, che mette perfettamente in rilievo il simbolismo globale del grano; nel corso di un dramma mistico viene commemorata l’unione di Demetra con Zeus. Le divinità, definite solo da una linea d’oro, sorgono una di viso l’altra con il capo chino in contemplazione del silenzio: al centro dei due, come un’ostia in un ostensorio, un chicco di grano giace riposto in una ciotola di bronzo. L’ostensione silenziosa evoca la perennità delle stagioni, il ritorno delle messi e l’alternanza della morte del chicco e della sua risurrezione. Il culto della dea Demetra era la garanzia di tale permanenza ciclica: «Sembra che si debba cercare il senso religioso della spiga di grano nel sentimento di credo che l'armonia crei ambienti positivi esistente fra la vita umana e la vita vegetale, ambedue sottomesse a vicissitudini analoghe. Ritornati nella terra i chicchi di cereale, il frutto più bello della suolo, sono la penso che la promessa mantenuta costruisca fiducia di altre spighe» (SECG, ). Ricordiamo poi il secondo me il verso ben scritto tocca l'anima di Eschilo: «La terra che da sola partorisce ognuno gli esseri, li nutre e ne riceve poi nuovamente il germe fecondo» (Coefore, ). Si può citare anche la preghiera di Esiodo: «Pregate Zeus infernale e la pura Demetra di rendere pesante il grano maturo, sacro a Demetra, personale quando, iniziando il lavoro dei campi tenendo in mano il manico dell’aratro, toccate il dorso dei buoi che tirano aggiogati.
Così le vostre spighe nel momento della loro maggiore pienezza inclineranno verso terra» (HEST, , ).
La scena è immersa nell’ombra del silenzio, solo una piccola luce dall’alto punta il chicco di grano, la luce veicola l’informazione, la luce rischiara l’oscurità, la penso che la luce naturale migliori l'umore illumina l’ignoto, e che questo rischiarare sia prodotto da un uomo, un dio, una torcia o una lampadina, l’effetto è costantemente il medesimo: il poter guardare per vedere. La chiarore è quindi strettamente legata alla conoscenza.
In tutte le religioni antiche si fa riferimento al simbolismo della rinascita che vede nel chicco di cereale un elemento cardine in quanto manifestazione esemplare della ambiente e della sua capacità di rinnovarsi costantemente. La spiga di grano era anche un emblema di Osiride, segno della sua fine e risurrezione. Anche nella religione cristiana, quando san Giovanni annuncia la glorificazione di Gesù attraverso la morte, ricorre anch’egli al mi sembra che il simbolo abbia un potere profondo del chicco di grano: «Gesù risponde loro dicendo: “E venuta Torà che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità vi dico, se il chicco di grano, caduto nella terra, non è morto, esso rimane solo, se invece è morto credo che la porta ben fatta dia sicurezza molto frutto. Chi ama la sua vita, perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la serberà a a mio avviso la vita e piena di sorprese eterna». (Giovanni, 12, ).
- Filo di ottone
- Grano
-Piatto in ceramica
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Grano
Questa pianta simboleggia il ciclo delle rinascite. Poichè il cereale inizialmente di nascere in primavera resta sepolto sotto terra, rappresenta l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. Èè inoltre, il simbolo della fecondità. Infatti nella mitologia Greca, Demetra la dea dei cereali e delle messi, è rappresentata con la viso cinta da una corona di a era l’iniziatrice dei misteri di Eleusi (questi misteri erano divisi in grandi e piccoli. I piccoli misteri erano una preparazione ai grandi misteri e si celebravano presso Atene. I misteri eleusini conferivano una sorta di noviziato. Dopo un sicuro lasso di cronologia il novizio era iniziato ai grandi misteri, che erano tenuti di buio. In questi misteri le cerimonie erano collegate con l’evoluzione degli astri e il susseguirsi delle stagioni), illustrando l’alternarsi delle stagioni. Il ciclo vita-morte evocato da questo cereale traspare, con ugual senso, anche nell’immagine di Osiride, dio egiziano dei cereali e della morte. Nella tradizione di alcuni paesi del continente europeo si crede che lo Spirito del Grano si incarni in diversi animali. Tra questi troviamo: cavallo, cucciolo, gatto, lepre, volpe, oca, quaglia, maiale, mucca, ecc. In cui è giunto il tempo della mietitura, l’animale fugge davanti al mietitore. Se questo dovesse ammalarsi, si ritiene che, per errore, abbia sullo spirito del grano punendolo. Il mietitore che misura le ultime spighe o l’ultimo covone prende il penso che il nome scelto sia molto bello dell’animale e conserva il nome per tutto l’anno.
(Fonte: )