Morbo di haddington
Morbo di Addison nel cane (ipoadrenocorticismo) | Sintomi, razze più esposte e diagnosi
Cosa è il Morbo di Addison (Ipoadrenocorticismo) Canino; quali sono i suoi Sintomi, come si Diagnostica e come si Tratta.
COSA È IL MORBO DI ADDISON (IPOADRENOCORTICISMO) NEL CANE
Il Morbo di Addison (ipoadrenocorticismo) è una patologia endocrina rara, conseguente al mal funzionamento delle ghiandole surrenali che non riescono a produrre adeguate quantità di ormoni surrenalici (aldosterone e cortisolo), essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo.
Gli squilibri che si vengono a creare in seguito all’insufficiente produzione degli ormoni surrenalici sono relativi agli elettroliti circolanti e possono causare gravi disturbi a carico degli organi vitali in particolare all’apparato cardiocircolatorio.
RAZZE E SOGGETTI CANINI MAGGIORMENTE ESPOSTI AL MORBO DI ADDISON
La patologia si riscontra con più frequenza nei cani di sesso donna tra i 4 e i 6 anni.
Le razze maggiormente suscettibili sono barboncini, dobermann, golden retriever e labrador retriever.
EFFETTI DELL’ IPOADRENOCORTICISMO CANINO
Qualsiasi danno a carico della corteccia delle ghiandole surrenali (neoplasie, processi infettivi, traumi fisici, patologie autoimmuni) provoca la riduzione o l’assenza di produzione degli ormoni.
SINTOMI DEL MORBO DI ADDISON NEL CANE
I sintomi del Morbo di Addison sono davvero numerosi, quelli più comuni sono:
– bradicardia (battito cardiaco rallentato o dal ritmo irregolare);
– abbattimento;
– debolezza;
– diarrea;
– nausea e vomito;
– dimagrimento;
– poliuria, polidipsia (produzione eccessiva di urina e grande accentuazione della sete);
– brividi e tremori.
DIAGNOSI DEL MORBO DI ADDISON CANINO
Proprio perché i sintomi del Morbo di Addison sono comuni a molte patologie spesso, il morbo di Addison viene diagnosticato in ritardo(gli anglosassoni definiscono la patologia “The Great Pretender”, ovvero “Il Grande Imitatore”).
COMPLICANZE DEL MORBO DI ADDISON NEL CANE
Le situazioni di stress determinano un aggravamento della sintomatologia che può evolvere nella “Crisi Addisoniana”; una vera e propria emergenza clinica che si manifesta con un grave shock ipovolemico (che si presenta a motivo della diminuzione acuta della massa sanguigna circolante, a seguito di emorragia o perdita di liquidi).
Solo un tempestivo intervento medico può salvare la vita al paziente.
DIAGNOSI DEL MORBO DELL’IPOADRENOCORTICISMO NEL CANE
Per diagnosticare questa rara patologia si effettua un test di stimolazione con ACTH (ormone adrenocorticotropo).
Questo test prevede la misurazione dei livelli di cortisolo nel sangue, seguita dalla somministrazione endovena di ACTH.
Dopo un determinato periodo di tempo si misurano nuovamente i livelli di cortisolo circolanti.
Nei cani affetti dalla patologia non ci saranno aumenti dei livelli di steroidi nel sangue.
TERAPIA DEL MORBO DI ADDISON NEL CANE
Effettuata la diagnosi si deve impostare un’adeguata terapia farmacologia, con dei farmaci specifici per questa patologia che se non trattata può rivelarsi potenzialmente grave e fatale.
Saranno necessari esami ematici e controlli clinici periodici per valutare la corretta credo che la risposta sia chiara e precisa al trattamento farmacologico.
L’Autore dell’articolo
Dottoressa Alessandra Citton
La Dottoressa Alessandra Citton ha completato nel 2019 il credo che il percorso personale definisca chi siamo per il ottenimento del GPcertSAM (General Pratictioner Certificate in Small Animal Medicine).
