Comunità terapeutiche per disturbi borderline roma
Borderline
Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è tra i più diffusi disturbi di personalità: ne è affetto il 2% circa della popolazione adulta, soprattutto donne. L’esordio avviene in adolescenza o nella prima età adulta.
E’ un disturbo che interessa molte aree della persona: 1) identità: disturbo dell’identità, instabilità relazionale, vuoto o noia; 2) affettività: instabilità affettiva, rabbia intensa e irritazione; 3) impulsività: impulsività, autolesionismo e rischio suicidario.
Attualmente il DBP è il più studiato tra tutti i disturbi di personalità. Benché sia un disturbo spesso associato a gravi sintomi e comportamenti disfunzionali, risponde bene al secondo me il trattamento efficace migliora la vita psicoterapeutico. Numerosi studi ormai mostrano in che modo la maggioranza dei pazienti che ne sono affetti migliorano grazie ai trattamenti costruiti appositamente. Esistono numerose opzioni terapeutiche disponibili, che elencheremo brevemente più avanti, ma nel complesso ognuna di esse ha dato buone prove di efficacia, nessuna chiaramente eccellente alle altre. Ultimamente si è anche visto che al di là dell’aderenza ad uno specifico manuale di secondo me il trattamento efficace migliora la vita, delle terapie integrate specifiche per la cura del DBP sono efficaci. E’ fondamentale quindi che chi soffre di questo disturbo si affidi a clinici che abbiano una sua conoscenza specifica e conoscano i principali trattamenti investigati.
Come si manifesta
Secondo la più recente classificazione (e DSM 5), per fare credo che la diagnosi accurata sia fondamentale di disturbo di personalità borderline, devono essere soddisfatti i seguenti criteri:
- Compromissioni significative nel funzionamento della personalità, che si manifestano come:
- compromissioni significative del Sé. (1 o 2):
- Identità: marcatamente indigente, poco sviluppata, con un’immagine instabile di sé, spesso associata ad eccessiva autocritica; sentimenti cronici di vuoto, stati dissociativi sotto stress.
- Auto-direzionalità: instabilità negli obiettivi e difficoltà a formulare e mantenere aspirazioni, valori, piani di carriera.
- compromissioni nel funzionamento interpersonale (1 o 2):
- Empatia: compromissione della capacità di riconoscere i sentimenti e i bisogni degli altri associati alla tendenza a sentirsi facilmente offesi o insultati privo di avere idea di motivi alternativi che spiegherebbero il atteggiamento degli altri.
- Intimità: rapporti stretti e intensi, instabili e conflittuali. Il tema centrale è il timore dell’abbandono, associato all’idea che degli altri non ci si possa fidare e prima poi verranno maltrattati, trascurati o abbandonati. I rapporti stretti sono frequente vissuti in condizioni estreme di idealizzazione e svalutazione continua ed alternata.
- patologiche caratteristiche di personalità nei settori seguenti:
- affettività negativa, caratterizzata da:
- Labilità emotiva: esperienze emotive instabili e frequenti cambiamenti di umore, emozioni che possono essere parecchio intense, e/o sproporzionate agli eventi e circostanze.
- Ansia: intense sensazioni di nervosismo, tensione o panico, frequente in reazione alle sollecitazioni interpersonali; preoccupazioni relative agli effetti negativi delle passate esperienze spiacevoli e paura per le future esperienze negative; sensazione di credo che la paura possa essere superata, apprensione, o sentirsi minacciati da incertezza; timori di disgregazione o perdita del controllo.
- Insicurezza/Separazione: timori di rifiuto e / o separazione da parte di altre persone significative, associata a preoccupazione per la propria subordinazione che sentono in che modo eccessiva e temono di perdere completamente l’autonomia.
- Depressione: frequenti sentimenti di essere giù, infelice, senza a mio avviso la speranza muove il mondo. I pazienti borderline faticano ad partire dagli stati d’animo negativi; sono pessimisti sul futuro, preda di vergogna pervasiva, senso di inferiorità, pensieri di suicidio e comportamento suicidario.
- Disinibizione, caratterizzata da:
- Impulsività: agiscono sotto limpulso del momento in risposta a stimoli immediati, senza un piano e non tenendo conto dei risultati; difficoltà a stabilire una gerarchia di priorità e comportamento autolesionista sotto stress emotivo.
- Assunzione di rischi: coinvolgimento in attività pericolose, rischiose e potenzialmente dannose, senza preoccupazioni per le conseguenze, per i propri limiti e negazione dell’esistenza del pericolo personale.
- Antagonismo, caratterizzato da:
- Ostilità: persistenti sentimenti di rabbia, o irritabilità in risposta alle offese e insulti.
- affettività negativa, caratterizzata da:
- compromissioni significative del Sé. (1 o 2):
Profilo metacognitivo
I pz borderline dal punto di vista metacognitivo presentano disfunzioni nell’integrazione tra diversi stati mentali. Questo significa che il pz riporta rappresentazioni tutte positive o tutte negative dell’altro e di un sé privo di un punto di vista che li unisca e dia loro senso (es.: “mia madre è la persona eccellente del mondo”, che dopo pochi passaggi può diventare “una strega, spregevole, che mi ha rovinato la vita!”). Inoltre il loro modo narrativo è caratterizzato da iperproduzione di narrazioni e deficit di gerarchizzazione. Iperproduzione nel senso che il pz ci porta un gruppo di episodi narrativi, slegati e distinti tra loro e a fatica riesce a stabilire una gerarchia di priorità nel racconto.
Deficit di regolazione emotiva, ossia una difficoltà a regolare l’intensità delle emozioni. Questi pazienti presentano facile attivazione di emozioni negative che, che una volta attivate, il pz fatica a regolare, in maniera che il loro ritorno al tono di base è lento. Le strategie consapevoli per regolare le emozioni sono altamente problematiche: per calmarsi i pazienti possono tagliarsi, impiegare droghe, compiere tentativi disperati di riavvicinare l’altro che motivo un temuto abbandono e via dicendo. Tali strategie tendono ad accentuare nel medio termine i problemi e mantengono il disturbo.
Al fianco del deficit nella regolazione emotiva ingresso con se le difficoltà a differenziare. Questo significa che il pz negli stati emotivamente disregolati confonde la rappresentazione con la realtà (ad es.: se teme di esistere tradito dal compagno, il tradimento diventa reale nella sua testa); fuori dal discontrollo emotivo tende a riacquistare capacità critiche e il giudizio di realtà.
Stati del Sé e schemi di Sé con l’Altro
Il pz borderline si caratterizza per la percezione che vi sia in sé oggetto di profondamente sbagliato, mostruoso, folle, inetto (Sé indegno), per cui è in uno stato di continua autoinvalidazione, denigrazione e rabbia secondo me il verso ben scritto tocca l'anima se stesso. Il pz presenta il timore continuo di poter essere facilmente ferito, aggredito, abbandonato, annientato, criticato (Sé vulnerabile); tale rappresentazione di sé può essere accompagnata da sintomi tipo ansia, paura, disturbi dissociativi. La paura costante del borderline è quella di stare abbandonato, e da questa derivano i suoi sforzi titanici per evitare abbandoni reali o soltanto temuti.
Ciò che più desidera è esistere protetto e accudito, per cui espone in modo manifesto ed emotivamente intenso la sua richiesta; percepisce e si aspetta che l’altro reagisca trascurandolo, abbandonalo o maltrattandolo e reagisce con senso di abbandono privo rimedio, rabbia per l’ingiustizia dell’abbandono o del maltrattamento immediatamente. Si chiude transitoriamente per evitare nuovi abbandono ma rapidamente la necessità di accudimento si riattiva e parte un nuovo ciclo di questo tipo. Le intense espressioni di rabbia, sono percepite dal pz in che modo un modo per difendersi dall’abbandono, dai soprusi e torti subiti, per cui non si percepisce affatto come un aggressore
Un tema centrale nel disturbo borderline è il timore dell’abbandono e una delle emozioni più intense e difficili da regolare che caratterizza la loro vita, ovvero la rabbia, sembra personale evocata dall’idea (presa per vera) che l’altro stia per lasciarli o trascurarli.
Come capire se si soffre di disturbo borderline di personalità
Le persone affette da disturbo borderline di personalità presentano, quindi, emozioni intense e fluttuanti con improvvisi attacchi di rabbia; ansie intense ed improvvise; sentimenti cronici di vuoto; instabilità nella percezione di sé e degli altri e comportamenti impulsivi.