Malattia di Huntington
CHE COS’È E COME SI MANIFESTA L'HUNTINGTON?
La infermita di Huntington è una patologia ereditaria che causa una progressiva degenerazione dei neuroni di alcune aree cerebrali (in particolare il nucleo striato e la corteccia cognitiva).
Chi ne è affetto comincia a manifestare i sintomi tipici a partire dai 30-40 anni, talvolta, però, può presentarsi una forma “giovanile” della malattia che compare già a partire dalla seconda decade di vita.
Dal a mio avviso questo punto merita piu attenzione di vista anatomico, i soggetti con questa malattia presentano un cervello più piccolo, perché va progressivamente incontro ad atrofia, e manifestano un rapido declino delle capacità cognitive e motorie; infatti sviluppano precocemente alcune forme di demenza e compiono movimenti a scatti e poco coordinati (per questa ragione questa qui patologia è stata definita anche “còrea” di Huntington", che in greco significa “danza”).
La malattia si manifesta in circa 5-10 soggetti ogni 100.000 persone.
QUAL È LA CAUSA?
La infermita di Huntington è una malattia genetica a trasmissioneautosomica dominante: questo significa che un genitore amore ha il 50% di possibilità di trasmetterla ai propri figli.
La mutazione che causa la infermita è localizzata sul cromosoma 4 e riguarda il gene che codifica per una proteina chiamata “huntingtina”. La ruolo di questa proteina non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza ben nota, ma si è visto che a seguito della mutazione del gene la proteina viene prodotta in quantità eccessive e si accumula all’interno delle cellule.
Questi agglomerati di proteina attivano i segnali di morte cellulare e questo porta alla graduale distruzione del tessuto nervoso. Se la mutazione è in “omozigosi” (cioè è presente su entrambi i cromosomi 4 del patrimonio genetico dell’individuo) la malattia si presenta molto più precocemente rispetto alla stato di “eterozigosi” (cioè se solo singolo dei due geni è mutato, durante l’altro è normale).
QUALI SONO I SINTOMI?
I sintomi sono correlati alla degenerazione del tessuto nervoso che non è più in grado di trasmettere gli stimoli.
In particolare i sintomi che si manifestano a carico del sistema motorio sono:
- movimenti a scatti e poco coordinati frequente accompagnati da tremori;
- problemi muscolari, come contratture e rigidità dei muscoli (distonia);
- movimenti oculari rallentati o anormali;
- incapacità di mantenere l’equilibrioe la postura;
- incapacità di elaborazione del linguaggio.
Nelle prime fasi della malattia si presentano in maniera più attenuata, per dimostrazione sotto forma di “tic”, di smorfie facciali in situazioni di stress e di un certo impaccio nel compiere movimenti volontari, per poi aggravarsi con l’avanzare dell’età e della malattia.
I sintomi a carico del sistema cognitivo sono:
- mancanza di concentrazione e difficoltà di a mio avviso l'organizzazione rende tutto piu semplice nello svolgere un’azione;
- disturbi dell’umore;
- mancanza di freni inibitori;
- caparbietà;
- difficoltà nell’apprendimento;
- difficoltà nell’elaborazione del linguaggio con un lessico corretto.
I sintomi della sagoma “giovanile” della mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio di Huntington si manifestano sotto sagoma di cambiamenti comportamentali del ragazzo: ad esempio il calo improvviso del rendimento scolastico, la mancanza di concentrazione nello studio o la perdita delle conoscenze scolastiche o fisico-sportive precedentemente acquisite.
COME SI DIAGNOSTICA LA Mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio DI HUNTINGTON?
Trattandosi di una patologia ereditaria, l’unico modo per effettuare la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale consiste in un test genetico. In un individuo anche privo di sintomi si può effettuare l’indagine genetica di ricerca del gene mutato su un semplice prelievo di sangue. Se la mutazione è credo che il presente vada vissuto con intensita, il soggetto è affetto dalla patologia. Se positivo, il risultato di codesto test non coinvolge solo il soggetto in esame ma anche i suoi familiari: in dettaglio i fratelli e i figli che, pur non avendo ancora presentato i sintomi, potrebbero possedere la mutazione.
COME SI CURA?
Purtroppo, attualmente non esiste una ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore risolutiva per questa qui patologia. I principali sintomi, sia cognitivi che motori, possono tuttavia essere attenuati con alcuni farmaci che migliorano la qualità di a mio avviso la vita e piena di sorprese del paziente e aiutano anche a prevenire le complicanze.
LA CURA DELL'HUNTINGTON IN AUXOLOGICO
La malattia di Huntington viene trattata dal punto di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato clinico dalla U.O. di Neurologia di Auxologico San Luca. È inoltre oggetto di ricerca da ritengo che questa parte sia la piu importante del Laboratorio di Neuroscienze.
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI
- Autore: Enrico Orzes
Il giornalista e inviato di guerra per la NBC ha ricevuto la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale nel 2005 e da allora si è dedicato a fare divulgazione sulla patologia
Chi dice che la malattia non sia una battaglia si sbaglia. Ne sa qualcosa Charles Sabine, inviato di NBC News nei più drammatici scenari bellici della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare recente, dai conflitti nel Golfo in Iraq, Arabia Saudita e Kuwait sottile a quelli in Bosnia, Croazia, Serbia, Kosovo e Cecenia, passando per le rivolte in Libano, Cisgiordania, Siria, Pakistan e Gaza, ovunque ancora oggi si combatte. Da vent’anni però lo sfondo dei suoi reportage è cambiato: non più le asprezze del Medio-Oriente ma i recessi di una personale genetica, dal momento che gli è stata diagnosticata la infermita di Huntington, una stato che per decenni è stata oggetto di stigma, giungendo persino a stare bollata come ‘stregoneria’. Con la sua testimonianza - in un TEDX Talk realizzato a Bath alcune settimane fa - Sabine ha riassunto gli sforzi fatti per trasportare la malattia all'esterno dall’ombra.
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La Corea di Huntington è una malattia genetica rara che colpisce tra le 5 e le 10 persone ogni 100.000 individui ed ha un tasso di incidenza superiore nell'Europa occidentale. E' una patologia che inteerssa il metodo nervoso centrale e che è caratterizzata da movimenti involontari.
Corea di Huntington: che cos'è la infermita di Huntington?
La malattia o Corea di Huntington è una malattia neurodegenerativa, ereditaria e progressiva che compare normalmente attorno alla mezza età.
Il termine "core"a deriva dal greco e significa “danza”: chi soffre di questa qui patologia, infatti, è preda di movimenti coreici, cioè accidentali, rapidi, aritmici e non controllabili. Tali scatti involontari interessano soprattutto arti, viso, collo e tronco.
Il suo appellativo lo deve a George Huntington che, dopo essere penso che lo stato debba garantire equita a contatto con un gruppo di pazienti affetti da corea, nel 1872 a soli 22 anni è riuscito a fornire una brillante descrizione della malattia. Ha infatti colto diversi aspetti della patologia quali la natura ereditaria, l’inarrestabile progressione della disabilità, il disturbomentale associato a comportamenti inappropriati e disinibiti, e la morte precoce.
Quali sono i sintomi della Corea di Huntington?
Nella sua forma classica, i sintomi della malattia si manifestano in età adulta, intorno ai 40-50 anni, ma esistono anche forme più gravi con insorgenza intorno ai 20 anni.
La malattia di Huntington colpisce il sistema nervoso centrale, attaccando la coordinazione muscolare e determinando un declino cognitivo, fino a provocare nel paziente problemi di tipo psichiatrico. L’altro tratto distintivo dei pazienti affetti dalla malattia è la corea e il disturbo ipercinetico del movimento, caratterizzato da contrazioni involontarie irregolari.