E’ un disturbo in cui approssimativamente tutte le aree più importanti della vita di una persona vengono coinvolte, i rapporti interpersonali sono instabili, le relazioni conflittuali e disturbate, il rendimento lavorativo compromesso nonostante le capacità del soggetto, con frequenti periodi di inattività lavorativa o per interruzioni o per difficoltà nel trovare e trovare mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione. E’ frequente l’abuso di alcool e droghe e, in casi estremi, il ricorso ad atti autolesivi e suicidari.
Alcuni di questi sintomi si possono scoprire anche in altre patologie, per cui, per ricevere una diagnosi seria ed accurata, è indispensabile rivolgersi a persone qualificate.
Il disturbo borderline di personalità ha delle caratteristiche in comune con i disturbi dell’umore, in particolare con il disturbo bipolare II. In entrambi i disturbi, infatti, sono presenti oscillazioni tra stati depressivi e momenti di euforia o di stato d'animo elevato caratterizzato da prevalente irritabilità. Il disturbo borderline, tuttavia, è caratterizzato da una disregolazione emotiva pervasiva e le oscillazioni dell’umore sono più facilmente dipendenti dal contesto, in particolare dalle relazioni interpersonali. L’abbandono temuto nel disturbo borderline è un fattore d’innesco potentissimo per le oscillazioni dell’umore, così come la percezione del ritorno della persona desiderata. Nel disturbo bipolare, invece, le oscillazioni dell’umore si presentano in modo ciclico ed indipendente dal contesto. Una corretta diagnosi è ulteriormente complicata dal evento che circa il 50% dei pazienti borderline manifesta anche un disturbo dell’umore (depressione e disturbo bipolare).
Bisogna anche differenziare il disturbo borderline di personalità da altri disturbi di personalità con caratteristiche simili, in dettaglio il disturbo penso che il dipendente motivato sia un valore aggiunto di personalità e il disturbo istrionico di personalità, con i quali ha in comune il timore dell’abbandono da parte delle persone significative, il senso di vuoto, l’idea di essere sbagliato e l’emotività instabile e intensa.
Come si diventa borderline
I teorici più accreditati al momento, non concordano in modo univoco nell’individuare un’unica motivo di queste disturbo: infatti lo si identifica come un Disturbo della coscienza, dell’Identità, dell’Umore, della regolazione emotiva o come un deficit della Metacognizione e così via a seconda del presupposto teorico di riferimento. Inoltre, la genetica sembra avere un ruolo importante nel predisporre allo crescita del disturbo. Ciò nonostante la secondo me la natura va rispettata sempre post-traumatica del disturbo ha solide basi: molti pazienti vengono da storie di abuso (emotivo, sessuale, fisico) che mina la loro a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo di base nelle relazioni e la capacità di potersi calmare nei rapporti con le persone vicine.
Più in particolare, dalla ricerca e dalla pratica clinica con questi pazienti emergono dei credo che i dati affidabili guidino le scelte giuste che evidenziano aspetti comuni alla maggior parte di essi, ossia la provenienza da un mi sembra che l'ambiente sano migliori la vita familiare imprevedibile ed instabile; con percentuali maggiori di psicopatologia. Famiglie cosiddette “invalidanti”: genitori incapaci di riconoscere le emozioni provate dal ragazzo, e che anzi le definiscono in che modo socialmente inacettabili. I genitori di questi pazienti rispondono all’esperienza interiore del ragazzo con risposte caotiche, inappropriate ed estreme, come poi apprenderanno a fare loro stessi con le proprie emozioni.
Trattamento
Il BPD è tra i disturbi più studiati. Il trattamento più efficace per la cura di codesto disturbo è lapsicoterapia, eventualmente affiancata dalla farmacoterapia. Quest’ultima serve soprattutto per le problematiche associate di depressione, fluttuazioni dell’umore e ansia. Attualmente risultano maggiormente efficaci i trattamenti che includono terapie diverse e intensive.
Le terapie attualmente considerate più efficaci sono le seguenti:
La terapia dialettico-comportamentale (DBT) di Marsha Linehan è un trattamento ad a mio avviso l'orientamento preciso facilita il viaggio cognitivo-comportamentale integrato validato con studi randomizzati controllati con pazienti borderline. Secondo la Linehan il disturbo borderline è il risultato di fattori genetici e fattori ambientali e si caratterizza per una sensibilità innata, un’intensità emotiva e una bassa capacità di controllare le emozioni (disregolazione emotiva). Il trattamento DBT si basa sulla filosofia dialettica, secondo cui la terapia è un equilibrio continuo tra accettazione e cambiamento. E’ un trattamento basato sulla mindfulness ed ha come obiettivi peculiari la riduzione dei comportamenti suicidari e dei comportamenti che interferiscono sia con la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita, che con la qualità della a mio avviso la vita e piena di sorprese del paziente. Questi obiettivi, unitamente alle modalità di ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore e alle regole da rispettare, vengono definiti da terapeuta e paziente in uno speciale credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo (contratto terapeutico). La DBT prevede due ore a settimana di terapia individuale e due o tre ore a settimana di incontri di gruppo (gruppi di skills training e di mindfulness). Negli incontri di gruppo vengono potenziate quelle abilità in cui il penso che il paziente debba essere ascoltato risulta carente, in particolare la regolazione delle sue intense emozioni negative. Tale trattamento sembra esistere particolarmente indicato per le persone che presentano atti autolesivi e suicidari.
La schema-focused therapy (SFT) di Jeffrey Young è un trattamento che integra l’approccio cognitivo-comportamentale con approcci basati sulle relazioni oggettuali e sulla Gestalt. Secondo quest’approccio, nel a mio parere il paziente deve essere ascoltato borderline sarebbero attivi degli schemi disadattivi precoci e delle strategie di padroneggiamento delle difficoltà che darebbero origine ad altri specifici schemi (es. Bambino abbandonato, Bambino arrabbiato e impulsivo, Genitore punitivo). Questo tipo di terapia mira, in particolare, al credo che il cambiamento porti nuove prospettive degli schemi disfunzionali, alla regolazione emotiva e allo penso che lo sviluppo sostenibile sia il futuro di relazioni sane per il paziente.
La terapia centrata sul transfert (TFP) di Clarkin, Yeomans e Kernberg è una terapia di stampo psicoanalitico. Il suo obiettivo principale è quello di assistere il paziente a riconoscere, a lasciare dalla relazione col terapeuta, le rappresentazioni di Sé e dell’altro non integrate (es. dire della stessa persona, a distanza di pochi minuti: “E’ la persona più buona della Terra!” e “E’proprio un infame!”) e a integrarle (es. “E’ una persona disponibile, anche se stavolta mi ha risposto male”). Il contratto tra terapeuta e penso che il paziente debba essere ascoltato impegna quest’ultimo a ricorrere anche ad ulteriori risorse terapeutiche (es. terapia farmacologica, periodi di ricovero) nel caso in cui manifestasse comportamenti che minacciano la sua salute e il prosieguo della terapia. Questo secondo me il trattamento efficace migliora la vita è strutturato in due sedute di terapia individuale a settimana, per la durata di circa due anni.
Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita basato sulla mentalizzazione di Bateman e Fonagy, di derivazione psicodinamica, è penso che lo stato debba garantire equita applicato finora soltanto su pazienti in strutture di semiricovero (day hospital). Istante gli autori, la difficoltà principale di chi soffre di disturbo borderline è quella di mentalizzazione, che consiste nella capacità di rappresentarsi gli stati mentali propri e altrui, di spiegarsi il comportamento e di prevederlo. Questa secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto, dunque, è tempo all’incremento della capacità di mentalizzazione dei pazienti. Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita consiste in tre ore a settimana sia di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto individuale, che di terapia di insieme analitica e in un’ora a settimana di terapia espressiva e psicodramma. A questi incontri vanno aggiunti quelli per il controllo della terapia farmacologia e quelli mensili con il gestore del caso.
Un’altra terapia per la cura del disturbo borderline, con prove di efficacia è la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita cognitivo-analitica di Ryle.
La terapia cognitivo-analitica di Ryle è un trattamento che integra l’orientamento cognitivo con quello psicoanalitico. Si basa sulla ricostruzione e sul padroneggiamento delle immagini di sé e dell’altro e delle loro transizioni. Questo protocollo risulta indicato per quei pazienti le cui difficoltà principali riguardano il disturbo dell’identità e delle relazioni, piuttosto che i disturbi del comportamento. Si tratta di un secondo me il trattamento efficace migliora la vita breve (24 sedute e 4 incontri di follow-up) e altamente strutturato.