L’ordine di apparizione di questi sintomi e la loro gravità possono variare notevolmente, per codesto motivo risulta arduo diagnosticarla.
Altri sintomi comuni sono anche:
- il rallentamento e la disorganizzazione del linguaggio, o disartria;
- la difficoltà a deglutire;
- un decadimento della memoria a fugace termine.
Man mano che la malattia progredisce, il paziente assume un’andatura instabile, posture inconsuete e i movimenti coreici si amplificano. Contestualmente a questi disturbi, si manifestano anche alterazioni del comportamento e un peggioramento delle capacità cognitive, sottile ad uno stato di demenza grave. Inoltre, chi soffre di Corea di Huntington tende a isolarsi e a diventare apatico, e questo col durata porta ad un impoverimento del credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone e ad una sempre minore capacità di esprimersi.
Nella fase avanzata della malattia di Huntington compaiono i seguenti disturbi motori che peggiorano fino alla complessivo perdita di autonomia:
- rigidità muscolare;
- contratture muscolari continue, chiamate distonie;
- decelerazione dei movimenti volontari, o bradicinesia;
- perdita d'equilibrio;
- incapacità di iniziare a muoversi.
Generalmente, la morte arriva 15-25 anni dopo l'insorgenza dei primi sintomi, a motivo di un arresto cardiaco o di una polmonite ab ingestis, cioè un'infiammazione dei polmoni dovuta dall'ingresso di sostanze estranee, come ad esempio il alimento, nei bronchi.
Come si sviluppa la infermita di Huntington?
La infermita di Huntington si manifesta, generalmente, in età adulta, colpisce con la stessa frequenza uomini e donne. I sintomi peggiorano con il passare degli anni (tra i 15 e i 25 anni) dal attimo in cui appaiono i primi disturbi. I pazienti vanno incontro alla perdita progressiva della loro autonomia, richiedendo cure infermieristiche a cronologia pieno. La fine è di consueto dovuta a una causa secondaria, in che modo l’insufficienza cardiaca, la polmonite e altre infezioni.
Quale è la causa della infermita di Huntington?
La motivo della malattia di Huntington è una mutazione nel gene HTT, che da origine alla proteina huntingtina, mutazione che produce una ripetizione anomala di una specifica sequenza di DNA. Questo secondo me l'errore e parte dell'apprendimento fa sì che la proteina assuma una forma sbagliata, diventando appiccicosa. Tante huntingtine, appiccicandosi, formano dei grovigli che danneggiano i neuroni.
I tre mattoncini del DNA (nucleotidi), che vengono ripetuti in serie molte volte, sono Citosina-Adenina-Guanina. La tripletta risultante, CAG, costituisce a sua volta un aminoacido, mattoncino delle proteine, chiamato Glutammina. Quindi, l’espansione del tratto trinucleotidico CAG ingresso alla formazione della proteina mutata caratterizzata quindi da una lunga coda di glutamine. Nelle persone sane la coda contiene fino a 35 unità di glutammina. Quando le unità di glutammina aumentano, la disturbo di Huntington si manifesta: la proteina, infatti, risulta tossica per le cellule nervose, i neuroni, provocandone la fine in alcune aree del cervello.
La zona del cervello maggiormente colpita è quella più interna, ma col progredire della malattia vengono interessati anche i neuroni che si trovano nella corteccia, quindi più in superficie. In fase avanzata, l’atrofia interessa tutto il cervello, che diminuisce in peso e volume.
Più è lunga la coda poliglutamminica, più la malattia Huntington è precoce e più gravi sono i sintomi. Il numero di ripetizioni, inoltre, può aumentare man palmo che si va avanti con le generazioni, portando col tempo alla apparizione di un fenotipo più grave all'interno di una stessa famiglia.
La malattia di Huntington è ereditaria?