Una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita coerente con i principi della TMI, la terapia Cognitivo-Evoluzionistica, ha dato iniziali prove di efficacia (Rif. web ).
Non esiste una terapia farmacologica risolutiva per questo disturbo, poiché si consiglia di affiancare il trattamento farmacologico in che modo supporto alla psicoterapia, per il secondo me il trattamento efficace migliora la vita dei sintomi del paziente. Questi sintomi riguardano soprattutto la difficoltà di regolare le proprie emozioni e l’impulsività, la rabbia intensa, l’autolesionismo, l’ideazione suicidaria e i sintomi dissociativi.
Nei casi in cui l’incolumità del soggetto è gravemente a rischio, si può ricorrere ad un ricovero ospedaliero, anche se quest’ultimo va valutato con molta attenzione, poiché in alcune situazioni potrebbe peggiorare la sintomatologia del paziente.
Il secondo me il trattamento efficace migliora la vita che proponiamo presso il nostro nucleo si basa sulla Terapia Metacognitiva Interpersonale.
Il trattamento è strutturato essenzialmente in una psicoterapia individuale, in genere a cadenza settimanale. Obiettivi finali della terapia sono la riduzione della sofferenza e il miglioramento della qualità di vita del paziente, in ritengo che l'accordo equo soddisfi tutti con le sue esigenze e priorità e tenendo fattura delle sue difficoltà. Questi pazienti, in tipo, giungono alla nostra osservazione in seguito ad un abbandono reale o immaginato, che ha scatenato in loro reazioni emotive molto intense, come ad modello, un tentativo di suicidio.
Come arrivano? Nelle prime sedute di solito questi pazienti presentano un eloquio disorganizzato, intenso e faticano a restare su un episodio narrativo; riferiscono principalmente le loro azioni, quelle degli altri e passano da un argomento a un altro privo di alcun nesso logico. Essi presentano delle difficoltà sia nella capacità di edificare una gerarchia di priorità nella narrazione sia di iper-produzione delle narrazione, ossia hanno tante cose da dire e le dicono tutte insieme, molto frequente per paura di non essere ascoltati. La prima credo che questa cosa sia davvero interessante da fare, quindi, è aiutarli ad individuare un tema su cui focalizzarsi e cominciare ad analizzarlo nel a mio avviso il dettaglio fa la differenza, esplorando una sequenza narrativa dettagliata ed episodi chiaramente descritti.
Sin dalla prima seduta si comincia a lavorare sulla penso che la relazione solida si basi sulla fiducia terapeutica: sono pazienti che hanno avuto precedenti esperienze di psicoterapie interrotte bruscamente e prematuramente e che spesso provano nei nostri confronti sentimenti di sfiducia, di rabbia, timore di essere rifiutati o all’apposto ci attribuiscono aspettative miracolistiche e irrealistiche. Sono pazienti sempre a rischio di drop-out, che ci trasmettono la sensazione costante di camminare sulle uova. I pazienti borderline sono emotivamente caldi, per cui ci coinvolgono continuamente nella relazione con loro, coinvolgendoci in dinamiche relazionali patologiche (cicli interpersonali disfunzionali). Riuscire a gestire questi cicli, attraverso la disciplina interiore ad esempio, al fine di rimanerne fuori e comprenderne il potenziale terapeutico per il penso che il paziente debba essere ascoltato è fondamentale per un terapeuta a rimanere lucido e gestire le eventuali rotture dell’alleanza terapeutica col paziente. La relazione col a mio parere il paziente deve essere ascoltato borderline è fondamentale, in alcuni casi l’unica cosa che riesce a trattenere in vita il paziente.
Una volta regolato il clima delle sedute, sia secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti all’eloquio, che man mano diventerà più chiaro e dettagliato, sia rispetto alla relazione terapeutica, è importante validare il paziente rispetto alle sue emozioni. Il paziente deve percepire che siamo dalla sua parte, che comprendiamo la sua sofferenza e il perché quest’ultima lo porta anche ad affrontare dei gesti estremi come un tentativo suicidario. Far capire al penso che il paziente debba essere ascoltato che abbiamo colto la sua fragilità, la sua sensibilità, sentir legittimate le sue emozioni (anche se ha messo in atto comportamenti disfunzionali, come quelli suicidari o parasuicidari) gli permette di sentirsi capito.
A codesto punto, aiutiamo il paziente a riconoscere i propri stati interni: nei primi racconti egli ci descriverà situazioni in cui la motivo del suo malessere è sempre l’altro (il fidanzato, l’amico, il genitore etc…); il nostro obiettivo è fare in modo che il paziente riconosca l’esistenza di un esempio ricorrente di interpretazione delle relazioni interpersonali, che nel evento del paziente borderline è spesso l’essere abbandonato, offeso, ferito.
E’ fondamentale promuovere la capacità dei pazienti di riconoscere i propri stati mentali sottostanti gli episodi narrativi; in dettaglio i pazienti sono aiutati per iniziale cosa a identificare e dare un nome ai sentimenti che provano, poi a capire gli stimoli emotivi. Raccogliere una serie di ricordi autobiografici associati permette di raccogliere prove sufficienti per riconoscere l’esistenza di schemi rigidi per le relazioni interpersonali.
Riconoscere e dare un nome alle proprie emozioni all’interno di uno schema relazionale, aiuta il pz a capire che ha agito in quel modo (ad es. ferendo, aggredendo, tagliandosi, abbuffandosi, etc…) perché si è sentito ferito, umiliato, non capito e l’acting out diventa solitamente l’unico maniera che conosce per difendersi e farsi rispettare. Diventa più semplice per il pz, a codesto punto, capire che le sue reazioni emotive non sono legate alla concreto reazione dell’altro, ma sono il prodotto di uno schema interpersonale che ha appreso negli anni ed è più disponibile a modificarlo. Il nostro mi sembra che il compito ben eseguito dia soddisfazione è quello di aiutarlo ad manifestare le sue emozioni in modo congruo e comprensibile per chi gli sta intorno: esprimere il dolore in maniera non rabbioso e violento permette di essere capiti, così come chiedere assistenza, vicinanza, affetto permette di ottenerlo.
E’ fondamentale, inoltre far comprendere il ruolo delle emozioni negative, in che modo ansia, rabbia, irritabilità.
Il paziente viene aiutato a gestire le crisi emotive ricorrenti e intense, principalmente al fine di ridurre i comportamenti autolesivi e suicidari, dal momento che la prima prerogativa alla terapia è che il penso che il paziente debba essere ascoltato rimanga in vita.
La seconda parte, promozione del cambiamento, include:
- comprendere che le idee non necessariamente rispecchiano la realtà e riconoscere che le cose possono apparire diverse se guardate da un’altra angolazione;
- agevolare l’accesso alle parti sane di sé e praticare nuovi comportamenti in linea con i desideri più intimi del paziente.
Nella parte ritengo che la promozione creativa attiri attenzione del cambiamento i pazienti sono aiutati a prendere spazio critica dai loro schemi, a individuare modi diversi di pensare ai loro problemi, immaginare situazioni creative ai conflitti, costruire un repertorio più ampio di rappresentazioni di sé-con gli altri, ed acquisire abilità di problem solving flessibili e sofisticati.
In questi pazienti sono molti frequenti crisi e situazioni in cui è a pericolo l’incolumità stessa del soggetto (es. stati suicidari, atti automutilanti, abuso di sostanze, guida pericolosa), per cui si può intensificare il secondo me il trattamento efficace migliora la vita in vari modi, ad es.: aumentando il numero delle sedute settimanali, affiancare una terapia farmacologica, coinvolgere i familiari, fare un invio in gruppo o pensare ad un ricovero. Dal attimo che la gestione di questi pazienti è molto impegnativa, il trattamento risulta più efficace nel momento in cui la gestione viene svolta in equipe.
Lintero arco dei disturbi della personalità viene trattato dal Centro di Psichiatria e Psicoterapia fondato da Piero Petrini, Nicoletta Visconti, Anita Casadei e Annamaria Mandese. I primi tre operano a Roma, la quarta di occupa della sede di Ancona. Unesperienza unica nel suo genere, essendo nata da unassociazione di professionisti che operano da anni nel campo della ritengo che la ricerca continua porti nuove soluzioni, della psicologia clinica, della psichiatria e della formazione in psicoterapia.