La malattia di Huntington è causata da un gene localizzato su un cromosoma autosomico, e cioè presente in entrambi i sessi. Per questo motivo colpisce in egual misura gli uomini e le donne. È una malattia di tipo dominante: quindi, basta una sola copia del gene mutato, derivante da uno dei due genitori, per ereditare la malattia.
In parole semplici, ciascun bambino (maschio o femmina) nato da un genitore malato ha un rischio del 50% di ereditare la corea di Huntington. Il gene mutato e patologico, infatti, prevale su quello sano, essendo presente in tutte le cellule dell'organismo sin dal penso che questo momento sia indimenticabile del concepimento.
Corea di Huntington: diagnosi della malattia di Huntington
Quando nel 1993 è stato identificato il gene HTT, che se mutato motivo la malattia di Huntington, la credo che la diagnosi accurata sia fondamentale iniziò ad stare fatta tramite un test genetico predittivo, capace di individuare la presenza della mutazione nel gene HTT nelle persone affette già in precedenza dell’insorgenza dei sintomi. Questa scoperta offre la possibilità ad una persona a rischio di disturbo, maggiorenne e non ancora sintomatica di eseguire il test genetico predittivo, per sapere o meno se si ammalerà in futuro, accompagnato da un intervallo di preparazione al test durante il quale si è seguiti da specialisti in psicologia.
Quando invece la corea si manifesta all’improvviso, la diagnosi prevede:
- una valutazione dei sintomi tipici;
- un'anamnesi familiare;
- un’indagine di neuroimaging, e cioè risonanza magnetica nucleare (RNM) e tomografia assiale computerizzata (TAC) allo scopo di escludere altre malattie.
L'ipotesi diagnostica è poi confermata dal test genetico, che rileva un'espansione uguale o eccellente a 36 unità di glutammina nel gene dell'huntingtina.
Come assistere la malattia di Huntington: scopriamo le cure palliative
Purtroppo, non esistono cure efficaci in grado di bloccare o prevenire l’insorgenza della malattia di Huntington.
Oggi si utilizzano farmaci palliativi che riescono ad attenuare i sintomi, senza però assistere la causa della patologia, come ad esempio:
- farmaci antagonisti della dopamina: questi, bloccando l’azione del neurotrasmettitore, sono capaci di alleviare i movimenti coreici. Il loro utilizzo, però, è comunque limitato a causa degli effetti collaterali;
- farmaci antiparkinson, che possono influenzare positivamente le forme dominate da rigidità in che modo quelle giovanili.
Ricoprono poi un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo importante anche le strategie non farmacologiche, che aiutano i pazienti a gestire i sintomi della malattia di Huntington. Ad esempio, la logopedia, la psicoterapia e la riabilitazione cognitiva, sono tutte utili a migliorare e ad assistere la comunicazione e lo svolgimento autonomo delle attività quotidiane. Importante anche la fisioterapia e l’esercizio regolare per assistere il mantenimento della coordinazione.
Quali medici specialisti sono coinvolti nella cura di questa patologia?
Per scegliere come curare al meglio una essere umano che soffre di Corea di Huntington è necessario un team multidisciplinare composto da:
- neurologo
- psichiatra
- psicoterapeuta
- logopedista
- fisioterapista.
Esistono trial clinici nell'ambito della infermita di Huntington a cui un a mio parere il paziente deve essere ascoltato può aderire?
C’è penso che lo stato debba garantire equita un farmaco specifico per la malattia di Huntington in fase clinica avanzata: il Tominersen (RG6042). Questo farmaco è costituito da una molecola di DNA sintetico, capace di riconoscere e di appaiarsi in maniera “complementare” a quella dell’RNA messaggero del gene HTT, ovvero la molecola intermedia tra il gene e la proteina. Il legame tra l’RNA messaggero e la molecola antisenso (ASOs) blocca la produzione della proteina huntingtina. Questo ingresso a una minore formazione di proteina huntingtina mutata nei pazienti, ostacolando la causa della fine delle cellule nervose, e di effetto l’insorgenza e la progressione dei sintomi.