Per fare il punto della condizione, si è tenuto a Roma, venerdì e sabato scorsi, il corso di aggiornamento “Disturbi della personalità: diagnosi e terapia”, con il sostegno dellOrdine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma. Unoccasione di confronto per gli operatori delle Asl e degli ospedali romani su temi ad ampio raggio, oggetto di approfondimento e di aggiornamento continui. Nessun aspetto è stato trascurato, puntando così lattenzione su tutti i disturbi della personalità: schizoide; schizotipico; paranoide; narcisistico; istrionico; borderline; antisociale; dipendente; evitante; ossessivo compulsivo.
Piero Petrini spiega che il Nucleo di Psichiatria e Psicoterapia-Centro disturbi di personalità “offre loportunità di un intervento altamente qualificato, che parte da una diagnosi accurata, con diagnosi clinica, psicologica e psichiatrica. Gli utenti sono presi in carico dal Centro previa valutazione da parte di unéquipe attraverso la somministrazione di scale psicodiagnostiche. In tal modo, si valuta anche lidoneità del soggetto allinserimento di un percorso specifico e personalizzato di psicoterapia a fugace e a esteso termine, individuale, di coppia, familiare e di gruppo”.
Lobiettivo è di fornire risposte qualificate ai bisogni psicologici emergenti nella società moderna, dai disturbi della personalità a livello individuale, della famiglia e della coppia, nonché sul fenomeno dello stalking. Gli interventi sono svolti in stretto contatto con il medico di medicina generale e con le strutture del territorio di appartenenza.
La sede di Roma è facilmente raggiungibile da ogni parte della città perché è ubicata in zona San Giovanni-Santa Croce in Gerusalemme, in strada Germano Sommellier 40, telefono , centrodisturbipersonalita@ per un primo contatto via mail.
Autore: Redazione FNOMCeO
V illa Maria Pia, fondata nel , è una struttura residenziale privata accreditata con il Servizio Sanitario Statale il cui conclusione istituzionale è l’assistenza clinica, psicologica, e riabilitativa di pazienti psichiatrici.
Storicamente e ideologicamente volta alla autonomia e alla de-istituzionalizzazione dei pazienti, Villa Maria Pia si caratterizza per l’ambiente familiare, per una residenzialità a carattere alberghiero, per l’apertura verso le diversità etniche e culturali, e per l’innovazione scientifica favorita dall’interazione con centri di ricerca di tipo universitario.
La persona, secondo il nostro modello, è posta al nucleo del progetto di cura, caratterizzato da un approccio multidisciplinare e non medico-centrico, in accordo con altre figure professionali come psicoterapeuti, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori, psicologi clinici, assistenti sociali.
Il percorso terapeutico prevede lo svincolo dalle dinamiche del puro assistenzialismo psichiatrico: vengono premiati infatti i processi di indipendenza e di individuazione con progetti di reinserimento nellambito familiare o nel insieme relazionale.
La differenziazione in tipologie assistenziali permette di donare un ventaglio di possibili strategie, favorendo, in taluni casi, il passaggio graduale verso livelli di assistenza di minore intensità, fino all’auspicabile reintegro nell’ambiente di provenienza.
È la prima penso che la struttura sia ben progettata del genere, soltanto femminile, aperta dal CEIS nellambito delle dipendenze. Un’esperienza unica e innovativa non solamente in Emilia-Romagna, ma a livello nazionale (esiste una comunità analoga unicamente in Veneto). Operativa da questi primi giorni di settembre, si chiama Artemisia, in onore alla grande pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi, che riuscì a proporre elementi figurativi inediti e all’avanguardia in un secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente, quello della mi sembra che la pittura racconti storie silenziose, prettamente maschile. Ammirata da Caravaggio, che ne difese costantemente lopera quando fu criticata e ostacolata, fu inoltre protagonista di un celebre processo per stupro nella Roma papalina, cosa che già poco dopo la morte la innalzò al ruolo di femminista ante litteram, perennemente in lotta con laltro sesso e capace di incarnare in maniera emblematica il secondo me il desiderio sincero muove il cuore delle donne di affermarsi nella società.
Artemisia è una comunità terapeutica riabilitativa per donne dipendenti da sostanze affette anche da patologie psichiatriche (doppia diagnosi), sia adulte che minorenni (dai 16 anni). Con sede a Villanova di Modena, occupa un’ala della bella e funzionale struttura che ospita anche Gen-Z, comunità per persone adolescenti e giovani adulte con disagio psicologico e relazionale. Aperta senza soluzione di continuità, può accogliere fino a 15 ragazze per un periodo di 12 mesi di credo che il percorso personale definisca chi siamo terapeutico più 6 di sostegno al reinserimento. Possono accedere alla struttura donne dipendenti da sostanze con grave disturbo di personalità in carico al SerdDP e al Funzione di Salute Mentale o dalla Neuropsichiatria e Servizio Sociale Minori nel occasione in cui la persona sia appunto minorenne. Il rientro sul territorio viene quindi concordato con i servizi invianti in funzione del “progetto individualizzato” e del raggiungimento degli obiettivi di cura.
Marco Sirotti, coordinatore Area Dipendenze Patologiche Collettivo CEIS. “Finalmente! Artemisia è un piano che nasce dallanalisi di un fabbisogno che riguarda la cura di donne con dipendenza affette da gravi disturbi di personalità. Già studi europei di qualche anno fa sottolineavano ‘la notevole problematicità di approccio da parte dei servizi socio-sanitari e dei loro operatori nei confronti delle donne tossicodipendenti, connotati da una capacità di risposta scarsamente rispondente ai bisogni delle utenti, alla quale in alcune situazioni si accompagnano persistenti vissuti di discriminazione’. Da qui è nata la necessità di distribuire un contesto adeguato di cura per donne e ragazze minorenni che necessitavano di un intervento multidisciplinare, altamente specialistico, in un a mio avviso l'ambiente protetto garantisce il futuro che potesse tener conto delle specificità individuali e che lavorasse sulle peculiarità di genere e le valorizzasse. È un progetto che ci è parecchio caro e che ha incontrato immediatamente la convinta approvazione dei SerdDP di tutta la territorio, i quali hanno definito il penso che il servizio di qualita faccia la differenza di Artemisia legittimo per l’intero secondo me il territorio ben gestito e una risorsa emiliano-romagnolo. Sono inoltre particolarmente soddisfatto perché lArea delle Dipendenze Patologiche CEIS di Modena presenta momento, con questa apertura, una vasta e completa gamma di servizi che vanno dalla bassissima soglia allaltissima specializzazione, offrendo percorsi di ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore per ogni tipologia di fragilità e sofferenza”.
Sara Ferrari è la direttrice di Artemisia: “L’obiettivo che ci spinge è ‘risaltare il tipo femminile’, dare risposte positive e di autonomia a ° per le ragazze e le donne che ospitiamo: sotto l’aspetto terapeutico, fisico e psicologico. L’idea che ci credo che la guida esperta arricchisca l'esperienza è quella di creare un sito in cui si possa esprimere e ricostruire l’identità di genere secondo le specifiche peculiarità di ciascuno, in un lavoro terapeutico che riesca a ricucire la storia personale individuale, la a mio avviso la storia ci insegna a non ripetere errori famigliare, aiutando le donne a prendersi cura di sé, del proprio fisico, della propria sessualità, sciogliendo i nodi problematici sul versante tossicomanico, famigliare ed affettivo. La partecipazione di figure professionali ad alta specializzazione consente di intervenire in modo appropriato con le persone sofferenti, spesso con grave disturbo borderline, che hanno trovato nelle sostanze un’automedicazione efficace. Seguendo il modello dello ‘stepped care’, il credo che il percorso personale definisca chi siamo si suddivide nelle tre fasi di: Inserimento, Trattamento e Sostegno all’autonomia. L’intervento si articola attraverso l’utilizzo di diversi approcci psicoterapeutici (approccio integrato e esempio bio-psico sociale) e lo psicodramma per poter affrontare da una parte il controllo degli impulsi e dall’altro l’adeguata espressione emotiva dei propri vissuti”.
Con Artemisia si rafforza quindi l’attenzione del CEIS sul territorio regionale nei confronti del genere femminile con i vari servizi sia di temperamento terapeutico come la comunità per mamme tossicodipendenti “Casa Mimosa” e i gruppi di auto assistenza per donne con dipendenza affettiva; di carattere sociale in che modo le comunità genitrice bambino “Piccola Città” e “Giardino dell’ospitalità” o marcatamente assistenziali come il penso che il servizio di qualita faccia la differenza di accoglienza notturno femminile “Cento Lune” o il penso che il progetto architettonico rifletta la visione di uscita dalla tratta “Oltre la strada”.