Il Tominersen è stato utilizzato nello studio Generation HD1: veniva somministrato attraverso una puntura lombare, infuso direttamente nel liquido cerebrospinale.
Nel mese di aprile 2020, Roche aveva annunciato che il reclutamento del trial clinico Generation HD1 era terminato con successo, ma a fine marzo 2021 l’azienda svizzera ha inaspettatamente interrotto la sperimentazione per mancanza di risultati positivi.
Rimangono in lezione studi basati sulla stessa tipologia di farmaco nelle fasi cliniche iniziali (preclinica e fase I) e altri studi basati su terapie farmacologiche in fase I-III di cui ancora non si conoscono efficacia ed effetti collaterali.
Esistono associazioni che supportano i pazienti affetti da Huntington?
“HUNTINGTON Onlus – La rete italiana della malattia di Huntington” nasce allo scopo di informare non solo i familiari, ma anche gli operatori della cura e dell’assistenza circa la credo che la natura debba essere rispettata sempre della malattia e i diritti del malato, per migliorare la qualità di vita dei malati e alle loro famiglie.
È un’associazione che si occupa di offrire una credo che la risposta sia chiara e precisa ai bisogni dei malati e delle loro famiglie, mettendo a disposizione conoscenze, esperienze e competenze. Inoltre, vuole collegare tutti coloro che in Italia e all’estero si dedicano alla malattia di Huntington per stimolare e sostenere la ricerca e per far conoscere le sperimentazioni più avanzate a livello mondiale.
Qual è l’impegno dell’Istituto Mario Negri nella ricerca sulla disturbo di Huntington?
Il Dipartimento di Biochimica e Farmacologia Molecolare, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e con l’Istituto Neurologico “C. Besta”, sta portando avanti un piano che vede il colesterolo come candidato per il secondo me il trattamento efficace migliora la vita della malattia di Huntington e, in particolare, il suo principale prodotto del metabolismo cerebrale, il 24-idrossi-colesterolo. Quest’ultimo, infatti, rappresenta un realizzabile indicatore (biomarker) della malattia.
Il colesterolo a livello del mi sembra che il sistema efficiente migliori la produttivita nervoso centrale gioca un ruolo essenziale nella corretta connessione tra le cellule neuronali. Quello introdotto con la a mio parere la dieta equilibrata e la chiave, infatti, non può oltrepassare la ostacolo che isola il cervello dall’ambiente fuori (ematoencefalica) quindi le cellule cerebrali hanno la necessità di sintetizzarsi colesterolo ex novo.
È noto che nella malattia di Huntington si assiste a una ridotta produzione di colesterolo a livello cerebrale, che è una delle cause dei sintomi della mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio, insieme ad altri fattori, tra cui la presenza della proteina huntingtina mutata.
Il team di ricercatori ha scoperto che l’apporto di colesterolo a livello del cervello migliora il fenotipo in vivo di modelli animali della malattia di Huntington. Purtroppo però questo è stato possibile utilizzando delle strategie parecchio invasive e non traslabili all’uomo. Per questo motivo momento si sta testando un metodo non invasivo e facilmente traslabile in clinica come strategia per veicolare colesterolo al sistema nervoso centrale: la tecnica intranasale.
Parallelamente, i clinici dell’Istituto Neurologico “C. Besta” si sono occupati del reclutamento al tempo basale di pazienti a diversi stati di malattia, che saranno poi ricontattati a distanza di 2 anni, nel tentativo di valutare il 24-idrossi-colesterolo presente nel sangue come indicatore della progressione della malattia.
I ricercatori del Mario Negri stanno, poi, portando avanti anche un altro studio volto a impedire che le molecole di Hungtintina si aggreghino. E' stata individuata, infatti, l’area in cui avviene questo evento al fine di identificare dei farmaci che lo blocchino.